CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 777

E’ morta Laura Mancinelli, scrittrice e germanista che ci ha fatto amare il medioevo

mancinelliLaura Mancinelli, da tempo malata di sclerosi multipla, è scomparsa a 82 anni dopo aver dedicato al Medioevo tutta la vita sia come studiosa sia ambientandovi alcuni dei romanzi più famosi. Con “I dodici abati di Challant”, “I miracoli di Santa Odilia”, “Gli occhi dell’Imperatore”, “I tre cavalieri del Graal” e tanti altri romanzi storici  – cucendo trame invisibili, tra storia e invenzione — ci ha fatto conoscere il Medioevo, dando ai lettori l’incredibile sensazione  di vivere pienamente quell’epoca. Questi libri, insieme ai suoi gialli umoristici, raccontano la sua passione per la scrittura, con una vena speciale, ironica, leggera che traspare anche nella sua  autobiografia , “Andante con tenerezza “. Laura Mancinelli era nata a Udine il 18 dicembre 1933, ma fin da piccola si era trasferita a Torino con la sua famiglia. Ha insegnato letteratura tedesca medievale presso la Facoltà di Lettere dell’Università torinese ed è stata una fine traduttrice di testi classici della tradizione medievale germanica, come, per esempio, I Nibelunghi (1972) – tradotto su consiglio di Claudio Magris – e il Tristano di Gottfried von Strassburg (1985) e la storia della letteratura tedesca medievale dal titolo Da Carlo Magno a Lutero, pubblicata nel 1996 da Bollati Boringhieri. Prima di avere la docenza a Torino, insegnò anche Filologia Germanica all’Università di Sassari e ottenne la cattedra di Storia della lingua tedesca all’Università Ca’ Foscari, chiamata a Venezia dal germanista Ladislao Mittner a metà dagli anni ’70. Nel 1994 venne colpita dalla sclerosi multipla e costretta ad  abbandonare la docenza, continuando a dedicarsi, però, alla scrittura. La sua malattia invalidante non ne piegò la determinazione al punto che, quasi per sfida, intitolò “Il mistero della sedia rotelle” il primo romanzo che inaugurò la nuova serie di libri “gialli” che hanno come protagonista quella sorta di italianissimo “tenente Colombo” del capitano Florindo Flores. Laura Mancinelli, com’è stata ricordata sul “Corriere” da Isabella Bossi Fedrigotti, era “una piccola signora determinata, coltissima e spiritosa”. E ci mancherà molto.

 Marco Travaglini

Sul grande schermo questo weekend

it follows filmLe trame dei film  

A cura di Elio Rabbione

 


Alice attraverso lo specchio –
Fantastico. Regia di James Bobin, con Johnny Depp, AnneALICE FILM Hathaway, Mia Wasikowska e Helena Bonham Carter. Alice, attraversato uno specchio magico, si ritrova nel Sottomondo dove incontra gli amici di sempre, lo Stregatto, il Bianconiglio e il Cappellaio Matto, quest’ultimo del tutto in crisi avendo perso la sua “moltezza”. Mirana manderà Alice alla ricerca della Chronosphere, un oggetto metallico che regola il trascorrere del tempo. Dovrà salvare il Cappellaio prima dello scadere del tempo. Durata 108 minuti. (Uci)

 

American ultra – Azione. Regia di Nima Nourizadeh, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart e Connie Britton. Il giovane Mike vive la sua tranquilla esistenza di innamorato della sia Phoebe, commesso, di drogato e di illustratore di graphic novel. Sino al giorno in cui la Cia, sua vecchia datrice di lavoro, non lo riscopre e al ragazzo non resterà che riprendere in mano le idee e le armi di un tempo per sopravvivere. Durata 96 minuti. (Uci)

 

angry birds filmAngry Birds – Il film – Animazione. Regia di Fergal Reilly e Clay Keytis. Un’isola dove vi sono uccelli che quasi non sanno volare, tre di essi – il collerico Red, il velocissimo Chuck, l’esplosivo Bomb – vivono emarginati dal resto dei pennuti. Ma quando l’isola verrà invasa da una masnada di maiali verdi che la vorrebbero fare da padroni, non dovranno i tre dimostrare il loro coraggio e la disperata ricerca della salvezza comune? Durata 97 minuti. (Ideal, Massaua, Lux sala 2, The Space, Uci)

 

Cattivi vicini 2 – Commedia. Regia di Nicholas Stoller, con Zac Efron, Seth Rogen e Chloe Grace Moretz. Ai protagonisti del primo capitolo capitano dei nuovi vicini, se possibile ancor più fuori di testa di quelli antichi. In versione tutta femminile. Sono le fragorose componenti del Kappa Nu, alla guida del gruppo la sovreccitata Shelby ovvero Grace Moretz: non rimarrà che richiedere l’aiuto dell’ex vicino Teddy ovvero Efron se vorranno arginare gli eccessi delle spericolate ragazze. Durata 92 minuti. (Greenwich sala 2, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Conspirancy – Thriller. Regia di Shintaro Shimosawa, con Al Pacino, Anthony Hopkins e Josh Duhamel. Esempio di legal Thriller, l’opera prima di Shimosawa vede un giovane avvocato mettersi nei guai quando una ex fiamma gli offre le prove per affondare il manager di un importante gruppo farmaceutico (Hopkins). Ma di mezzo c’è anche il socio del suo stesso studio legale (Pacino). Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 3, Uci)

 

gueros filmGueros – Drammatico. Regia di Alonso Ruizpalacios, con Tenoch Huerta, Ilse Salas e Sebastiàn Aguirre. A Città del Messico, alla fine del secolo scorso. Il giovane Tomàs spinge il fratello Federico a correre in ospedale non appena viene a sapere che quello che da sempre è il suo cantante preferito, Epigmenio Cruz, è in fin di vita. Ma non appena arrivati, scoprono che l’uomo è scomparso. Con l’amico Santos e con la giovane e ribelle Ana, antico amore di Federico, inizieranno un’avventura attraverso il Messico alla ricerca del loro idolo. Miglior opera prima al Festival di Berlino di due anni fa, un viaggio di formazione, di ribellione, di giovinezza. Durata 106 minuti. (Centrale v.o.)

 

it follows filmIt follows – Horror. Regia di David Robert Mitchell, con Maika Monroe, Jake Weary e Daniel Zovatto. “Per la lucidità con cui elabora uno schema classico del genere horror, offrendo una scansione psicologica del tema della fine dell’adolescenza che si connota come riflessione sui sensi di colpa nutriti dalla società. In un’opera marcata da una struttura ad altissima tensione…”: così si esprime il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani nella propria segnalazione. Un film da non perdere, specialmente per gli amanti del genere. Girato con appena due milioni di dollari, il film ha portato anche in primo piano il nome della protagonista: lei è la giovane Jay, in una Detroit notturna e piena di pericoli, che all’improvviso si ritrova legata a una sedia, nell’oscurità di un capanno. Il ragazzo con cui ha appena fatto sesso le confessa che una “cosa” si è impossessata di lei, una creatura del male che le si potrà presentare sotto le più diverse apparenze, un famigliare, un individuo incrociato tra la folla, un conoscente fidato. Durata 100 minuti. (Massaua, Classico, Ideal, The Space, Uci)

 

DRAGON FILMDragon Blade – La battaglia degli imperi – Avventura. Regia di Daniel Lee, con John Cusack, Adrien Brody e Jackie Chan. Quando la Cina e la Roma degli imperatori s’incontrano. Chiedendo perdono per gli ingredienti storici che vacillano quando non rovinano al suolo più che ignominiosamente, siamo nel 48 a.C. e il generale romano Lucio si presenta al potente Huo An: ha il compito di proteggere il giovane Publio dal fratello maggiore Tiberio assetato di potere. Tra i due uomini nasce un’amicizia che li farà contrastare insieme l’assalitore. Durata 101 minuti. (Uci)

 

Julieta – Drammatico. Regia di Pedro Almodovar, con Adriana Ugarte e Emma Suarèz. L’autore di “Volver” ha tratto il suo ultimo film, presentato in concorso a Cannes ma che la regia non ha considerato nella attribuzione dei premi finali, da alcuni racconti di Alice Munro. Una madre, in una lunga lettera indirizzata ad una figlia che non vede da anni, ricorda i momenti salienti della sua vita. Durata 99 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Greenwich sala 1)

