CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 791

La Notte nera del Jazz

150 musicisti in scena per celebrare il decennale della manifestazione nata a Moncalieri. Doppio grande appuntamento con Gegè Telesforo e Horacio “El Negro” Hernandez 
jazz musica

CENTRO STORICO DI MONCALIERI (TO)

Si svolgerà dal 29 ottobre al 13 novembre 2016 la XIX edizione del Moncalieri Jazz Festival e, come di consueto, l’apertura del Festival toccherà alla Notte Nera del Jazz che quest’anno festeggerà il suo decennale nel Centro Storico della città, ad ingresso libero. Sarà una lunga maratona musicale notturna che, in occasione di questa edizione straordinaria, vedrà suonare in una sola notte ben 150 musicisti. I vicoli, le vie, le piazze, i siti architettonici di particolare interesse storico/artistico – tra i quali la residenza sabauda e il Castello Reale di Moncalieri – si metteranno in “bella” mostra per il grande pubblico della decima edizione, che mira a superare l’incredibile affluenza dell’anno scorso: non meno di ventimila persone solo nel centro storico cittadino!
Sabato 29 ottobre la manifestazione avrà inizio alle 17,00 con la Marchin’ Band P-Funking Band che partirà dall’Arco Navina marciando per le vie del centro storico cittadino, Via Matteotti e Via San Martino. Dalle ore 19.00, in 10 luoghi e locali sarà l’ora dell’Aperitivo in Jazz dove, sulle splendide note di gruppi jazz, uno per ogni locale interessato, si potrà godere del connubio tra il coinvolgente suono dei musicisti e la creatività dei Barman, che creeranno per l’occasione cocktail originali e grandi classici. Questi alcuni dei gruppi che si potranno ascoltare dal vivo: Rhythm and Bones: Joe Burman (trombone) Gianfranco Marchesi (trombone) Marco Parodi (chitarra) Silvio Albesiano (contrabbasso) Luca Rigazio (batteria); Sergio Di Gennaro trio: Sergio Di Gennaro (pianoforte) Marco Piccirillo (contrabbasso) Alessandro Minetto (batteria); Valerio Signetto quartet: Valerio Signetto (sax alto)  Fabio Gorlier (pianoforte) Enrico Ciampini (c.basso) Marco Breglia (batteria); Gigi Di Gregorio Jazz Ensemble: Alfonso Dominici (sax alto) Gigi Di Gregorio (sax musica90tenore) Emilio Costantini (sax baritono) Sergio Chiricosta (trombone) Alessandro Chiappetta (chitarra) Saverio Miele (c.basso) Marco Puxeddu (batteria); Claudio Bonadè duo: Claudio Bonadè (sax) Nico di Battista (chitarra); The Great American Songbook: Sonia Schiavone (voce) Fabio Giachino (pianoforte) Davide Liberti (contrabbasso) Maurizio Cuccuini (batteria);  PCJB Paolo Conte Jazz Tribute: Gianni Fidanza (voce e pianoforte) Pietro Maria Paolucci (sax tenore) Mimmo Matteucci (sax alto) Ferdinando Paris (fisarmonica) Luca Restaino (chitarra)  Fernando Paris (basso el.) Tonino Bianchi (batteria); Dois 2: Elis Prodon (voce) Flavio Brio (chitarra); Marchin’ Band: “Route 99” e Cetri! Duo: Fulvio Vanlaar (tromba) Giovanni Santoro (chitarra).
Alle ore 21.00, nella centrale Piazza Vittorio Emanuele II, si assisterà al Doppio Grande concerto della Notte Nera: dopo 10 anni, ritorna al Moncalieri Jazz Festival il quintetto guidato da GEGE’ TELESFORO” che lo ha visto protagonista proprio nella prima “Notte Nera del Jazz”, mentre la seconda parte vedrà protagonista il Jazz Cubano con il grande batterista HORACIO “EL NEGRO” HERNANDEZ ed il suo progetto “ITALUBA quartet” .
Dalle ore 23.45 la festa continuerà ancora con “Musica & Gusto” lungo l’intera Via Santa Croce.

La musica, dunque, come vera protagonista della notte tra vicoli, vie e piazze del centro storico moncalierese: un vero e proprio filo di Arianna fatto di assolo ed esecuzioni d’insieme che legheranno e trascineranno gli spettatori in un vero vortice musicale. L’obiettivo è perdersi e ritrovarsi nel suono e nella musica con un unico punto di riferimento: il Jazz vero protagonista della notte a Moncalieri.

Il Moncalieri Jazz Festival, manifestazione appartenente a I-Jazz (Associazione Nazionale dei festival Italiani di Jazz), in occasione del decennale della “Notte Nera del Jazz”, continuerà la raccolta fondi sull’iniziativa “Il Jazz Italiano per Amatrice e gli altri territori colpiti dal sisma” per la ricostruzione del Cinema Teatro “Giuseppe Garibaldi“ di Amatrice, luogo simbolo della cultura della città, sostenuta e promossa dal MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) e realizzato da Associazione I-Jazz, unitamente a MIDJ (Musicisti italiani di Jazz) e Casa del Jazz.

Sito ufficiale:
www.moncalierijazz.com

Teatri aperti (e altri luoghi)

Iniziativa in programma il 22 ottobre 

torino teatro
Nasce per iniziativa del Ministro della cultura Dario Franceschini, TEATRI APERTI e altri luoghi per lo spettacolo dal vivo, la cui prima edizione è prevista per sabato 22 ottobre 2016. L’accordo siglato tra la Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del MiBACT e l’Agis, il primo che riguarda lo spettacolo dal vivo, promuove ed incentiva la fruizione del teatro con eventi nell’arco di una giornata, coinvolgendo tutto il settore: gli spazi della prosa, della lirica, della musica e della danza si apriranno al pubblico, offrendo gratuitamente spettacoli, concerti, balletti, letture, visite guidate all’insegna della cultura e dell’intrattenimento. Un’iniziativa destinata a riscuotere grande successo in tutta Italia, alla quale il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale aderisce promuovendo attività e spettacoli in tutti i suoi spazi.

