Se il Metropolitan Museum of Art di New York, è per il secondo anno consecutivo, il museo più amato al mondo, nessun museo italiano è però tra i primi dieci in Europa e nel mondo. Lo stabilisce Tripadvisor che assegna i premi Travelers’ Choice Musei. tra i primi 10 in Europa l’Hermitage è primo, seguito dal Museo D’Orsay di Parigi, dal Prado di Madrid, dal British Museum di Londra, In Italia il museo più amato è la Galleria degli Uffizi, che scala due posizioni rispetto al 2015 scalzando dal primo posto la Galleria dell’Accademia, piazzata come terza. E Torino è la città più premiata con tre musei in classifica: l’Egizio al secondo posto, il Museo Nazionale del Cinema sesto e il Museo dell’Automobile nono.
Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione
A dieci anni dall’assai più interessate e pressoché “completo” “Anche libero va bene”, Kim Rossi Stuart torna dietro la macchina da presa a tratteggiarci la silhouette (come quella freudiana della locandina) di un libertino incallito, uno che ha dei precedenti illustri e che vedresti bene tra il Lelouch dell’”Uomo che amava le donne” e il Fellini della “Città delle donne” (e altro del riminese), ma che ha il fiato troppo esile, a dispetto di una improponibile spavalderia, per potersi allineare a quegli esempi. “Tommaso” prende le fila dal film precedente, quel bambino diviso tra la figura del padre con la sua vita quotidiana tutta reale e quella della madre sfuggente s’è fatto uomo, si porta appresso i propri fantasmi, le scelte affrettate e sbagliate, costruisce alla giornata, tra inseguite relazioni sessuali e pedinamenti e occhiate, un’esistenza che non sai bene (che non sa bene, lui) se portarla più sul versante doloroso o su quello comico. Instabile, iroso, vittime delle proprie inquietudini, portato a sbraitare oltre misura – insopportabile in un paio di scene, la caduta dell’attore quando non ha alle spalle qualcuno (un altro ben diverso da lui) che lo sorregga e lo guida -, finto e piagnucoloso, sempre lontano dalla sincerità confusamente intrisa di sberleffi, sempre alla ricerca del corpo femminile o a tentare di rabberciare un rapporto con una madre spendacciona, tutto un inseguire sedute con lo psicanalista che lo vorrebbe veder rintracciare quel fanciullino che deve essere rimasto in lui, tutto un accondiscendere ad una agente che gli fa firmare contratti cinematografici perché la sua vita abbia un giusto ruolo. Perché il nostro Tommaso è anche attore e regista, che vorrebbe fare un film sui sogni, che fugge, cui non va bene niente, che preferisce rifugiarsi in campagna, tra il verde di una natura malata, deficitaria anch’essa, anch’essa con i suoi bubboni. E in tutto quel fuggire, non sa creare emozioni.
Perché Tommaso insegue e non fa altro: fa di tutto per essere lasciato da Chiara, felice di poter ritrovare una perduta libertà; intreccia una parentesi romantica con Federica ma una semplice quanto impercettibile imperfezione di un suo labbro lo spinge a cercare una via di fuga; impensabile portare avanti una relazione con Sonia, una camerierina di trattoria che cerca maniere spicce quanto piuttosto rudi negli amplessi che l’interessato vorrebbe tentare con lei. Tutto è un disastro. In una sceneggiatura disordinata e via via ripetitiva (scritta con Federico Starnone), il bel Kim, sbarbato o no per la scelta delle fan, vira in un finale che sa di appiccicaticcio e che spera di dare una botta di vita allo spettatore con lo svelamento delle ombre fanciullesche e no del protagonista, non ultimi l’imbozzolamento paterno e la fuga della madre. Il riminese corre ancora una volta in aiuto: pensate al Marcello della “Dolce vita” che uscito nel finale dalla grande villa incontra lungo la riva del mare il sorriso innocente della Ciangottini: Tommaso, oggi, a cinquantasei anni di distanza, scivola lungo una grossa apertura del terreno per ritrovarsi di fronte al mare, baciato da sette ragazzini (il desiderio di paternità avverato?) e avvicinato da una donna – che ha il viso di Ilaria Spada, la compagna di Kim nella vita reale e madre di suo figlio -: forse l’occasione per un nuovo approdo, duraturo? Non autobiografia, si affrettava a dire a Venezia il regista, ma introspezione, un voler mettersi a nudo: sia, ma almeno, come qualcuno ha fatto, i punti di contatto con Moretti o Allen lasciamoli perdere.
