CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 709

Improvvisazione teatrale, ecco il festival

Dal 17 al 22 novembre 2017, Hub multiculturale Cecchi Point, Torino

Torna anche quest’anno ISTANTANEO, il Festival internazionale di improvvisazione teatrale organizzato e promosso dall’Associazione culturale Quinta Tinta, da sempre attenta a creare collaborazioni con altre realtà teatrali e ad aprire i suoi confini geografici e artistici. Il Festival, giunto alla sua XX edizione, è considerato il più importante evento di improvvisazione teatrale a livello nazionale; nel 2015 è stato insignito dell’EFFE Label, riconoscimento di qualità a livello europeo.

 

Il Festival si sviluppa nell’arco di una settimana presso l’Hub multiculturale Cecchi Point a Torino, dove ha sede dal 2011. Dal 17 al 19 novembre 2017 si mettono in scena spettacoli serali aperti a tutto il pubblico e pomeridiani per le famiglie; si prosegue dal 20 al 22 novembre 2017 con mattinate riservate a scuole e università con spettacoli in lingua tedesca.

 

Lo spirito che anima ISTANTANEO è quello di invitare sul palco artisti stranieri e italiani stimolando lo scambio, la ricerca e la contaminazione di stili e linguaggi e fornendo l’occasione di presentare al pubblico spettacoli inediti. Il Festival prosegue, inoltre, il percorso di apertura nei confronti delle altre arti e forme creative: l’improvvisazione, infatti, non è fenomeno legato solo al teatro, ma pratica e strumento utilizzato da molteplici espressioni artistiche.

 

Il programma del festival di quest’anno è immerso nella cultura tedesca. Sono state invitate la compagnia

austriaca Quintessenz Impro di Vienna, con Marc Illich, la compagnia tedesca Theater ohne probe di Berlino, conSusanne van Dyk, la compagnia austriaca Theater-im-Bahnhoff di Graz con Lorenz Kabas che insieme agli attori della Compagnia Quinta Tinta di Torino, realizzeranno produzioni inedite e spettacoli storici del mondo improvvisativo. Come da tradizione, sono anche invitati giovani improvvisatori professionisti italiani che si sono particolarmente distinti nelle loro compagnie teatrali locali.

Durante il Festival sono inoltre attivati diversi workshop in cui gli artisti, italiani e stranieri, hanno l’opportunità di lavorare insieme alla creazione di spettacoli inediti, produzioni del Festival. Alcuni workshop sono dedicati alla formazione specialistica degli allievi delle scuole di improvvisazione, altri sono aperti ai neofiti.

 

BIGLIETTI
I biglietti possono essere acquistati presso la sala teatrale prima dell’inizio dello spettacolo. In alternativa, possono essere prenotati via email (teatro@quintatinta.it) entro le ore 18 del giorno dello spettacolo; ritiro dei biglietti all’apertura della cassa.

 

*Spettacoli serali: intero 10€; ridotto 7€ (under 18, over 65, studenti, prenotazione via mail); ridotto 5€ ridotto (residenti quartiere Aurora e scuole di improvvisazione)
*Mattinate per le scuole in tedesco: 5€

*Pomeridiana per bambini: 4€ / 3€ (residenti Aurora)

COLLABORAZIONI
ISTANTANEO ha il patrocinio della Circoscrizione 7 del Comune di Torino e il sostegno del Goethe Institut di Torino. Nella sua realizzazione, il Festival si avvale della collaborazione delle seguenti realtà:
HUB multiculturale CECCHI POINT – Il centro è attivo dal 2002 grazie al Progetto Adolescenti e Giovani (P.A.G.) in collaborazione con la Circoscrizione 7 e il Settore Politiche Giovanili del Comune di Torino. Nel 2011 è diventato Casa di Quartiere ed è gestito dall’Associazione Il Campanile Onlus. Il Cecchi Point collabora attivamente all’iniziativa e la sostiene con la concessione degli spazi. È la sede operativa dell’Associazione Quinta Tinta e il punto centrale del Festival.
IMPROTEATRO  – Associazione culturale nazionale, fondata con l’obiettivo di creare una rete di scambio per la promozione dell’improvvisazione teatrale. Si occupa di formazione, produzione e promozione spettacoli, organizzazione eventi, festival e raduni nazionali dei soci. È co-organizzatore del Festival e lo sostiene attraverso un contributo e mettendo a disposizione i propri canali di comunicazione.
Volo2006 – È il progetto di volontariato della Città di Torino, che dopo le Olimpiadi ha raccolto il desiderio di proseguire il sostegno volontario alle iniziative culturali a Torino. I Volo2006 sono ormai presenza volontaria fissa al Festival.