TEATRO CARIGNANO
La bomboniera di Torino si apre il 22 ottobre fin dal mattino alla cittadinanza grazie alle visite guidate organizzate dallo Stabile torinese. Un modo per conoscere la storia del grande teatro all’italiana voluto dai Savoia, degli artisti e degli spettacoli che hanno animato i trecento anni di vita della sala, scoprire le innovazioni tecnologiche del suo palcoscenico e la sotterranea Sala delle Colonne, che ospita la caffetteria Lavazza.
Le visite avranno una durata di circa 30 minuti. Prima partenza ore 10,30, ultima partenza ore 12.30.

Alle ore 15,30 le porte del Carignano si aprono per una replica gratuita de Il giardino dei ciliegi, il capolavoro di Èechov diretto da Valter Malosti che ha inaugurato la stagione 2016/2017 dello Stabile. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile di Torino, con il sostegno della Fondazione CRT.

Un universo umano vittima del tempo che fugge, dei rimpianti, della nostalgia, dell’incapacità di agire: Elena Bucci, Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Giovanni Anzaldo, Piero Nuti e Eva Robin’s insieme per la prima volta diretti da Valter Malosti nell’ultimo lavoro teatrale di Èechov. Una storia di perdite, di denaro dilapidato, di lutti, di passioni sfiorite: ed è quasi naturale che il congedo dalle scene e dalla vita di Èechov colga con precisione la decadenza di una famiglia aristocratica russa, riunitasi nella tenuta di campagna che sta per essere messa all’asta.

TEATRO GOBETTI
La sala di via Rossini 8 ospiterà nella mattinata del 22 ottobre due repliche ad ingresso gratuito – alle ore 10.30 e alle ore 12.00 – di Mélange à trois uno spettacolo fra circo, teatro, musica, opera e lirica: un doppio appuntamento per famiglie ideato dal Trio Tiche con Irene Geninatti Chiolero, Andrea Cerrato, Stefano Nozzoli.

Mélange à trois porta la musica classica e l’opera lirica al grande pubblico, attraverso la leggerezza della clownerie e la magia delle arti circensi. La serietà ed il rigore nell’esecuzione di musiche e canto si fondono con la comicità diventando un tutt’uno. L’assenza di parole è compensata dal flusso emotivo creato dalle arie e dalle musiche che spaziano da Bach a Mozart a Ginastera fino ad arrivare alla canzone d’autore francese. Il Trio Tiche nasce dall’incontro di tre artisti provenienti da mondi differenti, con l’intento di sperimentare nuove contaminazioni da condividere con piccoli e grandi spettatori.

Alle 15.30, al Gobetti, sempre ad ingresso gratuito, andrà in scena La signorina Felicità o la Felicità. Omaggio a Guido Gozzano, lo spettacolo diretto da Massimo Betti Merlin e interpretato da Lorena Senestro e con Andrea Gattico al pianoforte.

Nelle vesti della signorina Felicita, Lorena Senestro propone una personalissima interpretazione del celebre “salottino in disuso” di Gozzano, a cent’anni dalla morte dello scrittore. Tornano in vita le storie e i personaggi delle sue poesie, si dialoga con il poeta sulle note di Andrea Gattico, pianista da tabarin torinese, con papillon, canzoni e abito da sera.

FONDERIE LIMONE MONCALIERI 
Gli spettatori dello Stabile, ma anche chi vuole scoprire cosa si nasconde dietro uno spettacolo, saranno invitati ad assistere – dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 del 22 ottobre – alle prove di Come vi piace di William Shakespeare, nell’allestimento di Leo Muscato. Lo spettacolo, che ha debuttato al Carignano nella scorsa stagione, sta per partire per un’importante tournée in Cina a Pechino e Shanghai e questa è l’occasione per vedere dal vivo quel che accade prima della prima.

INFO E MODALITÀ DI ACCESSO ALLE INIZIATIVE GRATUITE DI SABATO 22 OTTOBRE 2016

Esclusivamente per informazioni contattare: promozione@teatrostabiletorino.it

Visite guidate al Teatro Carignano

La prenotazione è obbligatoria ed è possibile effettuarla a partire dal 12 ottobre 2016 dalle ore 8,30 alle ore 19,00 e dal 13 al 21 ottobre 2016 con orario dal martedì al sabato, dalle ore 13,00 alle ore 19,00:

telefonando al numero 011 5169555, Numero Verde 800 235 333

in Biglietteria TST, via Rossini 8, Torino

inviando una mail a 22ottobre@teatrostabiletorino.it 

Lo spettatore prenotato si presenterà il giorno 22 ottobre all’orario indicato all’atto della prenotazione direttamente al Teatro Carignano. La prenotazione è valida per un massimo di 2 persone. È necessario presentarsi 10 minuti prima dell’orario prenotato: in caso contrario la prenotazione decade.

Recite a ingresso gratuito

Mélange à trois – Teatro Gobetti, ore 10.30 e ore 12.00
La signorina Felicità ovvero la Felicità – Teatro Gobetti, ore 15.30
Il giardino dei ciliegi Teatro Carignano, ore 15.30

I titoli di ingresso numerati saranno in distribuzione a partire dal 12 ottobre (orario 8,30 – 19,00) e dal 13 fino al 21 ottobre 2016 presso la Biglietteria TST, via Rossini 8 – Torino – orario dal martedì al sabato, dalle ore 13,00 alle ore 19,00. Lo spettatore dovrà presentarsi il giorno 22 ottobre, mezz’ora prima dell’inizio dell’evento, direttamente presso la sala teatrale. In caso contrario il titolo d’ingresso perderà la sua validità a favore di eventuali persone in coda/lista d’attesa.

