CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 715

“Storie di Fiamma”, staffetta partigiana nella “repubblica” dell’Alto Monferrato

cortiglione-monferratoNel 72° anniversario della Giunta popolare della Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato, Cortiglione domenica 23 ottobre ospiterà l’incontro “Storie di Fiamma” (salone Val Rosetta di piazza Padre Pio). L’appuntamento, fissato per le 15 con ingresso libero, vuole essere un omaggio alla staffetta partigiana Elsa Massimelli Scaliti che con il nome di battaglia Fiamma diede il proprio contributo alla lotta di Liberazione nella dell’VIII^ Divisione Garibaldi, 100a Brigata, distinguendosi per l’umanità e il coraggio.L’incontro è promosso da Comune, Unione Collinare Vigne e Vini, Israt, Provincia, Associazione Davide Lajolo, Anpi, Casa della Memoria di Vinchio sotto il patrocinio di Regione e Comitato Resistenza e Costituzione. Per l’occasione verrà presentata la ristampa del libro cortiglio4autobiografico, ormai introvabile, che Elsa Massimelli pubblicò nel 1999 con il titolo “La Storia di Fiamma messaggera partigiana” (edizioni Trauben). Alla stesura del volume contribuì il fratello Dionigi Massimelli (Nestore), commissario politico dell’VIII^ Divisione Garibaldi dal 1° marzo all’8 giugno 1945. La ristampa è a cura degli organizzatori dell’incontro. Durante la giornata saranno tracciati i profili dei due fratelli nati a Cortiglione (classe 1924 lei e 1916 lui) e ripercorsa la storia della Repubblica popolare dell’Alto Monferrato.  Porteranno i saluti istituzionali il sindaco cortiglione-2Gilio Brondolo e Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio Regionale. Seguirà la proiezione di interviste a partigiani della Valtiglione (Dionigi Massimelli, Davide Lajolo, Battista Reggio, Stefano Icardi). Poi spazio alle letture, da parte di alcuni ragazzi del paese, di brani tratti dal libro “La Storia di Fiamma”. L’attrice Patrizia Camatel proporrà il racconto  drammatizzato di una donna di Vinchio sulla morte del partigiano cortiglionese Gino Marino (26 giugno 1944). A Mario Renosio, direttore dell’Israt, sarà affidato il ricordo sulla Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato. A seguire l’omaggio a tutti i partigiani di Cortiglione. Conclusioni di Laurana Lajolo, che introdurrà e presiederà la giornata.

La “repubblica partigiana” dell’Alto Monferrato

cortiglio-libroNel corso dell’estate 1944, la progressiva liberazione da parte delle formazioni partigiane di ampie aree di territorio collinare del Basso Piemonte pose al movimento di resistenza l’esigenza di dotarsi di una struttura amministrativa per la gestione delle emergenze quotidiane. Nacquero i Cln comunali, molte giunte comunali furono liberamente elette, in una riscoperta e reinvenzione della democrazia dopo oltre vent’anni di regime fascista. I rinati partiti politici antifascisti trovarono un accordo per la creazione di una Giunta popolare unitaria, che si insediò a Nizza Monferrato il 30 ottobre 1944, con il compito di coordinare l’attività dei diversi Cln e giunte comunali. La zona sottoposta al controllo della giunta comprendeva una quarantina di comuni dell’area compresa tra il Tanaro e le Langhe, in cui operavano brigate appartenenti a cinque divisioni diverse (8a e 9a Garibaldi, 2a e 5a autonome, 8a Gl). Per ragioni di sicurezza, la sede della giunta venne spostata a metà novembre ad Agliano. La giunta, nel corso della sua attività, coordinò la gestione degli approvvigionamenti alimentari alla popolazione e dei finanziamenti alle formazioni partigiane, controllò l’amministrazione dell’ordine pubblico e della giustizia, rilanciò l’attività sindacale nelle fabbriche della zona, rinnovò i contratti agricoli di affitto e mezzadria che tradizionalmente scadono l’11 novembre, San Martino. L’esperienza della giunta di Nizza-Agliano si concluse il 2 dicembre 1944, quando un grande rastrellamento coinvolse l’intera zona inducendo le formazioni partigiane a sganciarsi verso le Langhe o ad occultare gli uomini in zona; mentre ritornarono i presidi fascisti nei paesi, partigiani, sbandati, renitenti e civili vennero arrestati e deportati in Germania. A Nizza Monferrato e a Canelli si insediarono in modo stabile reparti della divisione fascista San Marco, che tennero sotto pressione le formazioni partigiane locali fino alla liberazione.

Tra sorrisi e rimpianti, mentre il mondo va in rovina

All’inizio, prima della scrittura e del capolavoro, ci furono i guai economici della madre travolta da una montagna di debiti a causa di alcuni costruttori chiamati ad erigere una modesta casa, poi qualcuno degli amici messosi a disposizione per aiutarla con dei prestiti in denaro che alla fine decise di acquistare la casa per sé, più o meno in gran segreto. Accadimenti e ricordi, scampoli di vita che tornano alla memoria e che Anton Cechov portò con sé lungo tutto l’arco della vita e trasmise nel “Giardino dei ciliegi”, una “commedia” – si affrettava a sottolineare l’autore – che “sarà

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immancabilmente comica, molto comica”, contro ogni nostra aspettativa, la storia di una famiglia e di quanti, servi amici parassiti, la circondano, una fuga e un ritorno da Parigi dove per un breve tempo s’era trovato un riparo entro cui nascondere un grande dolore, un ritorno dentro cui vivere ancora tradimenti, amori non dichiarati, speranze giovanili e impulsive ideologie, mentre al di là delle antiche e nuove storie la Storia s’affaccia, già con i propri cambiamenti e le proprie rovine (Cechov consegnò il lavoro agli attori del Teatro d’Arte di Mosca verso il gennaio del 1904, sarebbe morto pochi mesi dopo, nel luglio, l’anno successivo sarebbe cambiata in modo totale la faccia del continente russo), mentre ognuno è incapace di comprenderla e di afferrarla.

