CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 768

“Il mare che sento” interpretazioni di arte, design e artigianato in mostra a Internocortile

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Diverse e personalissime interpretazioni marine ed ancora una volta lo spazio creato da Silvia Tardy diventa crocevia di genialità  e innovazione

 

“Il mare una volta lanciato il suo incantesimo, ti terrà per sempre nella sua aura di meraviglia” così la pensava Jacques Cousteau e pare che sulla stessa lunghezza d’onda veleggino i 10 protagonisti  della mostra “Il mare che sento”, allestita nello spazio di Internocortile,  fino al 5 maggio. b In un mix di arte, design e artigianato di alto livello, il mare viene interpretato in 10 modi  diversi. Cristina Borgogna, Alessandro  Ciffo, Cime di luce, Cristiana Erbetta, Manu Mara, Mauro Faletti, Ferdi Giardini, Carlo Gloria, Le pietre di Anna e Massimo Voghera espongono le loro diverse e personalissime interpretazioni marine ed ancora una volta lo spazio creato da Silvia Tardy diventa crocevia di genialità  e innovazione.

 

-L’artista torinese Cristina Borgogna che ama veleggiare intorno al mondo ed oggi si divide tra il paese d’origine e la Francia, espone le sue opere realizzate sul mare. Scatti fotografici rivisitati con resina e acrilico, che raccontano grandi vele, mari tempestosi, manovre in regata e maree sulle spiagge.

 

Alessandro Ciffo, famoso per l’uso geniale che fa del silicone, qui lo declina in una grande tovaglia che riprende le tonalità e il movimento del mare.

 

-Dietro il brend Cime di luce c’è Raffaella Motta, artista che pesca dalle sue esperienze marittime  e propone lampade che riproducono alla perfezione  i nodi marinari. Sono opere pensate in mare e per il mare, utilizzano tubi d’ illuminazione a led, sono resistenti all’acqua e non si riscaldano.

 

Cristiana Erbetta espone i suoi taccuini interamente realizzati a mano e sulla copertina di ognuno interpreta calligraficamente ed etimologicamente alcune delle parole  più ricorrenti nell’universo mare: galleggiare, bagnasciuga, burrasca …

 

Manu Mara artista dei gioielli ed ospite permanente di Internocortile,  per questo allestimento ha  creato invece un’alta vela in ferro e vetro, simbolo di libertà e leggerezza che si può usare come inusuale ed elegante divisorio.

 

Mauro Faletti interpreta le profondità oceaniche attraverso un light box che ha battezzato “Deep box” in cui una scala scende nell’acqua a simboleggiare la ricerca della parte più  profonda ed autentica degli esseri umani.

 

Ferdi Giardini si ispira all’acqua e crea lo specchio “Guardami, io e te siamo l’inganno o la verità?”

 

Carlo Gloria espone due suoi lavori di Mesurement Unit, realizzati  lungo le coste della Liguria.

 

-Dietro Le pietre di Anna c’è la creatività  di  Anna Torre che presenta due panche in legno  chiaro di pioppo, attraversate da una pietra di serpentino, scolpita con un movimento  sinuoso di onde.

 

Massimo Voghera, docente di Scenografia teatrale e Teatro di  figura all’Accademia di Torino,  ritorna a Internocortile con i suoi ultimi lavori legati al mare: piccoli pesci  di terracotta che all’interno celano  ironiche sorprese.

 Laura Goria

 

“Il mare che sento” fino al 5 maggio 2015

A “Internocortile” via Villa Glori 6 (zona Piazza Zara)

Da martedì  a sabato  orario: 11/13  e  15,30/19

In altri orari: su appuntamento

Alessia Gazzola, giovane e medico ma non è lei il volto di Alice

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Medico legale di Messina, caso letterario nel 2011 con “L’allieva”; da allora un inarrestabile successo che la colloca tra le perle più preziose della scuderia Longanesi

 

Carica umana e simpatia a mille, giovane e bellissima al 5° mese di gravidanza; Alessia Gazzola, al Circolo dei Lettori di Torino (gremito di pubblico) ha presentato “Una lunga estate crudele” (Longanesi), ennesimo successo per la sua Alice Allevi, l’anatomopatologa più amata dagli italiani e prossima a diventare protagonista di una fiction su Rai 1. Incontrare l’autrice significa capire al volo le ragioni del suo fascino e della dolcezza che le foto lasciano intuire. Medico legale di Messina, caso letterario nel 2011 con “L’allieva”; da allora un inarrestabile successo che la colloca tra le perle più preziose della scuderia Longanesi. Ha tutto l’entusiasmo e la luminosità dei suoi 33 anni; un po’ stanca, ma sorridente ed infinitamente disponibile, si presta all’intervista, nelle sale del luogo cult per eccellenza della cultura torinese.