Prove a ingresso gratuito – Come vi piace – Fonderie Limone Moncalieri

La prenotazione è obbligatoria ed è possibile effettuarla a partire dal 12 ottobre dalle ore 8,30 alle ore 19,00 e dal 13 al 21 ottobre 2016 con orario dal martedì al sabato, dalle ore 13,00 alle ore 19,00:

telefonando al numero 011 5169555, Numero Verde 800 235 333

in Biglietteria TST, via Rossini 8, Torino

inviando una mail a 22ottobre@teatrostabiletorino.it 

Lo spettatore prenotato dovrà presentarsi il giorno 22 ottobre direttamente alle Fonderie Limone di Moncalieri.  La prenotazione è valida per un massimo di 2 persone. È necessario presentarsi 10 minuti prima dell’orario prenotato: in caso contrario la prenotazione decade.

Il calendario completo delle iniziative di TEATRI APERTI e altri luoghi per lo spettacolo dal vivo su teatrostabiletorino.it, Facebook, Instagram

“I metalli del Re”, Musei Reali in Tv su “Ulisse”

polo reale cavalloSaranno proprio i Musei Reali di Torino e le sue inestimabili collezioni i protagonisti della prossima puntata di Ulisse – Il piacere della scoperta dal titolo I metalli del Re, che andrà in onda alle 21,15 su Rai Tre sabato 15 ottobre

Alberto Angela racconterà infatti la storia e l’origine dei metalli dei re – l’oro, l’argento e il rame – proprio a partire da Palazzo Reale: è qui che i tesori della terra si sono trasformati nei tesori dei re di Italia, risplendendo e celebrando la magnificenza della corte.

In una puntata incentrata sull’origine cosmica di questi tre metalli e da dove deriva la forte attrazione che da millenni hanno sull’uomo, Alberto Angela condurrà gli spettatori all’interno delle meravigliose sale di Palazzo Reale, mostrando come venivano allestite le tavole dei re nelle occasioni ufficiali con posate, candelabri, vassoi d’argento e come oggi vengono conservati queste collezioni preziose.

Ulisse è entrato anche nelle cucine reali dei Savoia: 20 stanze nel sotterraneo del palazzo Reale dove tra cucine, ghiacciaie, magazzini e cantina per i vini, decine di cuochi, pasticcieri e maestri di sala lavoravano sin dal mattino con l’ausilio di pentoloni e strumenti di rame. L’appuntamento con I metalli del Re e le collezioni dei Musei Reali è fissato per le 21,15 di sabato 15 ottobre e la puntata sarà disponibile alla visione su Rai Replay.

Tutte le info su www.museireali.beniculturali.it

Massimo d’Azeglio e  il suo “rifugio” sul lago Maggiore

dazeglio-1Massimo Taparelli marchese d’Azeglio,figlio di Cesare, noto esponente della restaurazione sabauda, e di Cristina Morozzo, nacque a Torino il 24 ottobre 1798. Ritornato nella città dei Savoia dopo l’esilio fiorentino, imposto dalle circostanze determinatesi a causa dell’occupazione napoleonica,si iscrisse a filosofia, ma preferì intraprendere la carriera artistica di scrittore e pittore, frequentando i salotti intellettuali di Roma, Firenze e Milano (dove conobbe la sua prima moglie, Giulia, figlia di Alessandro Manzoni). L’interesse per la politica, alla quale si approcciò con un “taglio” da liberale moderato, lo vide protagonista a Torino  come primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852 nel difficile e complicato periodo ricordi-azegliosuccessivo alla Prima guerra d’Indipendenza. Rassegnato il proprio mandato nelle mani del Re, propose Cavour come proprio successore e Vittorio Emanuele II lo nominò senatore. Il suo pensiero era tenuto in gran conto e nel luglio del 1859, dopo la cacciata delle truppe pontificie, ebbe l’incarico di costituire un governo provvisorio a Bologna. Sei mesi dopo, a fine gennaio, venne nominato governatore della Provincia di Milano, carica  che mantenne fino al 17 marzo 1861. D’Azeglio morì a Torino il 15 gennaio 1866, lasciando anche delle opere importanti come scrittore, tra le quali l’ “Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta”, pubblicata nel 1833, una sorta di emblema della virtù cavalieresca di un eroe dell’identità nazionale ante litteram.

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Ma la storia ci racconta anche del suo innamoramento per la bellezza del lago Maggiore, tant’è che – nell’estate del 1856 – iniziò a farsi costruire  una villa a Cannero, sulla parte alta della sponda piemontese del Verbano, dove poter trascorrere periodi di tranquillità lontano dalla vita fieramosca-azegliocittadina. L’edificio su due piani, semplice e lineare nello stile architettonico, sorge tutt’ora direttamente sulla riva del lago ed è nascosto alla vista dalla folta vegetazione del giardino circostante. Il marchese D’Azeglio lo definì una “Cartagine sorgente”, un luogo, come scrisse al nipote Emanuele, “dove al caso possa da un giorno all’altro trovar ricetto, se un motivo qualunque m’obbligasse a dar un calcio alle grandezze umane”. Dal carteggio conservato nel Fondo Rossi dell’Archivio di Stato di Verbania risulta che contribuirono alla progettazione della villa l’architetto Defendente Vannini e l’ingegnere Antonio Rossi; mentre l’ingegnere Vittore Caramora si occupò essenzialmente della direzione dei lavori. La casa, “non una villa sontuosa ma ridente, piacevole, di buon gusto, che tende alla semplicità”, venne edificata tra il azeglio-lago1856 e il 1857, cioè nello stesso periodo in cui si metteva mano al secondo lotto della strada litoranea che portava al Canton Ticino. Una lapide posta sulla parete rocciosa di fronte al cancello d’ingresso ricorda al “passeggero” che il marchese in quella villa “vi dimorò spesso e a lungo, dolce rifugio dai clamori del mondo, dalle fallacie della politica. I famosi “Ricordi” furono meditati e scritti nella pace di questi luoghi”. Un’opera importante, nella quale si può leggere anche la sua celebre frase “S’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani” . Pare, tra l’altro, che in quel periodo D’Azeglio si dedicasse a sedute spiritiche, invocando spesso il defunto amico Camillo Benso conte di Cavour. Con quali esiti, però, non è dato a sapere.

