CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 740

La Cenerentola di Rossini nella Cinecittà degli anni Cinquanta

Regia di Alessandro Talevi. Grande virtuosismo di Chiara Amaru’ nei panni di Angelina, la protagonista
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Debutta il 15 marzo alle 20 al teatro Regio di Torino la Cenerentola di Gioacchino Rossini, in prima italiana, per la regia di Alessandro Talevi e la direzione d’ Orchestra di Speranza Scapucci. L’opera, frutto della collaborazione tra il musicista pesarese e Jacopo Ferretti, annovera la presenza di solisti di rilievo internazionale, quali Chiara Amaru’, Antonino Siragusa, Paolo Bordogna, Carlo Lepore e Roberto Tagliavini, tutti artisti dalla spiccata vis comica. La regia, affidata al giovane Alessandro Talevi, nativo di Johannesburg da genitori italiani ma formatosi a Londra, vanta un’ambientazione piuttosto originale, Cinecittà degli anni Cinquanta.

“Un punto chiave nel decidere l’interpretazione teatrale – spiega il regista Talevi – è stato il fatto che Rossini abbia evitato nell’opera l’aspetto sovrannaturale della storia originale e che, al posto del personaggio deus ex machina, la Fata Madrina, sia il compositore pesarese sia il librettista Ferretti abbiano introdotto quello di Alidoro, l’onnisciente tutore di Ramiro. Questo fatto apre nuove prospettive di interpretazione di carattere sociale e permette di esplorare il mito di Cenerentola in chiave moderna”.

” Ho immaginato Alidoro – aggiunge Alessandro Talevi – come un regista alla ricerca dell’esatta alchimia tra il protagonista maschile e una potenziale coprotagonista femminile. Ho poi riflettuto sul fatto che l’attuale ossessione per la celebrità non è soltanto un fenomeno odierno, legato a programmi televisivi quali ” L’isola dei famosi” o “X Factor”, ma risale già all’esaltazione cinematografica di massa degli anni Cinquanta e Sessanta, quando i nomi dei divi del cinema divennero familiari a tutti”.cenerentola1

La Cenerentola è un dramma giocoso in due atti su libretto di Giacomo Ferretti, rappresentato per la prima volta al teatro Valle di Roma il 25 gennaio 1817. Ciò che più colpisce nell’opera è la sottolineatura dell’elemento patetico nel personaggio di Angelina, nel quale vengono esaltati i momenti di languore, malinconia, che sono propri del vero Rossini. Angelina è una donna completamente diversa dal personaggio di Rosina del Barbiere di Siviglia, volitiva e sicura di sé, sempre pronta a tirar fuori le unghie per difendere la propria personalità. Angelina aspetta il momento giusto e spera nella sorte benigna che la ripaghi di tutte le sofferenze subite. E intanto canta una ballata assai appropriata su di un re che sposa una ragazza innocente e buona preferendo la alle due eleganti e vistose pretendenti che se lo contendono.

La fortuna della Cenerentola nel corso dell’ Ottocento, dopo che la voce del contralto di coloritura divenne sempre più rara, diminui’ per rivivere poi grazie a alcune interpreti eccezionali come Giulietta Simionato e Teresa Breganza. Ora al teatro Regio il virtuosismo di Angelina torna a trionfare nella splendida voce di Chiara Amaru’.

(Foto: il Torinese)

Mara Martellotta

Hollywood sotto la lente (imperfetta) dei Coen

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

CLOONEY FILM

Nella Capitol Pictures che riecheggia la Mgm dei “favolosi” ma le favole sono ben altra cosa anni Cinquanta, Eddie Mannix si aggirava come insostituibile braccio destro di Luis Mayer a tenere a bada i piccoli capricci e i grandi vizi delle star hollywoodiane o a far girare alla perfezione i tabellini di marcia dei tanti film in lavorazione affidatigli, come un buon padre comprensivo o come un inflessibile giudice, fatti i conti con le necessità. Era definito fixer, vale a dire riparatore o piuttosto maneggione, se si vuole storicamente dar retta ad un suo ritratto non del tutto irreprensibile, sposato e risposato, un bel mucchietto di amanti e amichette, incline alla violenza (anche familiare), forse non del tutto estraneo al “suicidio” di quel tale George Reeves che, amico stretto della signora Mannix, s’era visto a poco a poco scivolar via il successo del suo Superman televisivo. Ritratto opposto a quello spiritualizzato che i fratelli Coen ci danno di lui nel loro ultimo Ave, Cesare, cattolico religiosissimo, pronto in confessione a mettere in conto anche le sigarette fumate, padre premuroso e marito tutto ritorno a casa, affabilità alla grande, preso da mille scrupoli se gli viene proposto di cambiar mestiere. film cesare2Al centro della vicenda, nel bene e nel male c’è lui, il perno, l’anima. Mentre negli studios si gira la storia di un centurione romano, Mannix (un eccellente Josh Brolin, in una delle sue prove migliori) deve governare il suo mondo di cartapesta, un attore belloccio e spericolato (un perennemente rintronato Alden Ehrenreich) tra le verdi praterie dei western catapultato dall’oggi al domani in una sophisticated comedy guidata da un regista facile facile a perdere la pazienza (Ralph Fiennes) per quel ragazzo che non sa proprio recitare, la stellina dei film acquatici (Scarlett Johansson alla maniera di Esther Williams) che al di là dei sorrisini che sfoggia sul set deve fare i conti con relazioni e nascituri che innervosiscono il grande capo, pronto a trovare per lei con tanto di scartoffie un marito e un padre, c’è il ballerino che sembra un nuovo Fred Astaire (un bravissimo Channing Tatum) ma che ha troppe simpatie per il mondo oltrecortina, c’è la coppia di arcigne sorelle (Tilda Swinton si sdoppia) che sguazza nei rumors e nelle quasi certezze, un misto tra Hedda Hopper e Louella Parsons. C’è il centurione sopraccitato (un perfetto George Clooney, imbranatissimo, un habitué a scordarsi le battute), rapito per conto di un gruppo di sceneggiatori “comunisti” siamo del resto negli anni del maccartismo: e Ave, Cesare è il lato grottesco e buffo del recente film su Dalton Trumbo -, capitanati dalle teorie e dai pensieri alti di Herbert Marcuse, in rivolta tra l’altro per le sottopaghe di cui sono vittime. Si ride, o meglio si sorride (imperdibile il cameo di Frances McDormand, distratta montatrice) spesso, spessissimo, perché i Coen sceneggiatori imbastiscono spezzoni e battute degni del sorriso, perché esprimono con infinita saggezza il loro amore ma io direi anche il loro odio senza mezze misure, e ce lo mostrano chiaro e tondo, per gli angoli un po’ bui della settima arte per il cinema, perché a piacere camminano dentro un gran firmamento con il loro andare e venire attraverso ogni forma cinematografica, con il senso dello spettacolo che da diciassette pellicole (più due episodi) in qua si portano appresso: però anche qui dal momento che certo non siamo allo stato di grazia e dalle parti di Fargo o Il grande Lebowski o Non è un paese per vecchi, questi sì vere punte di diamante – hanno l’aria di promettere molto più di quanto poi in realtà ti offrono. ave cesare filmAlla parola fine ti lasciano spiazzato, ti alzi dalla poltrona del cinema con la paura che la grande, piacevolissima costruzione che ti sei visto edificare in 106 minuti ti si sgonfi all’improvviso, ti rendi conto che l’intelligenza, le citazioni, le criptiche allusioni, l’architettura raffinata, le graffiate e il sarcasmo e quant’altro non sono poi il capolavoro che ti hanno promesso. Le tre o quattro storie che nascono e finiscono attraversano lo schermo e si perdono nel buio della sala. L’andatura del racconto, la voce fuori campo che ti riporta ai Cinquanta pieni, con quel bel doppiaggio altisonante, importante e “ricco”, l’apporto filologico e l’accanita passione, il grande contributo delle prove interpretative (qualcuna eccezionale davvero), la ricostruzione dei differenti set, il gioco del cinema nel cinema, la fotografia dell’abituale Roger Deakins, sono lì a testimoniare la (quasi) riuscita del film: ma manca ancora qualcosa di più robusto, fuori del sorriso, qualcosa che allontani del tutto il termine “alta esercitazione” che all’uscita gira per la testa.