In nome di mia figlia – Drammatico. Regia di Vincent Garenq, con Daniel Auteuil e Sebastien Koch. Tratto da una storia vera. La figlia quattordicenne di André muore mentre è in vacanza in Germania con la madre e il patrigno. L’atteggiamento di quest’ultimo e i dubbi sorti durante l’autopsia spingono André a credere che l’uomo che ha preso il suo posto non sia estraneo a quella morte. Durata 87 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Kiki e i segreti del sesso – Commedia. Regia di Paco Leòn, con Natalia de Molina, Alex Garcia, Silvia Rey, Paco Leòn e Ana Katz. Remake di un film australiano, “Kiki” narra cinque storie intorno a incredibili vicende di feticismo. C’è chi conosce l’orgasmo quando viene rapinata, una moglie cerca il marito solo quando questi è in lacrime, un chirurgo si sente soddisfatto della moglie solo quando dorme, c’è chi si sente appagata solo sfiorando tessuti di seta, c’è chi cerca una soluzione che vivacemente soddisfi più di due persone. Si ride e ci s’interroga, parecchio, e non sai se debba prevalere più un’immancabile tristezza del divertimento a fior di pelle. Durata 102 minuti. (Lux sala 2, Uci)

 

My bakery in Brooklin – Commedia. Regia di Gustavo Ron, con Aimee Teergarden e Krystal Rodriguez. Due cugine, legate tra loro sin dall’infanzia, ereditano da una vecchia zia una avviatissima pasticceria nel cuore di Brooklyn. L’una però vorrebbe apportarvi cambiamenti, l’altra lasciarla così com’è. Dovranno rinunciare a dividere il negozio letteralmente in due quando le nuove trasformazioni del quartiere metteranno in pericolo l’esistenza dello stesso esercizio. Durata 100 minuti. (Uci)

MOTHER FILM

Mother’s day – Commedia. Regia di Garry Marshall, con Jennifer Aniston, Kate Hudson e Julia Roberts. Dall’acclamato regista di “Pretty woman” e “Capodanno a New York” un film dedicato alle donne, o meglio alle mamme, nei giorni che precedono la loro festa annuale. Commedia corale: c’è la madre divorziata con figli cui non va proprio giù il nuovo matrimonio dell’ex, c’è chi va alla ricerca della propria vera madre, c’è chi deve risolvere i rapporti conflittuali con il proprio figlio, c’è anche il padre che deve rivestire le vesti di madre e badare alle due figlie adolescenti, c’è la figlia già cresciuta che riscopre il proprio rapporto con la madre non più giovanissima. Durata 118 minuti. (Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Now you see me 2 – Azione. Regia di Jon Chu, con Mark Ruffalo, Jesse Eisenberg, Daniel Radcliffe, Woody Harrelson, Michael Caine. Considerato il successo planetario della prima puntata, produttori e attori (davvero un bel gruppo!) si sono messi alla confezione di questa seconda che promette bene anzi benissimo: e ne hanno in cantiere una terza. Qui i Quattro Cavalieri illusionisti sono obbligati a lottare contro un tycoon della tecnologia (Radcliffe) che li minaccia e, quel che è più, fa di tutto per rovinarne la reputazione. La carta vincente non potrà che essere una esibizione di cui nessuno ha mai visto l’eguale. Durata 115 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

pazza gioia filmLa pazza gioia – Commedia drammatica. Regia di Paolo Virzì, con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, Tommaso Ragno e Marco Messeri. “Clinicamente pazze”, Beatrice Morandini Valdirana e Donatella Morelli sono ospiti di Villa Biondi, un centro per malattie mentali sulle colline pistoiesi, l’una egocentrica e logorroica, l’altra tatuatissima e fragile, solitaria, cui la legge ha tolto il figlio per affidarlo in adozione ad una coppia. Nonostante le diversità che le dividono, le due donne fanno amicizia, sentono il bisogno l’una dell’altra, fuggono, vivono appieno “una breve vacanza”, provano a inseguire una vita nuova sul filo sottile della “loro” normalità. Grande successo alla Quinzaine di Cannes per le interpreti e per l’autore del “Capitale umano”. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 2, Due Giardini sala Nirvana)

 

Perfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini,   Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Lux sala 1)

 

Il piano di Maggie – Commedia. Regia di Rebecca Miller, con Greta Gerwig, Ethan Hawke e Julianne Moore. A Maggie, bella ragazza e colta, ma tremendamente ansiosa di essere madre, non resta appunto che cercare qualcuno che le metta a disposizione il proprio seme. Ancora un ma: ma nel frattempo s’innamora di un intellò newyorkese con moglie e figli, ricambiata. Ma (ancora un altro) se poi nasce una bella bimba e l’intellò sente nuovamente il campanello del desiderio delle moglie, donna intelligente e di raro fascino? Maggie, appunto, ha un piano: perché le due donne non potrebbero allearsi per rimettere ogni cosa al proprio posto? Durata 98 minuti. (Centrale v.o., Eliseo grande, F.lli Marx sala Groucho, Greenwich sala 3)

 press folm

Press – Commedia. Regia di Paolo Bertino e Alessandro Isetta, con Mario Acampa. La storia di Maurizio, dipendente come il suo cameraman Luca della emittente regionale Rete Unita 2 che pensa a tagli di personale. In un clima di incertezze aziendali, il giovane giornalista “ritocca” i fatti di cui deve dare notizia, li accresce o li sminuisce, li falsa. Mentre l’idea del licenziamento si fa sempre più concreta, Maurizio decide di inventarsi l’ultima notizia, sconcertante, imprevedibile, che dovrà inevitabilmente fare parlare di sé. Interamente girato a Torino. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Ombrereste, F.lli Marx sala Chico)

 

Ratchet e Clanck – il film – Animazione. Regia di Serica Cleland e Kevin Munroe. Meccanico il primo, fidato robot il secondo, entrambi impegnati nella lotta contro il cattivo di turno, l’alieno Drek, che vorrebbe distruggere ogni pianeta della galassia per poterne costruire una soltanto, esclusivamente per la propria razza. Durata 94 minuti. (Uci)

 

Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra – Fantasy. Regia di Dave Green, con Alan Ritchson, Megan Fox e Jeremy Howard. Il Clan del Piede riesce a far evadere il proprio capo, Shredder, che, una volta teletrasportato in una dimensione spazio-temporale parallela, su cui impera Krung. Shredder cercherà collaborazioni per aiutare costui a conquistare il mondo. Anche alle Tartarughe toccherà trovare degli amici se vorranno scongiurare il pericolo che sta per colpire tutti quanti. Durata 112 minuti. (Ideal, Lux sala 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

The conjuring – Il caso Enfield – Regia di James Wan, con Patrick Wilson e Vera Farmiga. Nella Londra degli anni Settanta, Ed e Lorraine Warren, ricercatori del paranormale, se la devono vedere con presenze demoniache che infestano la casa in cui abita una madre single divorziata con i suoi quattro figli, tra i sette e i tredici anni: sarà Janet di undici anni quella che vedrà la propria vita davvero in pericolo. Durata 133 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

nice filmThe Nice Guys – Azione. Regia di Shane Black, con Russell Crowe e Ryan Gosling. Dirige l’inventore della saga “Arma letale”, star Gibson e Glover. Per l’occasione, i due guys sono, nella Los Angeles degli anni Settanta, un investigatore privato, alcolizzato e padre single della tredicenne Holly, e un detective molto sui generis, costretti ad allearsi dal momento che hanno qualche faccenda poco pulita da sbrigare e soprattutto perché qualcuno li vuole morti. Durata 116 minuti. (Uci)

 

The Zero Theorem – Fantascienza. Regia di Terry Gilliam, con Christoph Waltz, Melanie Thierry e David Thewlis. Nella mente visionaria di Gilliam trova posto il geniale Qohen, cui è affidato il compito di trovare l’algoritmo del titolo, ovvero quello che dovrebbe dare una spiegazione all’assurdità del mondo, da parte delle corporazioni che lo dominano. Il film arriva solo oggi sugli schermi, in piena calura estiva, era stato uno dei titoli più apprezzati a Venezia 2013. Durata 106 minuti. (Centrale v.o., F.lli Marx sala Harpo, Massimo sala 1, Uci)

 