Castello e Parco di Masino, Caravino (TO) da aprile a settembre tutti i giovedì alle ore 11 e alle 15: domenica 11 settembre 2016, dalle ore 11 alle 17
Antiche tavole botaniche, libri sui metodi di fasciatura in caso di frattura o sull’importanza di mantenere un ambiente salubre sui vascelli, illustrazioni sul processo di tipografia tra Settecento e Ottocento. Da aprile a settembre tutti i giovedì, alle ore 11 e alle 15, e domenica 11 settembre 2016, dalle ore 11 alle 17, il Castello e Parco di Masino, bene del FAI – Fondo Ambiente Italiano a Caravino (TO), svela i tesori custoditi nella Biblioteca dei conti Valperga di Masino: circa 25.000 volumi che rivelano gli interessi culturali di una delle famiglie più potenti del regno sabaudo e gli orientamenti scientifici del mondo intellettuale subalpino.
Tra i testi più interessanti quelli sulla botanica, come il Plantae selectae, pubblicato tra il 1750 e il 1755 e ricco di tavole dai colori ancora molto vividi. Risale al 1625 la Exactissima descriptio rariorum quarundam plantarum, opera di Pietro Castelli sulle specie rare presenti nell’orto botanico farnesiano di Roma. Di grande pregio anche il De florum cultura di Giovanni Battista Ferrari, teologo, orientalista e appassionato di botanica, vissuto nella prima metà del XVII secolo.
Fanno parte della collezione di Masino, inoltre, numerosi libri di medicina, che permettono di scoprire come venissero combattute le malattie e quali fossero le nozioni diffuse in Occidente. Oltre ai volumi di anatomia del Seicento e del Settecento, ci sono tavole sugli strumenti chirurgici, sull’utilità terapeutica della musica e sul parto, importante causa di mortalità. Non mancano volumi a uso divulgativo per fornire le norme basilari in caso di epidemie come il colera, che negli anni Trenta dell’Ottocento ha colpito anche il territorio canavesano.
Se i visitatori si chiedono come sono “nati” i libri, la risposta si trova tra le pagine stesse. Numerosi testi trattano, infatti, de arte typographica come l’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, che illustra il processo di fabbricazione della carta, e il Manuale tipografico, capolavoro del 1818 del maestro saluzzese Giambattista Bodoni. Le decorazioni e le dorature sulle copertine che si possono ammirare a Masino testimoniano, infine, il lavoro dei legatori, artigiani che sapevano rendere ogni volume un unicum per il suo possessore.
Con il Patrocinio della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Comune di Caravino.
Il calendario “Eventi nei beni del FAI 2016”, è reso possibile grazie al significativo sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI, al prezioso contributo di PIRELLI che conferma per il quarto anno consecutivo la sua storica vicinanza alla Fondazione e Cedral Tassoni, azienda amica dal 2012 e importante marchio italiano che per il quinto anno ha deciso di abbinare la tradizione, la storia e la naturalità del suo prodotto al FAI.
Giorni e orari: da aprile a settembre tutti i giovedì, alle ore 11 e alle 15; domenica 11 settembre 2016, alle ore 11, alle 12, alle 15, alle 16 e alle 17
Ingressi: Adulti 11 € (manifestazione e visita al bene: 15 €); Ragazzi (4-14 anni) 5 €; Iscritti FAI 4 €; Famiglia (2 Adulti + 2 Bambini): 35 €
Per informazioni:
Castello e Parco di Masino, Caravino (TO) tel. 0125.778100; faimasino@fondoambiente.it; www.castellodimasino.it
Per maggiori informazioni sul FAI consultare il sito www.fondoambiente.it
Domenica 11 e domenica 18 settembre, l’Associazione Parella, “cuore” della Pedanea, a pochi chilometri da Ivrea, ma zona con una propria identità storica ben definita, ospita l’evento”Atmosfere, sapori, musiche d’altri tempi nei parchi delle Ville di Parella”, con la possibilità di visita a siti solitamente chiusi al pubblico. Il ritrovo è alle ore 15 davanti al municipio di Parella. In particolare l’11 settembre, al termine della visita alle ville è previsto un concerto (e successivamente un aperitivo Belle Epoque) nel suggestivo parco di Villa Malvezzi. Dalle 17.30 si esibiranno Michela Varda al pianoforte e Marco Allora al flauto. L’iniziativa è cura dell’Associazione Pedaneus, nata nel 2002 che ha come obiettivo valorizzare e diffondere la cultura popolare, la storia e le risorse artistiche, culturali e naturali della Pedanea, che si estende sul territorio dei Comuni di Parella, Colleretto Giacosa, Loranzè, Strambinello e Quagliuzzo
Massimo Iaretti
A 310 anni di distanza il clima di festa per la fine dell’Assedio di Torino e l’esultanza del popolo per la vittoria rivivono sabato 10 settembre dalle 14,30 alle 18,30 nelle sale di Palazzo Reale, grazie alla collaborazione del gruppo Historia Subalpina che rievocherà attraverso una fedele ricostruzione il clima, mettendo in evidenza quanto vissuto dagli abitanti nella gioia e nel dolore di quei giorni.
