CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 740

Il motto dell’Artiglieria Italiana: “Sempre e Dovunque”

“Mi chiedo: nel 2018 ricorre il centenario della Vittoria della Grande Guerra. Con quale faccia noi Artiglieri d’Italia celebreremo sul Piave la Battaglia del Solstizio, al cospetto dei nostri Cauti ed Eroi? col motto sbagliato?”

Gent.mo Direttore,

già lo scorso anno pubblicai un’accurata ricerca su l’origine del motto dell’Artiglieria Italiana che, ripeto, è Sempre e Dovunque e che risale al R.D. 13 luglio 1849 di Vittorio Emanuele II. Tutte le altre versioni, Sempre ed Ovunque e Sempre e Ovunque, sono frutto di errate trascrizioni successive, che possono essere avvenute anche in buona fede. Quando però oggi si insiste a ripeterlo, perde tale aspetto di buona fede per assumere quello di caparbietà di parte.

Quindi, per quegli “ultimi giapponesi” dell’ A.N.Art.I. – per la verità assai pochi – che non si arrendono all’evidenza e rimangono arroccati sulle loro posizioni per non doversi smentire, invio le foto di alcuni reperti storici (medaglie, lapidi, monumenti, etc.) che i nostri “accurati”predecessori – come ebbe a chiamarli il nostro Presidente Nazionale per confutare il mio dire – ci hanno lasciato.

Le fotografie (qui ne pubblichiamo solo alcune) riportano scritto il motto. Ma andiamo per ordine.

reperti associativi A.N.Art.I.nastro A.P.A.I. – 1927, custodito dalla Sez. Provinc. di Torino;medaglia commemorativa del Raduno Interregionale Torino – Vercelli del ‘936;

medaglia commemorativa del 7° Raduno Nazionale di Palermo del 1939;

medaglia commemorativa dell’inaugurazione del Monumento all’Artigliere da Montagna in Torino;

monumenti, lapidi, altro.

monumento all’Artiglieria corazzata – Caserma Scalise VC;lapide bronzea – Caserma Tukory di Palermo;

francobollo commemorativo del 5°Regg.to Artiglieria.

Già lo scorso anno ebbi a dimostrare come il motto in argomento Sempre e Dovunque sia a larga maggioranza ripetuto sui vari decreti di conferimento della decorazioni alla Bandiera dell’Arma di Artiglieria. Solo una volta invece compare l’Ovunque, ma è da precisare che trattasi di un duplicato di decreto – datato 25 luglio 1914 – che riporta però ben evidente in alto a destra il timbro DUPLICATO.

Pubblicai inoltre la foto dell’ingresso principale del Comando della Scuola di Artiglieria di Bracciano, con sopra il solito motto ed infine evidenziai come anche il giornale Associativo L’ Artigliere, riportasse – fino a fine anni settanta, allorquando assunse l’attuale formato di rivista – il sottotitolo SEMPRE E DOVUNQUE, sia in epoca monarchica che repubblicana.

 

Oggi però, a parte tutte le disquisizioni, l’autorevole conferma del vero motto dell’Artiglieria Italiana lo si apprende da due alte Istituzioni dell’Esercito Italiano: l’Accademia Militare di Modena, primo istituto di formazione dei futuri Ufficiali- sia dell’Esercito Italiano sia dei Carabinieri- e il Comando Artiglieria e Ispettorato dell’Arma:

la prima custodisce, nel “Tempio della Gloria” di Palazzo Ducale la lapide bronzea della Medaglia d’oro al V.M. concessa all’Arma di Artiglieria per il suo valore, la sua perizia, il suo sangue prodigati nella 1^ Guerra Mondiale;il secondo con i decreti di conferimento delle decorazioni alla Bandiera relativi alla 1^ Guerra Mondiale e alla Guerra d’Etiopia del 1935, mostrati al seminario di Artiglieria del maggio 2016.

Ad abundantiam, nel frattempo è giunta la risposta della Segreteria della Reale Casa di Savoia ad una mia richiesta- sempre in merito al motto- che avevo inoltrato il 29 set. 2016 a S.A.R. Amedeo di Savoia, 5° Duca d’Aosta, nella considerazione che la tradizione sabauda prevedeva che il primogenito del Duca fosse Artigliere, come lo furono S.A.R. Emanuele Filiberto, il Comandante dell’Invitta 3^ Armata, che da Colonnello aveva comandato il 5° Reggimento Artiglieria e Suo figlio S.A.R. Amedeo II di Savoia, l’Eroe dell’Amba Alagi, che si arruolò a 16 anni volontario nella 1^ Guerra Mondiale come Artigliere e successivamente, nel 1931, comandò il 23° Reggimento da Campagna con sede a Trieste.

Per la verità Sua Altezza Reale, con biglietto a Sua firma, mi aveva già risposto l’8 ottobre da San Rocco dicendo di non potere, al momento, essermi d’aiuto per vari motivi di trasloco, essendo il suo archivio depositato in casse a Firenze, al momento di difficile consultazione. Pur tuttavia la ricerca non e stata messa da parte e il 12 febbraio ho avuto la bella sorpresa di avere altra autorevole risposta circa il motto, come riportato nella lettera sottostante.

Concludo auspicando che la Presidenza Nazionale A.N.Art.I. torni, senza indugiare oltre, alle origini. E poi mi chiedo: nel 2018 ricorre il centenario della Vittoria della Grande Guerra. Con quale faccia noi Artiglieri d’Italia celebreremo sul Piave la Battaglia del Solstizio, al cospetto dei nostri Cauti ed Eroi? col motto sbagliato? Il Decreto riproposto dal Comando Artiglieria, la Lapide dell’Accademia Militare e la risposta della segreteria del Duca d’Aosta docent.

Gen. Luigi Ghezzi

Delegato. A.N.Art.I. Piemonte e Valle d’Aosta

 

“Omaggio a Franca Rame” all’Auditorium di Rivalta


Il nuovo Auditorium di Rivalta (To), intitolato a Franca Rame, prende vita: domenica 19 Marzo, alle 16.00 nella sala di viale Cadore, l’inaugurazione.
E la scelta dello spettacolo – promosso da Assemblea Teatro –  per celebrare l’evento non poteva essere che quello dedicato alla grande attrice, indimenticabile compagna d’arte e di vita del “sommo giullare”, Dario Fo. “Franca. Omaggio a Franca Rame” del Collettivo Artistico “Realisti Visionari”,raccoglie tre storici monologhi quali “Una donna sola”, “Abbiamo tutti la stessa storia”, “Lo stupro”, ed è uno spettacolo che rivolge lo sguardo verso il cuore e l’anima della grande interprete e autrice, esempio di donna combattiva sul fronte delle battaglie per i diritti civili. Si tratta di uno studio portato avanti per anni da Roberta La Guardia, su una delle figure più importanti e carismatiche del panorama teatrale del ‘900. Il tutto si è concretizzato in una messa in scena forte, delicata e sensibile, su di un tema quanto mai attuale quale la violenza sulle donne. Lo spettacolo giunge a Rivalta dopo i successi in Italia e all’estero, dove è stato rappresentato,tra l’altro,  a Liverpool e Manchester. Uno spettacolo dal sapore internazione quindi, per inaugurare la nuova sala di Viale Cadore, intitolata ad una figura di spicco dell’universo teatrale, in Italia e nel Mondo. Roberta La Guardia, giovane interprete e regista è reduce da numerose esperienze, in Italia e all’estero. Nel 2014 l’incontro con Dario Fo e Iacopo Fo, che autorizzarono ufficialmente la realizzazione dello spettacolo.