Tokio Love Hotel – Drammatico. Regia di Ryuishi Hiromi, con Sometani Shota. Storie ambientate nel quartiere a luci rosse di Tokio, Kabulicho, in un alberghetto che riceve coppie in circa di un’ora di avventure. Giovanissime che si innamorano del loro cliente, governanti che scontano lì la loro pena, factotum che mentono e che scoprono che molti altri come lui mentono, il fidanzato che non sa spiegarsi come mai la propria ragazza abbia potuto mettere da parte tanto denaro in così poco tempo, l’ex innamorato che ritrova la ragazza di un tempo tra le ospiti del bordello, poliziotti in cerca di passione e di manette rosa… L’erotismo nipponico visto e analizzato sotto diversissime prospettive. Durata 135 minuti. (Massimo 2)

 toxic film

Toxic Jungle – Drammatico. Regia di Gianfranco Quattrini, con Emiliano Carrozzone e Roberto Granados. Un viaggio lungo il Rio delle Amazzoni, in mezzo alle sue foreste, ad opera dell’ormai anziano Diamond Santoro, star del rock ormai ritiratosi dalla scena in seguito alla scomparsa del fratello Niki, alla ricerca di uno sciamano guaritore, lo stesso presso il quale il ragazzo prima di morire avrebbe desiderato recarsi per sfuggire alle proprie paure e ai propri incubi. Durata 87 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Tutti vogliono qualcosa – Commedia. Regia di Richard Linklater, con Blake Jenner, Zoey Deutch e Ryan Guzman. Negli anni Ottanta, un gruppo di matricole del college, pure accaniti giocatori di baseball, tentano di farsi strada in un momento pericoloso che li porta all’età adulta. Durata 116 minuti. (Greenwich sala 2)

 

L’uomo che vide l’infinito – Drammatico. Regia di Matt Brown, con Jeremy Irons e Dev Patel. Ai primi del Novecento, nelle aule di Cambridge, l’amicizia che nasce tra un giovane genio della matematica, di origine indiana, e un maturo professore. Un’amicizia e una collaborazione tra studiosi che saranno capaci di superare molti pregiudizi. Durata 108 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo rosso, Reposi)

 

Warcraft – L’inizio – Fantasy. Regia di Duncan Jones, con Paula Patton e Travis Rimmel. Il regno di Azeroth vive in pace da molti anni ma un bel giorno deve difendersi da terribili invasori: sono gli Orchi, provenienti da una terra agonizzante e pronti a colonizzare un nuovo mondo che li possa accogliere. Su due fronti opposti, due eroi a combattere per le loro famiglie e per le loro terre. Durata 123 minuti. (The Space, Uci)

Festival di chitarra classica alla XVI edizione

chitarra classicaIl festival, organizzato dal Centro di Cooperazione Culturale e diretto dal M° Giorgio Mirto, propone da 16 anni di concerti intimi e poetici dove la chitarra classica è assoluta protagonista, insieme a esecutori e compositori di fama internazionale

Torna a Luglio nella Città Metropolitana di Torino, una delle più affermate rassegne di chitarra classica e contemporanea nel panorama europeo, che unisce la qualità creativa ed esecutiva degli artisti provenienti da tutto il mondo e i luoghi storici ed evocativi del Piemonte, creando una sinergia virtuosa tra le diverse espressioni della musica internazionale e la valorizzazione del potenziale locale dei nostri territori.

I primi concerti saranno domenica 10 luglio ad Avigliana presso la Chiesa di Santa Croce, lunedì 11 a Manta (CN) e martedì 12 luglio a San Pietro in Vincoli a Torino con il DUO BRAGAL (Romania), formato da Roxana Morcosanu (chitarra) e Carolina Smocov (flauto) che eseguirà brani tratti dal repertorio di Bela Bartok.

Sabato 16 luglio alle 18.30 presso San Pietro in Vincoli arriva il primo di una serie di appuntamenti imperdibili, con KAZUHITO E KOYUMI YAMASHITA (Giappone), concerto realizzato in collaborazione con il Torino Classic Music Festival e sotto il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone in Italia. Yamashita è uno dei grandi maestri della chitarra classica, un esecutore quasi avvolto nel mito per le sue esecuzioni storiche di Bach e di Mussorgski (Quadri di un’esposizione). Per Six Ways il duo formato dal grande chitarrista giapponese e dalla figlia Koyumi eseguirà un programma tutto incentrato sul chitarrista e compositore spagnolo Fernando Sor.

Dal Giappone si passa al Galles con DYLAN FOWLER (Galles), amico affezionato della rassegna con la sua terza presenza in 16 anni di storia, che si esibirà Martedì 19 luglio alle 21.15 a Torino e mercoledì 20 luglio, sempre in orario serale, a Moncalieri, ospite della MOM Orchestra, con brani originali composti dallo stesso Fowler, evocativi della tradizione gaelica.

Il 26 luglio sarà la volta di ENRICO NEGRO (Italia), chitarrista e compositore “di casa”, che presenta il suo nuovo disco La memoria dell’acqua, fra brani originali composti dallo steso Negro e rivisitazioni e trascrizioni di musiche della tradizione popolare.

Giovani Talenti

Anche quest’anno Six Ways ospita una serie di giovani talenti che apriranno i concerti dei grandi maestri internazionali. Saranno 4 i giovani selezionati dal Conservatorio G. Verdi di Torino chiamati ad esibirsi con brevi esecuzioni, anche per testimoniare la vitalità del movimento chitarristico del nostro territorio.

Sezione OFF

Molti i concerti OFF che anche quest’anno accompagneranno i concerti più puramente “classici”, allargando la rassegna anche da un punto di vista temporale, da luglio a ottobre.Si parte il 15 e 16 luglio a Moncenisio, in collaborazione con la Fondazione Dravelli all’interno del programma Torino e Le Alpi della Compagnia di San Paolo, con Enrico Negro (15 luglio ore 21.00 presso la Chiesa di San Giorgio a Moncensio) e con Aer Mundis – ospite il violinista italo-argentinoLautaro Acosta (16 luglio ore 21.00 in Piazza del Municipio a Moncensio) per arrivare a ottobre con una Maratona Creativa in altura tutta dedicata alla musica, ideale conclusione della XVI edizione della rassegna.

Il programma 2016

Domenica 10/7, ore

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18.30DUO BRAGAL
Chiesa di Santa Croce, Piazza Conte Rosso – Avigliana (TO)

Lunedì 11/7, ore 21.00

DUO BRAGAL

Chiesa di Santa Maria del Monastero, Via Rivoira – Manta (CN)

Martedì 12/7, ore 21.00

DUO BRAGAL

San Pietro in Vincoli, Via San Pietro in Vincoli 28 – Torino

Introduce: CRISTIANO ARATA (M° Dora Filippone) del Conservatorio G. Verdi di Torino

 

Venerdì 15/7, ore 21.00

ENRICO NEGRO

Chiesa di San Giorgio, Ruà Trieste 15 – Moncenisio (TO)

 

Sabato 16/7, ore 21.00

Six Ways OFF

AER MUNDIS con Lautaro Acosta (violino)

Piazza del Municipio – Moncenisio (TO)

Sabato 16/7, ore 18.00

KAZUHITO E KOYUMI YAMASHITA

San Pietro in Vincoli, Via San Pietro in Vincoli 28  – Torino

Introduce: CELESTE VEGLIA (M° Paolo Garganese) del Conservatorio G. Verdi di Torino

In collaborazione con Torino Classical Music Festival – Musica alle Corti

Domenica 17/7, ore

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17.30Six Ways OFF
GIANNI BISSACA in Sul Fondo (chitarra e voce)

Reading (chitarra e voce) tratto da Se questo è un uomo di Primo Levi

Chiesa di Santa Croce, Piazza Conte Rosso – Avigliana (TO)

 

Martedì 19/7, ore 21.00

DYLAN FOWLER

San Pietro in Vincoli, Via San Pietro in Vincoli 28  – Torino

Introduce: DANIELE LIGIOS (M° Dora Filippone) del Conservatorio G. Verdi di Torino

 

Mercoledì 20/7, ore 21.00

DYLAN FOWLER – ospite: MOM Orchestra.

Piazza Vittorio Emanuele II – Moncalieri (TO)

Giovedì 21/7, ore 21.00

DYLAN FOWLER

Castello della Manta, Sala delle Grottesche, Via De Rege Thesauro 5 – Manta (CN)

In collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano

Martedì 26/7, ore 21.00

ENRICO NEGRO

San Pietro in Vincoli, Via San Pietro in Vincoli 28  – Torino

Introduce: CRISTIAN FAZARI (M° Paolo Garganese) del Conservatorio G. Verdi di Torino.

INFO

Tutti i concerti sono a ingresso gratuito

Info su www.sixways.it

​ – Tel. 3939932849​

Pagina facebook: www.facebook.com/sixwayschitarristicaint

Profilo instagram: www.intagram.com/sixways_chitarristica

Six Ways – Chitarristica Internazionale

A cura del Centro di Cooperazione Culturale

Al via l’asta del Design da Sant’Agostino

Molti i nomi di spicco del design proposti tra cui Gio’ Ponti e Seguso

 SANTAGOSTINO PONTI

Si svolge oggi, presso la Casa d’Aste Sant’Agostino, in corso Tassoni 56, alle 16 e alle 21, la 137esima asta sul design, uno dei fiori all’occhiello della Casa d’Aste fondata nel lontano 1969 da Pier Carioggia e, dopo la sua recente scomparsa, ereditata dai figli Claudio e Vanessa. La Casa d’asta, che vanta anche un canale web e TV, è specializzata nei dipinti dell’ Otto e Novecento, anche se da anni ha implementato il settore dei gioielli e degli orologi, introducendo anche il design e le arti decorative del Novecento.