Le trame dei film nelle sale di Torino

Lumiere3 cinemaPIANETA CINEMA
 
A cura di Elio Rabbione

 

Anomalisa – Animazione. Regia di Charlie Kaufman con la collaborazione di Duke Johnson. Michael Stone ha scritto un best seller dal titolo “Come posso aiutarti ad aiutarli?” ed è a Cincinnati per una conferenza. E’ un uomo depresso, i contatti con la famiglia sono inesistenti, anche la sua immagine riflessa nello specchio gli è quasi sconosciuta. Ma nelle sale dell’albergo incontra Lisa, una ragazza diversa da tutte le persone che vede intorno a sé. Forse potrebbe essere la svolta della sua vita. Dall’autore di “Essere John Malkovich” e “Il ladro di orchidee”, animazione rigorosamente riservata al solo pubblico adulto. Durata 90 minuti. (Classico)

 

Attacco al potere 2 – Azione. Regia di Babak Najafi con Gerald Butler, Aaron Eckhart e Angela Bassett. Mentre il capo della sicurezza personale del Presidente americano decide di dare le proprie dimissioni visto che sta per diventare padre, il premier britannico muore all’improvviso. Con il convergere a Londra dei più importanti capi di stato, l’Internazionale Terroristica di radice islamica ha programmato un attentato. All’insegna sfrontata del “déjà vu”, con Gerald Butler produttore e protagonista in vena di sparacchiate e imprese eroiche negate con un po’ di naturale giudizio a ogni altro essere umano. Consigliatissimo agli amanti del genere. Durata 99 minuti. (Ideal, Lux sala 2, Massaua, The Space, Uci)

 

CLOONEY FILMAve, Cesare! – Commedia nera. Regia di Ethan e Joel Coen, con George Clooney, Josh Brolin, Scarlett Johansson e Ralph Finnies. Nella Hollywood degli anni Cinquanta, per conto dei grandi studios giorno e notte si muove Eddie Mannix a proteggere tutti quegli attori che per un motivo o per l’altro egli debba nascondere agli occhi dei divoratori di gossip: il caso più appetitoso e pericoloso diventa il rapimento di un imbranatissimo attore chiamato a ricoprire il ruolo di centurione in un film su Gesù. Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale v.o., Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala 1, The Space, Uci)

 

spotlight3Il caso Spotlight – Drammatico. Regia di Thomas McCarthy, con Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Michael Keaton e Lev Schreiber. Una serie d’articoli, un’inchiesta e un premio Pulitzer per un gruppo di giornalisti del “Globe” di Boston – a seguito dell’arrivo di un nuovo direttore, Marty Baron, pronto ad affrontare tematiche importanti e certo non comode – che tra il 2001 e il 2002 misero allo scoperto, dopo i tanti tentativi di insabbiamento da parte del clero e in primis delle alte gerarchie ecclesiastiche, i casi di pedofilia consumatisi in quella città e non soltanto. Oscar per il miglior film. Assolutamente consigliato. Durata 128 minuti. (Centrale v.o., Eliseo rosso, F.lli Marx sala Harpo, Nazionale 1, Uci)

 

Il club – Drammatico. Regia di Pablo Larrain, con Alfredo Castro. In Cile, quattro sacerdoti vivono in una casa che s’affaccia sul mare, in solitudine e con la colpa di aver offeso il lato sacro della vita. A sconvolgere ulteriormente la loro esistenza sarà l’arrivo di padre Lazcano e di Sandokan che l’accompagna, vittima e testimone delle colpe commesse dall’uomo anni prima. Protagonista e regista dell’indimenticato “Tony Manero”. Durata 98 minuti. (Classico)

 

Deadpool – Fantasy. Regia di Tim Miller, con Ryan Reynolds. Tratto dal fumetto della Marvel Comics. Niente a che fare con l’eroe tradizionale, l’opposto del politicamente corretto, umorismo e parolacce, il tutto condito da una buona dose di cinismo. Un B-Movie che negli States è un grande successo ai botteghini nonostante il suo divieto ai minori. Durata 107 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