Nelle sale di Palazzo Reale dalle ore 14,30 si darà letteralmente il via alle danze con figuranti in costume d’epoca che proporranno balli coevi al periodo (Salone degli Svizzeri) frutto di un’attenta ricerca sull’opera di Feuillet, danzatore e coreografo francese, e André Campra, compositore e direttore d’orchestra francese di musica barocca all’epoca di Luigi XIV. Si potranno osservare le classiche figure eseguite nelle danze barocche: il dos a dos, il rond, la figura dell’otto ed altre.
Nella sala successiva protagoniste saranno le letture, che aiuteranno il pubblico a calarsi nel contesto storico e sociale dell’epoca grazie alla voce di un giovane attore in panni d’epoca: prenderanno così vita le narrazioni che racconteranno il clima, la sofferenza e la speranza vissute nei giorni dell’Assedio.
Gli spazi a seguire infine saranno animati da musiche dell’epoca eseguite dal vivo da un duo di flauto e violino, gli stessi strumenti protagonisti degli intrattenimenti musicali del periodo.
La rievocazione sarà fedele e curata nei particolari, grazie al lavoro di ricerca che Historia Subalpina esegue, con l’obiettivo di far immergere il pubblico in un contesto storico, trasmettendo il clima dell’epoca.
L’Assedio di Torino è uno dei momenti di storia sabauda più importanti. Nell’anno 1700 moriva, senza discendenti, Carlo II d’Asburgo, re di Spagna. Si apriva un contenzioso tra i pretendenti: Luigi XIV e l’imperatore Leopoldo d’Asburgo, appartenenti alla stessa dinastia. La posta in gioco era il controllo della Spagna e dei suoi ricchi possedimenti in Europa e nel mondo.
Il conflitto per la successione vide schierati da una parte l’Impero Asburgico e l’Inghilterra; dall’altra la Francia e la Spagna. Il Ducato di Savoia costituiva il corridoio di collegamento tra la Francia ed il milanese, nelle mani della Spagna, per cui Luigi XIV, per esigenze strategiche, quasi impose al duca Vittorio Amedeo II l’alleanza con i franco-ispanici.
Vittorio Amedeo, invece, sostenuto dal cugino Eugenio di Savoia, strinse alleanza con gli Asburgo, gli unici che, in caso vittoria, potevano garantire l’indipendenza dello Stato sabaudo. In più, l’Imperatore asburgico prometteva il Monferrato, la Valsesia e altri territori. Fu una scelta intelligente, ma rischiosa, perché in caso di sconfitta lo Stato Sabaudo e i Savoia sarebbero stati spazzati via.
Così, il 13 maggio 1706 la terra intorno a Torino tremava sotto gli stivali di quarantamila soldati franco spagnoli. 10.000 soldati sabaudi combatterono strenuamente fino al 7 settembre quando, con l’arrivo delle truppe comandate dal Principe Eugenio e dal duca Vittorio Amedeo II, costrinsero i nemici a una precipitosa ritirata. Il terribile assedio durò centodiciassette giorni e si concluse vittorioso il 7 settembre 1706. L’attività è compresa nel biglietto di ingresso ai Musei Reali.
www.museireali.beniculturali.it
(Foto: il Torinese)
Oggi al cinema
Le trame Film nelle sale di Torino
A cura di Elio Rabbione
Black – L’amore ai tempi dell’odio – Drammatico. Regia di Adil El Arbi e Bilall Fallah, con Sanaa Alaoui e Aboubakr Bensaihi. Mavela è una quindicenne di origini centroafricane, che vive nella periferia di Bruxelles. E’ affascinata dalla gang dei Black Bronx, composta da giovani africani, in cui è accettata. In carcere per un furto, incontra Marwan, appartenente ad una gang di marocchini. I gruppi rivali faranno di tutto per contrastare il nuovo amore. La realtà riversata al cinema, la capitale belga vista come nuovo centro di delinquenza e sovversione, un mix di aspra vita quotidiana e romanticismo tenendo d’occhio “Romeo e Giulietta” e “West Side Story”. Durata 95 minuti. (Centrale V.O.)