Marco Travaglini

Oggi al cinema

inferno-filmLe trame dei film nei cinema di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Abel il figlio del vento – Avventura. Regia di Gerardo Olivares e Omar Penker, con Jean Reno, Tobias Moretti e Manuel Camacho. Lukas, orfano di madre, vive tra le montagne del Tirolo e i suoi rapporti con il padre cacciatore non sono certo facili. Un giorno trova un aquilotto, scacciato dal suo nido, proverà a farlo crescere, anche con l’aiuto del guardaboschi Danzer. Durata 98 minuti. (Uci Lingotto)

 

Alla ricerca di Dory – Animazione. Regia di Andrew Stanton e Angus MacLean. Una festa per i piccoli, e non soltanto. A tredici anni dal successo planetario di “Alla ricerca di Nemo”, ecco che oggi è la pesciolina Dory a prendere il sopravvento sulla terna dei protagonisti di un tempo, mentre nuovi caratteri marini s’aggiungono. In una lunga traversata tra Australia e California, Dory cercherà di accettare quella smemoratezza che la perseguita, anche con l’aiuto di vecchie conoscenze, dallo squalo balena Destiny che causa la miopia va a sbattere da ogni parte al polpo Hank, nervoso quanto basta, a Bailey, beluga migliore di tutti. Durata 97 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

posto-filmAl posto tuo – Commedia. Regia di Max Croci, con Luca Argentero, Stefano Fresi e Ambra Angiolini. Luca e Rocco, direttorei creativi di due aziende produttrici di sanitari, il primo bello, single e sciupafemmine, l’altro sempre sovrappeso e sempre a dieta, sposato e con tre figli: quando diverrà effettiva la fusione delle aziende ci sarà posto per uno soltanto di loro. Nell’imminenza, la dirigenza impone che si scambino la vita e i ruoli, famiglie e case, comportamenti e abitudini, per una sola settimana. E il risultato? Durata 90 minuti. (Reposi, Uci)

 

Bad Moms – Mamme molto cattive – Commedia. Regia di Jon Lucas e Scott Moore, con Kristen Bell e Mila Kunis. Moglie e madre, stressata dai doveri della casa e dell’ufficio, intercetta inaspettatamente due nuove amiche con cui condividere in allegria ogni loro responsabilità. Un’evasione tutta al femminile diretta dalla coppia tutta maschile che già aveva inventato l’irriverente “Notte da leoni”. Durata 101 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Bridget Jones’s baby – Commedia. Regia di Sharon Maguire, con Renée Zellweger, Colin Firth e bridegt-filmPatrick Dempsey. Nuova avventura, tra i soliti problemi di peso e il sonno perso per qualche ritocchino di troppo, per l’imbranatissima single ultraquarantenne, portabandiera di una buona parte dell’universo femminile. Scomparso il bel tenebroso Hugh Grant, Bridget si ritrova ancora una volta a fare i conti con l’aristocratico Colin e, nuovo acquisto e rimpiazzo, con il facoltoso Patrick (tirato fuori da “Grey’s Anatomy”), nella speranza di affibbiare un padre al pargolo che è in arrivo. Sembra che si torni al divertimento della prima puntata della serie, quella “del diario” e che si siano abbandonati “i pasticci” davvero enormi del seguito. A tutti i fan, provare per credere. Durata 122 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Ccafe-society-filmafé Society – Commedia. Regia di Woody Allen, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell e Blake Lively. Bobby, trentenne neyworkese e rampollo di una squinternata famiglia ebraica, dove circolano pure componenti malavitosi, corre a Hollywood per entrare a servizio dello zio, apprezzato agente di divi e divette. Si innamorerà della giovane segretaria di studio. Ma c’è già un altro nel suo cuore e le cose inevitabilmente si ingarbuglieranno. Uno sguardo al vecchio cinema, gli amori, le battute che piovono come se piovesse, tutto secondo i canoni di Woody, giunto bulimicamente al suo 47° film. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 2, Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Chico, Reposi, Romano sala 2, Uci)

 

caffe-filmCaffè – Drammatico. Regia di Cristiano Bortone, con Ennio Fantastichino, Dario Aita e Miriam Dalmazio. Un iracheno, emigrato in Belgio, cui dei teppisti rubano una antica caffettiera d’argento; un giovane barista romano che, licenziato, trova lavoro a Trieste presso un’industria importatrice di caffè; in Cina un manager di successo è incaricato di far ripartire una fabbrica abbandonata, ma l’azione potrebbe essere un pericolo per la popolazione e per le piantagioni di caffè della regione: tre storie, diverse e lontane tra loro, un minimo comune denominatore. Durata 110 minuti. (Greenwich sala 3)

 

Deepwater – Inferno sull’oceano – Drammatico. Regia di Peter Berg, con Mark Wahlberg, Kate Hudson, John Malkovich e Kurt Russell. Film catastrofico, dove s’alternano con buon ritmo tragedia e analisi dei buoni e cattivi sentimenti, la cronaca crudele della catastrofe ecologica che sei anni fa rivoluzionò il Golfo del Messico, una piattaforma petrolifera, l’avidità dei petrolieri e la denuncia del disastro causato dalla BP, azione e tensione per un grande spettacolo. Durata 94 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

El abrazo de la serpiente – Drammatico. Regia di Ciro Guerra, con Jan Bijovoet e Nilbio Torres. Karamakate, sciamano amazzonico, vive lontano dalla sua gente: un giorno arriverà Evan, etnobotanico americano, alla ricerca di una misteriosa pianta allucinogena. Insieme partiranno per una ricerca che li porterà sino al cuore della foresta. Splendido bianco e nero, premio alla Quinzaine des Réalisateurs dello scorso anno a Cannes. Durata 125 minuti. (Classico V.O.)