FILM ITALIAForever young – Commedia. Regia di Fausto Brizzi, con Sabrina Ferilli, Fabrizio Bentivoglio, Teo Teocoli e Lillo. Un gruppo di amici “finti giovani” nell’Italia di oggi che non voglioni invecchiare, dall’avvocato che non rinuncia alla maratona nonostante i problemi di cuore all’estetista divorziata che si ritrova coinvolta in una relazione con Luca, di vent’anni più giovane, da Diego dj ultracinquantenne che deve combattere con un agguerrito rivale a Giorgio, anche lui ha superato i cinquanta, fidanzato con una ventenne ma pronto a tradirla con una donna della sua età. Durata 95 minuti. (Greenwich sala 3, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Fuocoammare – Documentario. Regia di Gianfranco Rosi. Gli sbarchi di Lampedusa visti con gli occhi del dodicenne Samuele. Orso d’oro al FilmFest di Berlino. Durata 107 minuti. (Massimo 1)

 

Gods of Egypt – Avventura. Regia di Alex Proyas con Gerald Butler. Le divinità dell’antico Egitto, Horus e Set, chiamate in feroce lotta tra loro dal giovane Bek che con la donna amata vuole difendere e salvare il mondo e una prossima catastrofe. Durata 100 minuti. (Uci)

 

Legend – Thriller. Regia di Brian Helgeland, con Tom Hardy, Emily Browning e Chazz Palminteri. Già sceneggiatore di “L.A. Confidential” e “Mystic River”, Halgeland porta oggi sullo schermo la storia vera dei due fratelli Reggie (elegante e con un grande senso degli affari) e Ronnie (sanguinario, istintivo, dichiaratamente omosessuale) Kray, a capo di un’organizzazione malavitosa nella Londra degli anni Cinquanta e Sessanta, proprietari di una rete di night in cui erano ospiti fissi Frank Sinatra, Judy Garland e Shirley Bassey. Tom Hardy, già in predicato agli Oscar quale miglior attore non protagonista, sfoggia tutta la sua bravura ricoprendo il doppio ruolo, un vero one man show che non potrà che aumentare il suo successo. Durata 131 minuti. (Reposi, The Space)

 

Lo chiamavano Jeeg Robot – Fantasy. Regia di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli. Enzo è un ladruncolo romano che vive di espedienti. Una sera, inseguito dalla polizia, nelle acque del Tevere viene a contatto con un materiale radioattivo che gli conferisce sconosciuti ultrapoteri. Ad Alessia, appassionata di fumetti, piacerà considerarlo come un eroe dei suoi prediletti Manga nella lotta al male sempre in agguato, che questa volta ha le sembianze allucinate dello Zingaro. Opera prima. Durata 112 minuti. (Massimo 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Pedro galletto coraggioso – Animazione. Regia di Gabriel Riva Palacio Alatriste. Il sogno di Pedro, sin da quando era pulcino, è quello di battersi con un grande campione, Sylvester Pollone. Ma bisogna anche salvare la fattoria in cui vive dal disastro economico. Durata 98 minuti. (Massaua, Uci)

 

BATTISTON FILMPerfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Classico, Eliseo sala grande, Ideal, Lux 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Regali da uno sconosciuto – The Gift – Thriller psicologico. Diretto e interpretato da Joel Edgerton con Rebecca Hall e Jason Bateman. Simon e Robyn incontrano un giorno per caso un vecchio amico di lui, Gordon, un invito a cena, visite sempre più frequenti, regali lasciati all’ingresso della loro nuova casa. Un susseguirsi di fatti improvvisi e inquietanti, i pesci morti nella vasca, la scomparsa del cane, Robin, assalita, che si scopre incinta. Film a piccolo budget, che s’insinua minaccioso a poco a poco nello sguarda dello spettatore, rimuovendo le certezza del buono e del cattivo, sino alla sorpresa finale. Durata 108 minuti. (Lux sala 1, Uci)

Revenant – Avventuroso/drammatico. Regia di Alejandro Gonzales Iňàrritu, con Leonardo Di Caprio e Tom Hardy. Tratto da una storia vera. L’America dei grandi paesaggi e delle pianure sterminate, i pionieri alla ricerca di nuovi confini e delle pelli degli orsi. Uno di questi, Hugh Glass, nel 1823, viene attaccato da un grizzly mentre i suoi compagni lo abbandonano senza armi né cibo: il perfido Fitzgerald (Tom Hardy) gli uccide il figlio che ha avuto da una donna indiana. Di qui la sete di vendetta del protagonista, le imboscate, le uccisioni, gli stenti superati. Di Caprio, finalmente, in odore di Oscar, dopo essersi di recente già assicurato il Globe. Durata 156 minuti. (Greenwich sala 1)

 

ROOM FILMRoom – Drammatico. Regia di Lenny Abrahamson con Brie Larson. Jacob Tremblay e William H. Macy. Tratto dal libro di Emma Donoghue (anche sceneggiatrice) incentrato sulla recente storia dell’austriaco Josef Fritzl, condannato al carcere a vita, è la storia di Ma’ e Jack, madre e figlio segregate per anni in una stanza, senza alcun contatto con il mondo esterno. Una vita sotterranea, che Ma’ ha cercato d’inventare giorno dopo giorno, tra affetti e protezione. Un giorno gli rivelerà che al di là di quelle pareti esiste la vita, quella vera. Premio Oscar alla Larson come migliore interprete femminile. Durata 118 minuti. (Eliseo blu, F.lli Marx sala Chico, Nazionale 2, Uci)

 

Suffragette – Drammatico. Regia di Sarah Gavron con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep. Nella Londra di inizio Novecento, sono gli anni della Women’s Social and Political Union, la giovane Maud, fin da bambina al lavoro in una lavanderia, vittima di maltrattamenti e abusi, trovandosi un giorno a perorare la giusta causa dinanzi a Lloyd George in persona, prende coscienza della reale situazione in cui versano le donne e partecipa a scioperi e boicottaggi. Manganellate e arresti, nonché l’allontanamento dalla figlia che un marito insensibile e prepotente darà in adozione ad una coppia, non la distolgono dalla certezza di essere sulla strada giusta. Durata 106 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 2)