 

Protagonista delle sue “commedie medico-legali gialle in cui il morto c’è sempre, ma con effetto  drammatico marginale” è la giovane Alice Allevi: medico legale un po’ maldestra, bistrattata dai superiori e dagli uomini di cui si invaghisce. Ma bravissima a risolvere i casi più intricati e pupilla del commissario Calligaris, che nutre per lei affetto paterno.”Una lunga estate crudele” (uscito da poco e già alla terza ristampa) è il quinto appuntamento con Alice. Le lettrici la seguono con empatia e tifano per le sue vicende amorose; sempre in bilico tra lo sfuggente fotografo Arthur e il capo dell’Istituto di Medicina Legale, Claudio Conforti, che ha fascino da vendere ma idiosincrasia per legami troppo solidi e di lunga durata. Questa volta il delitto è servito in teatro, con la scoperta del corpo mummificato di un attore di cui si erano perse le tracce da circa un quarto di secolo. Alice si butta a capofitto nella risoluzione del cold case; mentre la sua vita sentimentale s’ingarbuglia ancor di più con l’affacciarsi sulla scena dell’antropologo forense Sergio Einardi, che l’avvolge in una corte old style, ma senza successo. «La folgorazione è arrivata il giorno che, in incognito, mi sono unita ad una scolaresca ed ho assistito ad una rappresentazione, di altissimo livello, del Macbeth di Shakespeare in lingua originale » l’autrice racconta così la genesi del libro. Il romanzo precedente era dedicato alla sua bambina Eloisa; questo invece al marito “perché insieme scaliamo l’Himalaya”. E’ in senso metaforico? «Nasce da un aneddoto. Un amico gli disse che mi faceva da sherpa e lui se ne risentì. Ho voluto sistemare le cose».

 

-Perché sfoderi un terzo uomo?

«Non certo perché sia risolutivo o perché tra i due litiganti, il terzo gode. In realtà  non l’ho mai  visto come “papabile”.  L’ho inserito per due ragioni. Doveva scompaginare un po’ le carte, far capire alcune cose ad Alice, possibilmente anche agli altri due uomini. Poi per farle sperimentare un corteggiamento vecchia maniera, cosa alla quale non è assolutamente abituata».

 

– Poteva essere l’occasione giusta, invece lei non ne è conquistata. Perché?

«Di fatto mi sono resa conto di una cosa anche triste: scopre che tutto sommato le piace essere bistrattata. Ed io non mi divertivo a scrivere di Einardi».

 

-La storia è ambienta a Roma e Alicudi: i tuoi legami con questi luoghi?

«Nel 2007 quando iniziai a scrivere “L’allieva” ero in piena fase –commedia sentimentale di stampo anglosassone- alla Kinsella; il libro un po’ risente di quelle letture e di storie ambientate a New York e in grandi location. Volevo anch’io una città metropolitana, come Milano;  ma non la conoscevo e all’epoca ero una sconosciuta che scriveva per diletto, impensabile finanziarmi ricerche sul luogo. Così ho virato su Roma dove vado spesso. Alicudi, invece, è un po’casa: la più selvaggia e affascinante delle Isole Eolie, in provincia di Messina».

 

-Le lettrici sono affezionate ad Alice e seguono le sue vicende quasi la conoscessero: cosa provi?

«Mi gratifica moltissimo perché significa che il personaggio è vivo. Ormai quasi una cara amica, talmente reale che suscita simpatia; anche se c’è pure chi dice che la prenderebbe a schiaffi».          

 

– Finalmente è ufficiale: la Endemol produrrà la fiction, sarà trasmessa da Rai 1 e tu stai collaborando alla sceneggiatura. E’ una garanzia affinché non vengano stravolti i tuoi libri?

«I produttori e la Rai hanno detto subito di voler preservare più possibile il materiale originale e questo mi ha automaticamente messa al riparo da ogni paura. Io rivedo i dialoghi scritti dagli sceneggiatori e certo la mia mano c’è, anche se non è un lavoro che svolgo in solitaria: ci sono tante teste, tante idee».

