CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 709

“War & Peace” alle Fonderie Limone

GOB SQUAD, COLLETTIVO DI ARTISTI INGLESI E TEDESCHI DI FAMA INTERNAZIONALE, INTERAGISCE CON IL PUBBLICO GRAZIE A UN SISTEMA DI TELECAMERE A CIRCUITO CHIUSO PER UNA VERSIONE 2.0 DI WAR & PEACE
limone war

Alle Fonderie Limone di Moncalieri dal 22 al 25 febbraio 2017 debutta in prima nazionale WAR & PEACE dal romanzo di Lev Tolstoj, ideazione e regia del collettivo di artisti inglesi e tedeschi Gob Squad. Lo spettacolo è interpretato da: Niels Bormann, Katja Bürkle, Johanna Freiburg, Sean Patten, Damian Rebgetz, Tatiana Saphir, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Laura Tonke, Bastian Trost, Simon Will. War & Peace è prodotto da Gob Squad, Münchner Kammerspiele in coproduzione con Volksbühne am Rosa Luxemburg – Platz Berlin, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Schauspiel Leipzig, Konfrontacje Teatralne Festival Lublin, Lancaster Arts at Lancaster University, Malthouse Theatre and Melbourne Festival, Gessnerallee Zürich, Nottingham Playhouse.
Spettacolo in lingua inglese con traduzione simultanea.

War and Peace è la nuova performance dei Gob Squad, che ha fatto dell’anticonformismo la chiave di volta della propria poetica. Gli artisti che ne fanno parte realizzano video, installazioni ed eccentrici happening, mescolando teatro, cinema e vita quotidiana. Al centro di ogni spettacolo la partecipazione del pubblico e l’impegno politico, che trovano spazio in contesti urbani, utilizzando un ampio spettro di media, e mettendo in discussione il rapporto tra realtà e finzione, tra banalità e utopia. Questo nuovo lavoro si presenta come un’esperienza di lettura collettiva di un romanzo storico, in cui l’arte e la vita quotidiana, la storia e il presente, sfocano, e tutti sono chiamati a trasformarsi in potenziali protagonisti. Un gruppo di artisti tenta di ricreare un’atmosfera simile a quella dell’alta società russa del XIX secolo: al centro del meeting il capolavoro di Lev Tolstoj, che è al contempo narrazione storica e analisi sociologica. In primo piano i concetti di libertà, privilegio e sicurezza: che valore hanno? Quali sono i loro limiti? Come si deve vivere una vita morale in un mondo eticamente imperfetto? Nel nostro tempo, come possiamo vivere dentro il capitalismo, nella consapevolezza del danno assoluto e della sofferenza che i nostri stili di vita ordinari e “pacifici” promettono?
***

PROGETTO INTERNAZIONALE
Spettacolo in lingua inglese con traduzione simultanea.

Fonderie Limone Moncalieri
22 – 25 febbraio 2017 | Prima nazionale 

Trent’anni dopo. Primo Levi e le sue storie

dixGioele Dix, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni: tre grandi interpreti leggono Primo Levi. 1-9-16 marzo 2017, ore 21 – Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo

 Nel mese di marzo Intesa Sanpaolo, in occasione del trentennale della scomparsa di Primo Levi, organizza un ciclo di letture speciali a lui dedicate, a cura di Giulia Cogoli.Tre protagonisti del teatro contemporaneo: Gioele Dix, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni offriranno tre letture tematiche, per farci riascoltare o riscoprire la voce straordinaria di Primo Levi.

 

mercoledì 1 marzo ore 21

Gioele Dix legge Primo Levi: Auschwitz

Introducono Marco Belpoliti e Domenico Scarpa

 

giovedì 9 marzo ore 21

Sonia Bergamasco legge Primo Levi: invenzioni

Introduce Marco Belpoliti

 

bergamascogiovedì 16 marzo ore 21

Fabrizio Gifuni legge Primo Levi: mestieri

Introduce Domenico Scarpa

 

Trent’anni – l’arco di una generazione – sono trascorsi da quando Primo Levi è mancato a Torino, la città dov’era nato. Trent’anni durante i quali si è affermato come il testimone di Auschwitz per eccellenza. Trent’anni durante i quali è stato riconosciuto come un narratore, un uomo di scienza, un pensatore di rango internazionale. Le sue opere complete sono oggi disponibili non solo in italiano ma, caso unico tra gli autori italiani di tutti i tempi, anche in inglese, mentre a decine si contano le lingue nelle quali i suoi libri sono stati tradotti.