La Sant’Agostino ha anche proposto quest’anno un’asta dedicata alle auto d’epoca, che ha rappresentato un omaggio alla tradizione industriale torinese, oltre che un appassionante ritrovo per gli amanti delle vetture classiche. Si è partiti dalle 20 mila euro di base di una Porsche 914 per giungere alle 430 mila della Lancia Stratos Gruppo 4, modello risalente al ’76 e mai battutoin Italia.

Nell’asta di oggi verranno battuti oggetti di design di grande pregio, quali bottiglie e vasetti portacipria in vetro soffiato lavorato a teochon di Seguso, risalenti agli anni Cinquanta, vasi in vetro trasparente sempre degli anni Cinquanta di Barovier e Toso, poltrone in velluto imbottito a sostegni in legno della produzione Casa& Giardino degli anni Quaranta. Non mancheranno esemplari di splendidi lampadari in vetro di murano composti da sfere in vetro soffiato, con all’interno elementi a foglie e fiori, in vetro trasparente, risalenti agli anni Trenta, e realizzati da Seguso. Per gli amanti dei mobili bar saranno all’asta anche alcuni esemplari, tra cui un Osvaldo Borsani realizzato negli anni Quaranta. In un’asta di pregio come quella promossa dalla Sant’Agostino non poteva mancare un nome di eccellenza del design italiano come Gio’ Ponti, di cui verranno battute coppie di poltrone rivestite in tessuto, della produzione Casa & Giardino, risalenti agli anni Quaranta. Non mancheranno neanche esemplari di Cesare Lacca, quali tavolini in legno verniciati a ottone, risalenti agli anni Cinquanta, lampade e lampadari muranesi e lampade da terra con elementi di vetro realizzati da Barovier negli anni Quaranta.

I compratori delle aste della Sant’Agostino non sono solo italiani, ma sono stati presenti anche rilanci superiore a dieci volte la base d’asta a Londra, Berlino, Parigi e New York. Infatti il sito web della Sant’Agostino offre la possibilità a clienti di tutto il mondo di partecipare in simultanea e in diretta alle aste. La casa d Aste offre anche ai propri clienti il Canale Arte, un canale televisivo in onda 24 ore a giorno e 7 giorni su 7, al numero 98 del digitale terrestre su tutto il Piemonte, capace di proprre documentari d’arte, reportage di fiere e mostre, oltre alla diretta delle aste. La casa d Aste Sant’Agostino fornisce anche un servizio gratuito di esame degli oggetti e di valutazione del prezzo di vendita all’asta alle persone che portano i oggetti in vendita. È consigliabile fissare un appuntamento, telefonando allo 011/437770.

Mara Martellotta

 

 

“Tempesta 1944-45. Nino racconta la Resistenza di Mario Costa”

Sabato 9 luglio  andrà in scena a Oulx

gobetti costa 2

Sabato 9 luglio, alle 16.00, al Jardin d’la Tour di Oulx andrà in scena lo spettacolo teatrale “ Tempesta 1944-45. Nino racconta la Resistenza di Mario Costa”. La pièce teatrale è un libero adattamento di Marco Gobetti e Beppe Turletti dal volume “Tempesta – (1939-1945) – Poesie Piemonteise” e da altre opere di Nino Costa, con riferimenti a testimonianze e dichiarazioni rilasciate da Cesare Alvazzi Del Frate, comandante partigiano nella 41° Divisione Val Chisone Brigata Assetta al quale, in occasione del suo novantesimo compleanno, sarà dedicata la replica. Larecitazione sarà di Marco Gobetti, con musica e canto dal vivo di Beppe Turletti , l’allestimento di Simona Gallo  che Gobetti e  Turletti dirige alo spettacolo. Mario Costa, partigiano in Val Chisone e il 2 agosto 1944 assaltò, armato di bombe a mano, un fortino occupato dal nemico durante la tremenda battaglia sul monte Génévris, nel territorio di Pragelato: colpito alla fronte, morì sul colpo, all’età di 19 anni. Nino Costa, poeta, fra i maggiori esponenti della letteratura piemontese, nell’ultima sua raccolta, “Tempesta”, evocò la seconda guerra mondiale, con l’interruzione della pace, il crollo delle illusioni e le speranze tradite; la paura durante i bombardamenti, la risorsa – per lui preziosa – della fede di fronte al pericolo e alle avversità, l’antifascismo e la nascita della Resistenza. Sino alla morte in combattimento del figlio Mario, che con la sua benedizione era diventato partigiano. Il poeta, con intenso lirismo, esprime il proprio dramma, calandolo però nella tragedia collettiva che aveva colpito milioni di persone. Nel suo essere irreparabilmente sopraffatto dal dolore, trova infatti la forza per raccontare la speranza restituita e la libertà conquistata. Morirà poco dopo suo figlio, nel novembre del ’45, non ancora sessantenne. Nino e Mario Costa sono seppelliti uno accanto all’altro nel cimitero di Ciriè.La drammaturgia dello spettacolo “Tempesta 1944-45 | Nino racconta la Resistenza di Mario Costa” fa leva sull’aspetto “popolare alto” della poesia di Nino Costa, valorizzandone la musicalità originale e non convenzionale della lingua. Si tratta di una ricerca sull’uso contemporaneo della lingua piemontese,  anche tramite il meccanismo della traduzione, variamente declinata attraverso la recitazione, la musica, il canto e l’utilizzo dell’immagine; un mix che favorisce tra l’altro la comprensione anche a chi non conosce il dialetto. I versi del poeta, provenienti soprattutto dalla raccolta “Tempesta”, sono alternati alla narrazione in italiano della guerra e della Resistenza; fondamentale, nella costruzione del testo, la diretta testimonianza del comandante Alvazzi, che fu partigiano in Val Chisone e che conobbe sia Mario che Nino Costa. Lo spettacolo, sulle scene da un paio d’anni con successo, è stato promosso all’epoca dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte  e realizzato dall’Associazione culturale Compagnia Marco Gobetti in collaborazione con l’editore Viglongo , la Fondazione Teatro Ragazzi e la collaborazione del Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis, Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare, Savej – Fundassiun Cultüral Piemunteisa.

Marco Travaglini

Tra le onde di carta della “Curva dei persici”

persici lago 3Sarà perché le primissime pagine di un libro si guardano e non si guardano, si leggono e non si leggono bene, sarà perché la firma “Marco”, dal momento che il nome è molto diffuso, non l’ho associato all’autore, ma mi era sfuggita la frase, in anteprima: “Questa storia non è la mia storia. Ma è una storia che parla anche di me. In fondo poi, sono stato gratificato da questa osservazione: tra le righe, strada facendo, l’avevo scoperto. Il libro in questione è “La curva dei persici”, romanzo suddiviso in trent’un capitoli, tanti quanti i giorni della maggior parte dei mesi, per raccontare le storie di un gruppo di amici e di un luogo molto speciale, sul lago d’Orta. Note autobiografiche a parte, che cos’è in fondo la lettura di un libro, se non si acquisiscono immagini e sensazioni di vita vissuta dagli attori della narrazione, se non si condividono il comportamento e il carattere di alcuni e, al tempo stesso, non si disapprovano le imprese di altri? Qui si nota che l’autore, Marco Travaglini, “conosce” i suoi persici 1lettori. “Questi amici e le loro avventure” ci ha confidato, “frutto della mia fantasia, hanno radici anche nella realtà. Ho cambiato nomi e “forzato” un po’ le loro caratteristiche ma in gran parte sono riconducibili a persone in carne ed ossa….. Amano, soffrono, frequentano le osterie e si sostengono gli uni con gli altri. Quella che ho voluto far vivere tra le pagine de “La curva dei persici” è una piccola folla discreta, che sa divertirsi e far festa senza per questo essere chiassosa”. Posso assicurare, per esperienza vissuta, che non è facile mescolare luoghi immaginari a luoghi esistenti, personaggi inventati con individui realmente vissuti. C’è poi un approccio, uno stile, che ricorda Piero Chiara, il famoso romanziere di Luino. C’è stata quest’influenza e uanto è pesata ?Piero Chiara è stato davvero “il poeta delle piccole storie del grande lago”, il maestro di tutti coloro che si sono cimentati con quella che viene definita lapersici 2 lago letteratura di provincia o, nel nostro caso, il lago. Sia mezzo che punto d’approdo dell’ironia dello scrittore luinese, il lago non rimane sullo sfondo delle vicende, ma un elemento imprescindibile della sua opera.” Si potrebbe aggiungere che lo scrittore di Luino è stato più dissacrante verso molti dei suoi personaggi. Un’ultima domanda va ai lettori, specialmente a coloro che abitano tuttora nella zona dei laghi (Maggiore, Orta e Varese): tutti avranno potuto pensare o scoprire dove sono le varie località, i piccoli e grandi centri, disposti qua e là: ma, sul Lago d’Orta, dov’è esattamente “la curva dei persici”? Vuoi vedere che nemmeno i pescatori più accaniti l’hanno scoperto?!