 

-Cambiamenti?

«Si, qualcuno, e non in peggio. Anzi mi sono ritrovata a pensare che alcune cose sono migliori rispetto ai romanzi e mi sono pure detta “peccato non averci pensato io”».

 

-Scrivere per la tv quanto è differente dallo scrivere libri?

«E’ molto più difficile e me ne sono accorta collaborando. In realtà come scrittrice mantengo una padronanza assoluta, faccio tutto quello che voglio; come si dice “il potere di Dio” degli scrittori».

 

-Come si riesce a rendere sullo schermo lo spessore psicologico dei personaggi che nei libri sono descritti a tutto tondo?

«Certo nei romanzi faccio vedere uno sguardo, un sorriso o un gesto; la sceneggiatura non ha una descrizione attorno e quindi deve essere forte, con parole scelte in modo molto accurato, per non sembrare scontate. Ma gli sceneggiatori sono in gamba, entrati perfettamente nel mood della storia e questo facilita il mio lavoro di supervisore. Poi sarà fondamentale trovare gli attori giusti, in grado di cogliere le sfumature».

 

-L’anno scorso avevi  idealmente identificato Alice con l’attrice Zooey Deshanel di “New girl”; Arthur con Simon Baker di “The Mentalist”; Conforti un mix tra James Franco e Jude Law. Ora stanno cercando gli interpreti italiani e speri che l’Alice dello schermo non sia troppo caricaturale o drammatica, in che senso?

«Ci vorrebbe un’attrice molto naturale nell’interpretazione, capace di cogliere le note giuste: che non diventi grottesca quando fa gaffe e pasticci, giustamente drammatica quando deve esprimere empatia verso le vittime e i loro familiari».

 

-Lo sai vero che per le lettrici il volto di Alice sei tu?

«No, lei è un po’ la mia sorellina minore, con tutti i difetti di famiglia. E poi io non so recitare».

 

-Nel tuo futuro pensi di scrivere per cinema e televisione?

«Sinceramente non mi ci vedo. Scrivo per vocazione e sono stata prestata a questo ruolo perché il progetto riguarda i miei film. Credo non si possa improvvisare, la drammaturgia ha delle regole, è un mestiere che va imparato e non so se sarebbe adatto a me».

 

– Si preannuncia una bella estate, oltre alle riprese tv, nascerà la tua Bianca. Chi ha scelto il nome?

«Il papà e stavolta non c’è un significato particolare. Ci piace perché è semplice, ha un suono molto aggraziato, senza essere pretenzioso».

 

-Medico legale, scrittrice di best seller al ritmo di uno all’anno, una bimba piccola e un’altra in arrivo: prevedi salti mortali multipli e carpiati?

«La vita andrà riorganizzata, anche perché già così ho qualche difficoltà e devo chiedere aiuto».

 

-Idee per il prossimo libro?

«Mi piacerebbe fosse legato ai gioielli; ma potrebbe anche essere altro. Diciamo che sono in fase di  ristrutturazione. Forse sarà anche l’ultimo, perché voglio farli finire quando ancora a qualcuno dispiace».

 

-Ma così spezzi il cuore di tante lettrici!

«Congederei Alice lasciando comunque la porta aperta, perché nella vita non si sa mai. Poi vorrei cimentarmi in altre cose, ho in testa un sacco di personaggi che parlano».

 

-Come vivi la promozione in giro per l’Italia?

«Partendo dalla Sicilia è un po’ complicato e gli incontri col pubblico sono meno della metà di quanto vorrei. Cerco di farmeli bastare e di renderli speciali».

 

E a giudicare dalle persone in fila per la dedica e una foto con lei…… ci riesce benissimo!

 

Laura Goria

 

 

 

Storia di Oriente e dell’amore animale sconfinato

GATTO ORIENTE

Lui, ormai alto e maestoso, fa tutto come crede che debba essere fatto, spiando gli umani con quella sua testolona pensosa. Non fa le fusa quasi mai, non si rannicchia, non dorme con noi, lui ha una sua vita che porta avanti con coerenza

 

Oriente piangeva senza sosta e gridava (o almeno così ci sembrava) nello sgabuzzino buio di un negozio di animali. Era così piccolo da stare in una mano, la mia, mano già piccola ma non minuscola come l’essere urlante che urlava a bocca spalancata e senza sosta una nenia sconosciuta.Io ad essere sincera non lo volevo, mi spaventata quel corpicino così minuscolo dalla voce potente e lamentosa, e adocchiavo pensosa quei gatti eleganti e bianchi che graziosamente si stiracchiavano nelle loro gabbie colorate, muovendo la coda con eleganza e spalancando i grandi occhi verdi come fanno i gatti.