 

Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Frantz – Drammatico. Regia di François Ozon, con Pierre Niney e Paula Beer. All’origine un testo teatrale, cui seguì nel ’32 un film di Lubitsch; oggi l’autore di “8 donne e un mistero” e di “Potiche” frantz-filmriprende il tema sottolineando le pagine del pacifismo. In un piccolo villaggio della Germania appena uscita dalla Grande Guerra, il giovane Adrien si reca in visita alla famiglia del ragazzo del titolo per chiedere a tutti il perdono per la morte che lui stesso ha causato in guerra. Non ne ha il coraggio, ma la presenza della fidanzata del defunto (la Beer è stata premiata a Venezia con il “Mastroianni” per questa interpretazione) lo spingerà verso una confessione: spetterà ad Anna accettare o no un nuovo futuro. Anche un omaggio all’antico bianco e nero. Durata 113 minuti. (Nazionale sala 2)

 

 

Go with me – Drammatico. Regia di Daniel Alfredson, con Anthony Hopkins, Julia Stiles e Ray Liotta. Un uomo viene in aiuto di Lilian, una donna che torna a casa nella sua città natale nel Pacifico nordoccidentale e si ritrova pedinata e molestata da un ex poliziotto che opera senza impunità nella piccola comunità ai confini del deserto. Durata 90 minuti. (Lux sala 3, Uci)

 

inferno-filmInferno – Azione. Regia di Ron Howard, con Tom Hanks, Felicity Jones e Omar Sy. Arrivati alla terza puntata, ormai gli intrighi di Dan Brown, la spettacolarizzazione di Howard e il faccione di Hanks/Robert Langdon, prezioso professore di simbologia ad Harvard che invecchia con saggezza sono una vera garanzia. A tutto questo s’aggiungano le cornici di Firenze Venezia Istanbul, gli enigmi che hanno inizio con la Sala dei Cinquecento e con l’affresco del Vasari, il capolavoro del Poeta, gli amici e i nemici che indossano differenti maschere, un virus letale di cui vorrebbe servirsi un pazzo per dare un taglio netto alla sovrappopolazione: molto, moltissimo materiale perché il pubblico, già prodigo verso il “Codice da Vinci” e “Angeli e demoni”, corra al cinema. Durata 121 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Greenwich sala 1 V.O., Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Lettere da Berlino – Drammatico. Regia di Vincent Perez, con Emma Thomson, Daniel Bruhl e Brendan Gleeson. Tratto dal romanzo “Qualcuno muore solo” di Hans Fallada, viene narrata la vicenda vera di Anna e Otto Hampel e della loro rivolta, silenziosa e pressoché anonima, al regime hitleriano, della loro esecuzione nel 1943. Hanno perso il loro unico figlio sul fronte francese e da quel giorno disseminano per le strade di Berlino cartoline che chiedono ai concittadini di ribellarsi. Durata 97 minuti. (Romano sala 1, The Space, Uci)

 

magnifici-filmI magnifici 7 – Western. Regia di Antoine Fuqua, con Denzel Washington, Ethan Hawke e Chris Pratt. Una volta Akira Kurosawa e John Sturges, oggi Fuqua a (ri)raccontarci il mito d’anta, con il magnate senza scrupoli che vuole impossessarsi di un intero villaggio e dell’appetitoso bacino minerario che gli sta intorno, promettendo ai poveri contadini un risarcimento ridicolo o una strage se non accetteranno. Ma qualcuno riuscirà a raccogliere un gruppo di criminali a difesa di uomini e cose. Durata 133 minuti. (Uci)

 

Mine – Azione. Regia di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, con Harrie Hammer, Tom Cullen e Clint Dyer. Al centro del deserto afghano, il militare Mike Stevens è bloccato, ad un soffio dalla morte: il suo piede sinistro poggia su una mina antiuomo, nessuna possibilità di movimento. Dovrà cercare di sopravvivere, nel fisico e nella mente, in attesa degli artificieri. Durata 106 minuti. (Greenwich sala 3, The Space, Uci)

 

neruda-filmNeruda – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Luis Gnocco, Alfredo Castro e Gael Garcìa Bernal. Il governo di Videla, nel Cile del 1948, incarica un poliziotto di inseguire e catturare lo scrittore Pablo Neruda, in fuga con la moglie. Tra realtà e poesia, un’opera che pone ancora una volta l’attenzione sul talento dell’autore di “Tony Manero”, del “Club” e del prossimo “Jackie”, presentato e premiato a Venezia. Durata 107 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Pets – Vita da animali – Animazione. Regia di Chris Renaud e Yarrow Cheney. Dai realizzatori di “Cattivissimo me”, per dare una risposta a quel dubbio più che possibile che può colpire i proprietari di animali: che cosa fanno gli animali domestici quando i padroni sono fuori casa? E inoltre. la tranquillità di un terrier sconvolta dall’arrivo di un enorme cagnone dal pelo arruffato, la vita e le insidie per le stravedi New York, un coniglio feroce che guida un drappello di animali in rivolta, un amore pronto a guidare tutti verso la salvezza. Durata 87 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

qualcosa-nuovo-filmQualcosa di nuovo – Commedia. Regia di Cristina Comencini, con Paola Cortellesi, Micaela Ramazzati e Edoardo Valdarnini. Lucia e Maria, due amiche da sempre reduci da relazioni con il sesso forte un po’ squinternate e infelici: poi una notte Maria, la più disinvolta, si porta a letto il liceale Luca, appena lasciato dalla fidanzatina, con l’aggiunta che il ragazzo ha alzato troppo il gomito e il mattino successivo scambia Lucia per Maria, costruendo con quest’ultima un rapporto dove davvero l’eros non trova posto. Malintesi, equivoci amatori senza fine. Comencini ha tratto il film dalla sua commedia “La scena”, le interpreti teatrali erano Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti. Durata 93 minuti. (Massaua, Massimo sala 1, The Space, Uci)