ciliegi2La bellezza del testo è, lo si sa da sempre, innegabile. Fedele ai precetti dell’autore (“immancabilmente”), Valter Malosti in questa edizione che apre la stagione dello Stabile torinese – Teatro Nazionale (sino al 30 ottobre al Carignano) trova il giusto equilibrio tra il tragico e il comico, alterna nei toni il susseguirsi degli eventi che sconvolgono o che rallegrano anche solo per un attimo; senza temere di spingere troppo su quel pedale che altri hanno tenuto, nelle tante edizioni viste, in sordina crea delle piacevoli isole con le parole, con i movimenti talora assurdi, con le giravolte interpretative di quel possidente e di quel contabile che s’aggirano per la grande casa, non rinunciando neppure a qualche inflessione dialettale di casa nostra che pure il fratello della protagonista si lascia sfuggire. Perché sono “comici”, speditamente votati alla tragicità, quei personaggi, tutti svagati o persi nel loro chiacchierare a vanvera o stupidamente capaci di atti senza senso o velleitari o intenzionati a buttarsi con frasi smozzicate nel passato o avanti nel futuro. Altri, aggirandosi per la stanza “ancora” dei giochi dei ragazzi, o guardando verso quel giardino su cui di lì a poco si sarebbero accaniti i colpiciliegi1 delle scuri, indulgevano su quanto di malinconico attraversava le parole dei vari personaggi: Malosti ce ne offre una diversa – e moderna – lettura, approfondita, concreta, suggestiva, lasciando che la diversa umanità di ognuno prenda corpo poco a poco, si scontri o si unisca a quella del vicino. La conseguenza, mai obbligatoria, è che i differenti sentimenti si abbracciano l’uno all’altro, si lasciano e si prendono, il groppo lascia il posto al riso, un attimo di sereno segue al terremoto.

Nella cornice inventata da Gregorio Zurla – uno squarcio, un interno e un paesaggio già deturpati – e nei costumi appropriati di Gianluca Sbicca, a seguire ottimamente il disegno della regia e a “raccontare” con diverso animo, facendo partecipe il publico ben affacciandosi in proscenio, ci pensa una compagnia dove per una volta non ammiri il o la protagonista, ma il gruppo intero, senza ripensamenti. Tra tutti, da ricordare almeno il sensibile Lopachin di Fausto Russo Alesi, chiuso nel suo arrivismo, nel suo intento d’acquisti ad ogni costo, Giovanni Anzaldo come il giovane studente Trofimov, all’inseguimento di cambiamenti rivoluzionari ma quasi goffo in tutto il proprio ardire, Elena Russo che è Liubov perennemente legata ai sogni, Gaetano Colella come invadente Simeonov, Roberta Lanave e Camilla Nigro.

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In ultimo, ma non certo per importanza, la prova di Piero Nuti, un First dolente e apprensivo, ultima vittima della distruzione che s’abbatte sul giardino, come sui sogni, di Liubov e di Gaev. Grande successo tra il pubblico della prima.

 Elio Rabbione

Foto di scena Tommaso Le Pera

Carol Rama e la passione dell’arte attraverso le epoche

rama1CONTEMPORANEA  / di Maria Cristina Strati

Il 24 settembre del 2015, ormai anzianissima, ci lasciava Carol Rama, una delle artiste torinesi più controverse e talentuose di sempre, che vanta a buon diritto il proprio posto tra coloro hanno detto la loro nel vasto panorama della storia dell’arte internazionale. Oggi, a distanza di poco più di un anno, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino la celebra con una grande retrospettiva di indubbio interesse.

La mostra si è inaugurata lo scorso 12 settembre e comprende una grande quantità di lavori dell’artista, lungo tutto il prolungato e variegato percorso della sua carriera, che ha attraversato ben otto decenni.

L’evento è realizzato dalla GAM di Torino grazie al contributo di importanti istituzioni internazionali, quali il MACBA di Barcellona, PARIS MUSÉES / MAMVP, EMMA – Espoo Museum of Modern Art, e l’ Irish Museum of Modern Art di Dublino (IMMA).

In realtà non è la prima volta che la città di Torino celebra Carol Rama. Già nel 2004, subito dopo il Leone d’oro ricevuto dall’artista alla Biennale di Venezia del 2003, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo le aveva dedicato una mostra importante, allora dedicata ai suoi primi settant’anni di carriera, che ne avevarama2 in qualche modo sottolineato e sancito il ruolo decisivo nel contesto artistico contemporaneo in Italia e all’estero.

Oggi, come tutti sanno, Carol Rama è a ragione riconosciuta come una delle maggiori artiste italiane. È innegabile come la sua ricerca, nata da percorsi non lineari e non accademici, sempre libera e irriverente, abbia segnato il linguaggio dell’arte contemporanea in maniera indelebile e del tutto originale.

Il suo percorso artistico prende il via agli inizi negli anni trenta. Attraversa quindi un periodo storico estremamente vario e sfaccettato, denso di importanti trasformazioni storico-sociali, nel corso del quale anche l’arte si è modificata radicalmente, mutando voce, volto e carattere al mutare degli scenari e dei contesti. Osservato dal punto di vista storico, la ricerca di Carol Rama ci appare oggi come un continuo contrappunto, un prendere parte e distanziarsi insieme dalle tendenze diffuse, di volta in volta: come rama3quando negli anni cinquanta aderisce al Movimento Arte Concreta, abbandonando poi questa via per coltivare invece un nascente interesse per l’astrazione, l’informale e il bricolage. È tutta un’altalena di immagini, figure, materiali e colori, che la conduce più tardi all’approdo verso l’arte povera e per finire al ritorno alla figurazione e alle suggestioni della “mucca pazza” degli anni novanta. Ognuno di questi passi, svolte e nuove incarnazioni artistiche si pone però sulla scia di una ricerca coerente, singolare e ben identificabile, dove ogni suggestione esterna era sempre riletta e filtrata in maniera del tutto originale, attraverso lo sguardo appuntito di una indomabile e unica personalità artistica.

È così che Carol Rama ha attraversato le epoche, cogliendo e anticipando movimenti e tendenze.

In certo senso, e con un po’ di fantasia, leggendo la sua biografia artistica viene in mente, per certi versi, un altro grande artista che ci ha da poco lasciato: David Bowie. Rama, come Bowie, ha anticipato, attraversato, interpretato e rivisto le tendenze dell’arte nei diversi periodi, ogni volta lasciando però una traccia sempre personalissima e inconfondibile, nonostante le diverse trasformazioni ed evoluzioni dello stile.

Il paragone, se portato alle estreme conseguenze, è certo azzardato: ma se preso per quello che è, come suggestione e provocazione, rende bene l’idea della personalità geniale e artisticamente feconda in maniera impressionante, capace di lasciare sempre la propria impronta unica e decisiva laddove gli altri sirama4 limitano ad adeguarsi e a seguire ritmi non personali.

Nel caso di Carol Rama è proprio così. È impossibile non riconoscere una sua opera a prima vista, arduo non cogliere in ciascuno dei suoi lavori quei tratti distintivi, di sintesi, di caustica ironia e provocazione portata all’estremo, sua cifra inconfondibile.