 

ASSOCIAZIONE CULTURALE QUINTA TINTA

Quinta Tinta, costituita a Torino nel 1997, si occupa di promuovere l’improvvisazione teatrale come disciplina peculiare e caratteristica, sia a livello di spettacolo, sia di formazione. Opera in rete e in cooperazione con altre 20 associazioni, presenti in 30 città italiane, consociate in una struttura nazionale denominata IMPROTEATRO. Di grande portata è anche la rete internazionale che si è andata consolidando nel corso degli anni. L’associazione coordina le attività di: una compagnia teatrale professionale; un gruppo teatrale amatoriale; una scuola di formazione teatrale comprendente un biennio di improvvisazione e corsi avanzati di approfondimento; laboratori scolastici; teatro d’impresa. Dal 2010 la Compagnia Quinta Tinta si occupa della direzione artistica della Casa di Quartiere Hub Cecchi Point diventando nel 2015 compagnia residente del progetto Cortocircuito di Piemonte dal Vivo.

 

Photo credits: edizione 2016 del Festival Istantaneo. Foto di Alice Garelli.

Wonder(L)and di Simona Bertozzi, luogo della meraviglia

«Provare meraviglia ci riporta al thaumazein aristotelico, all’oscillazione tra il sorprendente e il perturbante, tra la “gioiosa” perentoria affermazione del proprio agire e il disorientamento, l’impatto che ci sorprende quando una visione o un evento, di qualsivoglia natura, sopraggiunge a mutare il nostro sguardo verso le cose»: la danzatrice e coreografa Simona Bertozzi introduce il senso di Wonder(L)and, composito progetto biennale da lei ideato la cui ultima residenza legata al bando ResiDanceXL 2017 della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza d’Autore, di cui è risultata vincitrice, si concluderà giovedì 16 novembre alle ore 18 alla Lavanderia a Vapore di Collegno, a pochi chilometri da Torino. Le residenze del progetto biennale Wonder(L)and della Compagnia Simona Bertozzi | Nexus sono pensate come momenti di incontro in cui si trovano a dialogare e interagire gruppi di performer/danzatori, musicisti e studiosi. Le tappe legate al bando ResiDanceXL 2017 (realizzate tra settembre e novembre 2017 a Bassano del Grappa, Teramo, Santarcangelo di Romagna e infine a Torino) hanno coinvolto differenti presenze e prodotto peculiari materiali di ricerca pratica e teorica. La sezione torinese del progetto, denominata I and this mystery, here we stand, avrà per protagoniste Simona Bertozzi, Elena Giannotti e Roberta Mosca. Già interpreti, rispettivamente, per William Forsythe e Rosemary Butcher, Mosca e Giannotti sono da tempo dedite a un proprio percorso autoriale con collaborazioni e attività in ambito internazionale. Le tre coreografe hanno incrociato le loro prospettive di ricerca e pratica, orientando l’esercizio e il gesto intorno a meraviglia e stupore, orizzonti tematici di Wonder(L)and.Il progetto proseguirà nel 2018 con il consolidamento di alcuni percorsi avviati, verso la creazione di nuovi spettacoli di Compagnia.

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Wonder(L)and è realizzato con il contributo di MIBACT e Regione Emilia Romagna, con il contributo di ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino e con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza/Mousikè.

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La Lavanderia a Vapore si trova in Corso Pastrengo 51 a Collegno (TO).

Info sulla Compagnia Simona Bertozzi | Nexus: http://www.simonabertozzi.it/.

La bellezza contro rassegnazione, paura e omertà

La bellezza può essere insegnata e, anzi, se ciò venisse fatto si fornirebbe alle persone una preziosa arma contro la rassegnazione, la paura e l’ omertà. Questo è stato il nucleo del lavoro teatrale andato in scena sabato 11 novembre scorso al Teatro Le Serre di Grugliasco dal titolo, appunto, “Dialogo sulla bellezza”, con Pif e il magistrato Gian Carlo Caselli. Ha inaugurato la stagione teatrale della compagnia Viartisti Teatro e fa parte del progetto pilota di Alta formazione del pubblico dal titolo “Il teatro che bonta’! Spettatori si nasce o si diventa? “, in programma fino a gennaio 2018. Il prossimo evento del ciclo si terra’ domenica 26 novembre prossimo alle 21 sempre al Teatro Le Serre, con Grazia di Michele in concerto acustico, accompagnata alla chitarra da Fabiano Lelli.


Lo sguardo di un artista capace di raccontare la realtà della mafia con la leggerezza e la bellezza dei cieli aperti è stato affiancato, sabato 11 novembre scorso, a quello di un magistrato, già Procuratore della Repubblica, come Gian Carlo Caselli, che ha dedicato la propria vita alla lotta contro e mafie, dando vita a un dialogo originale e intenso sulla necessità etica della Bellezza nella vita di un Paese. L’artista e il magistrato si sono proposti nella serata come costruttori di bellezza e hanno sottolineato come questo valore coincida con l’applicazione della legge e con il negativo di tutto ciò che è bruttezza, incarnata dalle mafie, dalla immoralità e dagli abusi edilizi.