 

Ma poi mia sorella (e tutta la compagnia presente) si è lasciata commuovere dal mini-gatto, e così con tredici euro offerta libera mi sono portata a casa tre scatolette di cibo e l’Amore Vero.Non ha mai preso latte, non è stato svezzato, l’ho cullato e nutrito con le scatolette e con il cucchiaino, di giorno e di notte legato con una sciarpa al mio petto, come un cucciolo d’uomo.Il maledetto ORIENTE, nome amatissimo per cui ho dovuto lottare a lungo, ma che ancora adesso adoro pronunciare e anche solo pensare, non fa nulla come fanno i gatti.

 

Lui, ormai alto e maestoso, fa tutto come crede che debba essere fatto, spiando gli umani con quella sua testolona pensosa. Non fa le fusa quasi mai, non si rannicchia, non dorme con noi, lui ha una sua vita che porta avanti con coerenza.I giochi dei gatti? che schifo. Ne sceglie uno e lo usa per un pò, poi lo nasconde così accuratamente da perderlo o dimenticarsene, ça va san dire.Le fusa? mai e poi mai. Mi aspetta dietro la porta per attaccarmi, morde graffia e si butta a terra a pancia in su per giocare agli unici giochi che accetta di fare: la lotta a mani nude e il nastrino.

 

 

Il nastrino consiste in un pezzo di nastro da trascinare per casa mentre lui ti segue facendo agguati al nastro oppure alle caviglie. Sul più bello, ti giri e Oriente è al computer (spento), oppure alla finestra che spia i vicini. Ha il vizio del fumo, quindi cerca sigarette in tutte le borse o aspira felice le volute di fumo del vicino di casa:  impossibile scoprire cosa faccia con le sigarette rubate, una volta ho trovato cicche nella sua cuccetta (cesta del bucato), nascoste sotto i pupazzi, che lui usa come cuscino.Siede a tavola, si stende come te sul divano copiando la posizione e il posto preciso in cui appoggi il tuo bel deretano, con le zampe stese da un lato.

 

Non ti si spalma addosso, ma aspetta impettito che arrivi davanti alla porta, ti sente arrivare ancora prima di aprire il portone, e se c’è il gancio, cerca di aiutarti con le zampe e poi ti graffia.Una mattina mi toccava i capelli e cercava di assaggiarli, mi sono girata e per sbaglio mi ha quasi cavato un occhio.Inutile dire che nei giorni successivi guardava accigliato il mio occhio bendato ed è stato presente e squisito nei modi. Viziato vizioso ribelle e adorabile.

 

 Amorevolmente Oriente.

 

Fedreica Billone

Incontro con Poste Italiane per salvare gli sportelli in montagna

poste italianeLa Regione: congelare piano di razionalizzazione e avviare nelle diverse province un tavolo di confronto

Il vicepresidente Aldo Reschigna e l’assessore Alberto Valmaggia hanno partecipato il 24 marzo a Palazzo Lascaris ad un incontro tra l’intergruppo consiliare Amici della montagna ed i vertici di Poste italiane per il nord-ovest. “Abbiamo posto il problema dei tagli degli uffici postali – riassume Reschigna – e proposto ai responsabili di Poste Italiane di congelare piano di razionalizzazione e avviare nelle diverse province un tavolo di confronto, con il coordinamento della Regione, per ridiscutere il piano in modo da arrivare ad una soluzione che non penalizzi ulteriormente zone già di per sé disagiate. Ho riscontrato sensibilità e disponibilità nei vertici di Poste. Al più presto il confronto partirà”.