Elio Motella

giornalista e scrittore

Seren Rosso, la musica è una categoria dello spirito

Ne è convinto, come lo era Nietzsche, il medico musicista torinese

jazz musica

“La musica non è un’arte, ma una categoria dello spirito umano; è la miglior medicina dell’anima”. Così affermava il filosofo Nietzsche a fine Ottocento, e forse proprio per questo chi pratica la medicina e e allevia le sofferenze degli uomini ha un animo più musicale degli altri. Questo trova conferma nell’opera di Maurizio Seren Rosso, medico musicista torinese.

Nato a Torino, dove ha compiuto gli studi, prima all’ Istituto Sociale, poi presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, dove si è laureato e specializzato in Dermatologia, Seren Rosso non è soltanto un medico competente e capace. Il suo animo sensibile e artistico lo ha portato a avvicinarsi molto presto al mondo della musica, studiando sin da adolescente pianoforte e chitarra elettrica, iniziando ben presto a comporre album originali. Uno dei suoi primi album si intitola “Henry’ s life”, storia in formato musicale di un idealista della nostra epoca alle prese con i disvalori della società in cui vive, in cui l’individuo riveste sempre meno importanza.seren_rosso_maurizio

Recentemente, dopo un progetto su Torino, in occasione dell’ Expo di Milano 2015, è uscito l’EP 46664, edito da AEnima Recordings, un viaggio attraverso l’Africa e la figura di Nelson Mandela. Si tratta di un’interessante sinergia tra alcuni artisti torinesi, tra cui, oltre a Maurizio Seren Rosso, Luigi Antinucci e Marco Roagna, che ha dato vita a una collaborazione che li ha portati alla mediateca di Expo. Seren Rosso ha dedicato a Nelson Mandela un singolo dal titolo “Brother to me”, uscito pochi mesi prima, nel marzo 2015. Si tratta di un brano dedicato a una figura cui il medico- musicista musica90torinese si sente particolarmente legato e che si apre a musiche e melodie etniche, accompagnate da armonie mediterranee.

L’idea di comporre questo brano gli è nata in occasione dell’anniversario della morte di Mandela, un personaggio capace, nella sua unicità, a cambiare la storia del Sudafrica. Seren Rosso ha avuto occasione di viaggiare in Sudafrica, a CapeTown, visitare nel 2006 la prigione in cui fu rinchiuso Mandela e questa esperienza lo ha segnato molto.

Alle sofferenze delle persone comuni che lavorano nei campi ha dedicato una canzone delicata e di grande sensibilità, la canzone per Paola, dal titolo “Gli occhi di Paola”. Nell’estate del 2015, in vacanza in Puglia, Seren Rosso è stato, infatti, raggiunto dal racconto della triste storia di questa fanciulla, mort in seguito alle fatiche nei campi, vittima del capolarato, e le ha voluto dedicare una delle sue canzoni più belle.

In “Henry ‘s life” il messaggio che Seren Rosso ci vuole trasmettere è che “everybody is a miracle”, e “everyday is a miracle”, un messaggio forte che va controcorrente rispetto a un mondo sempre più improntato al narcisismo e all’individualismo, in cui si sono persi il valore autentico della vita umana e la preziosità del tempo e della vita, un miracolo che ci viene concesso, sia a chi crede sia a chi non crede, ma sempre comunque, come un dono incommensurabile.

Mara Martellotta

Tutti al cinema! Ecco i film a Torino

Lumiere3 cinemaSUL GRANDE SCHERMO
 
A cura di Elio Rabbione

 

A girl walks home alone at night – Horror. Regia di AnaLily Amirpour, con Sheila Vand e Arash Morandi. Tra le strade di Bad City, immaginaria città costruita nella terra degli Ayatollah, si aggira una ragazza-vampira, ius uno skateboard e con il suo nero mantello, in missione per succhiare il sangue a quanto di più marcio del genere umano possa incontrare sulla sua strada. C’è anche un ragazzo diversissimo dagli altri, lei lo risparmia e tra i due nasce l’amore. Durata 97 minuti. (Nazionale 2, Uci)

 

Alice attraverso lo specchio – Fantastico. Regia di James Bobin, con Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska e Helena Bonham Carter. Alice, attraversato uno specchio magico, si ritrova nel Sottomondo dove incontra gli amici di sempre, lo Stregatto, il Bianconiglio e il Cappellaio Matto, quest’ultimo del tutto in crisi avendo perso la sua “moltezza”. Mirana manderà Alice alla ricerca della Chronosphere, un oggetto metallico che regola il trascorrere del tempo. Dovrà salvare il Cappellaio prima dello scadere del tempo. Durata 108 minuti. (Ideal, Uci)

 

AMERICAN FILMAmerican ultra – Azione. Regia di Nima Nourizadeh, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart e Connie Britton. Il giovane Mike vive la sua tranquilla esistenza di innamorato della sia Phoebe, commesso, di drogato e di illustratore di graphic novel. Sino al giorno in cui la Cia, sua vecchia datrice di lavoro, non lo riscopre e al ragazzo non resterà che riprendere in mano le idee e le armi di un tempo per sopravvivere. Durata 96 minuti. (Greenwich sala 1, The Space, Uni)

 

Angry Birds – Il film – Animazione. Regia di Fergal Reilly e Clay Keytis. Un’isola dove vi sono uccelli che quasi non sanno volare, tre di essi – il collerico Red, il velocissimo Chuck, l’esplosivo Bomb – vivono emarginati dal resto dei pennuti. Ma quando l’isola verrà invasa da una masnada di maiali verdi che la vorrebbero fare da padroni, non dovranno i tre dimostrare il loro coraggio e la disperata ricerca della salvezza comune? Durata 97 minuti. (Ideal, Massaua, Lux sala 2, The Space, Uci)

 

 Cattivi vicini 2 – Commedia. Regia di Nicholas Stoller, con Zac Efron, Seth Rogen e Chloe Grace Moretz. Ai protagonisti del primo capitolo capitano dei nuovi vicini, se possibile ancor più fuori di testa di quelli antichi. In versione tutta femminile. Sono le fragorose componenti del Kappa Nu, alla guida del gruppo la sovreccitata Shelby ovvero Grace Moretz: non rimarrà che richiedere l’aiuto dell’ex vicino Teddy ovvero Efron se vorranno arginare gli eccessi delle spericolate ragazze. Durata 92 minuti. (Ideal, Massaua, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Cinque tequila – Commedia. Regia di Jack Zagha Kababie, con Luis Bayardo e Eduardo Manzano. Il vecchio Pedro racconta per l’ennesima volta di quando il celebre Jiménez scrisse su un tovagliolo il testo di una canzone e gliela dedicò. Vorrebbe che quel ricordo trovasse posto nel museo che è stato dedicato al compositore e cantante. Ma saranno i suoi tre amici a soddisfare il suo desiderio. Durata 93 minuti. (Due giardini sala Nirvana e Ombrerosse, F.lli Marx sala Chico e Harpo)

 conspiracy film

Conspirancy – Thriller. Regia di Shintaro Shimosawa, con Al Pacino, Anthony Hopkins e Josh Duhamel. Esempio di legal Thriller, l’opera prima di Shimosawa vede un giovane avvocato mettersi nei guai quando una ex fiamma gli offre le prove per affondare il manager di un importante gruppo farmaceutico (Hopkins). Ma di mezzo c’è anche il socio del suo stesso studio legale (Pacino). Durata 106 minuti. (Lux sala 1, Uci)

 