M.Tr.

Oggi al Cinema

Le trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

 ***

 

Autopsy – Horror. Regia di André Ovredal, con Olwen Kelly, Emile Hirsch e Brian Cox. Un pluriomicidio nello stato della Virginia, già tre cadaveri dinanzi agli occhi della polizia locale quando in uno scantinato viene rintracciato quello di una ragazza, nuda, senza apparenti ferite sul corpo. Ma l’autopsia affidata a padre e figlio titolari di un obitorio-crematorio presenterà parecchie orribili sorprese. Durata 99 minuti. (Uci)

 

Ballerina – Animazione. Regia di Eric Summer e Eric Warin. Félicie vive in un orfanotrofio in Bretagna. Un giorno fugge per raggiungere la Parigi della Belle Epoque, nella speranza di veder realizzato il suo sogni di diventare una étoile dell’Opera. Con lei l’amico Victor: il suo sogno è quello di diventare un famoso inventore. Durata 89 minuti. (Greenwich sala 3, Massaua, Uci)

 

Beata ignoranza – Commedia. Regia di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gassman e Marco Giallini. In una scuola italiana, Ernesto e Filippo, un professore di italiano e uno di matematica, il primo chiuso nelle proprie tradizioni e contrario a quanto l’uso della Rete gli possa offrire, il secondo è perennemente connesso al web, sempre a caccia di colleghe, adorato dagli alunni. Un passato non facile da dimenticare ha anche visto una donna indecisa tra i due. E se oggi il gioco delle parti cambiasse e le idee e gli interessi dell’uno diventassero quelli dell’altro? Durata 102 minuti. (Uci)

 

La Bella e la Bestia – Fantasy. Regia di Bill Condon, con Emma Watson, Emma Thomson, Kevin Kline, Stanley Tucci e Dan Stevens. Bella finisce prigioniera nel castello governato da un giovane principe tramutato in bestia come punizione del suo cuore senza sentimenti e per il suo egoismo. Fa amicizia con i servitori anch’essi divenuti un candelabro, un pendolo, una teiera, un clavicembalo, uno spolverino. Insieme a loro, saprà guardare al di là dell’aspetto orribile del principe che a sua volta svelerà un animo gentile. Durata 129 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche in V.O.)

 

Bleed – Più forte del destino – Drammatico. Regia di Ben Younger, con Aaron Eckhart e Miles Teller. La storia del pugile italo-americano Vincenzo “Vinny” Pazienza, cinque titoli mondiali in tre diverse categorie, vittima di un grave incidente d’auto quando aveva appena conquistato il titolo mondiale dei Superwelter. I medici che lo seguono continuano a ripetergli che un solo colpo sul ring lo manderebbe a terra, con il pericolo di non camminare mai più. Ma il ragazzo trentenne non può vivere senza la nobile arte e si affida ad un nuovo coach. Durata 117 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Il diritto di contare – Drammatico. Regia di Theodore Melfi, con Octavia Spencer, Janelle Monàe, Taraji P. Hanson e Kevin Kostner. Una storia vera, tre donne di colore nella Virginia degli anni Sessanta, orgogliose e determinate, pronte a tutto pur di mostrare e dimostrare le proprie competenze in un mondo dove soltanto gli uomini sembrano poter entrare e dare un’immagine vittoriosa di sé. Una valente matematica, un’altra che guida un gruppo di “colored computers”, la terza aspirante ingegnere, senza il loro definitivo apporto l’astronauta John Glenn non avrebbe potuto portare a termine la propria spedizione nello spazio e gli Stati Uniti non avrebbero visto realizzarsi il proprio primato nei confronti dei russi. Durata 127 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale (V.O.), Due Giardini sala Nirvana, Romano sala 3, The Space, Uci)

 

Jackie – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Billy Crudup e John Hurt. I giorni che seguirono all’uccisione di Kennedy a Dallas, la ricostruzione dell’attentato, i ricordi e le immagini che invasero il mondo, il tailleur rosa di Chanel sporco di sangue, il ritorno a Washington e il trasloco dalla Casa Bianca, la lotta di una donna ormai sola contro l’establishment e la sua volontà indomita perché al presidente venissero fatti grandi, imponenti funerali di stato. Al centro della vicenda, di ogni inquadratura è la Jackie di Natalie Portman a raccontare quei giorni ad un giornalista di “Life Magazine”. Durata 99 minuti. (Ambrosio sala 3, Reposi)

 

Kong: Skull Island – Avventura. Regia di Jordan Vogt-Roberts, con Tom Hiddleston, Brie Larson, John Goodman, Samuel Jackson e John J. Reilly. Ennesima rivisitazione del mito King Kong, una spedizione ambientata nel 1973 allorché le truppe americane abbandonarono il disastrato Vietnam. Una spedizione voluta dalla scienziato Randa e diretta verso una misteriosa isola, guidata da un ex capitano inglese, con al seguito una fotografa pacifista, un pilota recluso nell’isola dai tempi della fine del conflitto mondiale, il comandante di una squadriglia di piloti di elicotteri che come tutti gli altri se la dovranno vedere con l’immenso mostro. Un budget da far tremare le vene e i polsi, un paio d’anni per preparazione e lavorazione, tra Hawai, Australia e Vietnam: per il gran divertimento degli aficionados si prevede una trilogia. Durata 118 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

John Wick 2 – Azione. Regia di Chad Stahelski, con Keanu Reeves, Riccardo Scamarcio, Claudia Gerini e Laurence Fishburne. Nuova avventura per il killer cinofilo, questa volta è il cattivo Scamarcio a richiamarlo in azione con il compito dell’eliminazione della sorella Gerini che ha tutte le intenzioni di mettere completamente le mani sulla malavita italiana. La città che fa da sfondo all’azione è Roma. Durata 122 minuti. (Lux sala 3, The Space, Uci)

 

La La Land – Musical. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Emma Stone. La storia di due ragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante attrice che continua a fare provini. Si incontrano nella Mecca del Cinema e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, due canzoni indimenticabili e due attori in stato di grazia, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Reposi)

 

Lego Batman – Il film – Animazione. Regia di Chris McKay. I mattoncini famosi in tutto il mondo si uniscono in questo film, tra citazioni cinematografiche e precisi riferimenti, da Robin al maggiordomo Alfred, da Batgirl al prode Batman che imparerà a valorizzare i rapporti affettivi cancellando il trauma che ha determinato la sua vita. Durata 104 minuti. (Uci)

 