Sono molti gli artisti che si sono ispirati al lavoro di Carol Rama, così come sono molti i giovani emergenti che ad esso ancora si ispirano, e a ben guardare la cosa appare inevitabile. Ogni tanto su questo pianeta capita che nasca uno di quegli artisti speciali, unici, incredibili. Che sono come fonti di creatività per tutti, perché tutti riescono ad attingere dalla loro vena creativa, trovando in essa nuovi stimoli, nuova linfa vitale, nuove suggestioni cui attingere, per sempre.

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GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea- Via Magenta 31 – Torino. Orario: martedì – domenica 10-18, chiuso lunedì. La biglietteria chiude un’ora prima. Ingressi: € 10 – ridotto € 8. INFO: Centralino tel. 011 4429518 – Segreteria tel. 011 4436907

e-mail gam@fondazionetorinomusei.it

www.fondazionetorinomusei.it

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Nelle immagini, dall’alto:

Arsenale 1970

Collage di copertoni di bicicletta su tela. Bicycle inner tubes collage on canvas

150 x 100 cm. Proprietà della Camera di Commercio di Torino, Italia

Photo: Roberto Goffi, Torino 

Spazio anche più che tempo Space Rather than Time, 1971

Collage di copertoni di biclette e guarnizioni industriali su tela

Bycicle inner tubes and industrial gaskets collage on canvas

150 x 120 cm Collezione privata Private collection

Photo: Studio Dario & Carlos Tettamanzi

Lusinghe Flattery 2003

Tecnica mista e incisione su carta foderata

Mixed media and engraving on relined paper 25 x 35 cm

Collezione Charles Asprey, Londra Collection Charles Asprey, London

Photo: Andy Keate

Carol Rama nel suo studio.

Photo Roberto Goffi © Archivio Carol Rama

 

“Particelle di profumo alla lavanda”

cocolaLa scrittrice Simona Cocola conduce il lettore in un viaggio della memoria attraverso Italia, Germania e Provenza

La lavanda è il simbolo per eccellenza della Provenza ed rappresenta anche il fil rouge del romanzo della giornalista e scrittrice torinese Simona Cocola, dal titolo ” Particelle di profumo alla lavanda”, che reca come sottotitolo ” Tu mi viaggerai accanto, sempre”, che sarà presentato martedì 18 ottobre alle 18.30 presso il Circolo dei Lettori, in via Bogino 9.

Il romanzo si snoda attraverso tre Paesi, l’Italia, la Germania e la Provenza, percorsi in un viaggio incredibile nato da un ricordo infantile, che condurrà la giovane Susan Mantra a rincorrere Alfredo, l’uomo del passato, legato a sua nonna Noemi. La ricerca, preceduta dalla scoperta di un segreto di famiglia, si sviluppa parallelamente all’ostinazione di Susan di pubblicare il romanzo che omaggera’ Alfredo, a ringraziamento di aver salvato a amato la nonna in tempi passati. Il finale sarà a sorpresa e il lettore vi sarà condotto attraverso un percorso ricco di pathos, battute di arresto e improvvisi cambiamenti.

L’autrice è anche giornalista pubblicista, con all’attivo numerose collaborazioni per diverse riviste e testate, per prima, nel ‘ 97, il Corriere di Rivoli, Collegno e Grugliasco, ha anche partecipato al concorso Prix Italia, e collaborato per diverse case editrici, tra cui la Set.

 

Mara Martellotta

La Notte nera del Jazz

150 musicisti in scena per celebrare il decennale della manifestazione nata a Moncalieri. Doppio grande appuntamento con Gegè Telesforo e Horacio “El Negro” Hernandez 
jazz musica

CENTRO STORICO DI MONCALIERI (TO)

Si svolgerà dal 29 ottobre al 13 novembre 2016 la XIX edizione del Moncalieri Jazz Festival e, come di consueto, l’apertura del Festival toccherà alla Notte Nera del Jazz che quest’anno festeggerà il suo decennale nel Centro Storico della città, ad ingresso libero. Sarà una lunga maratona musicale notturna che, in occasione di questa edizione straordinaria, vedrà suonare in una sola notte ben 150 musicisti. I vicoli, le vie, le piazze, i siti architettonici di particolare interesse storico/artistico – tra i quali la residenza sabauda e il Castello Reale di Moncalieri – si metteranno in “bella” mostra per il grande pubblico della decima edizione, che mira a superare l’incredibile affluenza dell’anno scorso: non meno di ventimila persone solo nel centro storico cittadino!
Sabato 29 ottobre la manifestazione avrà inizio alle 17,00 con la Marchin’ Band P-Funking Band che partirà dall’Arco Navina marciando per le vie del centro storico cittadino, Via Matteotti e Via San Martino. Dalle ore 19.00, in 10 luoghi e locali sarà l’ora dell’Aperitivo in Jazz dove, sulle splendide note di gruppi jazz, uno per ogni locale interessato, si potrà godere del connubio tra il coinvolgente suono dei musicisti e la creatività dei Barman, che creeranno per l’occasione cocktail originali e grandi classici. Questi alcuni dei gruppi che si potranno ascoltare dal vivo: Rhythm and Bones: Joe Burman (trombone) Gianfranco Marchesi (trombone) Marco Parodi (chitarra) Silvio Albesiano (contrabbasso) Luca Rigazio (batteria); Sergio Di Gennaro trio: Sergio Di Gennaro (pianoforte) Marco Piccirillo (contrabbasso) Alessandro Minetto (batteria); Valerio Signetto quartet: Valerio Signetto (sax alto)  Fabio Gorlier (pianoforte) Enrico Ciampini (c.basso) Marco Breglia (batteria); Gigi Di Gregorio Jazz Ensemble: Alfonso Dominici (sax alto) Gigi Di Gregorio (sax musica90tenore) Emilio Costantini (sax baritono) Sergio Chiricosta (trombone) Alessandro Chiappetta (chitarra) Saverio Miele (c.basso) Marco Puxeddu (batteria); Claudio Bonadè duo: Claudio Bonadè (sax) Nico di Battista (chitarra); The Great American Songbook: Sonia Schiavone (voce) Fabio Giachino (pianoforte) Davide Liberti (contrabbasso) Maurizio Cuccuini (batteria);  PCJB Paolo Conte Jazz Tribute: Gianni Fidanza (voce e pianoforte) Pietro Maria Paolucci (sax tenore) Mimmo Matteucci (sax alto) Ferdinando Paris (fisarmonica) Luca Restaino (chitarra)  Fernando Paris (basso el.) Tonino Bianchi (batteria); Dois 2: Elis Prodon (voce) Flavio Brio (chitarra); Marchin’ Band: “Route 99” e Cetri! Duo: Fulvio Vanlaar (tromba) Giovanni Santoro (chitarra).
Alle ore 21.00, nella centrale Piazza Vittorio Emanuele II, si assisterà al Doppio Grande concerto della Notte Nera: dopo 10 anni, ritorna al Moncalieri Jazz Festival il quintetto guidato da GEGE’ TELESFORO” che lo ha visto protagonista proprio nella prima “Notte Nera del Jazz”, mentre la seconda parte vedrà protagonista il Jazz Cubano con il grande batterista HORACIO “EL NEGRO” HERNANDEZ ed il suo progetto “ITALUBA quartet” .
Dalle ore 23.45 la festa continuerà ancora con “Musica & Gusto” lungo l’intera Via Santa Croce.