Il Clan – Drammatico. Regia di Pablo Trapero, con Guillermo Francella e Peter Lanzani. Argentina, primi anni Ottanta, a cavallo tra dittatura e ritorno alla democrazia, una famiglia normalissima guidata da un padre patriarca, una madre impegnata tutto il giorno a far cucina per la gioia dei figli, di cui uno, Alejandro, gode di grande popolarità come campione di rugby. Tutto normale come il negozio che portano avanti, come la gentilezza che usano con i vicini del quartiere: nella cantina di casa tengono ostaggi in catene, il garage è la via attraverso cui far entrare le povere vittime. Le figlie cantano per coprire le urla delle vittime, il figlio ammazza perché ammazzare diventa una necessità. La continuazione del male e della malvagità, il quadro opaco e terribile di un paese, il gioco crudele di un clan che gioco non è. Premio della Giuria alla Mostra di Venezia dell’anno scorso. Durata 108 minuti. (Massimo 2)
Il diritto di uccidere – Azione. Regia di Gavin Hood, con Helen Mirren, Aaron Paul e Alan Rickman. Il colonnello inglese Katherine Powell dirige a distanza un’operazione contro una cellula terroristica a Nairobi. Il suo “occhio” sul campo è un darne pilotato in Nevada dal giovane ufficiale Steve Watts: quando diventa inevitabile sferrare un attacco entrambi realizzano che anche una bambina cadrebbe tra le vittime. Nessuno nella stanza dei bottoni vuol prendersi la responsabilità di una decisione tanto drammatica. Ultima prova sullo schermo per il grande Alan Rickman. Durata 102 minuti. (Romano sala 3)
Il drago invisibile – Fantasy. Regia di David Lowery, con Bryce Dallas Howard, Oakes Fegley e Robert Redford. Per anni il vecchio signor Meacham ha raccontato ai ragazzini del paese di un drago che vive nelle foreste del Pacific Northwest. Poi un giorno sua figlia Grace, guardia forestale, incontra il piccolo Pete che dice di vivere nella foresta con un grande drago di nome Elliot. Per la gioia dei bambini che ancora oggi sognano favole (e forse di qualche adulto, incontaminato). Durata 102 minuti. (Uci)
L’effetto acquatico – Commedia. Regia di Solevi Ansbach, con Samir Guesmi e Florence Loiret-Caille. Samir, di professione gruista, si innamora di Agathe, istruttrice di nuoto a Montreuil, nella regione parigina. Pur di averla accanto e poterla frequentare, decide di prendere lezioni di nuoto nella piscina comunale, benché sia già un provetto nuotatore. Se la ragazza (del cuore) dovrà raggiungere l’Islanda per partecipare ad un congresso internazionale dei maestri di nuoto, Samir non esiterà a seguirla: non dovrà che spacciarsi per un istruttore israeliano. Più semplice di così… La rivista “Ciak” ha definito il film come “uno dei film più divertenti dell’anno, un gioioso inno alle infinite declinazioni dell’amore, in cui l’acqua svolge il ruolo di Cupido ed è più resistente di ogni scelta razionale”. Opera postuma della Anspach scomparsa un anno fa a 55 anni. Durata 85 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Romano sala 1, Uci)
L’era glaciale: in rotta di collisione – Animazione. Regia di Mike Thurmeier e Galen T. Chu. Scordatevi la teoria del Big Bang. L’origine dell’universo è merito della ghianda dello scoiattolo-topo Scrat, causa di una cascata di meteoriti sul nostro pianeta. A salvare la situazione ci penseranno gli amici Sid, Manny, Diego e il resto del branco, tutti in fuga verso Geotopia. Durata 100 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)
Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato, tra sabbia immacolata e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Robusto film intorno alle contraddizioni di un uomo, una storia di formazione, un perfetto insieme di thriller e di inevitabile melò. Durata 120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 2, Uci)
La famiglia Fang – Commedia drammatica. Regia di Jason Bateman, Jason Bateman, Nicole Kidman e Christopher Walken. Tratto dal romanzo omonimo firmato da Kevin Wilson, edito in Italia da Fazi, è la storia di una coppia di genitori, due artisti di strada che nella loro vita hanno sempre avuto un debole per la provocazione a tutto tondo, e del risvolto che quella filosofia di vita, tra caos e una continua ricerca creativa sempre condotta oltre ogni convenzione sociale, ha prodotto sui figli (da sempre chiamati A e B), esseri al colmo della più ostile infelicità. Poi un giorno i vecchi genitori scompaiono. Ancora un “teatrino” preparato ad arte o una messinscena macabra quanto reale? Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo blu, Greenwich sala 3, Uci)