 

danish filmThe Danish girl – Biografico. Regia di Tom Hooper, con Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Einar Wegener fu un pittore paesaggista nella Copenhagen degli anni Venti, felicemente sposato a Gerda, pure essa pittrice. Un giorno posa per la moglie, sostituendo la modella e andando incontro a una seconda vita nelle vesti di Lili Elbe. L’amore di una coppia, una donna che guiderà il marito alla scoperta della sua autentica identità sessuale. Wegener sarà il primo uomo a tentare un’operazione per il cambio di sesso. Alla Wikander l’Oscar quale migliore attrice non protagonista: mentre personalmente mi chiedo se in maniera doverosa l’Academy non dovesse bissare l’eccezionale bravura di Redmayne e lasciare ancora una volta Di Caprio, benché professionalmente ineccepibile, a mani vuote. Durata 120 minuti. (Ambrosio sala 3, Reposi, Uci)

 

The divergent series: Allegiant – Fantascienza. Regia di Robert Schwentke, con Theo James e Shailene Woodley. Terzo capitolo della saga in una Chicago da incubo e postapocalittica. Tobias e Beatrice si avventurano in una parte di mondo a loro sconosciuta, dove molti segreti restano ancora da decifrare e dove sono presi in custodia da un misterioso Dipartimento di Sanità Genetica. In attesa del capitolo finale, “Ascendant”, previsto per l’aprile del prossimo anno. Durata 110 minuti. (Greenwich sala 2, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

The hateful eight – Western. Regia di Quentin Tarantino, con Kurt Russell, Samuel L. Jackson, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth. All’indomani della Guerra di Secessione, tra le montagne del Wyoming, una tempesta di neve blocca in una stazione di posta una diligenza e nove persone, un cacciatore di taglie con la sua prigioniera da condurre alla forca ed un collega di colore un tempo arruolato a servire la causa dell’Unione, un generale sudista, un boia e un cowboy, un messicano e il conduttore della diligenza, il nuovo sceriffo di Red Rock. Tensioni claustrofobiche mentre qualcuno non è chi dice di essere, sino alla violenza finale. Musiche di Ennio Morricone, già vincitore del recente Globe e prossimo (?) a salire sul podio più alto degli Oscar. Durata 180 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Tiramisù – Commedia. Regia di Fabio De Luigi, con Vittoria Puccini, Fabio De Luigi e Angelo Duro. Antonio è un grigio informatore medico che giorno dopo giorno tenta di vendere i propri prodotti senza un minimo di verve e di immaginazione. Vicino a lui l’amico idealista, il cognato che non bada a nulla pur di far la bella vita e una moglie paziente e rassegnata (ma non troppo) che prepara ottimi tiramisù per le public relations del consorte. Opera prima. Durata 95 minuti. (The Space, Uci)

 

WEEKEND FILMWeekend – Drammatico. Regia di Andrew Haigh, con Tom Cullen e Chris New. Un film datato 2011, precedente al successo di “45 anni”. Due trentenni, omosessuali, si conoscono in un locale di Nottingham e, fisicamente attratti l’uno dall’altro, passato la notte insieme. Un rapporto occasionale si trasforma in qualcosa di più profondo, sebbene esistano caratteri diversi, un diverso modo di intendere il rapporto con la propria omosessualità e la certezza che uno dei due dovrà partire di lì a pochi giorni per gli Stati Uniti e restarvi per un paio d’anni. Durata 97 minuti. (Romano sala 3)

Zootropolis – Animazione. Regia di Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush. Le avventure della coniglietta Judy nella capitale del mondo animale, nelle vesti di fresca poliziotta. Con la volpe Nick, fino a quel momento disposta a campare di espedienti, dovrà affrontare chi ha sequestrato i 14 animali che tutta la città sta cercando. Durata 108 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

 

 

Settant’anni di voto alle donne, due piemontesi alla Costituente

Per la prima volta le donne poterono votare ed essere votate: 21 donne, tra cui due piemontesi, Teresa Noce e Rita Montagnana, vennero elette 

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Sono trascorsi 70 anni dal primo voto femminile in Italia: il 10 marzo del 1946, per la prima volta, le donne italiane che avevano compiuto 21 anni poterono recarsi alle urne. Così, con  la liberazione dal nazifascismo e la fine della guerra, le donne ottenevano finalmente il diritto di essere protagoniste a pieno titolo della vita politica e sociale del nostro paese. Una successione di 5 domeniche (10, 17, 24, 31 marzo e 7 aprile 1946) compose la prima tornata amministrativa dell’Italia liberata. La seconda qualche mese dopo, tra ottobre e novembre. In mezzo tra i due appuntamenti, il referendum del 2 giugno, la scelta tra monarchia e repubblica e la contestuale elezione dell’assemblea costituente. Per la prima volta le donne poterono votare ed essere votate: 21 donne, tra cui due piemontesi, Teresa Noce e Rita Montagnana,voto-alle-donnevennero elette all’Assemblea Costituente. Le cronache locali raccontarono quel “nuovo inizio”: “..le donne sono state la grande novità di queste elezioni: popolane e signore, vecchie e giovani, sole o in compagnia. Parecchie mogli hanno potuto dividere con il marito l’attesa e poi l’emozione del voto; si sono viste giungere intere famiglie, magari divise nei pareri ma a braccetto. Anzi l’elemento femminile è accorso per primo davanti alle sezioni. Molte donne uscite dalle chiese dopo la prima Messa si sono recate subito a votare per poter tornare a casa ad accudire alle faccende domestiche..”. Si trattava di donne costituenteun primo passo, ottenuto grazie al ruolo fondamentale svolto da tante donne durante la Resistenza e che avrebbe poi trovato formale riconoscimento nella Costituzione promulgata nel 1948, di un lungo e faticoso percorso di emancipazione che tante tappe avrebbe ancora dovuto affrontare, e che per molti versi ancor oggi non può dirsi concluso. A settant’anni di distanza, in un paese ed in una società profondamente diversi, ma ancora debitori delle lotte e delle conquiste di allora, è necessario ricordare le vicende e le protagoniste di quella stagione.