La musica, dunque, come vera protagonista della notte tra vicoli, vie e piazze del centro storico moncalierese: un vero e proprio filo di Arianna fatto di assolo ed esecuzioni d’insieme che legheranno e trascineranno gli spettatori in un vero vortice musicale. L’obiettivo è perdersi e ritrovarsi nel suono e nella musica con un unico punto di riferimento: il Jazz vero protagonista della notte a Moncalieri.

Il Moncalieri Jazz Festival, manifestazione appartenente a I-Jazz (Associazione Nazionale dei festival Italiani di Jazz), in occasione del decennale della “Notte Nera del Jazz”, continuerà la raccolta fondi sull’iniziativa “Il Jazz Italiano per Amatrice e gli altri territori colpiti dal sisma” per la ricostruzione del Cinema Teatro “Giuseppe Garibaldi“ di Amatrice, luogo simbolo della cultura della città, sostenuta e promossa dal MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) e realizzato da Associazione I-Jazz, unitamente a MIDJ (Musicisti italiani di Jazz) e Casa del Jazz.

Sito ufficiale:
www.moncalierijazz.com

Teatri aperti (e altri luoghi)

Iniziativa in programma il 22 ottobre 

torino teatro
Nasce per iniziativa del Ministro della cultura Dario Franceschini, TEATRI APERTI e altri luoghi per lo spettacolo dal vivo, la cui prima edizione è prevista per sabato 22 ottobre 2016. L’accordo siglato tra la Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del MiBACT e l’Agis, il primo che riguarda lo spettacolo dal vivo, promuove ed incentiva la fruizione del teatro con eventi nell’arco di una giornata, coinvolgendo tutto il settore: gli spazi della prosa, della lirica, della musica e della danza si apriranno al pubblico, offrendo gratuitamente spettacoli, concerti, balletti, letture, visite guidate all’insegna della cultura e dell’intrattenimento. Un’iniziativa destinata a riscuotere grande successo in tutta Italia, alla quale il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale aderisce promuovendo attività e spettacoli in tutti i suoi spazi.

TEATRO CARIGNANO
La bomboniera di Torino si apre il 22 ottobre fin dal mattino alla cittadinanza grazie alle visite guidate organizzate dallo Stabile torinese. Un modo per conoscere la storia del grande teatro all’italiana voluto dai Savoia, degli artisti e degli spettacoli che hanno animato i trecento anni di vita della sala, scoprire le innovazioni tecnologiche del suo palcoscenico e la sotterranea Sala delle Colonne, che ospita la caffetteria Lavazza.
Le visite avranno una durata di circa 30 minuti. Prima partenza ore 10,30, ultima partenza ore 12.30.

Alle ore 15,30 le porte del Carignano si aprono per una replica gratuita de Il giardino dei ciliegi, il capolavoro di Èechov diretto da Valter Malosti che ha inaugurato la stagione 2016/2017 dello Stabile. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile di Torino, con il sostegno della Fondazione CRT.

Un universo umano vittima del tempo che fugge, dei rimpianti, della nostalgia, dell’incapacità di agire: Elena Bucci, Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Giovanni Anzaldo, Piero Nuti e Eva Robin’s insieme per la prima volta diretti da Valter Malosti nell’ultimo lavoro teatrale di Èechov. Una storia di perdite, di denaro dilapidato, di lutti, di passioni sfiorite: ed è quasi naturale che il congedo dalle scene e dalla vita di Èechov colga con precisione la decadenza di una famiglia aristocratica russa, riunitasi nella tenuta di campagna che sta per essere messa all’asta.

TEATRO GOBETTI
La sala di via Rossini 8 ospiterà nella mattinata del 22 ottobre due repliche ad ingresso gratuito – alle ore 10.30 e alle ore 12.00 – di Mélange à trois uno spettacolo fra circo, teatro, musica, opera e lirica: un doppio appuntamento per famiglie ideato dal Trio Tiche con Irene Geninatti Chiolero, Andrea Cerrato, Stefano Nozzoli.

Mélange à trois porta la musica classica e l’opera lirica al grande pubblico, attraverso la leggerezza della clownerie e la magia delle arti circensi. La serietà ed il rigore nell’esecuzione di musiche e canto si fondono con la comicità diventando un tutt’uno. L’assenza di parole è compensata dal flusso emotivo creato dalle arie e dalle musiche che spaziano da Bach a Mozart a Ginastera fino ad arrivare alla canzone d’autore francese. Il Trio Tiche nasce dall’incontro di tre artisti provenienti da mondi differenti, con l’intento di sperimentare nuove contaminazioni da condividere con piccoli e grandi spettatori.

Alle 15.30, al Gobetti, sempre ad ingresso gratuito, andrà in scena La signorina Felicità o la Felicità. Omaggio a Guido Gozzano, lo spettacolo diretto da Massimo Betti Merlin e interpretato da Lorena Senestro e con Andrea Gattico al pianoforte.

Nelle vesti della signorina Felicita, Lorena Senestro propone una personalissima interpretazione del celebre “salottino in disuso” di Gozzano, a cent’anni dalla morte dello scrittore. Tornano in vita le storie e i personaggi delle sue poesie, si dialoga con il poeta sulle note di Andrea Gattico, pianista da tabarin torinese, con papillon, canzoni e abito da sera.

FONDERIE LIMONE MONCALIERI 
Gli spettatori dello Stabile, ma anche chi vuole scoprire cosa si nasconde dietro uno spettacolo, saranno invitati ad assistere – dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 del 22 ottobre – alle prove di Come vi piace di William Shakespeare, nell’allestimento di Leo Muscato. Lo spettacolo, che ha debuttato al Carignano nella scorsa stagione, sta per partire per un’importante tournée in Cina a Pechino e Shanghai e questa è l’occasione per vedere dal vivo quel che accade prima della prima.