Si attribuisce a Peppino Impastato un discorso che, in realtà, lui non pronunciò mai. Ma poco importa. Forse l’importante è proprio quel concetto di bellezza che emerge dal discorso pronunciato dall’attore, Luigi Lo Cascio che, nel film “I cento passi”, ha interpretato Giuseppe Impastato, detto Peppino, militante comunista, giornalista e poeta, ucciso nel maggio del ’78, dietro ordine del boss Gaetano Badalamenti, uno dei massimi esponenti di Cosa Nostra, e per il cui delitto le condanne giunsero solo 25 anni dopo.

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omerta’. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso ci si abitua con pronta facilità,si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinuino più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

Nel corso dell’evento teatrale è stata anche sottolineata, in un dialogo spesso costellato da un tono ironico e battute anche scherzose, l’importanza della proposta di una riforma costituzionale per inserire il riconoscimento da parte della Repubblica italiana della bellezza come valore e elemento costitutivo della Repubblica stessa. La bellezza di cui hanno parlato Pif e Gian Carlo Caselli, che si basa sulla concezione elaborata da Pippo Impastato, si concentra su due elementi: il rispetto delle regole e quello degli altri. I principali motori della vita sono due, la bellezza che s’impone come obiettivo la tutela dell’essere umano e quella spirituale. È anche stato dato largo respiro durante lo spettacolo alle figure dei magistrati uccisi da Cosa Nostra Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sottolineando il fatto che, durante la loro carriera dedicata a sconfiggere la mafia, siano stati oggetto di invidia e di pesanti attacchi da parte dei loro stessi colleghi magistrati.

ms

“The Broken Key”. Alla ricerca del Sacro Graal

Il 14 novembre prossimo al cinema Ideal anteprima del nuovo film del regista torinese Louis Nero. Nel cast di eccezione Franco Nero e Rutger Hauer 

 

 

Dopo aver esplorato i segreti di Dante nel docufilm intitolato “Il mistero di Dante”, il regista torinese Louis Nero è tornato dietro la macchina da presa, immergendosi nuovamente nei misteri della storia italiana e scegliendo, ancora una volta, una città ricca di esoterismo e di radici mitiche quale Torino. Lo ha fatto con il suo ultimo film dal titolo The Broken Key, che vanta un cast di tutto rispetto, con attori quali Christopher Lambert, Rutger Hauer (l’attore in Blade runner, protagonista del monologo “Ho visto cose che voi umani. ..”), Geraldine Chaplin, William Baldwin, Michael Madsen, Franco Nero, Kabir Bedi e Maria De Medeiros. Il film, che uscirà nelle sale dal 16 novembre prossimo, verrà presentato in anteprima in una serata speciale per il pubblico martedì 14 novembre prossimo, con proiezione alle 21.30 al cinema Ideal di Torino, in corso Beccaria 4. ” The Broken Key – spiega il regista Louis Nero – vuole rappresentare la ricerca del Sacro Graal, che si concentra nella chiave spezzata. Il protagonista, il ricercatore inglese Arthur J. Adams, viene spinto a compiere questo percorso avventuroso dal suo mentore, il professor Moonlight.

La sua ricerca del frammento mancante di un antico papiro, protetto dalla misteriosa confraternita dei seguaci di Horus, risulta ostacolata da una serie di misteriosi omicidi legati ai sette peccati capitali. Uno di questi, l’accidia, è impersonato dall’attrice Geraldine Chaplin, che è anche il guardiano del paradiso celeste, con sede nella Mole, punto centrale di tutto il film”. “Sono tuttavia molte le location che ho scelto per girare il film – aggiunge Louis Nero – tra cui alcune delle più belle piazze torinesi, quali piazza Castello e piazza Statuto, carica di esoterismo, alcuni palazzi prestigiosi come Palazzo Cisterna, dove ho collocato l’abitazione del professor Moonlight, il Palavela, dove ho girato alcune scene sul tetto, la galleria di Diana della Reggia di Venaria, il Museo Egizio e la Sacra San Michele, sede del paradiso terrestre”. “Il protagonista del mio film – conclude Louis Nero- dovrà anche addentrarsi nei meandri di una metropoli del futuro, una Torino del 2033, specchio della sua anima, dove circoleranno soltanto più quali auto delle Jaguar degli anni Settanta, ma riattualizzate in versione elettrica e con I Pad sul cruscotto, e sarà lì che riuscirà a ritrovare il pezzo mancante della chiave e a salvare l’umanità”.