 

(www.regione.piemonte.it) Foto: il Torinese

Forum delle associazioni familiari, l'impegno per la terza età

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“Vogliamo dare il nostro contributo per favorire una cultura dell’impegno rafforzando i legami e le responsabilità verso i più deboli, soprattutto i bambini e gli anziani”

 

ll fossanese Fabio Gallo (associazione Papa Giovanni XXIII) è il nuovo presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte, che presta particolare attenzione alle problematiche della terza età. L’elezione è avvenuta  a Torino nel corso dell’assemblea annuale ordinaria, nel corso della quale il preside nte uscente, Paolo FrandPol, aveva rassegnato le dimissioni per ragioni di salute tramite una lettera.Vicepresidente è stato eletto Valter Boero (Movimento per la Vita), tesoriere Franco Rosada (associazione Formazione e Famiglia),consiglieri Adriano Frascaroli (Movimento Famiglie Nuove) e Francesco Loffredo (associazione Famiglie Numerose), già presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Cuneo di cui aveva fatto già parte come vice-presidente lo stesso Fabio Gallo.“Vogliamo dare il nostro contributo per favorire una cultura dell’impegno – ha detto Fabio Gallo presentando il suo programma – rafforzando i legami e le responsabilità verso i più deboli, soprattutto i bambini e gli anziani che nella famiglia trovano sempre un riparo sicuro su cui fare affidamento. Lavoreremo per arginare la cultura del disimpegno che si sta insinuando nelle nostre comunità locali anche con scelte politico-amministrative che spingono sempre di più le persone verso una deresponsabilizzazione nelle relazioni interpersonali, contribuendo non poco a favorire la fragilità della famiglia a cui stiamo assistendo in questo tempo. Non vogliamo arrenderci ad una società che fonda le sue basi fragili sulla sabbia, in cui tutto è precario: la casa, il lavoro e il matrimonio e di conseguenza la famiglia stessa”.

Petizione: "Stop omofobia a scuola"

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L’assessora Monica Cerutti è tra i primi firmatari della petizione “Stop omofobia a scuola – Nessuno uguale tutti uguali” promossa dalle associazioni A.Ge.D.O., Arcigay, Arcilesbica, Associazione radicale Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, Gay Center: “La scuola è il luogo dentro il quale i nostri giovani passano la maggior parte del loro tempo. Dobbiamo ritrovare il significato di quel luogo anche attraverso percorsi utili a ristabilire il principio di rispetto e uguaglianza. Dietro i banchi scolastici non nasce solo il futuro professionista, ma soprattutto il futuro individuo che dovrà agire e operare nei contesti sociali e civici. È per questo che ho firmato con convinzione il testo che hanno proposto le associazioni unite. La mia speranza è che il messaggio che si sta cercando di mandare al Governo arrivi forte e chiaro”.Le associazioni chiedono al presidente del Consiglio e al Governo che sia rafforzata e data piena attuazione alla “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)”, anche nella prospettiva del triennio 2016-2018.

 

(www.regione.piemonte.it)

PersonAtelier si prende cura delle donne torinesi

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Intervista alla consulente d’immagine Giuseppina Sansone 

 

Terza puntata del viaggio nel mondo di “PersonAtelier”, il ciclo di seminari e workshop -tenuti da esperte di coaching, immagine e creatrici  di moda e bijoux- che aiuta le donne torinesi a rinnovare look e atteggiamento.

 

Oggi incontriamo  Giuseppina Sansone: consulente d’immagine, blogger fashion con il suo (seguitissimo) “Fashion and the city” e personal shopper. Ovvero una donna per amica: colei che, con un occhio allo stile, l’altro alla moda e soprattutto un faro puntato sulla vostra personalità, può darvi una mano nel caso in cui (come Carrie Bradshaw), di fronte all’armadio straripante di vestiti, vi arrovellaste nel grido d’allarme: “Non  ho niente da mettermi!”.Chi meglio di lei per levarvi  dall’”impasse”, buttar via l’inutile, abbinare diversamente l’esistente e inserire pezzi must, autentici salvavita su cui potrete sempre fare affidamento. Insomma, un toccasana che aggiunge dosi di sicurezza, anche interiore.

 

Fermamente convinta (come Coco Chanel) che “La moda passa, lo stile resta” è la guida giusta per aiutare le donne a sfuggire l’omologazione, capire cosa sta loro meglio ed esaltarne la personalità con il look più adatto. Proprio quello che farà negli incontri di “Personatelier”, come ci  spiega: «Mi occuperò della parte relativa all’immagine, di pari passo con il lavoro della coach Daniela Prandi relativo al lavoro sull’interiorità. Le due cose si sposano perfettamente e me ne accorgo anche nella gestione delle mie clienti: inevitabilmente, il miglioramento del look produce un impatto benefico pure sul versante emotivo».

 

-Quindi la marcia in più di “Personatelier”?

«Il progetto mette insieme più professionalità e permette di vedere le cose da più prospettive».