Logan – The Wolverine – Fantasy. Regia di James Mangold, con Hugh Jackman, Richard Grant e Patrick Stewart. Un film di congedo, un eroe che depone i propri artigli e vive quasi segregato in un luogo sperduto del Messico, accudendo al suo anziano mentore, il professor Xavier, con la compagnia di un mutante che di nome fa Calibano e vorrebbe uscire dalle pagine della “Tempesta” shakespeariana. Ma c’è un’ultima avventura da combattere, accanto ad una giovanissima Laura che ha gli stessi poteri di Logan. Durata 131 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Loving – Drammatico. Regia di Jeff Nichols, con Joel Edgerton e Ruth Negga. La storia vera di Richard e Mildred, ambientata sul finire degli anni Cinquanta nello stato della Virginia, lui bianco e lei di colore, il loro amore e il matrimonio a Washington, il loro ritorno per essere arrestati e condannati per aver violato una legge che proibiva i matrimoni interrazziali, l’intervento di Bob Kennedy, il caso davanti alla Corte Suprema per arrivare nel ’67 alla libertà di matrimonio libero nell’intera nazione americana. Durata 123 minuti. (Centrale in V.O., F.lli Marx sala Groucho, Romano sala 2, Uci)

 

La luce sugli oceani – Drammatico. Regia di Derek Cianfrance, con Michael Fassbender, Alicia Vikander e Rachel Weisz. Il regista, già apprezzatissimo autore di “Blue Valentine” e “Come un tuono”, è rimasto folgorato dal romanzo della scrittrice australiana M.L. Stedman e ha affidato al cinema un’opera che dalla sua prima apparizione a Venezia ha diviso i critici come pochi film lo hanno fatto prima. Vedremo come reagirà il pubblico. Un uomo colpito dalle ferite che la Grande Guerra gli ha inferto s’è rifugiato in un’isola lontana, a guardia di un faro, il suo incontro con una donna che lo riporta alla vita, i figli che non possono avere, il ritrovamento in mare di una piccola creatura, l’apparire della vera madre e distrugge tutti i sogni di un destino felice. Insomma un gran mélo, innegabile, che qualcuno appunto ha accolto come un capolavoro e che qualcuno al contrario ha bocciato in modo assoluto e definitivo, accusando di ridicolo situazioni e personaggio, pollice verso per attrici che hanno al loro attivo degli Oscar e considerate qui vittime di un racconto dove nulla sarebbe credibile. Durata 132 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Lux sala 1, Reposi)

 

Mamma o papa? – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Valeria, ingegnere, e Nicola, ginecologo, dopo tre lustri di matrimonio, hanno deciso di divorziare. Noia, arrivismo, nuovi compagni, le offerte di lavoro che arrivano dall’estero, tutto collabora a far naufragare l’unione. Anche i loro figli sono tre e di loro nessuno dei due ha intenzione di occuparsi. Durata 98 minuti. (Uci)

 

Manchester by the sea – Drammatico. Regia di Kenneth Lonergan, con Casey Affleck, Michelle Williams e Lucas Hedges. Film in corsa per gli Oscar, sei candidature (miglior film e regista, sceneggiatura originale e attore protagonista, attrice e attore non protagonista), un film condotto tra passato e presente, ambientato in una piccola del Massachusetts, un film che ruota attorno ad un uomo, tra ciò che ieri lo ha annientato e quello che oggi potrebbe farlo risorgere. La storia di Lee, uomo tuttofare in vari immobili alla periferia di Boston, scontroso e taciturno, rissoso, richiamato nel paese dove è nato alla morte del fratello con il compito di accudire all’adolescenza del nipote. Scritto e diretto da Lonergan, già sceneggiatore tra gli altri di “Gangs of New York”. Durata 135 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Mister Universo – Commedia. Regia di Tizza Covi e Rainer Frimmel, con Tairo Caroli, Wendy Weber e Arthur Robin. Qualcuno ha privato il giovane domatore Tairo del suo portafortuna, un ferro piegato a U che, quand’era piccolo, gli aveva regalato il celebre Mister Universo Arthur Robin. Il ragazzo, con l’amica Wendy, si mette in viaggio alla ricerca dell’antico amico. Durata 90 minuti. (Classico)

 

Moonlight – Drammatico. Regia di Barry Jenkins, con Naomi Harris, Mahershala Ali e Trevante Rhodes. Miglior film secondo il parere della giuria degli Oscar, film teso, crudo, irritante. La storia di Chiron – suddivisa in tre capitoli che delimitano infanzia adolescenza ed età adulta del protagonista – nella Miami povera, tra delinquenza e droga, prima solitario e impaurito dalla propria diversità colpita dai pregiudizi, infine spacciatore che non ha paura di nulla e che sa adeguarsi al terrificante e violento panorama che lo circonda. Attorno a lui una madre tossicomane, un adulto che tenta di proteggerlo, un giovane amico. Durata 111 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 2)

 

Omicidio all’italiana – Commedia. Regia di Maccio Capatonda, con Capatonda, Herbert Ballerina, Nino Frassica e Sabrina Ferilli. Succede qualcosa di strano nel solitario paesano abruzzese di Acitrullo, dimenticato davvero da Dio e dagli uomini: un omicidio. Perché non sfruttare la situazione, si chiede il sindaco Piero Peluria, mentre arrivano folle di curiosi e soprattutto la televisione con la sua bella trasmissione “Chi l’acciso?”. Durata 99 minuti. (Reposi)

 

Il padre d’Italia – Drammatico. Regia di Fabio Mollo, con Luca Marinelli e Isabella Ragonese. Lo strano incontro tra Paolo, omosessuale introverso, e Mia, ragazza “quasi-madre” al sesto mese di gravidanza, in un locale gay di Torino. Inizieranno un lungo viaggio, fino a Roma prima per proseguire fino a Napoli e in Calabria, terra d’origine della ragazza: durante quei giorni trascorsi uno accanto all’altra nasceranno dei sentimenti cui mai nessuno avrebbe pensato. Durata 93 minuti. (Massimo sala 2)

 

Questione di Karma – Commedia. Regia di Edoardo Falcone, con Fabio De Luigi, Elio Germano, Eros Pagni, Isabella Ragonese e Stefania Sandrelli. Giacomo è l’erede di una grande famiglia di industriali, ha perso il padre quando aveva quattro anni. Suicidio. Continuando a sentire la mancanza di una presenza e di una guida, s’affida all’antico pensiero della reincarnazione, vedendo nel truffatore Mario l’uomo che da sempre sta cercando. Nulla di più redditizio per costui che non può che assecondare le volontà di Giacomo. Ma quali saranno gli esiti? Durata 90 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Rosso Istanbul – Drammatico. Regia di Ferzan Ozpeteck, con Halit Ergenç, Nejat Isler e Serra Yilmaz. Il regista turco torna a girare nella sua patria, a vent’anni di distanza dal “Bagno turco” e da “Harem Suaré”, ancora una volta avvolto nel suo realismo magico, con una storia che ha le proprie radici (rivisitate) nel romanzo omonimo, a cavallo dell’autobiografia, e che vede il ritorno a Istanbul da una Londra culla d’esilio dello scrittore Orhan richiamato dal regista Deniz al ruolo di editor per una sua nuova opera letteraria. Ma Deniz all’improvviso scompare e Ohran viene a contatto con il mondo di lui, con i suoi amici, con il suo passato. Malinconie, la realtà del quotidiano, i cambiamenti della Turchia, il passato e il presente che si guardano e si confrontano, le “madri del sabato” alla ricerca dei figli scomparsi. Durata120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 1)