 

Mara Martellotta

 

Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura

FINO AL 18 FEBBRAIO 2018 San Secondo di Pinerolo (Torino)

La sua prima mostra, ospitata nel 1935 alla Galleria “Il Milione” di Milano, dove espose opere di pura “astrazione musicale”, fu impietosamente stroncata nientemeno che dall’allora futurista Carlo Carrà, che le dichiarò “opere intelligenti, ma non sculture”. Troppo spigolose, troppo essenziali, prive di pathos. Troppo astratte (e per di più con quella strana declinazione al “musicale”) per essere allora comprese nella loro intima cifra stilistica ed emozionale. Si dovrà arrivare del resto agli anni Sessanta – con Calder o con Giacometti, solo per fare qualche nome – per concedere anche alla scultura quell’“audacia concettuale” già in precedenza sperimentata senza grossi inciampi interpretativi in campo pittorico. Certo, per l’allora trentaquatrenne Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), dovettero rappresentare un boccone piuttosto amaro le dure parole riservate da cotanto maestro alla sua opera, dove “la musica– scriveva l’artista – mi ha richiamato, disciplinando con le sue leggi, distrazioni e divagazioni in un discorso equilibrato”. Ma non per questo allentò la forte passione e la voglia di ricerca tesa alla realizzazione della “forma pura” su cui per anni aveva lavorato a Torino nello studio di Pietro Canonica e poi all’Accademia di Brera a Milano come allievo di Adolfo Wildt e fianco a fianco con Lucio Fontana con cui strinse un lungo importante sodalizio, aderendo anche al “Kn”, il Manifesto di Carlo Belli, che Kandinsky definì come il “Vangelo dell’arte astratta”, così come al movimento parigino “Abstraction-Création”. Per non dimenticare la convinta partecipazione, insieme al gruppo degli astrattisti milanesi, alla prima mostra collettiva di arte astratta tenutasi nello studio di Casorati e Paulucci a Torino. Ingegnere per formazione (si laureò al Politecnico di Milano nel 1924, diplomandosi nello stesso anno anche come pianista professionista) ed artista per vocazione, a Melotti – che alla giusta notorietà arriverà alla fine degli anni Sessanta con due grandi personali meneghine alla “Toninelli” e a “Palazzo Reale” seguite da un’altra dedicatagli dal “Forte Belvedere” di Firenze, affermandosi come uno dei massimi esponenti dell’arte del Novecento – la “Fondazione Cosso” dedica, nelle sale del Castello di Miradolo, una bella retrospettiva dal titolo esemplare, “Quando la musica diventa scultura”, tesa anche a festeggiare (anniversario nel 2018) i primi dieci anni di attività della Fondazione. Artista poliedrico, Melotti fu insieme scultore, pittore, ceramista, scrittore e grande appassionato di musica. Della sua ricerca creativa, la mostra, curata da Francesco Poli e da Paolo Repetto, vuole sottolineare i due principali aspetti: da un lato i temi connessi alla sua profonda ispirazione musicale (con sculture che ricordano partiture musicali, perfino nei titoli che vanno da “Preludio” a “Contrappunto piano” così come a “Tema e Variazione” o a “Scala Musicale”), dall’altro quelli con valenze “più narrative, mitiche e favolistiche”. Il tutto attraverso un percorso espositivo contraddistinto da oltre ottanta opere – dalle note sculture in ottone e acciaio, alle raffinatissime ceramiche e ai dipinti, in prevalenza tecniche miste su carta o su pannelli in gesso – esposte in quattordici sale del Castello, dov’ è possibile apprezzare anche la bellezza e la singolarità dei suoi “pensieri” e “aforismi”. Di grande interesse anche la sezione centrale della rassegna “Assonanze”, dove le opere di Melotti sono poste a “dialogare” con quelle di grandi artisti che ne influenzarono la produzione o con i quali si legò di profonda amicizia. A cominciare da Fortunato Depero, anche lui roveretano e frequentato nella città capoluogo della Vallagarina, insieme all’architetto Gino Pollini – fra i fondatori del razionalismo italiano – al compositore Riccardo Zandonai e soprattutto al nipote prediletto, il celebre pianista Maurizio Pollini, del quale incoraggiò la carriera; per proseguire con Arturo Martini, Giorgio De Chirico, via via fino a Giorgio Morandi, Paul Klee, Vassili Kandinsky, Joan Mirò, Alexander Calder, Lucio Fontana per finire con Osvaldo Licini, Atanasio Soldati ed Ezio Gribaudo. A fare da suggestivo corollario all’esposizione, anche un’inedita installazione sonora di Roberto Galimberti (progetto artistico “Avant-dernière pensèe”), sulle note della rara partitura “44 Harmonies from Apartment House 1776”, composta da John Cage nel 1976 e presentata nella versione per quartetto d’archi di Irvine Arditti. E, in conclusione una particolare novità: la rassegna prevede infatti uno speciale allestimento per i più piccoli, per le scuole e le famiglie, dal titolo “Da un metro in giù”, con spazi espositivi che si compongono di pareti tattili e sensoriali, di quadri luminosi e pavimenti trasformati in scacchiere, mondi di narrazioni e personaggi immaginari.