 

Quando hai 17 anni – Commedia drammatica. Regia di André Techiné, con Kacey Mottet Klein, Alexis Loret e Sandrine Kiberlein. Ambientata nel Sud della Francia, la storia di due ragazzi, l’uno vive con la madre medico (il padre è in missione in Afghanistan, skype è di grande aiuto), l’altro è un magrebino, adottato da una famiglia di agricoltori. Il loro rapporto sarà all’inizio fatto di ostilità che via via lasceranno il posto a sentimenti decisamente diversi. Durata 116 minuti. (Massimo sala 2)

 

The assassin – Drammatico. Regia di Hou Hsiao-Hsien, con Shu Qi e Chang Chen. Apprezzato esempio di un genere, il wuxia, ovvero il film di cappa e spada, tra tradizione orientale e spirito moderno. Nella Cina del IX secolo, un’epoca di prosperità è minacciata dai governatori della provincia corrotti e ambiziosi. Spetta all’”ordine degli assassini” eliminarli. La giovane Nie Yinniang, abilissima con la spada, dovrà uccidere Tian Ji’an, di cui da sempre è innamorata. Dovrà decidere se far prevalere le ragioni del cuore o quelle della lotta. Al film è stato assegnato il premio per miglior regia a Cannes nel 2015. Durata 120 minuti. (Classico)

 

Le ultime cose – Drammatico. Regia di Irene Dionisio, con Fabrizio Falco e Roberto De Francesco. Una società in epoca di crisi, il Monte di Pietà (a Torino) come crocevia delle debolezze e delle indigenze di uomini e donne, piccoli delinquenti che di quella povertà vogliono profittare. Presentato a Venezia, successo per una documentarista passata qui per la prima volta nella finzione. Durata 85 minuti. (Centrale)

 

Vado a scuola: il grande giorno – Drammatico. Regia di Pascal Plisson. Dopo il successo di “Vado a scuola”, il regista torna a raccontare i sogni e le speranze attraverso le storie di quattro giovani protagonisti, provenienti dai più disparati angoli del mondo. Per mesi, addirittura per anni, i quattro protagonisti del film aspettano, si preparano e si preoccupano. Sanno che questo giorno cambierà le loro vite per sempre. Durata 86 minuti. (Eliseo blu)

 

La vita possibile – Drammatico. Regia di Ivano De Matteo, con Margherita Buy e Valeria Golino. Una donna fugge con figlio da Roma, vittima della violenza del marito, e raggiunge un’amica single e attrice a Torino. La ricerca di un lavoro, forse una nuova vita, i nuovi incontri cercati o inaspettati, l’accettazione degli altri, gli equilibri ristabiliti. Dall’autore del riuscito “I nostri figli”. Durata 107 minuti. (Ambrosio sala 3)

 cinema sala

La verità sta in cielo – Drammatico. Regia di Roberto Faenza, con Riccardo Scamarcio, Maya Sansa e Greta Scarano. Il caso di Emanuela Orlandi, figlia di un funzionario della Città del Vaticano, nato con il rapimento della ragazzine giugno del 1983, le piste e i depistaggi, la Banda della Magliana, la sepoltura di Renatino De Pedis nella chiesa di Sant’Apollinare a Roma, il personaggio reale della sua fidanzata che cinquantenne decide di collaborare con la magistratura, l’indagine cinematografica di una giornalista anglo-italiana sulle tracce di Mafia Capitale. Durata 94 minuti. (Eliseo rosso, Reposi, Romano sala 3, The Space, Uci)

 

 

Dario Fo è tornato nel “paese dei mezarat”

FO MEZARAOra che Dario Fo ,il “grande giullare”, ci ha lasciati forse tornerà, almeno in spirito, sul lago Maggiore, in quel paese dei mezaràt“,  a cui ha dedicato un bellissimo libro con le memorie d’indocile ragazzino. In quelle pagine Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua infanzia ( e non solo). Prendendo le mosse dai luoghi natii ( San Giano, in provincia di Varese) e da quelli dove ha trascorso l’infanzia, Fo s’avventura nel turbine della memoria restituendoci le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn, indugiando su episodi di volta in volta teneri e drammatici fino al suo apprendistato all’Accademia di Brera di Milano, agli stratagemmi per campare, al dramma della guerra con il reclutamento forzato e, per finire, con un notevole salto temporale in avanti, i funerali di “Pà Fo”, figura centrale di questo “romanzo di formazione”. Il titolo rimanda al dialetto  lombardo, soprattutto a quello in uso sul lago Maggiore, dove “mezaràt”significa mezzo-topo. Il paese dei mezaràt equivale al paese dei pipistrelli ed è riferito alla gente di Porto Valtravaglia che lavorava sopratutto di notte, perché erano soffiatori di vetro, pescatori e contrabbandieri. Porto Valtravaglia, dove il piccolo Fo cresce e va a scuola, era – secondo il grande attore – “un paese in cui i bar e le osterie non chiudevano mai, non avevano neanche le porte, non avevano un ingresso principale. Io sono cresciuto lì, in un paese dove c’erano persone che provenivano da tutta Europa, dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, perfino dall’Oriente, ognuno con una tecnica diversa di soffiatura del vetro“. In quella babele di lingue e dialetti si inserivano discorsi, dialoghi, favole, lazzi sarcastici e paradossali. È un mondo ormai scomparso, che non esiste più, che però per Dario Fo è stato fondamentale. La sua capacità di raccontare – si pensi all’uso di certe pause o dei gesti – proveniva direttamente da quel mondo popolato da affabulatori straordinari. Fu lo stesso Dario Fo a definire la sua infanzia “eccezionale”: “Ho avuto la possibilità di vivere un’infanzia sempre attorno al lago Maggiore, ma cambiando un paese dopo l’altro. Ho frequentato la terza elementare in tre posti diversi, la quarta in due scuole differenti. Poi sono andato a Luino per le scuole medie, a Milano per il liceo di Brera e infine all’Università. Quindi io, figlio di un ferroviere, ero sempre in viaggio. Questo naturalmente ha influito molto sul mio carattere. Credo di essere una persona generosa, ed ho imparato non solo da mia madre o da mio padre, ma anche dal clima che mi sono trovato intorno“. Il capitolo finale de “Il paese dei mezaràt“, racconta il funerale del padre, il quale prima di morire si era preoccupato di ingaggiare una banda che per tutto il tragitto da casa fino al cimitero suonasse le marce dei partigiani delle valli. “ Per ogni valle (sei o sette sul lago Maggiore), infatti, c’era un gruppo di partigiani che creava una propria canzone. Mentre si andava al funerale, tra le bandiere rosse, la gente, gli anarchici, iniziò un altro funerale, quello dello scrittore Piero Chiara, che aveva sempre avuto fama d’essere un gran mangiapreti. Per cui la gente si unì al corteo di mio padre pensando che fosse quello di Chiara. Poi quando è arrivato il feretro da Varese, nel luogo dell’appuntamento non c’era nessuno. Così tutti i giornali riportarono questo episodio“.