 

-Quali sono gli aspetti più difficili del tuo lavoro?

«Tante volte le donne non hanno ben chiaro quello che vogliono fare: desiderano un cambiamento, però bisogna cercare di lavorare su una chiarezza iniziale, che spesso non c’è».

 

– Che rapporto si crea con le tue clienti?

«E’ fondamentale che io gli piaccia, come donna e come persona, anche dal punto di vista umano. Devono riconoscere in me caratteristiche e affinità che in qualche modo ci leghino, perché è anche una questione mentale. Questo feeling è molto importante, poi lavoriamo in tandem».

 

-Chi si rivolge a te?

«Generalmente donne che si mettono in discussione, o comunque sono in una fase di passaggio. E’ una cosa che deve partire da loro. Può accadere soprattutto quando compiono una certa età, per esempio 40 o 50 anni; quando ci sono separazioni, divorzi, cambiamenti sul fronte professionale. Tutti momenti che possono mettere in crisi, ed allora è più facile farsi aiutare da una professionista».

 

-Ci sono alcune regole base che dovrebbe tenere presente chi vuole migliorarsi?

«Mi auguro sempre che come punto di vista una donna abbia se stessa, sappia accettarsi e non senta la necessità di assomigliare ad un’altra. Dovrebbe avere una personalità già abbastanza formata e un buon gusto personale; capire come è fatta realmente, cosa vuole e le cose che invece non le piacciono».

 

-PersonAtelier propone lavori di gruppo, ma anche percorsi individuali. Come vedi le due opzioni?

«Innanzitutto i gruppi non sono troppo numerosi, così si lavora meglio. Ma, se per svariati motivi una donna preferisce un lavoro “ad personam”, è una scelta del tutto personale e noi possiamo andarle incontro benissimo. Comunque mettere in contatto più donne che hanno in comune  le stesse problematiche, può  rivelarsi molto positivo e spesso le fa stare meglio».

 

-Le soddisfazioni più grandi del tuo lavoro?

«Accorgermi che la donna con cui ho lavorato ha beneficiato della mia consulenza, si sente bene e c’è un riscontro  tangibile del miglioramento ottenuto. Di solito, poi, restiamo in contatto e mi faccio mandare i selfie con gli outfit che ha imparato a creare da sola. In ogni caso, resto  sempre reperibile per ulteriori consigli su acquisti od altro».

 

-In periodi di crisi come quello attuale, ingaggiare una personal shopper non è un lusso eccessivo?

«Non occorre essere una star, molte mie clienti sono donne “normali”, non  necessariamente top manager o simili. E’ una questione di cultura ed intraprendenza non legata ai soldi. Io le aiuto a capire qual è il modo migliore di comprare senza sperperare denaro».

 

Laura Goria

 

 

Testuggini e serpenti, se ne parla al Museo di Scienze

museo scienze2Tra foreste, petrolio e palme da olio: 20 anni di ricerca in ecologia e conservazione di serpenti e testuggini nel Golfo di Guinea

 

Prosegue HerpeThon 2015, maratona erpetologica in giro per l’Italia, con ricercatori che portano al grande pubblico le proprie esperienze e le scoperte in campo zoologico, parlando di animali spesso noti, come rane, rospi, testuggini, serpenti e lucertole. Organizzato da Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e dalla Societas Herpetologica Italica, l’edizione del 2015 di HerpeThon, ricca di oltre 40 appuntamenti, affronterà i temi del commercio (il cosiddetto PET-TRADE), di allevamento in cattività e di conservazione.Giovedì 26 marzo, alle ore 17:00, il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università (C.so Massimo d’Azeglio, 52) ospita una conferenza pubblica di Luca Luiselli , ricercatore della Nigerian Agip Oil Company (NAOC) del Gruppo ENI e professore di ecologia alla Rivers State University o di Port Harcourt (Nigeria Il prof. Luca Luiselli, che vanta numerosi grants internazionali per ricerche ecologiche in Africa occidentale, illustrerà i risultati più interessanti sull’ecologia e la conservazione di serpenti e testuggini, ottenuti in venti anni di ricerca sul campo nei paesi che si affacciano sul Golfo di Guinea. Particolare enfasi viene riposta ai dati sull’organizzazione delle comunità ecologiche e alle relazioni tra rettili e popolazioni umane in una regione a rapidissimo sviluppo economico. L’incontro sarà introdotto e coordinato da Franco Andreone, Conservatore al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, e da Marco Sassoé, docente e ricercatore presso l’Ateneo torinese. Ulteriori informazioni reperibili nel programma di HerpeThon 2015 http://www.mrsntorino.it/cms/la-tua-visita/temporary-museum/item/231-herpethon-2015 ). 