INFO E MODALITÀ DI ACCESSO ALLE INIZIATIVE GRATUITE DI SABATO 22 OTTOBRE 2016

Esclusivamente per informazioni contattare: promozione@teatrostabiletorino.it

Visite guidate al Teatro Carignano

La prenotazione è obbligatoria ed è possibile effettuarla a partire dal 12 ottobre 2016 dalle ore 8,30 alle ore 19,00 e dal 13 al 21 ottobre 2016 con orario dal martedì al sabato, dalle ore 13,00 alle ore 19,00:

telefonando al numero 011 5169555, Numero Verde 800 235 333

in Biglietteria TST, via Rossini 8, Torino

inviando una mail a 22ottobre@teatrostabiletorino.it 

Lo spettatore prenotato si presenterà il giorno 22 ottobre all’orario indicato all’atto della prenotazione direttamente al Teatro Carignano. La prenotazione è valida per un massimo di 2 persone. È necessario presentarsi 10 minuti prima dell’orario prenotato: in caso contrario la prenotazione decade.

Recite a ingresso gratuito

Mélange à trois – Teatro Gobetti, ore 10.30 e ore 12.00
La signorina Felicità ovvero la Felicità – Teatro Gobetti, ore 15.30
Il giardino dei ciliegi Teatro Carignano, ore 15.30

I titoli di ingresso numerati saranno in distribuzione a partire dal 12 ottobre (orario 8,30 – 19,00) e dal 13 fino al 21 ottobre 2016 presso la Biglietteria TST, via Rossini 8 – Torino – orario dal martedì al sabato, dalle ore 13,00 alle ore 19,00. Lo spettatore dovrà presentarsi il giorno 22 ottobre, mezz’ora prima dell’inizio dell’evento, direttamente presso la sala teatrale. In caso contrario il titolo d’ingresso perderà la sua validità a favore di eventuali persone in coda/lista d’attesa.

Prove a ingresso gratuito – Come vi piace – Fonderie Limone Moncalieri

La prenotazione è obbligatoria ed è possibile effettuarla a partire dal 12 ottobre dalle ore 8,30 alle ore 19,00 e dal 13 al 21 ottobre 2016 con orario dal martedì al sabato, dalle ore 13,00 alle ore 19,00:

telefonando al numero 011 5169555, Numero Verde 800 235 333

in Biglietteria TST, via Rossini 8, Torino

inviando una mail a 22ottobre@teatrostabiletorino.it 

Lo spettatore prenotato dovrà presentarsi il giorno 22 ottobre direttamente alle Fonderie Limone di Moncalieri.  La prenotazione è valida per un massimo di 2 persone. È necessario presentarsi 10 minuti prima dell’orario prenotato: in caso contrario la prenotazione decade.

Il calendario completo delle iniziative di TEATRI APERTI e altri luoghi per lo spettacolo dal vivo su teatrostabiletorino.it, Facebook, Instagram

“I metalli del Re”, Musei Reali in Tv su “Ulisse”

polo reale cavalloSaranno proprio i Musei Reali di Torino e le sue inestimabili collezioni i protagonisti della prossima puntata di Ulisse – Il piacere della scoperta dal titolo I metalli del Re, che andrà in onda alle 21,15 su Rai Tre sabato 15 ottobre

Alberto Angela racconterà infatti la storia e l’origine dei metalli dei re – l’oro, l’argento e il rame – proprio a partire da Palazzo Reale: è qui che i tesori della terra si sono trasformati nei tesori dei re di Italia, risplendendo e celebrando la magnificenza della corte.

In una puntata incentrata sull’origine cosmica di questi tre metalli e da dove deriva la forte attrazione che da millenni hanno sull’uomo, Alberto Angela condurrà gli spettatori all’interno delle meravigliose sale di Palazzo Reale, mostrando come venivano allestite le tavole dei re nelle occasioni ufficiali con posate, candelabri, vassoi d’argento e come oggi vengono conservati queste collezioni preziose.

Ulisse è entrato anche nelle cucine reali dei Savoia: 20 stanze nel sotterraneo del palazzo Reale dove tra cucine, ghiacciaie, magazzini e cantina per i vini, decine di cuochi, pasticcieri e maestri di sala lavoravano sin dal mattino con l’ausilio di pentoloni e strumenti di rame. L’appuntamento con I metalli del Re e le collezioni dei Musei Reali è fissato per le 21,15 di sabato 15 ottobre e la puntata sarà disponibile alla visione su Rai Replay.

Tutte le info su www.museireali.beniculturali.it

Massimo d’Azeglio e  il suo “rifugio” sul lago Maggiore

dazeglio-1Massimo Taparelli marchese d’Azeglio,figlio di Cesare, noto esponente della restaurazione sabauda, e di Cristina Morozzo, nacque a Torino il 24 ottobre 1798. Ritornato nella città dei Savoia dopo l’esilio fiorentino, imposto dalle circostanze determinatesi a causa dell’occupazione napoleonica,si iscrisse a filosofia, ma preferì intraprendere la carriera artistica di scrittore e pittore, frequentando i salotti intellettuali di Roma, Firenze e Milano (dove conobbe la sua prima moglie, Giulia, figlia di Alessandro Manzoni). L’interesse per la politica, alla quale si approcciò con un “taglio” da liberale moderato, lo vide protagonista a Torino  come primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852 nel difficile e complicato periodo ricordi-azegliosuccessivo alla Prima guerra d’Indipendenza. Rassegnato il proprio mandato nelle mani del Re, propose Cavour come proprio successore e Vittorio Emanuele II lo nominò senatore. Il suo pensiero era tenuto in gran conto e nel luglio del 1859, dopo la cacciata delle truppe pontificie, ebbe l’incarico di costituire un governo provvisorio a Bologna. Sei mesi dopo, a fine gennaio, venne nominato governatore della Provincia di Milano, carica  che mantenne fino al 17 marzo 1861. D’Azeglio morì a Torino il 15 gennaio 1866, lasciando anche delle opere importanti come scrittore, tra le quali l’ “Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta”, pubblicata nel 1833, una sorta di emblema della virtù cavalieresca di un eroe dell’identità nazionale ante litteram.