Il fiume ha sempre ragione – Documentario. Regia di Silvio Soldini. Alberto Casiraghy ha trasformato la sua casa di Osnago in una vera “bottega” editoriale: con una vecchia macchina a caratteri mobili stampa piccoli e preziosi libri di poesie e aforismi. Non molto lontano, oltre il confine svizzero, Josef Weiss per realizzare le sue edizioni artistiche unisce la sensibilità del grafico con la tecnica del restauratore. Silvio Sodini restituisce un ritratto insieme realistico e poetico di due artisti-artigiani che hanno scelto di fare un mestiere antico in un mondo moderno e hanno conquistato il successo più grande. Imparare a tessere la più eterna delle magie, quella delle parole. Durata 72 minuti. (Nazionale 2)
Indipendente Day: Rigenerazione – Fantascienza. Regia di Roland Emmerich, con Jeff Goldblum, Bill Pullman e Liam Hemsworth. A vent’anni dal precedente e originalissimo “Indipendence Day”, il regista votato anima e corpo ai disastri terrestri più spettacolari torna se non sul luogo del delitto dalle parti delle minestre piuttosto mal riscaldate: il tutto con la modica spesa di 160 milioni di dollari. Ritroviamo vecchie facce della puntata precedente, qualcuno ha lasciato come Will Smith, altri nuovi hanno nuovo peso nella catastrofica vicenda, compreso il nuovo presidente degli States, che guarda caso è una donna (come Hillary?). Per inguaribili nostalgici. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 1, Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Io prima di te – Commedia (tra sospiri e lacrime). Regia di Thea Sharrock, con Sam Caflin e Emilia Clarke. Sospiri e lacrime, ovvero preparate i fazzoletti. Ovvero siamo di fronte a uno di quei soggetti che, senza tema di essere smentiti, scottano e molto. Alla radice il romanzo scritto (furbescamente?) da Jojo Moyes, bestseller per cuori d’antan o forse soltanto giustamente più sensibili. Lei, di famiglia modesta, carattere splendidamente esuberante, lui biondo ricco bellone manager, su sedia a rotelle a seguito di tragico incidente. Saprà lei ridargli un po’ di felicità e magari distoglierlo da pensieri che proprio non collimano con quelli di una vita normale? Una buona chiave per i giovani attori che aspirano al successo. E il pubblico, da che parte si schiererà? Apertissimo un dibattito mi piace/non mi piace. Durata 110 minuti. (Centrale V.O., Ideal, Lux sala 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Jason Bourne – Azione. Regia di Paul Greengrass, con Matt Damon, Alicia Vikander, Vincent Cassel, Tommy Lee Jones e Julia Stiles. A dirigere chi, per la “vicenda Bourne”, ideata da Robert Ludlum, ha già retto con la solida magistrale professionalità i precedenti “Supremacy” e “Ultimatum”: il che è una grande sicurezza. Poi il protagonista con un Damon sempre alla ricerca della propria memoria, con tra le mani questa volta dei file che potrebbero in qualche modo spiegargli la morte violenta di suo padre, tesissimo e di filtrate parole, gran maestro dell’azione, di granitica espressione dalla prima inquadratura all’ultima. Qui lo ritroviamo nel suo isolamento in Grecia, scovato dalla collega Nicky, con un nuovo e sempre più sconcertante “programma governativo”. Menzogne e mezze verità, perfidi dirigenti della CIA e immancabile killer che ha la feroce ruvidezza di Cassel, una ambigua agente dei Servizi Segreti in vena di far carriera, che ha i tratti un po’ spenti della nuova star Wikander, pronta a lasciare aperta quella porta che fa ben sperare in altra/e avventura/e. Ritmo da brivido, eccellente, come nei capitoli precedenti pezzi da antologia (vedi, per esempio, alla voce “inseguimenti”, ad Atene tra le strade coinvolte nei disordini più recenti come a Las Vegas, insuperabile, come i pedinamenti, come i corpo a corpo). Forse spiace, nel divertimento generale e anche nel caos che ne deriva, che Greengrass e sceneggiatori abbiano privilegiata la grancassa e abbiano messo la sordina al disordine mentale e interiore del protagonista. Durata 123 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Lolo – Giù le mani da mia madre – Commedia. Regia di Julie Delpy, con Julie Delpy, Dany Boone e Vincent Lacoste. Violette, quarantacinquenne parigina, affermata nel campo della moda, in vacanza incontra Jean-René, programmatore quanto mai goffo. Si piacciono, stanno bene insieme, ma incrociano un problema: il figlio di lei, Lolo, è pronto a farle capire come non abbia nessuna intenzione a vederla rapita almeno al 50% da un’altra persona e quanto poco quell’uomo abbia in comune con lei. Ed è disposto davvero a tutto. Dramma adolescenziale o squinternata femminile? Durata 99 minuti. (Uci)