 

Il tesoro – Commedia. Regia di Corneliu Porumboiu, con Toma Cuzin e Radu Banzaru. Siamo a Bucarest. Un vicino di casa di Costi va da lui e lo mette al corrente che nel proprio giardino è seppellito un tesoro, è stato suo nonno a nasconderlo prima dell’arrivo del comunismo. Ci vorrebbe un metal detector, lui non ha i soldi per acquistarlo: ma se Costi volesse intervenire, al termine della ricerca farebbero senz’altro a metà. Si apre davanti ai due uomini un lungo, lunghissimo fine settimana. Durata 89 minuti. (Classico)

 

The Great Wall – Avventuroso – Regia di Zhang Yimou, con Matt Damon, Tian Jing e Willem Dafoe. Banco di prova per coproduzioni cino-statunitensi, un gruppo di sceneggiatori hollywoodiani, un regista tra i più acclamati, un divo: ma sembra che il gioco non abbia funzionato. Una vicenda che gira intorno alla Grande Muraglia, costruita per mettere al riparo non soltanto il grande paese ma altresì il resto del mondo da orde di creature dall’aspetto animalesco in vena di enormi distruzioni. Stupisce che un regista come Yimou (“Lanterne rosse”) si sia addentrato in una simile avventura, tra kolossal e arti marziali. Durata 103 minuti. (Uci)

 

The Ring 3 – Horror. Regia di Javier Gutiérrez, con Johnny Galecki e Mathilda Lutz. Una giovane donna comincia a preoccuparsi per il suo ragazzo quando lo vede interessarsi ad una oscura credenza che riguarderebbe una videocassetta misteriosa che si dice uccida dopo sette giorni chi la guarda. Durata 102 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

T2 Trainspotting – Drammatico. Regia di Danny Boyle, con Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller e Ewen Bremmer. Il precedente “Trainpotting” aveva lasciato Mark Renton scappava con il malloppo, abbandonando i compagni in un un mare di rabbia, di droga e di sballo. Non tutti l’hanno digerita. La nuova puntata di quel film che è diventato un cult vede il nostro nel tentativo di riallacciare i contatti, e per quanto si può in vera pace, con loro rimettendo piede a Edinburgo. Quello che non ha proprio voglia di incontrare è Begbie (Carlyle), appena uscito di galera, il più legato al mondo di un tempo. Durata 117 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Un tirchio quasi perfetto – Commedia. Regia di Fred Cavayè, con Danny Boon e Laurence Arnè. François Gautier, violinista, è noto per la sua tirchieria. Detestato da tutti, incontrerà una donna pronta ad amarlo e una figlia di cui non aveva conoscenza. Grande successo in Francia grazie alla comicità di Boon noto da noi per il suo divertente personaggio protagonista di “Giù al nord”. Durata 89 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Harpo anche V.O., The Space, Uci)

 

Vedete, sono uno di voi – Documentario. Regia di Ermanno Olmi. La storia di un religioso, di un uomo del nostro tempo attraverso gli occhi di uno tra i registi più limpidi del nostro cinema. Le memorie, i racconti, le parole, gli atti di Carlo Maria Martini, per conoscere come questo importante uomo della Chiesa cattolica ha vissuto, fedele alla propria vocazione e ai propri ideali. Durata 80 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Vi presento Toni Erdman – Commedia. Regia di Marin Ade, con Peter Simonischek e Sandra Hüller. Un padre davvero sui generis che, abbandonando la sua vera identità di Winfried per assumere quella del titolo, compare all’improvviso a Bucarest dove la figlia, donna in carriera solitaria e senza uno straccio di relazione amorosa a farle da supporto in un’esistenza senza troppe luci e molte ombre, sta trattando un grosso affare. Un rapporto e una storia fatti di comicità e di tenerezza, un incontro che scombussola, un chiarimento di intenti e di futuro. Durata 162 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Massimo sala 1 anche V.O.)

 

La “Camilleri spagnola” è una ironica eterna ragazza

di Laura Goria

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Alicia Giménez Bartlett, la “Camilleri spagnola”, arriva a Torino e con i suoi noir – protagonista l’ispettrice Petra Delicado- fa registrare il pienone al Circolo dei Lettori.

Lei è una simpaticissima signora che usa l’ironia non solo nei suoi gialli, ma anche come arma per affrontare la vita, e non perde occasione per sfoderare intelligenza e battute argute. In poche parole, è idillio con il pubblico. E’ una scrittrice a tutto campo, capace di passare dalle “novelas negras” con poliziotta sui generis (e il suo vice Fermin Garzon) a romanzi di grande spessore, come “Exit”, “Una stanza tutta per gli altri” e l’ultimo “Uomini nudi”, sulla prostituzione maschile; tutti fiori all’occhiello dell’editore Sellerio. Con il suo italiano spagnoleggiante parla volentieri di sé e delle sue opere, racconta aneddoti…e chi già ama i suoi libri non può che innamorarsi anche di lei.

Sottolinea come una volta i gialli fossero considerati letteratura di serie B; mentre oggi la loro qualità è cambiata, con maggiore attenzione all’interiorità. «Il giallo permette di parlare dei problemi della gente normale, che così torna ad essere protagonista» ci dice.

Perché ambienta i suoi gialli proprio a Barcellona e non, per esempio, a Madrid?

«Barcellona presenta una serie di caratteristiche ottimali: è sul mare, ha una precisa piramide sociale con al vertice l’alta società, a scalare verso i poveri in basso. Poi ha molti   immigrati ed è una città tutto sommato piccola, ma con tanti sguardi differenti. Invece Madrid è più grande con quartieri molto più mescolati e maggiori difficoltà per trovare uno scenario che attiri i lettori».

Dove nasce l’ispirazione per le trame dei suoi libri, sia gialli che romanzi?

«Nella società: osservo le persone, ascolto come parlano dei loro problemi, constato come tutti siano coinvolti da preoccupazioni simili. Vedo un po’ com’è l’atmosfera generale e sociale. E riscontro che siamo in un momento storico terribile, in cui mancano valori e solidarietà».

 

E’ vero che raccoglie molti spunti nei bar?

«Si, lì c’è un’umanità varia, basta stare a guardare. Ma non prendo appunti, piuttosto memorizzo molto».

Un aneddoto?

«Una volta un oste consigliò un piatto dicendo “questo resuscita i morti” e un signore rispose “va bene, purché non sia Francisco Franco” (ndr. il generalissimo, dittatore spagnolo dal 1939 fino alla sua morte nel1975) Ecco questa è l’ironia del mio paese».

Anche i suoi gialli ne sono intrisi, che ruolo ha nella sua vita?