Marco Travaglini

La belle au bois dormant

Alla LAVANDERIA A VAPORE di Collegno
 danza teatro lavanderie

Dopo “Ba-Rock” la nuova creazione del BTT, ancora musica barocca per il prossimo appuntamento in arrivo da Parigi e presentato per la prima volta in Italia. “LA BELLA ADDORMENTATA – Da Lully  a Mozart” nella insolita rilettura che ne da Béatrice Massin per la sua compagnia Fetes Galantes, va in scena martedì 15 marzo alle 21, per il nono appuntamento della Stagione del Balletto Teatro di Torino.

 
MARTEDI’ 15 MARZO 2016 – h 21
prima nazionale
COMPAGNIE FETES GALANTES
LA BELLE AU BOIS DORMANT
 
Idea e coreografia Béatrice Massin
Musiche Jean-Baptiste Lully, Marin Marais, Elisabeth Jacquet del la Guerre, Leopold Mozart, Wolfgang Amadeus Mozart
Luci Evelyne Rubert
Costumi Clémentine Monsaingeon
Regia Thierry Charlier
Interpreti Olivier Bioret, Corentin Lo Flohic e Marie Tassin nel ruolo de la “Bella”

Con “La Belle Au Bois Dormant” la Compagnia Fetes Galantes, propone un viaggio musicale nel tempo. Questa Bella, che si addormenta “chez Lully” e si risveglia all’epoca di Mozart, propone una rilettura attuale dei racconti di Perrault, autore  eminentemente Barocco.Lo spettacolo ripropone tutta la magia temporale della danza barocca, dal repertorio del XVII  secolo ai giorni nostri.Fin dal suo debutto, la compagnia Fetes Galantes pone sullo stesso piano il lavoro di creazione e quello di scoperta della ricchezza della danza barocca.“E’ con un trio di tre giovani danzatori che ho creato questa Bella che si rifà danza barocca nella prima parte, mentre la seconda è costruita utilizzando la loro tonicità e il loro dinamismo. Il tutto crea uno spettacolo energico e dinamico, molto distante dall’idea romantica che si ha del racconto di Perrault. Tutti i racconti di Perrault sono terreno fertile dove ritrovare narrazione e la meraviglia insita in ogni fiaba. La scelta “Belle au bois dormant” è stata naturale, poiché secondo me, tra i molti scritti dell’autore, è il racconto che lascia maggiormente spazio all’immaginazione dello spettatore.”
Béatrice Massin
 
La Stagione trova spazio, all’interno delle attività previste dalla Fondazione Piemonte dal Vivo alla Lavanderia a Vapore di Collegno ed è sostenuta dal Mibact, dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT, con il determinante contributo della Compagnia di San Paolo.

 
INFO E PRENOTAZIONI
PREZZI: 15 € intero, 12 € ridotto
Biglietti acquistabili sul sito www.vivaticket.it 
Presso il Teatro Astra – TPE Teatro Piemonte Europa di Torino (via Rosolino Pilo, 6 Torino) e InfoPiemonte (p.zza Castello, Torino)
LAVANDERIA A VAPORE, Corso Pastrengo 51, 10093 Collegno (TO)
 
Mail. info@ballettoteatroditorino.org
Tel. +39 011.4033800
(LUN-VEN 11.00/18.00)
 
MM Fermi + BUS 33-C01-37 fermata PASTRENGO NORD
 
 
E’ previsto un servizio navetta gratuito per la Lavanderia a Vapore da e per la stazione “Fermi” della linea metropolitana, all’inizio e al termine dello spettacolo.

Ermitage, le iniziative per le scuole

madama poussinDA POUSSIN AGLI IMPRESSIONISTI – TRE SECOLI DI PITTURA FRANCESE DALL’ERMITAGE
 

Dall’ 11 Marzo al 4 Luglio 2016, nella Sala del Senato di Palazzo Madama, un’altra grande e importantissima mostra (nostro servizio in Prima Pagina) per la quale sono state selezionate oltre 70 opere provenienti dal Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, che illustrano la storia della pittura francese dal Seicento alla fine dell’Ottocento e la sua fortuna nelle terre russe. Un viaggio da non perdere, che spazia dalla corte di Luigi XIV e di Madame de Pompadour alle avanguardie della fine dell’800 e dove si ritrovano le grandi tematiche della pittura moderna (il sacro, la mitologia, la natura morta, il ritratto, il paesaggio).

 
PREVIEW PER GLI INSEGNANTI: giovedì 17 marzo 2016, ore 17.00
Visitando la mostra Da Poussin agli impressionisti. Tre secoli di pittura francese dall’Ermitage (11marzo-4 luglio 2016) lo staff del museo presenterà tre percorsi con laboratorio per scoprire come attraverso un gesto, un oggetto, uno sguardo, una posa, un’inquadratura l’artista racconta senza parole il mondo che lo circonda.
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria: tel. 011 4436999 
e-mail: didattica@fondazionetorinomusei.it
 
ATTIVITA’ PER LE SCUOLE:
SI VA IN SCENA
In  Il benedicte di Chardin e  Il bambino viziato di Greuze i bambini sono i protagonisti. Ritratti da soli o in famiglia dicono molto di loro e dell’ambiente in cui vivono: la quotidianità di gesti e oggetti, il calore e l’intimità della casa, la semplicità dei colori. Prendendo spunto da Visita alla nonna di Louis LeNain, in laboratorio gli studenti, giocheranno a mettersi in posa: di fronte, di tre quarti, di profilo e di spalle per dipingere una lunghissima scena di classe.
 
SOTTO QUESTO CIELO
Paesaggi, ritratti, battaglie, scene pastorali o mitologiche, ovunque il cielo. Osservando le opere di Poussin, Coypel, fino a Corot, Sisley e Pissarro, gli studenti scopriranno il ruolo e lo spazio della natura all’interno dei dipinti e come il cielo, con i suoi colori e le nuvole, rispecchi lo stato d’animo degli uomini, la minaccia degli eventi naturali, la potenza degli dei. Il percorso terminerà in laboratorio dove, lavorando in piccoli gruppi, i ragazzi, rielaborando il tema del paesaggio, realizzeranno cieli con soffici nuvole tridimensionali da appendere in classe.  
 