Ma Loute – Commedia. Regia di Bruno Dumont, con Fabrice Luchini, Juliette Binoche e Valeria Bruni Tedeschi. Nell’estate del 1910, in un’Europa che sta scivolando verso una guerra di proporzioni terrificanti, l’ispettore Machin e il suo assistente si ritrovano a dover indagare, in un piccolo centro del nord della Francia, sulla sparizione di alcune persone. Si trovano di fronte la famiglia Brufort, di umili origini, e quella borghese, in piena decadenza, dei Van Peteghem. Entrambe hanno dei segreti, ben conservati tra le pareti di casa. Durata 122 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)
Man in the dark – Horror. Regia di Fede Alvarez, con Dylan Minnette, Daniel Zovatto e Jane Levy. Un gruppo di ragazzo si introduce nella casa di un cieco per rapinarlo e ucciderlo, sicuri che tutto si compirà senza nessun problema. Ma si accorgeranno presto che non è come loro hanno pensato. Durata 88 minuti. (Ideal, Massaua, The Space, Uci)
Mr. Gaga – Documentario. Nelle immagini di Tomer Heymann, il genio innovativo del coreografo israeliano Ohad Naharin, classe 1952, cresciuto in un Kibbutz, il suo metodo di lavoro, un’unione intima tra la semplicità del movimento e le emozioni più intime e personali, un ritorno liberatorio al passato, alle più lontane sensazioni. Naharin con “Tre” ha inaugurato TorinoDanza 2016. Così si è espresso qualche critico: “Il più emozionante documentario per gli appassionati di danza moderna da “Pina” di Wim Wenders). (Centrale V.O.)
Paradise Beach – Dentro l’incubo – Azione. Regia di Jaume Colle-Serra, con Blake Lively e Oscar Jaenada. Nancy è un’appassionata di surf, in vacanza a cavalcare quelle onde da capogiro dovrà affrontare una lotta impari e senza tregua contro uno squalo. Durata 85 minuti. (The Space, Uci)
Suicide Squad – Fantasy. Regia di David Ayer, con Will Smith, Jared Leto, Viola Davis e Cara Delevingne. Un ente governativo segreto, denominato Argus, assolda un gruppo di criminali: solo a loro potrà affidare missioni ad alto rischio con la promessa di clemenza nei confronti delle personali pene detentive. Durata 130 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Tommaso – Commedia. Diretto e interpretato da Kim Rossi Stuart, con Camilla Diana, Cristiana Capotondi e Jasmine Trinca. A dieci anni da “Anche libero va bene”, il bel Kim torna dietro la macchinata presa, in un film in gran parte autobiografico per quanto vuole analizzare di sé, per l’altalenare dei suoi rapporti con il gentil sesso, per i rapporti che paiono duraturi ma che sono sempre pronti a sfasciarsi. Per fortuna, l’incontro con una donna (il regista ce la lascia vedere soltanto confusamente, è Ilaria Spada, la sua compagna nella vita) lascia sperare in un futuro più tranquillo. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Grande, Massimo 1, Uci)
Torno da mia madre – Regia di Eric Lavaine, con Josiane Balasko e Alexandra Lamy. La quarantenne Stephanie ha perso in un sol colpo marito e lavoro: non le rimane che ritornare a vivere in casa della madre. Si accorgerà immediatamente che la convivenza non sarà affatto facile. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 3, Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Groucho)
Un amore all’altezza – Commedia. Regia di Laurent Tirard, con Jean Dujardin e Virginie Efra. Già al telefono Alexandre riesce a provare una grande simpatia per Diane, bella donna, avvocato di successo e divorziata. Allora perché non vederci il giorno dopo, per un primo appuntamento? Sì, ma Diane scoprirà che chi ora le sta davanti non è alto più di un metro e 40. Ci sarà posto per una relazione? Durata 98 minuti. (Greenwich sala 2, The Space, Uci)