«Enorme. Sono ironica con me stessa, nelle cose che faccio quotidianamente, nelle mie relazioni con gli altri, a partire da quelle con i figli. L’ironia è un tesoro meraviglioso, diffuso soprattutto nel sud Europa».

Quanto c’è di Alicia nell’ispettrice Petra Delicado?

«Non sono io. Rispetto a me lei è molto più coraggiosa, si arrabbia di più, è più pratica, non ha paura di offendere gli altri …e poi…non invecchia mai, mentre io si».

Come passa dai noir ai romanzi?

«Penso che tutti gli scrittori abbiamo delle storie in testa che trovano il loro momento ideale per venire fuori. E’ la storia che impone la sua forza. Quando sono triste, stanca e magari ho appena scritto un romanzo, sento il bisogno di tornare a Petra e di due parole sconce…ecco questo mi fa sorridere. Ho provato a scrivere due libri contemporaneamente, ma non sono così schizofrenica, per me è troppo difficile, direi impossibile».

Il suo ultimo romanzo “Uomini nudi” parla di strip tease e prostituzione al maschile, da dove arriva l’idea ?

«Con un’amica ho visto uno strip tease maschile in un locale di Barcellona, frequentato da donne che ci vanno in gruppo per fare festa e divertirsi. Così ho indagato questo fenomeno socialmente nuovo».

Praticato da chi?

«In Spagna si dicono “ragazzi da compagnia”: sono giovani, abbastanza belli, colti, educati, ragazzi normali che non hanno trovato altre possibilità di guadagno. Si spogliano in pubblico ma possono anche essere i compagni di una cena, da presentare agli amici, e con cui poi magari passare la notte. Le donne che li pagano sono sempre di una classe sociale elevata e ricche: cercano compagnia, la possibilità di essere accolte in società con al fianco uno più giovane. E’ la dimostrazione che le cose sono cambiate; anche le donne cercano di non sfracellarsi più in relazioni amorose serie. Esiste la prostituzione e alcune che ne fanno uso».

Il titolo è una metafora?

«Si, siamo tutti nudi: di fronte ad un grande problema si vede come siamo nel profondo, il nostro modo di affrontare la vita».

Oggi in Spagna quanto è ampio il divario tra aspirazioni ed effettivi sbocchi lavorativi?

«E’ terribile ed è un problema generazionale e generale. I giovani che hanno studiato e si sono preparati, trovano davanti un muro. Molti vanno all’estero, altri svolgono lavori al di sotto delle loro aspettative professionali».

Cos’è per lei scrivere, ed è vero che se passa qualche giorno lontana dal computer è di pessimo umore?

«Lo sostiene mio marito che a volte mi dice “Vai a scrivere che sei insopportabile”. Non ne sono   cosciente, forse è perché quando scrivo sono sola con me stessa e i miei pensieri, senza dover correre indaffarata in continuo movimento. Questa pausa introspettiva è molto importante, a volte ho proprio bisogno di starmene completamente da sola… e la scrittura è   questo».

Ha detto che per essere scrittori è necessario che la letteratura sia la cosa più importante della vita, ma che lei non ne sarebbe capace. Allora cosa conta di più?

«La vita in se stessa. Mi piace osservare la natura, gli animali, l’amore. La vita è piena di possibilità e pensare che sia importante solo il tuo libro, la tua carriera o l’idea di scrivere un capolavoro, ecco tutto questo per me non è stato possibile. Perché io ho voglia di vivere».

 

Ha avuto 2 mariti, 2 figli naturali e 2 acquisiti; come si è trovata nella famiglia allargata?

«Mi sono divertita parecchio. Adesso sono adulti ma quando erano piccoli, e in alcuni periodi stavano tutti con noi, ridevano, scherzavano…in vita mia non ho mai cucinato tanto così, ma ero contenta ed è stata un’esperienza positiva».

Che effetto fa essere definita la “Camilleri spagnola”?

«Una volta un giornalista si sbagliò definendomi “la Camilleri italiana”; l’editore mi chiamò divertito annunciandomi che non ero più… solo… la Camilleri spagnola, ma anche italica. E’ chiaro che per me è un onore. Lui è un maestro e scrive tantissimo; io non ho la stessa agilità e facilità. E non ci siamo mai conosciuti, pur essendo entrambi autori della Sellerio».

Chi è Alicia Giménez Bartlett?

«Una ragazza che è diventata vecchia senza accorgersene».

Il prossimo libro?

«Dopo 5 anni avevo bisogno di tornare a Petra. Sto scrivendo la sua nuova avventura e la consegnerò all’editore a fine estate. Questa volta parlerò di un assassino seriale, anche se rendere la storia verosimile è piuttosto impegnativo»

L’era dei tulipani

Non fioriscono più i tulipani in piazza Sultanahmet a Istanbul e nei giardini olandesi, appassiti precocemente dopo le schermaglie politiche tra la Turchia e la liberale e tollerante Olanda sfociate in una delle crisi diplomatiche più serie degli ultimi anni. Ministri turchi bloccati ai confini, visite già programmate e cancellate da un giorno all’altro, ambasciate chiuse, rapporti diplomatici compromessi, minacce di inondare l’Europa di profughi. Ma dove sono finiti i tulipani della pace? L’imminente primavera, di cui stiamo già godendo un piacevole anticipo, salverà le relazioni tra olandesi, tedeschi e turchi? E la Storia, chi se la ricorda? Gli stessi attori che hanno innescato la vivace querelle finita in questi giorni al centro della cronaca internazionale non possono dimenticare che furono proprio i tulipani, qualche secolo fa, a riportare serenità e pace tra l’Impero sul Bosforo e l’Europa, dopo secoli di conflitti tra l’Islam turco e il Vecchio Continente. Non si sono sempre detestati e insultati olandesi e turchi.

Tutt’altro, agli inizi del Settecento, il tulipano ha svolto un ruolo molto particolare nella storia turca e nelle relazioni tra Costantinopoli e le potenze europee.

 

Il periodo tra il 1718 (subito dopo il Trattato di pace di Passarowitz tra l’Austria, Venezia e gli Ottomani) e il 1730 è stato chiamato proprio “l’ Era del Tulipano” sotto il regno del sultano Ahmed III. Fu un momento storico segnato dalla pace tra cristiani e turchi e dallo sviluppo delle arti e anche il tulipano entrò con autorevolezza nella vita di tutti i giorni, nel folclore e nelle feste popolari. In Turchia era chiamato tullband che significa turbante, copricapo per la forma del fiore.