Marco Travaglini

 

Dario Fo nell’albo d’oro dello Stabile di Torino

fo-stabile-toNel momento della scomparsa di Dario Fo, uno dei massimi protagonisti del teatro della seconda metà del Novecento a livello mondiale, il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale ne ricorda lo straordinario talento di attore e drammaturgo coronato nel 1997 dal premio Nobel per la letteratura.  Anche se quasi tutta l’attività di Dario Fo si è svolta fuori dell’orbita dei teatri stabili, lo Stabile di Torino è tra i pochi a poterlo annoverare nell’albo d’oro della propria storia grazie a due eccezionali allestimenti. Nella prima fase di attività il direttore Gianfranco De Bosio fo-stabile-teatrochiamò il giovane Dario Fo che arrivava dal cabaret ad affiancarlo nella regia di Comica finale, un’antologia di farse “all’antica italiana” riscritte e interpretate dallo stesso Fo. Lo spettacolo, in cui già compariva Franca Rame come protagonista femminile, inaugurò la stagione 1958/59 al Teatro Gobetti. Molti anni dopo, nel 1981, fu Mario Missiroli che offrì a Fo l’opportunità di realizzare con lo Stabile di Torino L’Opera dello sghignazzo, una riscrittura in chiave rock dell’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht. In seguito Dario Fo tornò ancora nel cartellone dello Stabile con Johan Padan a la descoverta de le Americhe da lui allestito per i 500 anni dell’impresa di Colombo.

Equilibri di coppia sul filo di una storia d’amore 

La compagnia Autoportante (Italia/Argentina) narra una storia d’amore e di equilibrio, basato sulla fiducia e sull’essere sostenuti l’un l’altro

 circus

Domenica 16 ottobre alle 16.00 Living Circus, il festival diffuso di arte performativa contemporanea curato da Cirko Vertigo con la direzione artistica di Paolo Stratta, propone alle Fonderie Limone di Moncalieri (Via Pastrengo 88, prenotazioni 327.7423350, cirkovertigo.com) la compagnia Autoportante in “Fuori al Naturale”. Lo spettacolo è ad ingresso libero.

 

Lo spettacolo “Fuori al naturale” scritto e interpretato da Edvige Ungaro e Damian Elencwajg narra una storia d’amore e di equilibrio,  basato sulla fiducia, sull’essere sostenuti l’un l’altro. Racconta la storia di un uomo che ogni mattina si sveglia e aspetta la donna della sua vita, la cerca tra gli sguardi e i corpi di tutte le donne che incontra, finché un giorno lei appare; é lei che indosserà il vestito che lui porta sempre con sé , è a lei che calzeranno le scarpe che lui conserva con cura. Lui invita lei nel suo mondo, i due personaggi si conoscono, si innamorano su di un filo, un mondo parallelo alla realtà, sarà la forza e la voglia di stare insieme che li terrà in equilibrio. Guardando fisso avanti a sé e ricordandosi che potrà sempre esserci lì qualcuno al nostro fianco pronto a darci la mano e percorrere parte del cammino insieme, anche se in un mondo totalmente al di fuori della realtà, un mondo fuori …ma al naturale!

La compagnia Autoportante è stata fondata tre anni fa da Emma Edvige Ungaro e Damian Elencwajg (Argentina), entrambi diplomati presso la Scuola di Cirko Vertigo specializzandosi nella disciplina dell’equilibrio al filo teso seguendo gli insegnamenti del maestro Arian Miluka.

 

La terza edizione di LIVING CIRCUS prosegue fino al 29 ottobre 2016 proponendo eventi (indoor e en plein air) con oltre 150 artisti internazionali nei centri storici e nelle sale teatrali del nord Italia e della Francia. Teatrodanza, circo contemporaneo, teatro di strada, performance e spettacolarità nelle piazze, nelle strade, sotto le stelle, a contorno di manifestazioni popolari, ma anche in spazi verdi o all’interno di Musei.

Info e prenotazioni 327.7423350. Per informazioni www.cirkovertigo.com .

 

16 ottobre h. 16.00
Compagnia Autoportante (Italia/Argentina)
Fuori al naturale
Virtuosi equilibri di coppia
Moncalieri (TO)
Fonderie Limone
Via Pastrengo, 88

Ingresso libero

Con Barbero la Storia si fa al grattacielo SanPaolo

barberoRiprendono oggi, giovedi 13 ottobre, alle 18.30, le attività culturali promosse da Intesa San Paolo, nel Grattacielo di corso Inghilterra, con un nuovo ciclo di incontri di carattere storico, dopo quello dedicato a Natalia Ginzburg, che aveva visto anche la partecipazione straordinaria di Toni Servillo. Ora gli incontri, curati da Giulia Cogoli, vedranno la partecipazione come relatore dello storico Alessandro Barbero, anche noto scrittore italiano, specializzato in storia militare e storia del Medioevo, che sarà protagonista di tre lezioni-conferenze dal titolo “La storia passa da Torino”.