 

 

Giovedì 26 marzo 2015

Dipartimento di Neuroscienze dell’Università (C.so Massimo d’Azeglio, 52)

ore 17,00 Ingresso libero

 

Giovani a confronto sui temi europei

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Iniziativa promossa dalla Consulta regionale europea

 

Una simulazione delle attività di Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue per imparare come si decide a Bruxelles. È questo l’obiettivo dell’iniziativa promossa dalla Consulta regionale europea e inaugurata il 24 marzo al Campus Luigi Einaudi.  Il prestigioso ateneo torinese ospita, dal 24 al 28 marzo, oltre sessanta studenti provenienti da tutta Italia che parteciperanno al progetto “Eu Model Torino”, realizzato in collaborazione con il Movimento studentesco per le organizzazioni internazionali (Msoi), Europae (rivista di affari europei) e il Movimento Giovani federalisti.  “È motivo di soddisfazione – ha dichiarato Daniela Ruffino, presidente della Consulta europea – prendere atto della presenza di così tanti giovani. Si tratta di un segnale concreto dell’interesse maturato dal mondo studentesco nei confronti delle tematiche europee. L’iniziativa torinese ha poi una notevole rilevanza: si tratta di un’occasione davvero unica per comprendere al meglio come si opera a Bruxelles e per approcciarsi ai valori multiculturali e post-nazionali dei nuovi scenari internazionali”.  Cinque giorni, dunque, all’insegna dell’Europa, del tema dell’immigrazione e della gestione dei confini esterni dell’Ue: un appuntamento ispirato dal recente semestre europeo di presidenza italiana e dalle ultime elezioni europee, per offrire agli studenti una visione del lavoro svolto dagli organismi comunitari. Nel corso del dibattito sono inoltre intervenuti: Edoardo Greppi, professore alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino; Barbara Forni, funzionario del Parlamento europeo e Francesco Laera, rappresentante della Commissione europea.

(droselliwww.cr.piemonte.it)

Gli italiani “con la divisa sbagliata”

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“Come cavalli che dormono in piedi” di Paolo Rumiz si conferma come il racconto più anticonformista oggi presente in libreria tra i tanti titoli che rammentano la Grande guerra

 

Il 24 maggio del ’15 la cavalleria italiana passa il confine austriaco dalle parti di Cervignano e chiede a un vecchio seduto sulla porta di casa: ‘Scusi, buon uomo, dov’è il nemico?’. E il buon uomo, tranquillo,risponde: ‘Veramente, signor ufficiale, il nemico siete voi’ “. Già da questa frase s’intuisce che “Come cavalli che dormono in piedi”, di Paolo Rumiz, (Feltrinelli, pp. 272, 18 euro) si confermi come il racconto più anticonformista oggi presente in libreria tra i tanti titoli che rammentano la Grande guerra di cent’anni fa. Nel turbine delle commemorazioni sull’inizio della Prima guerra mondiale è il primo libro che affronta il tema andando controcorrente. Il tema-cardine del libro è la storia di quelli che entrano in guerra nel 1914 e poi nel 1915. Triestini, come il nonno di Rumiz, ma anche trentini che vanno in Galizia a combattere,  nel fango dell’Europa centrale, italofoni che non sono italiani, che portano le divise dell’impero austroungarico e combattono sotto le insegne di “Cecco Beppe” contro i russi. Nell’agosto del 1914, sono più di centomila i trentini e giuliani che vanno a combattere per l’Impero, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Quello di Rumiz è un racconto straordinario, avvincente,  sui luoghi dove scorse il primo sangue della grande guerra. L’esito del conflitto, la dissoluzione dell’Impero, costringerà quei soldati scampati alla morte a definirsi nazionalisticamente come italiani, ma senza ritrovarsi a casa propria. Dai cimiteri galiziani coperti di mirtilli al silenzio di Redipuglia, Paolo Rumiz sembra suggerire che l’Europa è lì, in quella riconciliazione con i morti che sono i veri vivi, gli unici depositari di senso di un’unione che già allora poteva nascere e oggi forse non è ancora cominciata.

Marco Travaglini