 

Lo si ammirava ovunque, veniva ricamato sui vestiti, sui tappeti e sugli abiti dei sultani, si vedeva sui mobili dei palazzi, nei dipinti e nelle maioliche, si scrissero anche delle poesie sul tulipano, trionfava nei giardini e nei parchi intorno al Corno d’Oro e sul Mar di Marmara. Ma il tulipano era già conosciuto nei secoli precedenti e lo amavano Maometto II il Conquistatore e Solimano il Magnifico che lo fece piantare in tutti i territori dell’Impero diventando un simbolo di abbondanza e di clemenza. Fu proprio da Costantinopoli che nel Cinquecento i tulipani si diffusero in Occidente. Se ne innamorò pazzamente il barone De Busbecq, ambasciatore fiammingo nella capitale ottomana, che lo fece conoscere in Olanda e in tutta l’Europa. Da appassionato naturalista riempì casse di bulbi di questo strano e sconosciuto fiore per farli giungere negli orti botanici dei Paesi Bassi. La nuova pianta importata dall’Impero dei sultani piacque talmente agli olandesi che verso la fine del Cinquecento era normale assistere nei porti a un continuo passaggio di navi provenienti dalla Turchia cariche di bulbi di tulipano che colorarono in breve tempo i campi fiamminghi. Da quei campi i bulbi inondarono tutti i Paesi europei. Ad aprile, ogni anno, milioni di tulipani vestono Istanbul con un tripudio di colori e chissà, magari anche questa volta toccherà a questo fiore placare l’ira di turchi ed europei.

 

Filippo Re

Tre appuntamenti per Cinema in verticale

La XIX edizione di CINEMA in VERTICALE propone tre appuntamenti nei giorni 17, 18 e 21 marzo 2017 alle ore 21 con Francesco Torre, Luigi Cantore e Nico Valsesia, tutti ad ingresso gratuito

Venerdì 17 marzo nelle sede Cai di Giaveno FRANCESCO TORRE presenta “Everest, la vetta del mondo scalata dall’uomo comune”. Il 21 maggio 2016 l’avvocato Francesco Torre di Gravere – dopo una ascensione resa ancor più difficile nell’ultimo tratto da difficoltà con l’erogatore di ossigeno – conquistava la vetta dell’Everest, il tetto del mondo. Un’impresa non per tutti, fortemente voluta dopo anni di preparazione, un duro allenamento specifico, e una forza di volontà non comune per portare a termine e realizzare il sogno di tutti gli alpinisti.
Torre racconterà la sua avventura imalaiana in una serata con proiezione di fotografie e filmati.

Sabato 18 Marzo nel Centro Sociale di via Pelissere 16 a Villar Dora, LUIGI CANTORE presenta il suo film “Profumo di resina”, tratto dall’omonimo romanzo di Fabrizio Arietti. La Storia è ambientata tra 800 e 900 al Lago del Moncenisio, Valle di Susa, Toscana, Liguria e Germania. Le vicende si intrecciano sino a a quando, nel 1996, due ragazzi trovano al Moncenisio, dopo lo svuotamento del lago tra i resti della casa dei guardiani delle vecchie dighe, le piastrine di riconoscimento di sue soldati. La curiosità e la passione spingeranno i due giovani a intraprendere assidue e complicate ricerche e in un crescendo di emozioni scopriranno circostanze incredibili…

Martedì 21 marzo al Centro Sociale di Pellissere 16 a Villar Dora sarà ospite NICO VALSESIA, Il più noto rappresentante italiano di trail running, che presenta “Mas alto lisa cóndores  – From zero to Aconcagua” e l’anteprima della sua ultima fatica “From Zero to Elbrus”.
Maestro di sci, runner, trailer, ciclista, ideatore e organizzatore di gare, ha corso per cinque volte la Race Across America (4800 km in bicicletta no stop dal Pacifico all’Atlantico), con un secondo posto nel 2006 e un terzo posto nel 2014, nel 2012 ha attraversato di corsa (primo uomo al mondo insieme allo svizzero Marco Gazzola) l’immensa distesa del Salar de Uyuni, in Bolivia, a 3600 metri di quota, nel 2013, mettendo insieme le sue passioni per la bicicletta, la corsa e la montagna, ha stabilito il record mondiale sul percorso Genova-Monte Bianco: 316 km e 4810 metri di dislivello positivo netto in 16 ore e 35 minuti.
A Cinema in Verticale, con supporto di video e fotografie,  presenta la sua impresa del 24 gennaio 2015: solo 22 ore e 41’ per percorrere, in bicicletta e a piedi, record mondiale di maggior dislivello positivo, dal livello del mare alla cima dell’Aconcagua (6963 m)! A sostenerlo nell’impresa, un team di amici di cui ha fatto parte anche Giovanni Storti (proprio lui, quello di Aldo Giovanni e Giacomo), che da anni segue Nico con il fondamentale ruolo di “motivatore speciale”: perché, per Nico, una bella risata tra amici è sempre il carburante migliore.
Nico Valsesia presenterà anche “From Zero to Elbrus” la sua ultima fatica del 25 giugno 2016. 31 ore e 55′ per andare, in bicicletta e a piedi, dalle rive del Mar Caspio alla vetta del monte Elbrus. Il monte Elbrus è il tetto d’Europa e seconda vetta del circuito internazionale delle Seven Summits. Nico è partito alle 4:33 del mattino del 25 giugno da Sulak, sul mar Caspio a – 29 metri di quota, e ha pedalato per 510 km fino al villaggio di Azau, ai piedi dell’Elbrus, a 2350 metri di altitudine. Caldo opprimente, traffico, strade in condizioni disastrate hanno reso tutto più complicato ma anche questa volta questo incredibile atleta ce l’ha fatta.


“Cinema in Verticale”
è una rassegna sul cinema e la cultura di montagna la cui XIX edizione si svolge tra il 16 febbraio e il 7 aprile 2017 con 12 appuntamenti, tutti ad ingresso gratuito, nei Comuni di Caprie, Condove, San Giorio di Susa, Venaus e Villar Dora in Valle di Susa e nei Comuni di Giaveno e Orbassano nella limitrofa Val Sangone.
La rassegna da 19 anni viene organizzata dall’associazione Gruppo 33 di Condove come anteprima del Valsusa Filmfest, festival sul recupero della memoria storica e sulla difesa dell’ambiente la cui XXI edizione inizierà il 31 marzo.
Cinema in Verticale  affronta varie tematiche legate alla montagna come l’alpinismo e altri sport legati alla verticalità, l’esplorazione, la salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali, la cultura, la vita e le abitudini di piccole e grandi comunità montane. In ogni appuntamento, oltre alla proiezione di filmati, sono presenti ospiti quali autori e protagonisti delle immagini, alpinisti, guide alpine, scrittori, giornalisti, esperti ed appassionati per dibattere ed attualizzare i temi.
Il programma completo è online in www.valsusafilmfest.it 

Le “risonanze del colore”

E’ visitabile fino al 31 marzo, presso la sala esposizioni Panizza a Ghiffa (Vb) la mostra “Risonanze del colore” dell’artista Roberto Ripamonti. La mostra, organizzata dall’Officina di Incisione e Stampa “Il Brunitoio” , ha registrato un buon successo da parte del pubblico che ha apprezzato le opere del pittore e poeta cusiano. Come scrive, nella presentazione il critico Francesco Pagliari, l’elemento centrale, il filo conduttore che riunisce le opere “è la riflessione dedicata al colore,attraverso esperienza e conoscenza che fondano, insieme, procedure artistiche, nella duplicità dimateria e luminosità, nell’assemblare nuclei, che dispiegano risonanze dei colori delle forme,tangibili testimonianze creative”. 