Il ciclo narra tre momenti cruciali della storia subalpino, di cui due ben conosciuti dai torinesi, anzi centrali nella memoria e nella leggenda della città, l’assedio di Torino del 1706 e il Risorgimento, e un terzo che racconta il passaggio storico a lungo occultato, vale a dire il rapporto tra Torino e il fascismo. Ognuno dei tre incontri conferenze è incentrato su una figura protagonista dell’evento o della fase storica rievocata: il principe Eugenio, Camillo Benso conte di Cavour e Mussolini.grattacielo sanpaolo2

Oggi la conferenza si concentrerà sul tema del principe Eugenio e l’assedio di Torino. Il 1706 rappresentò una data decisiva nella storia di Torino. La sconfitta dei francesi consolido’ l’immagine del Piemonte come unica regione a vocazione militare e permise ai duchi di Savoia di ottenere, alla conclusione della guerra, il titolo di re. Il protagonista di quella vittoria rimane ancora oggi un personaggio in parte misterioso. Apolide, italiano di origine, ma cresciuto a Parigi, comandante dell’esercito austriaco, era un raffinato collezionista d’arte, ma anche uomo di guerra spietato e crudele. Non si sposo’ mai ed è noto alle cronache del tempo come un uomo che amava vestirsi da donna.Il secondo incontro, giovedi 20 ottobre, alle 18.30, sarà sul tema “Cavour e l’Unità d’ Italia”; il terzo, giovedì 27 ottobre alle 18.30, sarà sul tema “Monsu’ Cerutti: Mussolini, il fascismo e Torino”.

 Mara Martellotta

 

Un disco e un asteroide, tutto torinese. Due domande al Piccolo Circo Barnum

barnumSapevate che esiste un asteroide che porta il nome di un paesino del torinese, Angrogna? E sapevate che qualcuno ci ha fatto sopra un disco? Il disco porta il nome dell’asteroide, 8420 Angrogna, gli autori sono i ragazzi della band Piccolo Circo Barnum. Per saperne di più gli ho fatto un paio di domande.

 

Che cos’è e come nasce Piccolo Circo Barnum ?

Davide per Piccolo Circo Barnum: “Il Piccolo Circo Barnum è la sintesi delle urgenze espresse e condivise dai suoi componenti: Davide Bertello (voce, chitarra acustica), Alessandro Savino (chitarra elettrica, slide, e-bow, cori) e Andrea Astesana (basso acustico fretless, stomp box). Siamo un trio dedito a fondere sonorità acustiche ed elettriche dai tratti western-psichedelici, con sguardi intimi e visioni collettive, che affiorano tra le suggestioni evocate dai testi. Ma potrebbe essere altro. Una seconda vita, custodita su un palmo, alla pioggia e alle stelle. Il nostro progetto nasce per consolidare unità di intenti e per dar seguito a precedenti esperienze. Su tutte, il percorso affrontato con il Grande Circo Barnum, rock band spontanea e rumorosa che chiuse il suo ciclo con l’album (d’esordio e di commiato) “L’ascesa incontrastata e poi subita della maschera di pluto“, pubblicato nel 2007 per Baracca&Burattini, distribuito da Audioglobe. Ripartirà successivamente, sotto traccia, il cammino che condurrà al Piccolo Circo Barnum e più recentemente alla pubblicazione di “8420 Angrogna“, EP ispirato ai cieli stellati, e ai cambi di prospettiva che sanno suscitare”.

 

Non sapevo che esistesse un asteroide con il nome di un paesino del torinese! Mi racconti la storia di Angrogna? dell’asteroide e del vostro disco, ovviamente!

 “La copertina del disco ritrae gli alberi che circondano la casa in cui vivo, rivoltati al contrario ed immersi nel cielo stellato “di Angrogna”. Per dire come il più ampio contesto che ci ospita non preveda rimandi a concetti o convenzioni rapportabili al basso o all’alto. Quando mi trovai ad osservare le immagini prodotte dal telescopio spaziale Hubble che svelano la nascita di nuove stelle (riproducono le colonne di gas interstellare ora note come “pilastri della creazione”) potei percepire che in un altrove lontanissimo, ma realmente esistente e a noi contemporaneo, la vita si ricrea. E questo accade proprio mentre noi ci interroghiamo (o non ci interroghiamo) su quale possa essere la chiave con cui interpretare il mistero, dando risposte cieche e talvolta scontate.

La scelta del titolo trae spunto dall’omonimo asteroide “8420 Angrogna”, frammento di unità annoverabile tra i cosiddetti pianeti minori e localizzabile nel “nostro” sistema solare o più precisamente nella fascia principale degli asteroidi, tra le orbite di Marte e di Giove. E’ stato scoperto e classificato nel 1996 presso l’Osservatorio Astronomico di Prescott (USA) da Paolo Gustavo Comba, matematico ed astronomo italiano originario di Angrogna, “small mountain village situated on Cottian Western Alps”, come citato sulle note biografiche riportate sul certificato di attribuzione della sigla astronomica. Mi sono inoltre imbattuto in un dettaglio curioso: nei periodi più impegnativi e prolifici, P.G. Comba (ha scoperto circa 1000 corpi celesti!) trascorreva nel suo osservatorio di Prescott ben 13 notti al mese, dedicate ad osservazione e analisi. Anche noi crediamo di aver sfiorato ritmi simili durante la fase di concepimento del disco. Non è una magnifica attrazione, la notte?”

 

Maria Cristina Strati