CHEESE…SORRIDI!
Dal Giovane Delfino di Francia di Tocqué, a Sir Robert Walpole dipinto da J.B. van Loo e al Conte Nicolay Guryev opera di Ingres, il percorso si snoda tra ritratti celebrativi di corte, immagini ideali o realistiche illustrando la società del tempo. Ponendo l’attenzione su sguardi, pose, abiti e acconciature gli studenti vedranno come cambia la raffigurazione di  uomini, donne e bambini tra il Sei e l’Ottocento e troveranno spunti per un loro ritratto, singolo o di gruppo. In laboratorio tutto l’occorrente per creare parrucche di carta e allestire con cornici e accessori un piccolo set fotografico.  
 

Il mito di Orfeo e Euridice al Gobetti

Un uomo, forse un ragazzo, ama una donna, forse una ragazza, e ne è riamato. Ma lei muore. E lui rimane solo. Il mito di Orfeo e Euridice ci parla di questo. Ma ci parla ancora? E cosa può dirci di questo accadimento così comune eppure così unico, definitivo, irripetibile, come la perdita della persona amata?

EURIDICE TEATRO

Martedì 15 marzo 2016, alle ore 19.30, al Teatro Gobetti, andrà in scena, EURIDICE E ORFEO di Valeria Parrella, con la regia di Davide Iodice. Lo spettacolo è interpretato da Michele Riondino (nel ruolo di Orfeo) e da Federica Fracassi (nel ruolo di Euridice). Con loro in scena: Davide Compagnone e Eleonora Montagnana. Musica in scena: Guido Sodo e Eleonora Montagnana. Spazio scenico, maschere e costumi di Tiziano Fario, disegno luci di Davide Iodice, musiche originali di Guido Sodo. Euridice e Orfeo, prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli, sarà replicato al Gobetti per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale fino a domenica 20 marzo.

Un uomo, forse un ragazzo, ama una donna, forse una ragazza, e ne è riamato. Ma lei muore. E lui rimane solo. Il mito di Orfeo e Euridice ci parla di questo. Ma ci parla ancora? E cosa può dirci di questo accadimento così comune eppure così unico, definitivo, irripetibile, come la perdita della persona amata?  Euridice e Orfeo è tratto dal libro di Valeria Parrella Assenza. Euridice e Orfeo, una novella che diventa un testo teatrale, una storia non realistica, ma piuttosto – nelle parole della stessa Parrella – orientata alla filosofia e alla psicologia della perdita e dell’elaborazione del lutto. Con questo testo la scrittrice torna a confrontarsi con la classicità: rielabora il mito di Euridice e Orfeo con forza, originalità, coraggio e lo fa parlare ancora agli uomini e alle donne di oggi, proponendone una lettura in chiave contemporanea. 

Ad interpretare i due personaggi principali del testo della Parrella, Michele Riondino, poliedrico attore di cinema, teatro e televisione, protagonista dal 2012 della seguitissima fiction Rai Il giovane Montalbano di Andrea Camilleri e Federica Fracassi, attrice di teatro e cinema, Premio Ubu 2011 come attrice protagonista per Hilda e Incendi (ex aequo con Mariangela Melato) e Premio Eleonora Duse 2011. Insieme a loro Davide Compagnone, nel ruolo di Hermes e Eleonora Montagnana (figure e coro). Le musiche originali sono di Guido Sodo.

In occasione delle repliche al Gobetti di Euridice e Orfeo, mercoledì 16 marzo 2016, alle ore 18.00, il Circolo dei lettori, in collaborazione con il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, organizza, presso la sala grande del Circolo, un incontro con lo scrittore Gian Luca Favetto, gli attori dello spettacolo Michele Riondino e Federica Fracassi e l’autrice del testo Valeria Parrella. Per informazioni: telefono 011 4326827 – info@circololettori.it
 
LOCANDINA DELLO SPETTACOLO
TEATRO GOBETTI
dal 15 al 20 marzo 2016
EURIDICE E ORFEO
di Valeria Parrella 
regia Davide Iodice
personaggi e interpreti
Orfeo Michele Riondino  
Euridice  Federica Fracassi 
Hermes Davide Compagnone 
figure e  coro  Eleonora Montagnana
musica in scena Guido Sodo, Eleonora Montagnana
spazio scenico, maschere, costumi Tiziano Fario
disegno luci Davide Iodice
musiche originali Guido Sodo
produzione Fondazione Teatro di Napoli
INFO: Tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333 

“Chi ha fatto il turno di notte”. Le parole in versi di Izet Sarajlić

La biblioteca bombardata e incendiata con i suoi libri, memorie e percorsi degli altri. L’artiglieria degli assedianti centrava monumenti, cimiteri, moschee, per cancellare dal suolo ombra e radice della parte avversa. Le parole erano emigrate dai libri e giravano alla cieca nell’aria