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Ma la storia ci racconta anche del suo innamoramento per la bellezza del lago Maggiore, tant’è che – nell’estate del 1856 – iniziò a farsi costruire  una villa a Cannero, sulla parte alta della sponda piemontese del Verbano, dove poter trascorrere periodi di tranquillità lontano dalla vita fieramosca-azegliocittadina. L’edificio su due piani, semplice e lineare nello stile architettonico, sorge tutt’ora direttamente sulla riva del lago ed è nascosto alla vista dalla folta vegetazione del giardino circostante. Il marchese D’Azeglio lo definì una “Cartagine sorgente”, un luogo, come scrisse al nipote Emanuele, “dove al caso possa da un giorno all’altro trovar ricetto, se un motivo qualunque m’obbligasse a dar un calcio alle grandezze umane”. Dal carteggio conservato nel Fondo Rossi dell’Archivio di Stato di Verbania risulta che contribuirono alla progettazione della villa l’architetto Defendente Vannini e l’ingegnere Antonio Rossi; mentre l’ingegnere Vittore Caramora si occupò essenzialmente della direzione dei lavori. La casa, “non una villa sontuosa ma ridente, piacevole, di buon gusto, che tende alla semplicità”, venne edificata tra il azeglio-lago1856 e il 1857, cioè nello stesso periodo in cui si metteva mano al secondo lotto della strada litoranea che portava al Canton Ticino. Una lapide posta sulla parete rocciosa di fronte al cancello d’ingresso ricorda al “passeggero” che il marchese in quella villa “vi dimorò spesso e a lungo, dolce rifugio dai clamori del mondo, dalle fallacie della politica. I famosi “Ricordi” furono meditati e scritti nella pace di questi luoghi”. Un’opera importante, nella quale si può leggere anche la sua celebre frase “S’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani” . Pare, tra l’altro, che in quel periodo D’Azeglio si dedicasse a sedute spiritiche, invocando spesso il defunto amico Camillo Benso conte di Cavour. Con quali esiti, però, non è dato a sapere.

Marco Travaglini

Oggi al cinema

inferno-filmLe trame dei film nei cinema di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Abel il figlio del vento – Avventura. Regia di Gerardo Olivares e Omar Penker, con Jean Reno, Tobias Moretti e Manuel Camacho. Lukas, orfano di madre, vive tra le montagne del Tirolo e i suoi rapporti con il padre cacciatore non sono certo facili. Un giorno trova un aquilotto, scacciato dal suo nido, proverà a farlo crescere, anche con l’aiuto del guardaboschi Danzer. Durata 98 minuti. (Uci Lingotto)

 

Alla ricerca di Dory – Animazione. Regia di Andrew Stanton e Angus MacLean. Una festa per i piccoli, e non soltanto. A tredici anni dal successo planetario di “Alla ricerca di Nemo”, ecco che oggi è la pesciolina Dory a prendere il sopravvento sulla terna dei protagonisti di un tempo, mentre nuovi caratteri marini s’aggiungono. In una lunga traversata tra Australia e California, Dory cercherà di accettare quella smemoratezza che la perseguita, anche con l’aiuto di vecchie conoscenze, dallo squalo balena Destiny che causa la miopia va a sbattere da ogni parte al polpo Hank, nervoso quanto basta, a Bailey, beluga migliore di tutti. Durata 97 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

posto-filmAl posto tuo – Commedia. Regia di Max Croci, con Luca Argentero, Stefano Fresi e Ambra Angiolini. Luca e Rocco, direttorei creativi di due aziende produttrici di sanitari, il primo bello, single e sciupafemmine, l’altro sempre sovrappeso e sempre a dieta, sposato e con tre figli: quando diverrà effettiva la fusione delle aziende ci sarà posto per uno soltanto di loro. Nell’imminenza, la dirigenza impone che si scambino la vita e i ruoli, famiglie e case, comportamenti e abitudini, per una sola settimana. E il risultato? Durata 90 minuti. (Reposi, Uci)

 

Bad Moms – Mamme molto cattive – Commedia. Regia di Jon Lucas e Scott Moore, con Kristen Bell e Mila Kunis. Moglie e madre, stressata dai doveri della casa e dell’ufficio, intercetta inaspettatamente due nuove amiche con cui condividere in allegria ogni loro responsabilità. Un’evasione tutta al femminile diretta dalla coppia tutta maschile che già aveva inventato l’irriverente “Notte da leoni”. Durata 101 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Bridget Jones’s baby – Commedia. Regia di Sharon Maguire, con Renée Zellweger, Colin Firth e bridegt-filmPatrick Dempsey. Nuova avventura, tra i soliti problemi di peso e il sonno perso per qualche ritocchino di troppo, per l’imbranatissima single ultraquarantenne, portabandiera di una buona parte dell’universo femminile. Scomparso il bel tenebroso Hugh Grant, Bridget si ritrova ancora una volta a fare i conti con l’aristocratico Colin e, nuovo acquisto e rimpiazzo, con il facoltoso Patrick (tirato fuori da “Grey’s Anatomy”), nella speranza di affibbiare un padre al pargolo che è in arrivo. Sembra che si torni al divertimento della prima puntata della serie, quella “del diario” e che si siano abbandonati “i pasticci” davvero enormi del seguito. A tutti i fan, provare per credere. Durata 122 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Ccafe-society-filmafé Society – Commedia. Regia di Woody Allen, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell e Blake Lively. Bobby, trentenne neyworkese e rampollo di una squinternata famiglia ebraica, dove circolano pure componenti malavitosi, corre a Hollywood per entrare a servizio dello zio, apprezzato agente di divi e divette. Si innamorerà della giovane segretaria di studio. Ma c’è già un altro nel suo cuore e le cose inevitabilmente si ingarbuglieranno. Uno sguardo al vecchio cinema, gli amori, le battute che piovono come se piovesse, tutto secondo i canoni di Woody, giunto bulimicamente al suo 47° film. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 2, Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Chico, Reposi, Romano sala 2, Uci)

 

caffe-filmCaffè – Drammatico. Regia di Cristiano Bortone, con Ennio Fantastichino, Dario Aita e Miriam Dalmazio. Un iracheno, emigrato in Belgio, cui dei teppisti rubano una antica caffettiera d’argento; un giovane barista romano che, licenziato, trova lavoro a Trieste presso un’industria importatrice di caffè; in Cina un manager di successo è incaricato di far ripartire una fabbrica abbandonata, ma l’azione potrebbe essere un pericolo per la popolazione e per le piantagioni di caffè della regione: tre storie, diverse e lontane tra loro, un minimo comune denominatore. Durata 110 minuti. (Greenwich sala 3)

 

Deepwater – Inferno sull’oceano – Drammatico. Regia di Peter Berg, con Mark Wahlberg, Kate Hudson, John Malkovich e Kurt Russell. Film catastrofico, dove s’alternano con buon ritmo tragedia e analisi dei buoni e cattivi sentimenti, la cronaca crudele della catastrofe ecologica che sei anni fa rivoluzionò il Golfo del Messico, una piattaforma petrolifera, l’avidità dei petrolieri e la denuncia del disastro causato dalla BP, azione e tensione per un grande spettacolo. Durata 94 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

El abrazo de la serpiente – Drammatico. Regia di Ciro Guerra, con Jan Bijovoet e Nilbio Torres. Karamakate, sciamano amazzonico, vive lontano dalla sua gente: un giorno arriverà Evan, etnobotanico americano, alla ricerca di una misteriosa pianta allucinogena. Insieme partiranno per una ricerca che li porterà sino al cuore della foresta. Splendido bianco e nero, premio alla Quinzaine des Réalisateurs dello scorso anno a Cannes. Durata 125 minuti. (Classico V.O.)