In ogni quadro di Ripamonti emerge il suo mondo quotidiano, accompagnato dalle sue sensazioni legate al gusto e alla memoria, oltre alla spiccata sensibilità sociale che emerge potente nella rappresentazione del “quinto stato”, immaginando una rienterpretazione aggiornata e quasi liquida   del celebre dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Gli orari di visita della mostra:da giovedì a domenica 16.00 – 19.00Sala Esposizioni Panizza – Corso Belvedere, 114 – Ghiffa ( Vb)  info@ilbrunitoio.it/www.ilbrunitoio.it.

Marco Travaglini

Piemonte Movie gLocal, ecco i vincitori

Domenica 12 marzo 2017 alle 20.30 al Cinema Massimo (Torino) si è conclusa la 16° edizione del Piemonte Movie gLocal Film Festival, con l’assegnazione dei premi delle sezioni competitive Spazio Piemonte e Panoramica Doc, che hanno visto in concorso rispettivamente 20 cortometraggi e 10 documentari, tutti rigorosamente girati da autori piemontesi o che hanno scelto la nostra regione come set, oppure realizzati da case di produzione locali. La premiazione giunge al termine di 5 giorni di festival che hanno portato in sala un totale di 53 film che hanno registrato l’ottima accoglienza del pubblico che ha superato le 2.300 presenze.

PANORAMICA DOC

La giuria di Panoramica Doc, presieduta da Andrea Romeo (Biografilm Festival) e composta da Alessandro Dominici (direttore della fotografia), Gabriele Rigola (docente DAMS), Sergio Stagno (Skepto International Film Festival) e Elena Testa (Archivio del Cinema d’Impresa d’Ivrea) assegna il

PREMIO TORÈT – ALBERTO SIGNETTO MIGLIOR DOCUMENTARIO

* Premio in denaro del valore di 2.500 €

I CORMORANI di Fabio Bobbio

Per la sua intensità visiva, per il suo carattere ibrido e laboratoriale che fonde documentario e finzione.

La giuria speciale composta dagli studenti di Istituto Fellini Srl – Cinema E Tv, Istituto Professionale Statale Albe Steiner Torino, Piazza dei Mestieri, Liceo Domenico Berti Torino, Istituto Tecnico Industriale Pininfarina, Istituto d’Istruzione Superiore Statale Baldessano – Roccati e O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo assegna il PREMIO PROFESSIONE DOCUMENTARIO (Premio in denaro del valore di 500 €) a

AVEVAMO VENT’ANNI di Remo Schellino

PREMIO DEL PUBBLICO

* Selezione di vini offerto dalla Azienda Vitivinicola Santa Clelia

ANGELO FROGLIA. L’INGANNO DELL’ARTE di Tommaso Magnano

SPAZIO PIEMONTE

La giuria di Spazio Piemonte presieduta dallo sceneggiatore Nicola Guaglianone e composta da Greta Fornari (TorinoFilmLab e Sales Agent Lights On), Marco Mastino (Cinemautismo), Riccardo Plaisant (Skepto Film Festival) e Camilla Ravina (FIP Film Investimenti Piemonte) assegna i seguenti premi

PREMIO TORÈT MIGLIOR CORTOMETRAGGIO

* Premio in denaro del valore di 1.500 €

QUELLO CHE NON SI VEDE di Dario Samuele Leone

Per aver trasformato l’invisibile in visibile, il pietoso in impietoso, l’inumano in umano, in un racconto breve dove non si finisce mai di stupirsi.

MENZIONI SPECIALI

ANIMAL KINGDOM di Simone Chiappinelli

Per aver cercato di smascherare le nuove leggi del mondo animale e aver mostrato il volto nascosto di Torino.

MOONBEARS ON PLANET EARTH di Nadia Zanellato e Andrea Daddi

Un reportage originale e coraggioso, che con sensibilità e rispetto ci mostra la brutalità del conflitto tra uomo e animale.

PREMIO O.D.S. – MIGLIOR ATTORE

* Buono del valore di 600€ per i percorsi di formazione o seminari di O.D.S.

Edoardo Di Maria in LA PROCEDURA (regia di Alessandro Valbonesi)

Per aver costruito con spontaneità e delicatezza un personaggio immerso nel dramma della perdita dell’identità.

PREMIO O.D.S. – MIGLIOR ATTRICE

* Buono del valore di 600€ per i percorsi di formazione o seminari di O.D.S.

Alice Olivazzo in AN AFTERTHOUGHT (regia di Matteo Bernardini)

Per la naturalezza e il talento dimostrato nel dare vita a un personaggio fiabesco, pronto ad entrare nel nostro immaginario.

MIGLIOR CORTO D’ANIMAZIONE

* Consiste in un buono del valore di 200 € in libri, offerto dalla Libreria Pantaleon

MERLOT di Marta Gennari e Giulia Martinelli

PREMIO DEL PUBBLICO

* Selezione di vini offerto dalla Azienda Vitivinicola Santa Clelia

AN AFTERTHOUGHT di Matteo Bernardini

 

  • PREMI SPECIALI ASSEGNATI DALLE GIURIE PARTNER DEL gLOCAL FILM FESTIVAL •

La redazione di Cinemaitaliano.info: il direttore Stefano Amadio con Carlo Griseri, Antonio Capellupo e Simone Pinchiorri assegna il PREMIO CINEMAITALIANO.INFO – MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO che consiste nella pubblicazione del cortometraggio sul sito del portale Cinemaitaliano.info a

COSIMO di Matt Gorelli

Per la sua capacità di inquadrare la vita e il mondo di un personaggio forte e difficile, in grado di reggere il film sulle sue spalle e di aiutare lo spettatore ad andare oltre le apparenze e le proprie certezze.

Machiavelli Music Publishing assegna il PREMIO MACHIAVELLI MUSIC PUBLISHING – MIGLIOR COLONNA SONORA che consistente nella pubblicazione della colonna sonora su iTunes, Apple Music, Spotify, Deezer e su altri digital stores online a

KHOLEHO MOSALA, intorno alla cui musica si snoda il racconto di AWAKE (regia di Cesare Ambrogi). Il racconto della rivolta, dell’esperienza in carcere, della solidarietà tra i detenuti, si trasforma in atto creativo e diventa musica, nascendo spontaneamente dalla collettività come potente parola del Riscatto.

MENZIONE SPECIALE Machiavelli Music Publishing – Miglior Colonna Sonora a

SOUNDSCAPES (regia di Omar Bovenzi), il racconto del dietro le quinte dell’omonimo workshop tenuto da Paul Beauchamp, Jochen Arbeit e Fabrizio Modenese Palumbo. Nel cortometraggio che documenta il workshop e racconta il progetto, abbiamo apprezzato la sperimentazione musicale come momento di creazione condiviso, di percorso e di punto d’incontro tra musicisti con esperienze e background diversi.

