In programma dal 15 al 24 marzo 2019 a Casale Monferrato
La Mostra Regionale di San Giuseppe 2019 si avvicina a grandi passi all’edizione numero settantatre, che si svolgerà al Quartiere Fieristico della Cittadella di Casale Monferrato da venerdì 15 a domenica 24 marzo 2019. Ad organizzarla, all’insegna della continuità, sarà la D&N Eventi di Casale Monferrato, che ha già riconfermato gli ingredienti che avevano contribuito al grande successo dell’edizione del marzo 2018, ovvero de ‘La Fiera dei record’, con un afflusso senza precedenti di espositori e di pubblico: si tratta dell’ingresso gratuito e del percorso a giorni alterni, oltre che della tradizionale Piazzetta del Gusto con espositori
provenienti da svariate regioni italiane. E quest’anno c’è una ricorrenza particolare. Arteinfiera, la mostra di arte contemporanea, fondata e curata dall’artista e critico d’arte Piergiorgio Panelli ha raggiunto il quarto di secolo di vita, risalendo la sua prima edizione, all’interno della Mostra Regionale di San Giuseppe a venticinque anni orsono. Il titolo di questa edizione è ‘Volare
lentamente’. “Questo titolo – dice Piergiorgio Panelli – è motivato dal fatto che in un momento in cui il mondo va esageratamente veloce, a lentezza è l’etica migliore per capire meglio noi stessi e le cose migliori da apprezzare come la bellezza e l’arte”. Per l’edizione 2019 Panelli ha invitato artisti provenienti da quasi tutte le province del Piemonte: Roberta Petrone di Torino, Antonella Tavella di Cuneo, Pietro Perrera di Casale Monferrato, Stefania Dolce di Casale Monferrato, Antonino Fulci di Vercelli, Marco Giachero di Alessandria, Michela Squillaciotti di Asti ed Eugenio Cerrato di Novara.









La Trebisonda nasce nel febbraio 2011 a Torino, in un quartiere vivace e multiculturale: San Salvario, vicino alla stazione di Porta Nuova, a Torino. Un posto che conosco bene perché, oltre ad abitarci, ci ho anche lavorato in un progetto di riqualificazione urbana, e quindi ho imparato a conoscerne le risorse, i punti di forza. Il mio modo di interessarmi ai libri e alle questioni politiche, sociali ed economiche mi è parso essere in sintonia con gli interessi e le inclinazioni di tante altre persone che vivono e lavorano qui. Gestire una libreria è stato, da sempre, uno dei miei sogni. Quando, nel 2010, ho incontrato un libraio con cui condividere questo progetto, abbiamo deciso di aprire la Trebisonda, che dall’inizio del 2012 gestisco da sola.
La libreria è frequentata dagli abitanti del quartiere: persone di tutte le età, famiglie, studenti, pensionati. E poi da persone che vengono apposta, da altri quartieri o da fuori Torino. Dai turisti, perché anche San Salvario inizia da qualche anno a beneficiare dell’aumento del turismo in città. Infine, da coloro che frequentano i numerosi appuntamenti che propongo: presentazioni, corsi, laboratori (in questo caso, anche bambine e bambini). San Salvario è un quartiere dall’animata vita serale e notturna e così per cinque anni ho tenuto la libreria aperta tutti i sabati dalle 23 all’una di notte: c’era chi si aspettava che entrassero in libreria ubriaconi e simili, ma la realtà era molto più variegata: non solo giovani a passeggio tra i cocktail bar, ma anche e soprattutto persone e famiglie che andavano o tornavano dalla cena al ristorante e in pizzeria, o che dovevano fare un regalo, proprio come di giorno. In ogni caso è vero che un certo tasso alcolico favorisce l’acquisto!
Forse il libraio, la libraia di questi anni è una persona che cerca di capire dove si trova la sua libreria, il posto in cui si colloca, in quale tempo storico e in quale quartiere e città, tutti elementi che rendono possibile un’interazione con quello che succede al di fuori della libreria. Uno scambio in cui la libreria dà anche degli input, che non sono solo gli incontri sul libro del momento, ma anche serate a tema, focalizzate su figure letterarie o politiche di rilievo o temi di attualità; e pure un allestimento particolare della vetrina. Questo è un messaggio potente secondo me, perché l’aspetto visivo è importante e va tenuto in debito conto. Forse negli anni è diventata un po’ obsoleta l’immagine – certamente affascinante – del libraio che se ne sta nel suo antro polveroso pieno di tomi antichi e introvabili. Se c’è un modo per rendere vivo questo mestiere è diventare parte attiva di quello che succede intorno: non più chiusura ma apertura, scambio con quanto si trova fuori. Non è invece venuta meno la funzione “orientativa”, anzi direi che è ancora più preziosa, vista la quantità di libri immessi sul mercato giorno dopo giorno, anno dopo anno. A maggior ragione, lavorando con la piccola editoria e con autori e autrici non ancora molto noti, i lettori si affidano maggiormente al consiglio della libraia o del libraio.
La Trebisonda ha una pagina facebook e un account instagram. Altro modo di essere “social” è l’invio della newsletter. Non vado matta per facebook, anche se talvolta favorisce incontri altrimenti impossibili; però mi pare che il tempo che finiamo per dedicargli sia troppo. Tempo sottratto non solo alla lettura, ma anche alla famiglia, agli amici, alla cura del proprio corpo… A livello di lavoro, mi pare che le proposte più interessanti scaturiscano da incontri de visu; certo la piattaforma social può essere una vetrina; ma forse non è un caso che, spesso, chi più dà riscontri positivi online poi non si faccia mai vedere in libreria: sarà un modo per sgravarsi la coscienza?
I bambini sono naturalmente curiosi e attratti dalla bellezza, e i libri, anche se in casa non ce ne sono, li incuriosiscono assai. Non è impossibile che un bambino inizi a leggere anche se i genitori non leggono. Certo, è difficile. Ma anche i piccoli lettori possono – speriamo temporaneamente – disamorarsi della lettura, quando diventano adolescenti e dai coetanei ricevono messaggi sconfortanti: leggere è noioso, chi legge è uno sfigato. Come libraia consiglio, ai bambini che non amano leggere “tanto”, i fumetti. Il fumetto ha il pregio di poter essere letto anche dai ragazzini che, per qualche motivo, in adolescenza smettono di leggere i libri. In alternativa, una storia, magari illustrata, breve, che vada incontro agli interessi del bambino o della bambina: l’informatica ad esempio, i dinosauri, le sirene, ecc.
Più che una minaccia vorrei vederla come una maniera di integrare le possibilità di chi legge. Pensiamo a chi viaggia spesso o a lungo: impossibile portarsi dietro dei tomoni, no? Certo il numero di chi legge solo con e-reader è in aumento, ma mi pare sia comunque una percentuale poco rilevante. Il problema vero, semmai – scopro l’acqua calda – è che in Italia si legge poco, sia su carta sia su supporto elettronico.