Un padre, una figlia – Drammatico. Regia di Cristian Mungiu, con Adrian Titieni e Maria-Victoria Dragus. Premio alla regia al Festival di Cannes nel maggio scorso per un regista che, sempre sulla Croisette, nel 2007 ha vinto la Palma d’oro con “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” e nel 2012 con “Oltre le colline” si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura nonché quello alle migliori attrici. Qui, nella Romania odierna, narra di Eliza, brillante negli studi, e di suo padre, medico di sanissimi principi in una piccola città, certo del successo di quella figlia sino a spingerla a frequentare una prestigiosa università inglese. Ma nelle ore che precedono l’esame di maturità la ragazza subisce un’aggressione che non solo mette in discussione il suo futuro ma anche quei sani principi dentro cui è stata allevata, l’onestà sino a quel momento cercata e messa in pratica lascia spazio al compromesso. Durata 128 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 1)
Prende il via la nuova edizione di Torino spiritualità, l’ormai tradizionale rassegna di cultura, filosofia e psicologia di scena in questo periodo dell’anno sotto la Mole. “Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali?”. E’ la domanda dell’etologo Frans De Waal, atteso a Torino l’1 ottobre, con la quale Antonio Bonaiuto ha aperto la conferenza stampa della 12/a edizione della kermesse di cui è curatore. Inaugurano l’edizione 2016 il 28 settembre Shaun Ellis, il ricercatore inglese che ha vissuto per due anni con un branco di lupi, condividendo con loro anche il cibo, e Richard C.Francis, autore del libro ‘Addomesticati’ che spiega come l’uomo, animale selvaggio, doma gli animali e gli esseri umani. Un programma, ricco di ‘spiritualità laica’, così l’Ansa riporta le parole dell’assessore regionale alla Cultura, Antonella Parigi. Poi Bonaiuto ha citato Borges: “salva il mondo chi accarezza un animale addormentato, che neppure ti può ringraziare. Una carezza bellissima e meravigliosa”, un gesto sentito, senza interessi e secondi fini.
Il 22 settembre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si terrà una grande festa della musica per Gianmaria Testa, promossa da amici e collaboratori del cantautore scomparso lo scorso 30 marzo. “Nessuna retorica e nessuna lacrima – spiega all’ansa Paola Farinetti, compagna del cantautore e sua fedele collaboratrice – sarà di nuovo un suonare insieme, un’avventura di parole e musica, ancora con Gianmaria”. Tra gli artisti che hanno aderito: Giuseppe Battiston, Giancarlo Bianchetti, Stefano Bollani, Mario Brunello, Giuseppe Cederna, Lella Costa, Paolo Fresu, Philippe Garcia, Fiorella Mannoia, Rita Marcotulli, Gabriele Mirabassi, Nada, Nicola Negrini, Mauro Pagani, Omar Pedrini, Enrico Rava, Paolo Rossi, Enzo Pietropaolo.
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L’arte contemporanea e quella rinascimentale dialogano con il pubblico
“Bellezza senza tempo”, in programma giovedì 15 settembre alle 18, al Museo Ettore Fico, è il primo degli appuntamenti che nascono da un protocollo d’intesa firmato da questo Museo e dal Centro di Conservazione e Restauro ” La Venaria Reale”, che prevede lo sviluppo congiunto di progetti interdisiplinari rivolti alla valorizzazione, conservazione e divulgazione del patrimonio artistico. Primo di un ciclo di eventi, “Bellezza senza tempo” vedrà dialogare l’arte contemporanea con quella antica, teoria e divulgazione del restauro e cantieri didattici.
L’inaugurazione di questo progetto avverrà con la presentazione al pubblico della tavola cinquecentesca “Pietà con i Santi Ambrogio e Girolamo”, di proprietà della Pinacoteca di Brera, proveniente dalla Chiesa Parrocchiale di Paderno d’ Adda. La pala, firmata da Giovanni Ambrogio della Torre, artista rinascimentale in contatto con il più noto Gaudenzio Ferrari, presentava una complessa storia conservativa e forti problematiche di degrado. Il restauro, appena concluso come tesi magistrale del Corso di Laurea in Conservazione e Restauro dei Beni culturali dell’Università di Torino, sarà illustrato da Alessandro Morandotti, docente di Storia dell’arte Moderna presso l’ateneo torinese, e della restauratrice e neolaureata del suddetto corso di laurea, Francesca Bianco.
Mara Martellotta
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Venerdi 23 settembre ore 14-19 Cantiere Ettore Fico
Carlo Pittara e la scuola di Rivara
Il Museo Accorsi – Ometto presenta un’esposizione che intende esplorare il percorso artistico di quei pittori che, a vario titolo e in tempi anche diversi, frequentarono il “cenacolo” di Rivara, animato dalla figura di Carlo Pittara.