DRAGON FILMDragon Blade – La battaglia degli imperi – Avventura. Regia di Daniel Lee, con John Cusack, Adrien Brody e Jackie Chan. Quando la Cina e la Roma degli imperatori s’incontrano. Chiedendo perdono per gli ingredienti storici che vacillano quando non rovinano al suolo più che ignominiosamente, siamo nel 48 a.C. e il generale romano Lucio si presenta al potente Huo An: ha il compito di proteggere il giovane Publio dal fratello maggiore Tiberio assetato di potere. Tra i due uomini nasce un’amicizia che li farà contrastare insieme l’assalitore. Durata 101 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Julieta – Drammatico. Regia di Pedro Almodovar, con Adriana Ugarte e Emma Suarèz. L’autore di “Volver” ha tratto il suo ultimo film, presentato in concorso a Cannes ma che la regia non ha considerato nella attribuzione dei premi finali, da alcuni racconti di Alice Munro. Una madre, in una lunga lettera indirizzata ad una figlia che non vede da anni, ricorda i momenti salienti della sua vita. Durata 99 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale v.o., Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 1)

 

Friend Request – La morte ha il tuo profilo – Thriller. Regia di Simon Verhoeven con William Moseley e Alicia Debnam-Carey. Laura, laragazza più popolare del college partecipa ai social media come tanti e un giorno accetta l’amicizia di una misteriosa compagna. Ma i suoi amici cominciano a morire nei modi più orribili. Durata 92 minuti. (Uci)

In nome di mia figlia – Drammatico. Regia di Vincent Garenq, con Daniel Auteuil e Sebastien Koch. Tratto da una storia vera. La figlia quattordicenne di André muore mentre è in vacanza in Germania con la madre e il patrigno. L’atteggiamento di quest’ultimo e i dubbi sorti durante l’autopsia spingono André a credere che l’uomo che ha preso il suo posto non sia estraneo a quella morte. Durata 87 minuti. (Nazionale sala 1)

 

film cinemaGli invisibili – Drammatico. Regia di Over Moverman, con Richard Gere e Jana Malone. Perso nel traffico e nel rumore assordante delle strade di Manhattan, George è un senza tetto, un solitario homeless, uno di quegli uomini che per caso o per volontà si sono allontanati dalla società civile, uno di quelli che frugano nei cestini della spazzatura mentre cercano un rifugio quotidiano o un ricovero per la notte: mentre la città sembra non vederlo, mentre anche la figlia ha troncato ogni rapporto con lui. Una sceneggiatura ricca della propria “povertà”, la forza posta nel grigiore e nella indifferente monotonia di ogni giorno. Bere passa con bravura dal miliardario di “Franny” all’invisibile barbone di oggi, convincendo appieno. Durata 120 minuti. (Massimo2)

 

Kiki e i segreti del sesso – Commedia. Regia di Paco Leòn, con Natalia de Molina, Alex Garcia, Silvia Rey, Paco Leòn e Ana Katz. Remake di un film australiano, “Kiki” narra cinque storie intorno a incredibili vicende di feticismo. C’è chi conosce l’orgasmo quando viene rapinata, una moglie cerca il marito solo quando questi è in lacrime, un chirurgo si sente soddisfatto della moglie solo quando dorme, c’è chi si sente appagata solo sfiorando tessuti di seta, c’è chi cerca una soluzione che vivacemente soddisfi più di due persone. Si ride e ci s’interroga, parecchio, e non sai se debba prevalere più un’immancabile tristezza del divertimento a fior di pelle. Durata 102 minuti. (Eliseo blu, Lux sala 2, The Space, Uci)

 

Laurence anyways – Drammatico. Regia di Xavier Dolan, con Melvil Poupaud e Susanne Clément. Nella Montréal del finire degli anni Ottanta, Laurence è uno stimato professore e uno scrittore esordiente e apprezzato. Nel giorno del suo 35mo compleanno confessa alla moglie che tutta la sua vita è stata ed è una menzogna, che è nato in un corpo sbagliato, che si sente donna in abiti maschili. Dopo le iniziali incomprensioni, la coppia ritroverà un proprio particolare equilibrio. Un film che arriva sugli schermi italiani con quattro anni di ritardo: forse il recupero è dovuto al Gran Prix della giuria che Dolan ha vinto quest’anno a Cannes grazie a “Juste la fin du monde”. Durata 159 minuti. (Classico)

 BACKERY FILM

My bakery in Brooklin – Commedia. Regia di Gustavo Ron, con Aimee Teergarden e Krystal Rodriguez. Due cugine, legate tra loro sin dall’infanzia, ereditano da una vecchia zia una avviatissima pasticceria nel cuore di Brooklyn. L’una però vorrebbe apportarvi cambiamenti, l’altra lasciarla così com’è. Dovranno rinunciare a dividere il negozio letteralmente in due quando le nuove trasformazioni del quartiere metteranno in pericolo l’esistenza dello stesso esercizio. Durata 100 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

Mother’s day – Commedia. Regia di Garry Marshall, con Jennifer Aniston, Kate Hudson e Julia Roberts. Dall’acclamato regista di “Pretty woman” e “Capodanno a New York” un film dedicato alle donne, o meglio alle mamme, nei giorni che precedono la loro festa annuale. Commedia corale: c’è la madre divorziata con figli cui non va proprio giù il nuovo matrimonio dell’ex, c’è chi va alla ricerca della propria vera madre, c’è chi deve risolvere i rapporti conflittuali con il proprio figlio, c’è anche il padre che deve rivestire le vesti di madre e badare alle due figlie adolescenti, c’è la figlia già cresciuta che riscopre il proprio rapporto con la madre non più giovanissima. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 3, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Now you see me 2 – Azione. Regia di Jon Chu, con Mark Ruffalo, Jesse Eisenberg, Daniel Radcliffe, Woody Harrelson, Michael Caine. Considerato il successo planetario della prima puntata, produttori e attori (davvero un bel gruppo!) si sono messi alla confezione di questa seconda che promette bene anzi benissimo: e ne hanno in cantiere una terza. Qui i Quattro Cavalieri illusionisti sono obbligati a lottare contro un tycoon della tecnologia (Radcliffe) che li minaccia e, quel che è più, fa di tutto per rovinarne la reputazione. La carta vincente non potrà che essere una esibizione di cui nessuno ha mai visto l’eguale. Durata 115 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Passo falso – Drammatico. Regia di Yannick Paillet, con Pascal Elba e Laurent Lucas. Un sergente perso nel territorio afghano, all’indomani di uno scontro a fuoco, in equilibrio su una vecchia mina posta dai russi. Poco lontano un camion di talebani con il suo consistente carico di eroina ed una donna francese in ostaggio, un gruppo di donne che con i loro asini vengono a recuperare il prezioso carico. Lo aiuteranno a salvarsi o dovrà affidarsi esclusivamente al suo coraggio o alla fortuna? Durata 76 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Uci)

PAZZA G2

La pazza gioia – Commedia drammatica. Regia di Paolo Virzì, con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, Tommaso Ragno e Marco Messeri. “Clinicamente pazze”, Beatrice Morandini Valdirana e Donatella Morelli sono ospiti di Villa Biondi, un centro per malattie mentali sulle colline pistoiesi, l’una egocentrica e logorroica, l’altra tatuatissima e fragile, solitaria, cui la legge ha tolto il figlio per affidarlo in adozione ad una coppia. Nonostante le diversità che le dividono, le due donne fanno amicizia, sentono il bisogno l’una dell’altra, fuggono, vivono appieno “una breve vacanza”, provano a inseguire una vita nuova sul filo sottile della “loro” normalità. Grande successo alla Quinzaine di Cannes per le interpreti e per l’autore del “Capitale umano”. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 2, Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Uci)

 

Pelè – Biografico. Regia Michael e Jeff Zimbalist, con Leonardo Lima Carvalho e Kevin de Paula. Il calcio giocato in strada a piedi scalzi, la povertà sofferta e la promessa fatta al padre, la prima vittoria clamorosa con la Coppa del Mondo a soli 17 anni: i successi e la carriera di un calciatore che continua a essere considerato il più grande e fantasioso di tutti i tempi. Durata 107 minuti. (Uci)

 

Perfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Greenwich sala 2)

 PIANO MAGGIE FILM

Il piano di Maggie – Commedia. Regia di Rebecca Miller, con Greta Gerwig, Ethan Hawke e Julianne Moore. A Maggie, bella ragazza e colta, ma tremendamente ansiosa di essere madre, non resta appunto che cercare qualcuno che le metta a disposizione il proprio seme. Ancora un ma: ma nel frattempo s’innamora di un intellò newyorkese con moglie e figli, ricambiata. Ma (ancora un altro) se poi nasce una bella bimba e l’intellò sente nuovamente il campanello del desiderio delle moglie, donna intelligente e di raro fascino? Maggie, appunto, ha un piano: perché le due donne non potrebbero allearsi per rimettere ogni cosa al proprio posto? Durata 98 minuti. (Centrale v.o., Eliseo grande, F.lli Marx sala Groucho, Greenwich sala 2, Massaua)