 

Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Frantz – Drammatico. Regia di François Ozon, con Pierre Niney e Paula Beer. All’origine un testo teatrale, cui seguì nel ’32 un film di Lubitsch; oggi l’autore di “8 donne e un mistero” e di “Potiche” frantz-filmriprende il tema sottolineando le pagine del pacifismo. In un piccolo villaggio della Germania appena uscita dalla Grande Guerra, il giovane Adrien si reca in visita alla famiglia del ragazzo del titolo per chiedere a tutti il perdono per la morte che lui stesso ha causato in guerra. Non ne ha il coraggio, ma la presenza della fidanzata del defunto (la Beer è stata premiata a Venezia con il “Mastroianni” per questa interpretazione) lo spingerà verso una confessione: spetterà ad Anna accettare o no un nuovo futuro. Anche un omaggio all’antico bianco e nero. Durata 113 minuti. (Nazionale sala 2)

 

 

Go with me – Drammatico. Regia di Daniel Alfredson, con Anthony Hopkins, Julia Stiles e Ray Liotta. Un uomo viene in aiuto di Lilian, una donna che torna a casa nella sua città natale nel Pacifico nordoccidentale e si ritrova pedinata e molestata da un ex poliziotto che opera senza impunità nella piccola comunità ai confini del deserto. Durata 90 minuti. (Lux sala 3, Uci)

 

inferno-filmInferno – Azione. Regia di Ron Howard, con Tom Hanks, Felicity Jones e Omar Sy. Arrivati alla terza puntata, ormai gli intrighi di Dan Brown, la spettacolarizzazione di Howard e il faccione di Hanks/Robert Langdon, prezioso professore di simbologia ad Harvard che invecchia con saggezza sono una vera garanzia. A tutto questo s’aggiungano le cornici di Firenze Venezia Istanbul, gli enigmi che hanno inizio con la Sala dei Cinquecento e con l’affresco del Vasari, il capolavoro del Poeta, gli amici e i nemici che indossano differenti maschere, un virus letale di cui vorrebbe servirsi un pazzo per dare un taglio netto alla sovrappopolazione: molto, moltissimo materiale perché il pubblico, già prodigo verso il “Codice da Vinci” e “Angeli e demoni”, corra al cinema. Durata 121 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Greenwich sala 1 V.O., Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Lettere da Berlino – Drammatico. Regia di Vincent Perez, con Emma Thomson, Daniel Bruhl e Brendan Gleeson. Tratto dal romanzo “Qualcuno muore solo” di Hans Fallada, viene narrata la vicenda vera di Anna e Otto Hampel e della loro rivolta, silenziosa e pressoché anonima, al regime hitleriano, della loro esecuzione nel 1943. Hanno perso il loro unico figlio sul fronte francese e da quel giorno disseminano per le strade di Berlino cartoline che chiedono ai concittadini di ribellarsi. Durata 97 minuti. (Romano sala 1, The Space, Uci)

 

magnifici-filmI magnifici 7 – Western. Regia di Antoine Fuqua, con Denzel Washington, Ethan Hawke e Chris Pratt. Una volta Akira Kurosawa e John Sturges, oggi Fuqua a (ri)raccontarci il mito d’anta, con il magnate senza scrupoli che vuole impossessarsi di un intero villaggio e dell’appetitoso bacino minerario che gli sta intorno, promettendo ai poveri contadini un risarcimento ridicolo o una strage se non accetteranno. Ma qualcuno riuscirà a raccogliere un gruppo di criminali a difesa di uomini e cose. Durata 133 minuti. (Uci)

 

Mine – Azione. Regia di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, con Harrie Hammer, Tom Cullen e Clint Dyer. Al centro del deserto afghano, il militare Mike Stevens è bloccato, ad un soffio dalla morte: il suo piede sinistro poggia su una mina antiuomo, nessuna possibilità di movimento. Dovrà cercare di sopravvivere, nel fisico e nella mente, in attesa degli artificieri. Durata 106 minuti. (Greenwich sala 3, The Space, Uci)

 

neruda-filmNeruda – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Luis Gnocco, Alfredo Castro e Gael Garcìa Bernal. Il governo di Videla, nel Cile del 1948, incarica un poliziotto di inseguire e catturare lo scrittore Pablo Neruda, in fuga con la moglie. Tra realtà e poesia, un’opera che pone ancora una volta l’attenzione sul talento dell’autore di “Tony Manero”, del “Club” e del prossimo “Jackie”, presentato e premiato a Venezia. Durata 107 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Pets – Vita da animali – Animazione. Regia di Chris Renaud e Yarrow Cheney. Dai realizzatori di “Cattivissimo me”, per dare una risposta a quel dubbio più che possibile che può colpire i proprietari di animali: che cosa fanno gli animali domestici quando i padroni sono fuori casa? E inoltre. la tranquillità di un terrier sconvolta dall’arrivo di un enorme cagnone dal pelo arruffato, la vita e le insidie per le stravedi New York, un coniglio feroce che guida un drappello di animali in rivolta, un amore pronto a guidare tutti verso la salvezza. Durata 87 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

qualcosa-nuovo-filmQualcosa di nuovo – Commedia. Regia di Cristina Comencini, con Paola Cortellesi, Micaela Ramazzati e Edoardo Valdarnini. Lucia e Maria, due amiche da sempre reduci da relazioni con il sesso forte un po’ squinternate e infelici: poi una notte Maria, la più disinvolta, si porta a letto il liceale Luca, appena lasciato dalla fidanzatina, con l’aggiunta che il ragazzo ha alzato troppo il gomito e il mattino successivo scambia Lucia per Maria, costruendo con quest’ultima un rapporto dove davvero l’eros non trova posto. Malintesi, equivoci amatori senza fine. Comencini ha tratto il film dalla sua commedia “La scena”, le interpreti teatrali erano Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti. Durata 93 minuti. (Massaua, Massimo sala 1, The Space, Uci)

 

Quando hai 17 anni – Commedia drammatica. Regia di André Techiné, con Kacey Mottet Klein, Alexis Loret e Sandrine Kiberlein. Ambientata nel Sud della Francia, la storia di due ragazzi, l’uno vive con la madre medico (il padre è in missione in Afghanistan, skype è di grande aiuto), l’altro è un magrebino, adottato da una famiglia di agricoltori. Il loro rapporto sarà all’inizio fatto di ostilità che via via lasceranno il posto a sentimenti decisamente diversi. Durata 116 minuti. (Massimo sala 2)