turno notte1

Nell’assedio più lungo del 1900, nella Sarajevo degli anni Novanta, i cittadini andavano alle serate di poesia nel buio di una città senza corrente elettrica. In questo modo “sperimentavano che in una guerra solo i versi sono capaci di correggere a forza di sillabe miracolose il tempo sincopato dei singhiozzi, il ragtime delle granate, l’occhio di un mirino addosso”. Così Erri De Luca, nella prefazione di “Chi ha fatto il turno di notte”, straordinaria silloge di Izet Sarajlić. Quando Einaudi la pubblicò, nel 2012, il grande filosofo e poeta bosniaco era già morto da dieci anni. Celebrarlo con una raccolta che ripercorreva, in ordine cronologico, quasi cinquant’anni (dal 1950 al 1998) della sua produzione poetica era un buon modo per far conoscere la forza e la profondità dei suoi versi. “Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti”, scriveva Sarajlić. La biblioteca bombardata e incendiata con i suoi libri, memorie e percorsi degli altri. L’artiglieria degli assedianti centrava monumenti, cimiteri, moschee, per cancellare dal suolo ombra e radice della parte avversa. Le parole erano emigrate dai libri e giravano alla cieca nell’aria. E in quel tempo di granate che esplodevano a casaccio, Sarajlić scriveva: “In una notte come questa, malgrado tutto, pensi a quante notti d’amore ti siano rimaste”. Potenza della poesia e del cuore di chi non ha saputo odiare né maledire. Il poeta  non abbandonò la sua gente né rinnegò la sua città, neanche quando, più volte negli anni, essa ha rappresentato morte e devastazione, perdita degli affetti più cari: “Qui, se chiamo persino i pioppi, miei concittadini,/ anch’essi sapranno ciò che mi fa soffrire./ Perché questa è la città dove forse non sono stato/ troppo felice,/ ma dove tuttavia anche la pioggia quando cade non è/ solo pioggia.” turno notte 2Sarajevo è dunque “la Città”, il luogo che porta con sé il senso dell’intera esistenza del poeta, del suo dolore come della sua gioia, di un legame viscerale che, per quanto sofferto, è impossibile recidere. I suoi versi sono stati la passione civile si fa poesia. A testimoniarlo, poesia come questa, semplicemente intitolata “Sarajevo”: “E adesso dormano pure tutti i nostri cari e immortali. Sotto il ponte presso il II liceo femminile scorre gonfia la Miljacka.Domani è domenica. Prendete il primo tram per Ilidža. Naturalmente, posto che non cada la pioggia. La noiosa, lunga pioggia di Sarajevo. Chissà come si sentiva senza di lei Čabrinović in carcere! Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, e tuttavia mentre cade fissiamo gli appuntamenti d’amore come fossimo nel cuore di maggio. Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, sapendo che essa non potrà mai far diventare la Miljacka né il Guadalquivir né la Senna. E con ciò? Forse per questo ti amerò di meno e ti farò soffrire meno nella sventura? Forse per questo sarà minore la mia fame di te e minore il mio amaro diritto di non dormire quando il mondo è minacciato dalla peste o dalla guerra e quando le uniche parole rimaste sono “non dimenticare” e “addio”?Del resto, può darsi che questa non sia neppure la città in cui morirò, ma in ogni caso essa sarebbe stata degna di un me incomparabilmente più sereno, questa città dove, a dire il vero, non ho sempre avuto molta fortuna ma dove ogni cosa è mia e dove posso sempre trovare almeno uno di voi che amo e dirvi che sono disperatamente solo. A Mosca potrei fare lo stesso, ma Esenjin è morto e Evtušenko è certamente in giro da qualche parte della Georgia. A Parigi come potrei chiamare il pronto soccorso se non ha risposto neppure agli appelli di Villon? Qui, se chiamo, persino i pioppi, che sono miei concittadini, sapranno ciò che mi fa soffrire. Perché questa è la città dove, a dire il vero, non ho avuto molta fortuna ma dove tuttavia anche la pioggia, quando cade, non è solo pioggia”.

Marco Travaglini

 

Tutto esaurito al Conservatorio per Fcm Competition

 Concorso di musica da camera, unico in Italia facente parte della World Federation of International Music Competitions di Ginevra

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 Tutto esaurito al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, con 680 persone pronte ad applaudire i vincitori della finale dell’International Chambers Music CompetitionCittà di Pinerolo e Torino – Città metropolitana, il concorso di musica da camera, unico in Italia facente parte della World Federation of International Music Competitions di Ginevra ad aprire al duo, trio, quartetto, quintetto e sestetto anche con pianoforte, che si è svolto tra Pinerolo e Torino dal 29 febbraio al 6 marzo.

L’ingresso gratuito e la promessa di vivere dal vivo l’emozionante conclusione di una competizione internazionale con un montepremi da 23mila euro hanno trasformato la finale in un vero e proprio evento, simbolo delle sinergie culturali della nuova città metropolitana. La prestigiosa giuria dell’ICM Competitioncomposta da Andrea Lucchesini (Italia, presidente), Dimitri Ashkenazy (Islanda), Robert Atchison (Regno Unito), Klaus Kaufmann (Germania), Yovan Markovitch (Francia), Harald Schoneweg (Germania) e Marco Zuccarini (Italia), dopo aver esaminato i 100 musicisti delle 42 le formazioni under 33 di musica da camera in gara provenienti da tutto il mondo – Polonia, Russia, Georgia, Kazakistan, Ungheria, Germania, Corea del Sud, Italia, Lituania, Grecia, Serbia, Giappone, Bielorussia, Ucraina, Cina, Spagna, Taiwan, Francia, Lettonia, Belgio, Slovenia, Romania,  Estonia, Nuova Zelanda, Austria, Repubblica Ceca – ha assegnato i seguenti premi:

 conservatorio

1° premio
10.000 € – Premio Città di Pinerolo e Torino Città metropolitana

STRATOS QUARTETT

Katharina Engelbrecht (violino – Austria), Jan Ryska (violoncello – Repubblica Ceca)

Magdalena Eber (viola – Austria) e Mari Sato (pianoforte – Giappone)

Vengono da Austria, Giappone e Repubblica Ceca i membri dello STRATOS QUARTETT, vincitori del 1° Premio Città di Pinerolo e Torino Città metropolitana (10.000 €) dell’International Chamber Music Competition. Katharina Engelbrecht(violino), Jan Ryska (violoncello), Magdalena Eber (viola) e Mari Sato (pianoforte) si sono conosciuti all’Università di Musica e Arte di Vienna e da subito hanno vinto premi prestigiosi, collaborato con rinomati musicisti da camera e professori, tenuto concerti in sale prestigiose e festival internazionali.

Il premio è stato consegnato da Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura della Città di Torino, Eugenio ButtieroSindaco di Pinerolo e Roberta Falzoni Assessore alla Cultura della Città di Pinerolo, a testimonianza dello straordinario valore che la manifestazione ha saputo raggiungere negli anni, ma soprattutto della forza e dell’importanza di un integrato sistema musicalecapace di attrarre talenti internazionali. Sul palcoscenico del Conservatorio hanno eseguito il Quartetto n. 1 in sol minore op. 25 Rondo alla zingarese di J. Brahms.