Se Primo Levi è divenuto un classico contemporaneo, letto e amato in tutto il mondo, lo si deve alle sue storie: storie, al plurale. Difatti, l’omaggio che Intesa Sanpaolo gli rende nella città dove ha trascorso l’intera sua vita («con involontarie interruzioni», come egli stesso osservava con spirito) è intitolato alle storie, perché Levi fu una persona dalle molte avventure e dai molti talenti. In tre serate, affidate ad altrettanti attori di prima grandezza, saranno dunque offerte tre letture tematiche, ciascuna delle quali esplorerà una delle storie di Levi scrittore e figura pubblica.

La prima fra le storie da rievocare riguarda naturalmente il Lager: il suo viaggio di deportazione, l’anno di prigionia in Auschwitz, il lungo ritorno a Torino attraverso un’ Europa sconvolta dalla guerra. La seconda storia, meno nota, ma altrettanto avvincente, riguarda le invenzioni di Levi come narratore di talento: i suoi racconti ispirati a una peculiare fantascienza o fanta-biologia o fanta-tecnologia, le sue poesie dal linguaggio ricco e arguto, chiare come cristalli e costruite a loro volta come racconti. Infine, la terza storia da ripercorrere riguarda la passione che Levi testimoniò per il proprio mestiere di chimico e per l’avventura del lavoro in generale: che ci parli degli elementi della tavola periodica legandoli alla propria vicenda personale, o ci racconti le peripezie di un operaio giramondo, al suo lettore-ascoltatore giungerà inalterata – e inconfondibile – la pronunzia della sua voce morale.

***

Sede incontri: Grattacielo Intesa Sanpaolo, corso Inghilterra 3 – Torino

ore 21.00grattacielo sanpaolo2

Ingresso libero – Ingresso gratuito su prenotazione.

Le modalità di prenotazione saranno comunicate nei giorni precedenti i singoli eventi.

 

Auditorium sospeso

Il grattacielo offre al pubblico alcuni ambienti particolarmente suggestivi. Spazi permeabili alla vita della città, aperti agli appassionati dell’ingegno e della bellezza e a chi cerca nuove prospettive verticali. La hall del piano terra, aperta sul Giardino Grosa, completamente riqualificato nel 2014, conduce con due scale mobili all’Auditorium sospeso. Attraverso un sistema meccanizzato la sala, che può ospitare fino a 364 posti a sedere, assume in breve tempo tre diverse configurazioni: sala conferenze, concerto e spazio espositivo. La qualità acustica è assicurata da un sofisticato sistema di controllo dei rivestimenti a parete.

 

 

Per informazioni

 

Intesa Sanpaolo

Ufficio Media Attività istituzionali, culturali e sociali

+39 011 5556203

stampa@intesasanpaolo.com

Il Settecento di Tiepolo a Miradolo

miradolo“Tiepolo e il Settecento veneto” è la nuova mostra che verrà ospitata al Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo, a partire dalle ore 15 di sabato 25 febbraio. Il prestigioso evento, curato dal professor Giovanni Carlo Federico Villa ed organizzato dalla Fondazione Cosso avrà una doppia presentazione. Il primo appuntamento è per lunedì 6 febbraio alle ore 11.30 nella sede di Palazzo Chiericati a Vicenza con la presenza del vice sindaco ed assessore alla crescita della Città di Vicenza, Jacopo Bulgarini d’Elci. Il secondo, lunedì 13 febbraio, alle ore 11, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9 a Torino. Prosegue dunque il lavoro della Fondazione Cosso che dal 2008 ha scelto di sviluppare progetti espositivi di alto valore che, attraverso mostre di ricerca e di studio, tiepolo miradolooffrano la possibilità di conoscere la vita e le opere dei più importanti artisti che hanno fatto la storia dell’arte italiana ed europea e di grandi viaggiatori che hanno portato alla conoscenza di mondi lontani. La mostra è nata dalla collaborazione con i Musei Civici di Vicenza grazie ai quali saranno esposti alla Fondazione Cosso oltre 50 capolavori della storia dell’arte occidentale, tra dipinti, disegni, acqueforti, incisioni e sculture. Protagonisti nelle sale espositive del Castello di Miradolo, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, ma anche altri grandi nomi del panorama artistico settecentesco, veneto ed europeo. La collaborazione con i Musei Civici di Vicenza si inserisce in un complesso intervento di recupero che sta interessando Palazzo Chiericati, che verrà rinnovato dai sotterranei ai sottotetti, rendendolo così totalmente fruibile al pubblico. In questa circostanza è nato il dialogo con la Fondazione Cosso, che non solo esporrà a Miradolo bellissime opere provenienti dai Musei Civici di Vicenza ma contribuirà anche ai lavori di Palazzo Chiericati consentendo la messa in opera delle strumentazioni necessarie a rendere il Salone del piano nobile atto a ospitare conferenze e convegni.