 

The assassin – Drammatico. Regia di Hou Hsiao-Hsien, con Shu Qi e Chang Chen. Apprezzato esempio di un genere, il wuxia, ovvero il film di cappa e spada, tra tradizione orientale e spirito moderno. Nella Cina del IX secolo, un’epoca di prosperità è minacciata dai governatori della provincia corrotti e ambiziosi. Spetta all’”ordine degli assassini” eliminarli. La giovane Nie Yinniang, abilissima con la spada, dovrà uccidere Tian Ji’an, di cui da sempre è innamorata. Dovrà decidere se far prevalere le ragioni del cuore o quelle della lotta. Al film è stato assegnato il premio per miglior regia a Cannes nel 2015. Durata 120 minuti. (Classico)

 

Le ultime cose – Drammatico. Regia di Irene Dionisio, con Fabrizio Falco e Roberto De Francesco. Una società in epoca di crisi, il Monte di Pietà (a Torino) come crocevia delle debolezze e delle indigenze di uomini e donne, piccoli delinquenti che di quella povertà vogliono profittare. Presentato a Venezia, successo per una documentarista passata qui per la prima volta nella finzione. Durata 85 minuti. (Centrale)

 

Vado a scuola: il grande giorno – Drammatico. Regia di Pascal Plisson. Dopo il successo di “Vado a scuola”, il regista torna a raccontare i sogni e le speranze attraverso le storie di quattro giovani protagonisti, provenienti dai più disparati angoli del mondo. Per mesi, addirittura per anni, i quattro protagonisti del film aspettano, si preparano e si preoccupano. Sanno che questo giorno cambierà le loro vite per sempre. Durata 86 minuti. (Eliseo blu)

 

La vita possibile – Drammatico. Regia di Ivano De Matteo, con Margherita Buy e Valeria Golino. Una donna fugge con figlio da Roma, vittima della violenza del marito, e raggiunge un’amica single e attrice a Torino. La ricerca di un lavoro, forse una nuova vita, i nuovi incontri cercati o inaspettati, l’accettazione degli altri, gli equilibri ristabiliti. Dall’autore del riuscito “I nostri figli”. Durata 107 minuti. (Ambrosio sala 3)

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La verità sta in cielo – Drammatico. Regia di Roberto Faenza, con Riccardo Scamarcio, Maya Sansa e Greta Scarano. Il caso di Emanuela Orlandi, figlia di un funzionario della Città del Vaticano, nato con il rapimento della ragazzine giugno del 1983, le piste e i depistaggi, la Banda della Magliana, la sepoltura di Renatino De Pedis nella chiesa di Sant’Apollinare a Roma, il personaggio reale della sua fidanzata che cinquantenne decide di collaborare con la magistratura, l’indagine cinematografica di una giornalista anglo-italiana sulle tracce di Mafia Capitale. Durata 94 minuti. (Eliseo rosso, Reposi, Romano sala 3, The Space, Uci)

 

 

Dario Fo è tornato nel “paese dei mezarat”

FO MEZARAOra che Dario Fo ,il “grande giullare”, ci ha lasciati forse tornerà, almeno in spirito, sul lago Maggiore, in quel paese dei mezaràt“,  a cui ha dedicato un bellissimo libro con le memorie d’indocile ragazzino. In quelle pagine Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua infanzia ( e non solo). Prendendo le mosse dai luoghi natii ( San Giano, in provincia di Varese) e da quelli dove ha trascorso l’infanzia, Fo s’avventura nel turbine della memoria restituendoci le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn, indugiando su episodi di volta in volta teneri e drammatici fino al suo apprendistato all’Accademia di Brera di Milano, agli stratagemmi per campare, al dramma della guerra con il reclutamento forzato e, per finire, con un notevole salto temporale in avanti, i funerali di “Pà Fo”, figura centrale di questo “romanzo di formazione”. Il titolo rimanda al dialetto  lombardo, soprattutto a quello in uso sul lago Maggiore, dove “mezaràt”significa mezzo-topo. Il paese dei mezaràt equivale al paese dei pipistrelli ed è riferito alla gente di Porto Valtravaglia che lavorava sopratutto di notte, perché erano soffiatori di vetro, pescatori e contrabbandieri. Porto Valtravaglia, dove il piccolo Fo cresce e va a scuola, era – secondo il grande attore – “un paese in cui i bar e le osterie non chiudevano mai, non avevano neanche le porte, non avevano un ingresso principale. Io sono cresciuto lì, in un paese dove c’erano persone che provenivano da tutta Europa, dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, perfino dall’Oriente, ognuno con una tecnica diversa di soffiatura del vetro“. In quella babele di lingue e dialetti si inserivano discorsi, dialoghi, favole, lazzi sarcastici e paradossali. È un mondo ormai scomparso, che non esiste più, che però per Dario Fo è stato fondamentale. La sua capacità di raccontare – si pensi all’uso di certe pause o dei gesti – proveniva direttamente da quel mondo popolato da affabulatori straordinari. Fu lo stesso Dario Fo a definire la sua infanzia “eccezionale”: “Ho avuto la possibilità di vivere un’infanzia sempre attorno al lago Maggiore, ma cambiando un paese dopo l’altro. Ho frequentato la terza elementare in tre posti diversi, la quarta in due scuole differenti. Poi sono andato a Luino per le scuole medie, a Milano per il liceo di Brera e infine all’Università. Quindi io, figlio di un ferroviere, ero sempre in viaggio. Questo naturalmente ha influito molto sul mio carattere. Credo di essere una persona generosa, ed ho imparato non solo da mia madre o da mio padre, ma anche dal clima che mi sono trovato intorno“. Il capitolo finale de “Il paese dei mezaràt“, racconta il funerale del padre, il quale prima di morire si era preoccupato di ingaggiare una banda che per tutto il tragitto da casa fino al cimitero suonasse le marce dei partigiani delle valli. “ Per ogni valle (sei o sette sul lago Maggiore), infatti, c’era un gruppo di partigiani che creava una propria canzone. Mentre si andava al funerale, tra le bandiere rosse, la gente, gli anarchici, iniziò un altro funerale, quello dello scrittore Piero Chiara, che aveva sempre avuto fama d’essere un gran mangiapreti. Per cui la gente si unì al corteo di mio padre pensando che fosse quello di Chiara. Poi quando è arrivato il feretro da Varese, nel luogo dell’appuntamento non c’era nessuno. Così tutti i giornali riportarono questo episodio“.

Marco Travaglini