Gianni Milani

“Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura” – Fondazione Cosso – Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (To), tel. 0121/376545 – www.fondazionecosso.com Fino al 18 febbraio 2018 – Orari: ven. 14/18,30; sab. dom. e lun. 10/18,30 tutti i giorni possibilità di visita su prenotazione

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Nelle immagini:

– Fausto Melotti: “Scultura n. 11”, gesso, 1934

– Fausto Melotti: “Preludio II”, ottone, 1961

– Fausto Melotti: “Contrappunto piano”, ottone, 1973

– Fausto Melotti: “Kore”, ceramica, 1950

– Fausto Melotti: “Scultura n. 16”, 1935

Omaggio a Ceronetti

A Palazzo Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino (via Maria Vittoria, 12), avrà luogo l’OMAGGIO A GUIDO CERONETTI, TORINESE FUORI ORDINANZA. UN POETA CONTRO IL CONFORMISMO ED IL CONSUMISMO


L’omaggio a Guido Ceronetti, poeta, filosofo, scrittore, traduttore, giornalista, drammaturgo, che ha compiuto 90 anni l’agosto scorso, indagherà i multiformi aspetti del “genio” dell’autore, ad esempio, come traduttore dei classici latini e della Bibbia, come poeta anticonformista contro il consumismo imperante, come autore ed animatore del “Teatro dei Sensibili”, come assertore della scelta vegetariana.

Relazioni di: GUIDO DAVICO BONINO, storico del teatro; GIUSEPPE BIONDI, Ordinario di Lingua e Letteratura Latina; SARA KAMINSKI, Docente di Ebraico Moderno; VALTER VECELLIO, giornalista; CARMEN NICCHI SOMASCHI, Presidente nazionale dell’Associazione Vegetariana Italiana; GIOVANNI RAMELLA, critico letterario. Verrà inoltre proiettata la video intervista a Ceronetti realizzata dalla giornalista Vinicia Tesconi nella sua abitazione a Cetona. Coordinerà Marina ROTA.

Fois e la Grazia perduta

Un omaggio  all’unico premio nobel femminile italiano con una serata e un reading ispirati al “romanzo in forma di teatro” Quasi Grazia Sabato 18 novembre – ore 21 Biblioteca MoviMente piazzale 12 maggio 1944, 8 – Chivasso. Ingresso libero

Riscoprire Grazia Deledda insieme a Marcello Fois e al suo “romanzo in forma di teatro” Quasi Grazia con un incontro e un reading organizzati dal Premio Italo Calvino e dal Festival I luoghi delle parole. Sabato 18 novembre alle ore 21, negli spazi della biblioteca MoviMente di Chivasso, verrà reso omaggio all’unico premio Nobel femminile italiano a partire dalle pagine di un testo teatrale concepito per fornire un ritratto “in carne e ossa” della Deledda donna e scrittrice. Ad affiancare Marcello Fois nella riscoperta del valore letterario e della carica profondamente attuale di un’autrice troppo a lungo sottovalutata, saranno presenti Mario Marchetti, presidente del Premio Calvino, e le attrici Federica Bonani ed Eleni Molos, che proporranno alcune letture dal testo dello scrittore nuorese. «La mia idea, direi la mia ossessione, era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione “semplicemente” letteraria, quanto di una rappresentazione vivente». È con queste parole che Marcello Fois descrive il senso di Quasi Grazia (Einaudi, 2016), il testo teatrale con cui ha voluto celebrare una scrittrice che, ad oltre ottant’anni dalla morte, non ha ancora ricevuto il giusto riconoscimento, e di cui è necessario non solo rileggere l’opera, ma anche ricordare e ripercorrere l’esistenza: quella di una donna anticonformista, volitiva, troppo moderna per il suo tempo, e insieme, influenzata in modo profondo dai legami con una famiglia che osteggiò la sua vocazione letteraria, e con una terra, quella sarda, che non smise mai di chiamarla a sé. In Quasi Grazia, Fois fa emergere una Deledda intima, raccontandola attraverso tre momenti decisivi della sua vita. La immagina a Nuoro, la mattina in cui, a 29 anni, decide di lasciare la Sardegna e tutto quello che l’isola rappresenta; a Stoccolma, nel 1926, prima del conferimento del Nobel; a Roma, nel 1935, nell’ambulatorio medico in cui le viene diagnosticato il tumore che, un anno dopo, la porterà alla morte. Insieme a Grazia, Fois presenta le figure che più condizionarono la sua vita: la madre Francesca, che non condivise il suo entusiasmo per la letteratura e, anzi, osteggiò sempre il suo sogno di diventare scrittrice, e il marito Palmiro Madesani, che al contrario, si dedicò con tutto se stesso ad aiutare la moglie a realizzare la propria vocazione. Tre momenti, quelli immaginati da Fois, che permettono di seguire le tracce della vita di Grazia Deledda – della sua vocazione letteraria, della sua dedizione alla scrittura e della sua perseverenza all’interno di un contesto che non le riconosce il suo valore, del sodalizio con il marito Palmiro – ma che conducono anche a riflettere e interrogarsi sulla scrittura, l’amore coniugale, il ruolo della donna e il senso del fare artistico.  Quasi Grazia, per la regia di Veronica Cruciani e prodotta da Sardegna Teatro, ha debuttato a Nuoro il 27 settembre 2017. A interpretare il ruolo di Grazia Deledda Michela Murgia, al suo esordio sulla scena: «sarda, scrittrice e attivista per i diritti delle donne, era ideale per generare un effetto doppelgänger».