2° premio
€ 6.000 “Premio Iren

P.E.S. DUO

Emmanuel Tjeknavorian (violino – Austria), Maximilian Kromer (pianoforte – Austria)

3° premio
€ 3.000 “Premio Associazione Bianca – Cantalupa”

DUO HOFFNUNG

Gaku Sugibayashi (pianoforte – Giappone), Hiroka Matsumoto (violino – Giappone)

4° premio
€ 2.000 “Rotary Club Pinerolo e Rotary Club Torino”

DUO SHAFFER-JEGUNOVA

Susanne Schäffer (violino – Germania), Olga Jegunova (pianoforte – Lituania)

5° premio
€ 1.000

DUO URBA

Marius Urba (violoncello – Lituania), Vita Kan (pianoforte – Russia)

Premio speciale “Patrizia Cerutti Bresso” per la miglior interpretazione di una composizione di Schumann o diBrahms 

(Orologio e gioiello della linea Dodo di Pomellato per ogni membro del gruppo) 

STRATOS QUARTETT

Katharina Engelbrecht (violino – Austria), Jan Ryska (violoncello – Repubblica Ceca)

Magdalena Eber (viola – Austria) e Mari Sato (pianoforte – Giappone)

Premio del pubblico – € 1.000 – P.E.S. DUO

Emmanuel Tjeknavorian (violino – Austria), Maximilian Kromer (pianoforte – Austria)

La serata della finale ha visto protagonista anche il pubblico in sala che, tramite votazione, ha assegnato il Premio del Pubblico. Tra i votanti è stato estratto a sorte il fortunato vincitore del Premio al pubblico, un viaggio in una città italiana. La serata è stata presentata da Paolo Pomati.

A organizzare la competizione, dal 1994, è l’Accademia di Musica di Pinerolo che in questa edizione ha avuto il sostegno di MIBACT – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Piemonte, Città di Pinerolo, Città di Torino, il patrocinio Città di Pinerolo, Città di Torino, Fondazione per la Cultura e Città metropolitana, la partnership di Iren S.p.a., il contributo di Associazione Bianca – Cantalupa, Rotary Club Pinerolo, Rotary Club Torino, Bell Production, Galup e la sponsorizzazione tecnica di Mirafiori Motor Village, Bresso Gioielli, Piatino Pianoforti, Yamaha Music Europe, Cavourese S.p.A., Albergian, Caseificio Pezzana, Raspini Salumi, Eataly, Sant’Anna, Azienda Vitivinicola Le Marie, Edentours. Preziosa anche la collaborazione tecnica dell’Unione Musicale di Torino.

 
* ACCADEMIA DI MUSICA DI PINEROLO *
L’Accademia di Musica di Pinerolo opera da 20 anni sul territorio pinerolese con corsi annuali, stagioni concertistiche, stage estivi, concorsi internazionali. Ha al suo attivo più di mille concerti e la creazione di un’orchestra e di un coro. Da sempre sostiene i giovani di grande talento, li forma con docenti di fama internazionale, crea per loro occasioni pre-professionali; offre concerti per le scuole dalla prima infanzia alle superiori. Sostengono le attività dell’Accademia di Musica di Pinerolo Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Piemonte, Città di Pinerolo, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Banca di Cherasco, Piatino Pianoforte e Yamaha Musica Italia.
 

Nuova vita per il Jazz Club, riapertura il 18 marzo

La serata inaugurale, promossa in collaborazione con l’Alliance Francaise sarà un tributo al jazz e allo swing di Fred Buscaglione, insieme a un omaggio alla poesia di Apollinaire e Aragon

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Venerdì 18 marzo rinascera’ a nuova vita, in una veste rinnovata, ma sempre rispondente al gusto sabaudo, il cuore pulsante della musica jazz a Torino, il Jazz Club, in piazzale Valdo Fusi. Fondato da Fulvio Albano, fondatore del Festival jazzistico di Avigliana e di Briancon, e Gianni Basso, è stato ora ereditato da un gruppo di professionisti appassionati di jazz, insieme allo stesso Fulvio Albano che ne cura la parte artistica. Per la serata di apertura, promossa insieme all’Alliance Francaise di Torino, istituzione storica di promozione e diffusione della cultura francese, è stato scelto un titolo emblematico “Fleurs de Musettes: swing, valse, textes et chansons, de Frehel a Buscaglione”. Sijazz2 tratta di un percorso storico attraverso il jazz e la canzone francese tra Francia e Italia, riguardanti un arco temporale compreso tra gli anni Venti e l’inizio degli anni Sessanta. Django ne sarà il centro, ma non mancherà il riferimento al secondo conflitto mondiale, come quello presente nel film intitolato “Le bal”, che presenta una declinazione muiscale che va dal jazz allo swing. I temi dei testi sono lo scorrere del tempo, gli amori perduti, la speranza e la nostalgia. A suonare il violinista Laurent Zeller, accompagnato dal duo Musettes, e dai testi letti dall’attrice Giorgia Cerrutti. Il primo sarà “Le Pont Mirabeau” di Apollinaire, anticipatore del simbolismo; il secondo è quello di Aragon intitolato ” Tu n’en reviendras pas”; il terzo, sempre di Aragon, si intitola ” L’Affiche Rouge” . In conclusione due testi di Fred Buscaglione, di swing, intitolati ” Ogni notte così ” e “Troviamoci domani a Portofino”.

Nel rinato Jazz Club non sarà soltanto possibile ascoltare musica dal vivo di qualità, eseguita da artisti internazionali, ma sarà possibile gustare una cucina altrettanto di qualità, con un’ampia scelta di menu, anche vegetariani, affidati alla creatività di Ernesto Chiabotto, un personaggio eclettico, nella vita anche farmacista e scrittore, molto amante della cucina a km. zero.

jazz1Con la riapertura del Jazz Club, a sette anni dalla sua fondazione, Torino, che anche quest’anno ospiterà il Torino Jazz Festival a fine aprile, si riconferma capitale del jazz a livello nazionale e non solo. Se certamente i primi musicisti jazz operarono a Milano, dove Mirador portò la prima batteria nel 1918, e a Roma, al seguito dell’esercito americano di stanza durante la prima guerra mondiale, sicuramente, però, è Torino a vantare il primato del primo hot club italiano, progenitore degli attuali jazz club, nato nel 1933. Con il rinnovato Jazz Club, Torino avrà un’attrazione in più da offrire ai turisti e agli appassionati di una musica che è un inno alla vita, capace di esprimere emozioni inspiegabili, a proposito delle quali Louis Armstrong amava dire “Se hai bisogno di chiedere cos’è il jazz, non lo saprai mai”.

 

Mara Martellotta