La mostra, realizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio e a cura di Giuseppe Luigi Marini, comprende circa settanta opere provenienti da collezioni private italiane, selezionate secondo un elevato criterio qualitativo e storico. Dodici sono gli artisti presentati, provenienti da diverse regioni italiane e non solo, a sottolineare l’importanza di una stagione artistica che supera i confini regionali. Accanto ai piemontesi Carlo Pittara, Vittorio Avondo, Ernesto Bertea, Federico Pastoris (a cui si aggiungeranno più tardi i torinesi Giovanni Battista Carpanetto, Adolfo Dalbesio e Francesco Romero, di Moncalvo) sono presenti artisti liguri (Ernesto Rayper e Alberto Issel) o “naturalizzati” come tali (gli iberici D’Andrade e De Avendaño), nonché il fiorentino di natali, ma giunto a Torino in tenera età, Antenore Soldi.
Il momento che essi rappresentano è caratterizzato dalla ricerca di un sensibile realismo nella rappresentazione del paesaggio agreste, con accenti diversi, ma improntati dalla comune attenzione prima al paesismo ancora intriso di romanticismo dello svizzero Alexandre Calame (che quasi tutti conobbero inizialmente a Ginevra), presto attratti dal paesismo dei pittori di Barbizon in Francia e dalle novità di Corot e dal linguaggio fontanesiano attraverso contatti diretti, poi rinnovati negli anni di Rivara, con il maestro reggiano a Volpiano, tramite anche le esortazioni del ligure Tammar Luxoro.
Il confronto tra i pittori iberici e quelli liguri iniziò dapprima negli incontri a Carcare, nel Savonese, poi, sopratutto d’estate o in autunno, a Rivara, dove il lavoro gomito a gomito ebbe momenti catalizzanti, specie dopo l’inserimento nel gruppo di Rayper, su esortazione di D’Andrade. La scelta di confrontarsi con il paesaggio di Rivara avvenne non solo per l’amenità del dolce paesaggio agreste, ma perché tutti potevano godere della generosa ospitalità del banchiere Carlo Ogliani, cognato di Pittara, rivarese d’origine e proprietario di un’accogliente villa, poi anche del vasto castello acquistato all’inizio degli anni Settanta.
L’abituale consuetudine dei gioviali incontri, che connotò la rivoluzione “realista” di quei compagni di cavalletto, ebbe il proprio momento di maggiore vitalità e di fulgore a cavallo del 1870, sino alla precoce morte di Rayper nel 1873 e a uno stillicidio di abbandoni alla fine del decennio, tra cui quello, parziale, dello stesso Pittara, che ritroviamo a Roma nel 1877 e a Parigi dopo il 1880 (anche se di ritorno a Rivara ogni anno per qualche mese); così Avondo, D’Andrade, Pastoris e Bertea, variamente e progressivamente attratti dal restauro e dallo studio dei monumenti del Medioevo pedemontano. Sino a Carpanetto e Dalbesio, inclini altresì, come lo stesso Pittara, alle fascinazioni parigine della sintassi pittorica di De Nittis e Boldini.
Valorizzata in primis dal poeta Giovanni Camerana, poi dai critici Emilio Zanzi, Marziano Bernardi e in ultimo e autorevolmente da Roberto Longhi, l’importanza della cosiddetta Scuola di Rivara era già stata riconosciuta da Telemaco Signorini che, tuttavia, dimenticò Pittara per sottolineare il ruolo innovatore di Ernesto Rayper, indubbiamente la figura più dotata del gruppo. Anche se Carlo Pittara fu il più produttivo e vario, sebbene discontinuo, realista del cenacolo pedemontano, progressivamente attratto dalla finezza e dal successo del linguaggio denittisiano; e curioso delle più dolci eleganze di una pittura narrativa.
A questa “epopea” tardo-ottocentesca, che seppe definitivamente accantonare la ridondanza della pittura di storia e i ritardi di gusto dell’insegnamento accademico con un’espressione gioviale e sincera della realtà, la “verde” Rivara ha legato per sempre il proprio nome: luogo di una pacifica, osteggiata a lungo ma definitiva “rivoluzione” che ha segnato l’attualità della pittura piemontese, ligure e, in parte, attraverso Gignous, lombarda del maturo Ottocento.
CARLO PITTARA E LA SCUOLA DI RIVARA
Un momento magico dell’Ottocento pedemontano
Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto, Torino
22 settembre 2016 – 15 gennaio 2017
Informazioni per il pubblico:
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