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Marcello Fois (Nuoro 1960) vive e lavora a Bologna. È un autore prolifico, non solo in ambito letterario, ma anche in campo teatrale, radiofonico e della fiction televisiva. Esordisce nel 1992 con il romanzo Picta, vincitore del Premio Italo Calvino. A questo sono seguiti numerosi altri libri, tra cui Nulla (Il Maestrale, 1997, Premio Dessì), Sempre caro (Il Maestrale – Frassinelli 1998, Premio Scerbanenco-Noir in festival e Premio Zerilli-Marimò, poi ripubblicato da Einaudi nel 2009), Gap (Frassinelli, 1999), Sangue dal cielo (Il Maestrale – Frassinelli, 1999), Dura madre (Einaudi, 2001), Piccole storie nere (Einaudi, 2002), L’altro mondo (Frassinelli – Il Maestrale, 2002), Materiali (Il Maestrale, 2002), Tamburini (Il Maestrale, 2004), Memoria del vuoto (Einaudi, 2007, Premio Super Grinzane Cavour, premio Volponi e premio Alassio), Stirpe (Einaudi, 2009), Nel tempo di mezzo (Einaudi, 2012, finalista al Premio Strega e al Premio Campiello), L’importanza dei luoghi comuni (Einaudi, 2013), Luce perfetta (Einaudi 2015), Quasi Grazia (Einaudi, 2016), Del dirsi addio (Einaudi, 2017).

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MARCELLO FOIS E LA GRAZIA PERDUTA: ALLA RICERCA DI DELEDDA DONNA E NARRATRICE

con Marcello Fois e Mario Marchetti, letture di Federica Bonani ed Eleni Molos

a cura del Premio Italo Calvino e del Festival I Luoghi delle Parole

sabato 18 novembre – ore 21 Biblioteca MoviMente – piazzale 12 maggio 1944, 8 – Chivasso

ingresso libero

www.premiocalvino.it

programma del Festival: http://www.associazione900.it

 

Sì della Città a “Torino Arti Performative”

Via libera  dalla Giunta comunale alle nuove linee guida per lo sviluppo e il sostegno alle arti perfomative nel triennio 2018-2020. Su proposta dell’assessora Francesca Leon l’esecutivo ha detto sì a “Torino Arti Performative”, un progetto volto a creare un rapporto di fiducia e ad attivare percorsi di collaborazione con i molti soggetti che compongono il mondo delle arti performative. Si tratta di un’iniziativa che si propone di rinnovare le modalità con cui la Città sostiene le attività teatrali e la danza. “Intendiamo lavorare ponendo attenzione alle realtà emergenti, sollecitando collaborazioni e contaminazioni tra professionisti diversi per vocazione e dimensione di impresa, in uno stretto rapporto con il territorio su cui insistono – sottolinea l’assessora alla CulturaFrancesca Leon -. Per renderlo possibile – continua Leon – è necessario disporre di un modello operativo con risorse economiche dedicate che permetta una maggiore inclusione, premi la capacità di elaborare idee di qualità e valorizzi l’impegno per realizzarle”.  Il nuovo modello, elaborato dall’assessorato alla Cultura a seguito dei numerosi incontri con le Fondazioni partecipate, agis, comitato emergenza cultura e compagnie teatrali e di danza, ha l’obiettivo di ridefinire e ampliare il precedente Sistema Teatro Torino, recependo anche i recenti cambiamenti della normativa che regolamenta il Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo). Torino Arti Performative prevede una Cabina di regia composta da Città di Torino Ufficio Arti Performative, dalle Fondazioni Teatro Stabile di Torino, Teatro Ragazzi e Giovani, Teatro Piemonte Europa e Piemonte dal Vivo(quale strumento della Regione Piemonte). Tale organismo avrà tra le sue finalità la condivisione delle linee guida per l’attribuzione delle risorse, azioni di supporto rivolte agli operatori del settore come, per esempio, fornire assistenza tecnica, organizzativa e produttiva e la definizione di strumenti di valutazione e monitoraggio delle attività i cui risultati saranno condivisi con i soggetti interessati.  L’attuazione delle linee guida stabilite nella Cabina di regia sarà a cura della Fondazione del Teatro Stabile di Torino che attiverà sinergie artistiche e operative attraverso azioni specifiche tramite bandi e convenzioni; la messa a disposizione di spazi, risorse tecniche e organizzative. Compito delle Fondazioni Teatro Ragazzi e Giovani e Teatro Piemonte Europa, sarà quello di contribuire attraverso risorse organizzative, tecniche e spazi, individuando in Piemonte dal Vivo un ruolo specifico nell’ambito della distribuzione e della formazione. Compito dell’ufficio Arti Performative sarà coordinare la Cabina di regia; promuovere e predisporre tavoli di lavoro con gli operatori del settore per consentire un confronto continuo sulle linee di indirizzo e sui risultati; verificare e monitorare in itinere le attività previste dalle convenzioni stipulate dal Teatro Stabile di Torino e con le Fondazioni partecipate. Queste, oltre a interagire con la rete territoriale, contribuiranno al sistema teatro-danza con attività di produzione, co-produzione, ospitalità, progetti di formazione e fornitura di servizi.