 

Ratchet e Clanck – il film – Animazione. Regia di Serica Cleland e Kevin Munroe. Meccanico il primo, fidato robot il secondo, entrambi impegnati nella lotta contro il cattivo di turno, l’alieno Drek, che vorrebbe distruggere ogni pianeta della galassia per poterne costruire una soltanto, esclusivamente per la propria razza. Durata 94 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Segreti di famiglia – Drammatico. Regia di Joachim Trier, con Isabelle Huppert, Jesse Eisenberg e Gabriel Byrne. Durante la preparazione della mostra che deve rendere omaggio a Isabelle, fotografa di guerra scomparsa, tornano a casa gli uomini che in modo diverso le sono stati accanto: il marito perso nei suoi ricordi, il figlio maggiore in preda alle sue nevrosi, il minore scontroso verso tutto e verso tutti, anche l’antico collega giornalista. Tutti quanti dovranno confrontarsi che quelle verità che sono sempre state taciute. Durata 107 minuti. (Romano sala 2)

 

The conjuring – Il caso Enfield – Regia di James Wan, con Patrick Wilson e Vera Farmiga. Nella Londra degli anni Settanta, Ed e Lorraine Warren, ricercatori del paranormale, se la devono vedere con presenze demoniache che infestano la casa in cui abita una madre single divorziata con i suoi quattro figli, tra i sette e i tredici anni: sarà Janet di undici anni quella che vedrà la propria vita davvero in pericolo. Durata 133 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 nice film

The Nice Guys – Azione. Regia di Shane Black, con Russell Crowe e Ryan Gosling. Dirige l’inventore della saga “Arma letale”, star Gibson e Glover. Per l’occasione, i due guys sono, nella Los Angeles degli anni Settanta, un investigatore privato, alcolizzato e padre single della tredicenne Holly, e un detective molto sui generis, costretti ad allearsi dal momento che hanno qualche faccenda poco pulita da sbrigare e soprattutto perché qualcuno li vuole morti. Durata 116 minuti. (Uci)

 

TOKYO FILMTokio Love Hotel – Drammatico. Regia di Ryuishi Hiromi, con Sometani Shota. Storie ambientate nel quartiere a luci rosse di Tokio, Kabulicho, in un alberghetto che riceve coppie in circa di un’ora di avventure. Giovanissime che si innamorano del loro cliente, governanti che scontano lì la loro pena, factotum che mentono e che scoprono che molti altri come lui mentono, il fidanzato che non sa spiegarsi come mai la propria ragazza abbia potuto mettere da parte tanto denaro in così poco tempo, l’ex innamorato che ritrova la ragazza di un tempo tra le ospiti del bordello, poliziotti in cerca di passione e di manette rosa… L’erotismo nipponico visto e analizzato sotto diversissime prospettive. Durata 135 minuti. (Massimo 1)

 

Tra la terra e il cielo – Drammatico. Regia di Neeraj Ghaywan, con Richa Chadda e Vicky Kaushal. Nel cuore sacro dell’India s’incrociano alcune vicende: come quella di Devi, che è sorpresa in intimità con un suo compagno di studi da alcuni poliziotti corrotti, come quella di Deepak che si innamora di una ragazza di una casta superiore. Durata 103 minuti. (Romano sala 1)

 

Tutti vogliono qualcosa – Commedia. Regia di Richard Linklater, con Blake Jenner, Zoey Deutch e Ryan Guzman. Negli anni Ottanta, un gruppo di matricole del college, pure accaniti giocatori di baseball, tentano di farsi strada in un momento pericoloso che li porta all’età adulta. Durata 116 minuti. (Greenwich sala 2)

 

L’uomo che vide l’infinito – Drammatico. Regia di Matt Brown, con Jeremy Irons e Dev Patel. Ai primi del Novecento, nelle aule di Cambridge, l’amicizia che nasce tra un giovane genio della matematica, di origine indiana, e un maturo professore. Un’amicizia e una collaborazione tra studiosi che saranno capaci di superare molti pregiudizi. Durata 108 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo rosso, Reposi)

 

Warcraft – L’inizio – Fantasy. Regia di Duncan Jones, con Paula Patton e Travis Rimmel. Il regno di Azeroth vive in pace da molti anni ma un bel giorno deve difendersi da terribili invasori: sono gli Orchi, provenienti da una terra agonizzante e pronti a colonizzare un nuovo mondo che li possa accogliere. Su due fronti opposti, due eroi a combattere per le loro famiglie e per le loro terre. Durata 123 minuti. (The Space, Uci)

 

X-Men: Apocalisse – Fantasy. Regia di Bryan Singer, con James McAvoy, Michael Fassbender e Jennifer Lawrence. La vendetta di Apocalisse, dall’antico Egitto ai giorni nostri, quando un gruppo di fedelissimi lo richiama in vita e lo affianca per riprendere il comando e scatenare un violento attacco alla terra. Durata 143 minuti. (Uci)

Fiori freschi per Mario Rigoni Stern

Si avanzò l’ipotesi che l’ultima dimora ad Asiago fosse un cenotafio, una tomba vuota, con le ceneri dello scrittore disperse nella steppa russa

MRS_AL_PICCOLO San BernardoMario Rigoni Stern morì ,all’età di 86 anni, il 16 giugno del 2008, nel  letto della sua casa di Asiago, dopo alcuni mesi di malattia. Era un lunedì sera. Per sua precisa disposizione la notizia della morte venne diffusa solo a funerali avvenuti, il giorno dopo, nella piccola chiesa del centro dell’altopiano dei Sette Comuni. C’erano la moglie Anna, i tre figli con i due nipoti ed il fratello Aldo dietro la bara. Nella cappella poche persone, come voleva il “Sergente nella neve”. E il mesto rintocco del Matìo, il campanone di Asiago. Ora è sepolto nel cimitero a sud del paese, sotto una grande croce di marmo chiaro che lui stesso aveva voluto recuperare dalla tomba del nonno paterno Giovanni Antonio, con davanti una piccola aiuola coltivata, come piaceva a lui. Una sera, ricordandolo a Falmenta, in valle Cannobina, insieme ad un suo grande amico , il maestro Bepi De Marzi, si avanzò l’ipotesi che l’ultima dimora ad Asiago fosse un cenotafio, una tomba vuota, con le ceneri dello scrittore disperse nella steppa russa. Ma era solo un’ipotesi, per quanto suggestiva. Rigoni Stern, nel 1973, pubblicò una raccolta di racconti intitolata “Ritorno sul Don”. E scrisse, nell’occasione: “Ecco, sono ritornato a casa ancora una volta; ma ora so che laggiù, quello tra il Donetz e il Don, è diventato il posto più tranquillo del mondo. C’è una grande pace, un grande Rigoni stern giovane con la moglie annasilenzio, un’infinita dolcezza. La finestra della mia stanza inquadra boschi e montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove dormono nella loro pace i nostri compagni che non sono tornati a baita”. La sua vita portò i segni della guerra, della ritirata di Russia e della montagna. Nel 1938, a diciassette anni ( “Sull’Altipiano, per noi ragazzi c’era un detto: o prete, o frate, o fuori con le vacche”)  entrò alla Scuola Militare d’alpinismo di Aosta, quindi combattè come alpino nel battaglione Vestone, in Francia, Grecia, Albania, Russia. Fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rientrò a casa, a piedi, dopo due anni di lager, il 5 maggio 1945. E da allora non lasciò più il suo Altopiano, dove viveva nella casa da lui stesso costruita insieme alla moglie Anna e ai tre figli. Ad Asiago lavorò al catasto comunale, mantenendo l’impiego fino al 1970, quando decide di dedicarsi completamente al lavoro di scrittore. Fu Elio Vittorini, nel 1953, a fargli pubblicare per I Gettoni di Einaudi il suo primo romanzo “Il sergente nella neve”. Poco meno di dieci anni dopo, nel 1962, pubblicò il secondo, “Il bosco degli urogalli”, sempre per Einaudi. E tanti altri seguirono fino  a “Stagioni”, l’ultimo romanzo uscito nel 2006, due anni prima della sua morte. Mario più volte affrontò quest’argomento, sottolineando come la morte non gli incutesse paura: “La vita si sa che deve finire, ma io non vivo Mario_Rigoni_Stern_(1921-2008)questa consapevolezza con angoscia –disse in una intervista per il suo 85esimo compleanno – Semmai può spaventare la sofferenza fisica, perché a volte il dolore umilia, non lascia all’uomo nemmeno la possibilità di pensare. Ma è un’età, la mia, che va affrontata avendo la coscienza del limite”. D’altronde, la morte era da sempre intrecciata alla  sua vita, se non altro per la coincidenza che l’aveva visto venire al mondo (e quindi festeggiare il proprio compleanno) l’1 novembre (del 1921), giorno dei morti. Chi lo conosceva bene ( come il giornalista Sergio Frigo ( che ha curato “I luoghi di Mario Rigoni Stern” ) dice che era assiduo al cimitero, dove si aggirava tra le tombe ricordando i familiari e i compaesani che se n’erano andati, tra nostalgia, affetto e persino qualche sorriso: come, in un suo racconto, l’episodio dei ragazzini che andavano di tomba in tomba per raccogliere la cera sciolta delle candele con cui sciolinare gli sci. “Nella mia “Spoon River” paesana ritrovo le persone scomparse e rivivo le loro storie dimenticate”, disse in un’ intervista a Frigo. In “Stagioni”, racconta “una passeggiata in Cimitero in un giorno di primavera”, tra le tombe dei genitori e della vecchia maestra, dei fratelli e degli amici che l’hanno preceduto, delle “ragazze con le quali cacciavo le farfalle” e della “guardia comunale che ci faceva correre quando eravamo troppo invadenti”. Tutto questo, scriveva, “non è greve; è invece ritrovare memorie e dolce malinconia, non memorie cattive o fastidiose, o sensi di rabbia, o di rammarico per eventuali torti Tomba Mario Rigoni Stern1subiti”. Nel libro “Tra le due guerre”, una silloge di articoli, inediti e non, dedicati in gran parte  ai conflitti, scriveva ( nel capitolo “Il giorno dei morti”): “Negli ultimi giorni d’ottobre, nel pomeriggio appena ritornati dalla scuola, invece di salire ai roccoli (…) andavamo a piccole frotte al cimitero per ripulire dalle erbacce le tombe dei parenti (…) Nel pomeriggio del 1°novembre venivano accesi sulle tombe tanti lumini, venivano anche posati bene in vista i ritratti dei defunti ivi sepolti, e ghirlande intrecciate con rami d’edera, e fiori di latta smaltata a vivaci colori (…) Nelle sere del 1° e 2 novembre nessuno usciva di casa, nemmeno i più accaniti giocatori di carte (…) Forse oggi è tutto più banale. Anche il cimitero si è molto ampliato perché i nuovi ricchi vogliono tutti la tomba di famiglia o la cappella gentilizia, con marmi lucidati, e statue, e luci splendenti; le tombe con piccole aiuole coltivate a fiori sono molto poche perché quasi tutte hanno lastre di marmo e fiori di plastica”. Forse è anche per questo che ha voluto, davanti alla croce di marmo quella piccola aiuola coltivata con fiori veri, profumati e freschi, accarezzati dal vento delle sue montagne.