 

La giuria mista composta da alcuni membri dello staff di Piemonte Movie e di Seeyousound International Music Film Festival assegna il PREMIO VIDEOCLIP PIEMONTE SYS che consistente in un corso di perfezionamento presso l’accademia della Nikon, sponsor ufficiale di SYS

PIRAMIDI di Marco Pellegrino. Canzone di PELLEGRINO

Un delicato mix tra immagini fotografiche e animazione mette in luce la capacità non banale di lavorare su differenti livelli con più di un mezzo di comunicazione. Questo video dà valore al brano e da esso ne trae la poesia che ci ha conquistato.

MENZIONE Videoclip Piemonte SYS (Servizi offerti da Simpol-Lab, partner di Seeyousound)

ASK THE STARS di LUCA VIGLIANI. Canzone di NEVERWHERE

Un’animazione capace di unire l’estetica vintage data dalle cromie fortemente evocative a un tratto più squadrato e abilmente giocato sullo speculare. Un video che riesce a mostrare la band con immagini da un playback “disegnato” che rende il progetto decisamente interessante.

Gli allievi del primo anno del college Cinema, coordinati dal docente di sceneggiatura e regia Andrea Tomaselli assegnano il PREMIO SCUOLA HOLDEN – MIGLIOR SCENEGGIATURA che consistente nella partecipazione gratuita a uno dei corsi della Palestra Holden a

MERLOT di Marta Gennari e Giulia Martinelli

Per la capacità di mantenere un ritmo fresco, per l’immaginazione e la creatività nella pianificazione dell’uso dello spazio, per l’omaggio al cinema muto dei comici degli anni ’20 e soprattutto perché rielaborare Cappuccetto Rosso facendo traballare la nostra comprensione della storia fino alla fine è un lusso inaspettato.

MENZIONE Scuola Holden – Miglior Sceneggiatura

SCOTOMA di Gipo Fasano

Per una sceneggiatura chiara, dal realismo curato e abilmente portata sullo schermo, la Scuola Holden vuole proporre una Menzione Speciale per Scotoma di Gipo Fasano. 

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(Credits Diego Dominici)

 

Librolandia omaggia Stephen King e J.R.R. Tolkien

 

Va prendendo forma il programma del XXX Salone Internazionale del Libro di Torino e fra le tessere già collocate dal direttore Nicola Lagioia sul mosaico che sta realizzando vi è il duplice omaggio a due veri e propri “divi” della letteratura internazionale, quali Stephen King e J.R.R. Tolkien. Per entrambi il 2017 rappresenta un anno di celebrazioni: King compirà 70 anni a settembre, mentre sono diversi gli anniversari per Tolkien, fra cui il 125° della nascita e l’80° delloHobbit.

 

Autori di culto in tutto il mondo, accomunati non soltanto dalla dimensione fantastica della propria produzione letteraria, ma dal fenomeno editoriale rappresentato, King e Tolkien sono fra gli scrittori con il più alto numero di libri venduti su scala planetaria. Benché stilare classifiche precise sia complicato, ci si trova certamente dinanzi a un mercato di centinaia di milioni di volumi in tutte le lingue. Inoltre, attorno ad ambedue si è sviluppata nel tempo una dimensione che va al di là della mera sfera editoriale: ciascuno vanta infatti veri e propri fandom in ogni continente, comunità di appassionati che oltre riunirsi virtualmente attraverso una fitta rete di newsgroup, mailing list,forum, webzine, eccetera, promuovono costantemente l’organizzazione di incontri, seminari, mostre, raduni, feste, cosplay.

 

Proprio questi due “popoli” sono attesi in massa al Salone Internazionale del Libro per prendere parte agli appuntamenti in programma, come nel caso del grande rendez-vous europeo per i seguaci di Tolkien organizzato nella serata di sabato 20 maggio in riva al Po, fra le mura delBorgo Medioevale del Valentino. Una festa in costume corredata da un concerto di Arturo Staltericon musiche ispirate al Signore degli Anelli che condurrà a Torino schiere di appassionati della saga.

Sempre il 20 maggio, ma alle 18,30 e all’interno della fiera, è previsto un momento speciale curato da Loredana Lipperini in collaborazione con l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, già presente nella serie radiofonica di Radio3 in onda a gennaio-febbraio per Pantheon. Nell’occasione a Tolkien, di cui Bompiani pubblicherà a giugno Beren e Luthien (curato dal figlio Christopher), il Salone dedica la lectio magistralis di Wu Ming 4 Aspettando Beren e Luthien – Donne, dame ed eroine nel mondo di J.R.R.Tolkien, con l’intervento del presidente Aist, Roberto Arduini. L’associazione porterà inoltre al Salone Off una mostra di illustratori italiani dedicata all’autore; e i cosplayer tolkieniani, grazie a Torino Comics, saranno presenti nei padiglioni del Lingotto.

 

Come detto, riflettori puntati anche su Stephen King, le cui opere hanno accompagnato generazioni, le hanno appassionate, hanno forgiato il loro immaginario, superando il concetto del “fantastico” in senso stretto. Nella serata di venerdì 19 maggio, il Salone prevede un lungo omaggiodalle 18 alle 20, condotto da Giovanni Arduino, scrittore, traduttore e profondissimo conoscitore di King, e da Loredana Lipperini. Si alterneranno testimonianze, musiche, filmati, fumetti, fan scatenati, cosplayer in tema, apparizioni a sorpresa e, a partire dalle 19, sei scrittori leggeranno le pagine kinghiane che più hanno amato.

Dal Centro Pannunzio il Premio “Alda Croce”

Martedì 14 marzo alle ore 18, al Circolo della Stampa (c. Stati Uniti 27) il Centro “Pannunzio” consegnerà i Premi “Alda Croce” 2017 a cinque  donne piemontesi che hanno raggiunto risultati di particolare valore culturale e sociale: Consolata SOLERI BERAUDO DI PRALORMO, storica dell’arte che opera per la salvaguardia della tradizioni, ideatrice di Messer Tulipano, Bruna BERTOLO scrittrice e giornalista, Carla GATTI, direttore  dell’Area  Relazioni e Comunicazione della Città Metropolitana di Torino, Tilde GIANI GALLINO, Ordinaria di  Psicologia dello sviluppo nell’Università di Torino, Magda MORRA ,avvocato  del Foro di Torino. Il Premio è alla sua seconda edizione e intende essere un riconoscimento a donne piemontesi in ricordo di Alda Croce, torinese non solo di nascita, ma legata da profondi vincoli storici ed affettivi  al Piemonte ,a partire dalle vacanze piemontesi a Meana e a Pollone.

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Alda Croce (Torino 1918 – Napoli 2009), a cui è dedicato il Premio, figlia del filosofo Benedetto  Croce, fu Presidente  del Centro “Pannunzio” dal 1997 al 2004 e Presidente onoraria fino alla morte. Ha dedicato la vita all’opera del padre di cui fu la più stretta collaboratrice. Saggista di letteratura spagnola, è anche autrice di una monumentale biografia su Francesco De Sanctis, insieme alla sorella Elena edita dalla Utet. La sua è stata una figura di intellettuale libera da condizionamenti e la sua Presidenza del Centro “Pannunzio” è stata caratterizzata da iniziative di notevole importanza, come la pubblicazione degli “Annali” che escono tutt’ora annualmente.