Il Falstaff al Regio per la regia di Abbado

L’ultima opera di Verdi di ispirazione shakespeariana

Al Teatro Regio, mercoledì 15 novembre  alle 20, va in scena lo spirito giovane del Verdi anziano con il Falstaff, che trae punto dalla commedia shakespeariana de “Le allegre comari di Windsor”. Ma alla sua origine ci sono anche lo straordinario amore del compositore per Shakespeare, che gli fece accarezzare il progetto di musicare anche il Re Lear, e il desiderio di comporre un’opera comica, dopo che, nel 1840, il suo “Un giorno di regno” riscosse un clamoroso insuccesso, tanto che Rossini affermò che egli non aveva talento comico. Tra i suoi 76 e 79 anni Verdi lavorò al Falstaff, dopo il successo ottenuto con l’Otello su libretto di Arrigo Boito, andato in scena alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887. Il soggetto del Falstaff, già musicato da Salieri nel 1798 e da Otto Nicolai nel 1849, andò in scena davanti al pubblico scaligero il 9 febbraio 1893, alla presenza di eminenti personalità del mondo della cultura, quali Carducci, Matilde Serao, Leoncavallo, Puccini e Mascagni. L’opera otteneva uno straordinario successo, presentava un libretto screziato in filigrana di alcuni preziosismi linguistici, le romanze erano poche, le forme chiuse erano state abolite, il tutto era percorso da una sottile ironia. Per la maggior parte della critica il Falstaff risulta l’opera più perfetta tra quelle verdiane, quella che in sé assomma tutte le virtù, la punta più elevata di una ricerca proiettata su un nuovo secolo, capace di intessere relazioni con la tradizione europea, pur rimanendo salda alle sue radici italiane. In questa opera Verdi, con il contributo fondamentale della cultura cosmopolita di Boito come librettista, è riuscito a realizzare nella sua tarda età una visione del mondo traboccante di giovinezza e di spirito, se non addirittura giovanile. Falstaff rappresenta, infatti, una conquista sia umana sia artistica; incarna il punto di vista di chi, celebrando la superiorità intuitiva delle donne sulla forza raziocinante degli uomini, è perfettamente consapevole che il futuro appartiene alle Nanette e ai Fanton ma, al tempo stesso, è conscio che la vita, anche al suo declinare, rimane sempre il sogno di un’eterna giovinezza. Accanto all’ Orchestra e Coro del Teatro Regio, diretti dal maestro Donato Renzetti, interpreti dell’opera, di cui firma la regia Daniele Abbado, saranno i baritoni Corrado Alvarez nel ruolo di Sir John Falstaff e Tommy Hakala in quello di Ford, marito di Alice, il tenore Francesco Marsiglia nel ruolo di Fenton, e la soprano Erika Grimaldi in quello di Mrs Alice Ford.

 

Mara Martellotta

 

“The broken key” arriva sugli schermi

Alla Mole Antonelliana di Torino, sede del Museo nazionale del Cinema, si è svolta la presentazione di The broken key, il nuovo film di Louis Nero