Marco Travaglini

La “Repubblica” della Val d'Ossola

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In breve tempo il nuovo governo dà prova dell’ampiezza dei settori sui quali intende intervenire. Non si limita alla normale amministrazione, ma si muove lungo linee profondamente innovatrici, riflettendo “una visione non municipale dei problemi

 

Nel periodo più buio della storia italiana, durante l’occupazione nazifascista dell’Italia del nord, la Repubblica partigiana dell’Ossola ha rappresentato il primo tentativo organizzato di rinascita democratica del paese. Per più di quaranta giorni, dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944, oltre ottantamila cittadini furono i protagonisti del governo di un vasto territorio all’estremo nord del Piemonte, al confine con la Svizzera, dandosi un ordinamento repubblicano ed una legislazione che sarà in parte riproposta e rivalutata nella Costituzione italiana del 1946. La vicinanza con la Confederazione Elvetica consentì di seguire  con interesse e attenzione le vicende di questo territorio libero anche da parte della stampa internazionale. Una storia, quella dei “quaranta giorni di libertà”, breve ma ricca di esperienze politico-sociali che trovarono poi un seguito ideale nei primi passi e nelle scelte della nuova Italia repubblicana. Nel territorio liberato dalle formazioni partigiane si trovavano 35 comuni con 85.000 abitanti. I centri principali  erano Domodossola, Pieve Vergonte, Villadossola e poi tutti gli altri nel fondovalle e sulle  vallate laterali.

Nel giorno stesso dell’occupazione di Domodossola, il 10 settembre 1944, Dionigi Superti, comandante della divisione Val d’Ossola, insediò la giunta di governo. In breve tempo il nuovo governo dà prova dell’ampiezza dei settori sui quali intende intervenire. Non si limita alla normale amministrazione, ma si muove lungo linee profondamente innovatrici, riflettendo “una visione non municipale dei problemi“. Anche nella riorganizzazione del sistema giudiziario ogni provvedimento viene inserito in un progetto di ampio respiro che non solo rimuove la legislazione fascista, ma afferma con chiarezza i principi democratici su cui intende fondarsi. La responsabilità della giustizia venne affidata ad un avvocato di formazione socialista, Ezio Vigorelli, che si dimostrò sempre attento a garantire i diritti degli imputati, compresi i fascisti di Salò. I prigionieri, radunati a Druogno in Val Vigezzo, erano trattati senza durezza, come testimoniato anche dalla “Tribune de Genève“, una delle tante testate internazionali che seguirono con interesse l’esperienza ossolana. In campo scolastico e pedagogico, grazie alla collaborazione di intellettuali antifascisti come Gianfranco Contini e Carlo Calcaterra, vennero sviluppati programmi molto avanzati, fondati su un ciclo iniziale di formazione comune a tutti e sulla successiva distinzione tra studi liceali e studi tecnico-professionali. In pratica vennero gettate le basi per molte riforme e la vita democratica fu molto intensa e partecipata.

Molti progetti restarono sulla carta, data la brevità dell’esperienza maturata nella zona liberata. Sul finire dell’ottobre del 1944 la controffensiva di tedeschi e fascisti provocò la caduta della piccola repubblica dopo giorni di duri combattimenti. Furono 13 mila gli uomini impiegati per la riconquista dell’Ossola, in gran parte truppe fasciste (meno di mille erano tedeschi), con un rapporto di forze di 4 a 1 nei confronti dei partigiani. Alle 17.40 del 14 ottobre i fascisti entrarono in Domodossola e trovarono la città semideserta, abbandonata da più della metà della popolazione stabile. Molti erano fuggiti in Svizzera, dove furono alloggiati a Briga in capannoni militari, per evitare il rischio di gravi rappresaglie. Proprio in quei giorni fu organizzata dal governo Provvisorio , e in modo particolare da Gisella Floreanini ( nome di battaglia, Amelia Valli: la prima donna a ricoprire un incarico governativo in Italia), commissario all’assistenza e ai rapporti con le organizzazioni di massa, un’importante operazione di salvataggio di 2500 bambini che, con alcuni treni, vennero inviati in Svizzera. Contrariamente a quanto avveniva normalmente per gli espatriati in Svizzera, i bambini dell’Ossola non furono trasferiti in campi di concentramento ma vennero accolti da centinaia di famiglie elvetiche che li nutrirono e accudirono come i propri figli. Quasi tutti i bambini rientrarono in Italia dopo la liberazione e la fine della guerra mantenendo , in molti casi,un legame affettivo con le famiglie che li avevano accolti nel “paese del pane bianco”. L’esercito partigiano si divise in tre spezzoni in val Divedro, in Val Formazza e in Valsesia.

L’ultimo combattimento di un certo rilievo  avvenne il 19 ottobre, con il contrattacco partigiano alle Casse del Toce. Di lì a poco, lunedì 23 ottobre 1944, la fine dei “quaranta giorni di libertà” . Restava però, indelebile,  il segno lasciato da quel “piccolo mondo pieno d’amore, di vita, di speranza e verità”. La “repubblica” dell’Ossola, certamente la più nota e prestigiosa delle 18 “zone libere” partigiane che ebbero vita tra estate e autunno 1944 in piena occupazione tedesca, rappresentò un esperimento democratico di straordinaria importanza. In proposito, è utile riportare il lucido sintetico giudizio che, a distanza di anni ( nel 1989) ne dette il filologo e critico letterario domese Gianfranco Contini: «La Resistenza Ossolana è stata un movimento di popolo, sia nei momenti della clandestinità, sia in quello palese della collaborazione al Governo provvisorio. La misura della partecipazione pubblica, in cui ognuno ebbe qualcosa da pagare o da perdere (e poi da non reclamare), fu un fatto civile di rara e non abbastanza sottolineata rilevanza».

Marco Travaglini