DAL 16 NOVEMBRE TUTTI AL CINEMA CON THE BROKEN KEY

Giovedì 16 novembre esce nelle sale di tutta Italia (nel numero di ben 220 copie) l’ultimo film di Louis Nero ” The broken key”, prodotto da Louis Nero Film, TFP, la britannica Red Rock Entertainment, l’americana Fantastic Film International e realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte. Il film – realizzato in circa 10 settimane di riprese svoltesi tra novembre 2015 e giugno 2016 – si muove tra le atmosfere del thriller e della fantascienza, offrendoci l’immagine di una esoterica Torino del futuro. ” Il mio intento – ha spiegato il regista durante la conferenza stampa di presentazione alla Mole – è quello di far rivivere al pubblico, come al protagonista, un percorso di purificazione spirituale dai peccati. Un film concepito sulla linea orizzontale delle Sette Arti Liberali , la cui pratica ascetica – secondo l’interpretazione dantesca – può portare alla trasmutazione dei Sette Peccati capitali nelle corrispondenti Virtù Cardinali”. La storia è ambientata in un futuro non lontano, in un mondo controllato dalla ” Grande Z”: la Zimurgh Corporation, un mondo nel quale la carta è un bene raro e stampare è reato. Il protagonista, il ricercatore inglese Arthur J.Adams, si mette alla ricerca del frammento mancante di un antico papiro, protetto dalla misteriosa confraternita dei seguaci di Horus, ma viene ostacolato da indecifrabili omicidi legati ai sette peccati capitali. Arthur dovrà addentrarsi nei meandri di un’impenetrabile metropoli del futuro , specchio della sua anima, per ritrovare il pezzo mancante e salvare così l’umanità intera. Paolo Damilano, Presidente di FCTP, riconosce a Louis Nero il grande merito di riuscire sempre ad arruolare nomi del calibro di Christopher Lambert, Rudger Hauer, Geraldine Chaplin, Michael Madsen, Franco Nero, William Baldwin , Maria De Madeiros, Kabir Bedi. Tra gli interpreti ” nostrani” anche Andrea Cocco ( ex GF) e Diana Dell’Erba. “The broken key è stato realizzato da due importanti realtà produttive torinesi , che mediante questo ambizioso progetto – ha sottolineato Paolo Tenna, AD di FIP Film Investimenti Piemonte – contribuiranno a diffondere in oltre 60 paesi un’immagine nuova e originale della nostra città. Louis Nero è la dimostrazione vivente che è possibile fare un cinema di qualità uscendo dalle tradizionali logiche commerciali”. Paolo Manera, Direttore di Film Commission Torino Piemonte, ha evidenziato l’ampio utilizzo delle location di prestigio – tra cui la Sacra di San Michele, l’Accademia delle Scienze, il Museo Nazionale del Cinema, il Museo Egizio, l’Archivio di Stato, la Reggia di Venaria, il Mauto – è stato reso possibile grazie alla sinergia tra la produzione e FCTP e alla disponibilità degli enti coinvolti , che hanno compreso le potenzialità del film come veicolo promozionale”. Secondo Franco Nero, che da quindici anni collabora con Louis e che insieme a lui ha fatto diversi lavori, a cominciare dal film Hans ” Louis con The broken key ha fatto un film fuori dai suoi canoni, un film di genere, ma con l’intellettualità tipica di Louis. Ha fatto un gran lavoro con pochissimo budget. Per un film del genere negli USA avrebbero speso 20-30 milioni di euro”. Luigi Boggio, distributore e proprietario del Cinema Ideal, che ospiterà l’anteprima del film martedì 14 novembre,definisce questo film come”Industria” con la i maiuscola. Non ha niente da invidiare ai prodotti americani sia per il copione sia per la recitazione sia per la fotografia. Per non parlare delle musiche originali di Lamberto Curoni. Louis è un meticoloso: ha fatto anche 50 ciak per la stessa scena”.

Helen Alterio

Alla presentazione Sono intervenuti, oltre al regista Louis Nero:
Francesca Leon, Assessora alla Cultura, Città di Torino:
Avere Torino protagonista di un film così importante è per noi motivo di orgoglio e significativo. Il cinema può aiutare la città a costruire una immagine di sé. E può portare lavoro concreto sul territorio Siamo grati alla produzione che ha lavorato sulla città e sul patrimonio culturale.
Paolo Damilano, Presidente Film Commission Torino Piemonte
Louis Nero è uno dei ragazzi più intraprendenti del nostro cinema. Utilizza maestranze locali e valorizza luoghi e location del Piemonte, che è esattamente uno degli obiettivi di Film Commission. Inoltre Louis ha la grande capacità di riuscire a coinvolgere star importanti. 
Paolo Tenna, Presidente e AD FIP – Film Investimenti Piemonte
Possiamo definire Louis Nero con quattro qualità: capacità, intelligenza, tenacia, caparbietà. Lui è la dimostrazione vivente che è possibile fare un cinema di qualità uscendo dalle tradizionali logiche commerciali. E siamo orgogliosi di averlo sostenuto. Il film è stato girato al 100% a Torino e in Piemonte ma ha respiro internazionale, e contribuisce a alla creazione di una classe produttiva e dirigenziale che può dimostrare come il nostro territorio sia in grado di produrre e non solo di accogliere.
Franco Nero, attore
Da quindici anni collaboro con Louis. Abbiamo fatto tanti lavori insieme, fin dal film Hans.Louis con The Broken Key ha fatto un film fuori dai suoi canoni. Si tratta di un film di genere, ma con l’intellettualità tipica di Louis. Ha fatto un gran lavoro con pochissimo budget. Per un film del genere in USA avrebbero speso 20-30 milioni di euro.
Luigi Boggio, distributore (proprietario cinema IDEAL)
Se fossi un giornalista scriverei: “questo film è Industria con la i maiuscola. Non ha niente da invidiare ai prodotti americani. Sia per il copione, sia per la recitazione, sia per la fotografia.” Louis è un meticoloso: ha fatto anche 50 ciak per la stessa scena.