Massimo Iaretti

 

 

 

Musei Reali: immagini di battaglie (mai esposte) alla Sabauda

ALBUM BATTAGLIEDomenica 19 febbraio alle ore 11.30 nella sala delle Battaglie della Galleria Sabauda Annamaria Bava e Giorgio Careddu presenteranno un inedito album contenente stampe di scuola francese dei secoli XVI-XVIII e un’acquaforte con la raffigurazione della Battaglia dell’Assietta provenienti dai depositi del museo.

 

Il prezioso album, fino ad oggi mai esposto, fu donato nel 1921 dal collezionista e valente numismatico Pietro Gariazzo: consta di 229 incisioni e sarà aperto nella pagina in cui sono applicate tre acquaforti raffiguranti altrettanti scene di battaglie, opera di Jacques Courtois detto il Borgognone, uno dei più qualificati interpreti di soggetti militari e pittore documentato nelle raccolte del principe Eugenio di Savoia.

 

L’incisione che riproduce la battaglia dell’Assietta, combattuta nel 1747, è invece opera del pittore Hyacinthe De La Peigne, che ebbe l’incarico da Carlo Emanuele III di eseguire una serie di battaglie a Palazzo Reale sull’esempio di quelle di Hucthenburg, ora esposte in Galleria Sabauda.

 

Le due opere, che verranno esposte mentre è ancora in corso la mostra L’occhio fedele. Incisori olandesi del Seicento, sostituiscono le due stampe di Jan Huchtenburg Assedio di Cuneo e Battaglia di Staffarda che per ragioni conservative devono essere tolte dall’esposizione in quanto il materiale cartaceo non può restare esposto alla luce per lunghi periodi.

 

Minetti, ovvero l’impossibilità di essere attori

Eros-PagniEros Pagni interpreta il testo di Thomas Bernhard

 È stato definito magnifico Eros Pagni nella sua interpretazione del testo “Minetti”, con sottotitolo “Ritratto di un artista da vecchio” di Thomas Bernhard, diretto da Marco Sciaccaluga e in scena al teatro Astra fino al 15 febbraio prossimo. Rappresentato per la prima volta nel 1976, Minetti è un testo costruito intorno alla figura di Bernhard Minetti (1905-1998), attore tedesco nato da genitori italiani immigrati in Germania, ritenuto uno dei più efficaci interpreti teatrali della seconda metà del Novecento. La piece ruota intorno a una riflessione appassionata sul ruolo dell’arte e, in particolare, del teatro, ma ancor più di quello dell’attore nella società. Nel cercare di dare una risposta, l’autore lega il comico al tragico in modo indissolubile, la realtà a una dimensione prepotentemente onirica. Nella notte di San Silvestro, complice l’infuriare di una tempesta, Minetti indugia nella hall di un hotel nella cittadina atlantica di Ostenda, dove attende l’arrivo di un direttore di teatro che vuole riportarlo sulla scena nel ruolo di Re Lear, dopo un suo allontanamento dalle scene di 32 anni. Nell’attesa parla di sé e della propria arte e, durante questo flusso di coscienza, si rivolge al personale dell’albergo (Marco Avogadro e Nicolò Giacalone) e anche a una signora dall’aria disincantata (Federica Granata) e a una ragazza in attesa del suo fidanzato (Daniela Duchi) L’allestimento diretto da Marco Sciaccaluga fa riemergere nella memoria il ricordo vivido di un altro spettacolo, Hotel Paradiso, della compagnia Familie Flotz.

Mara Martellotta

Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6

Sabato ore 19, domenica ore 18

Info 0115634352

Accardo con Čajkovskij al Conservatorio

Ritorna a Torino un grande artista che ha costruito un pezzo di storia accardo gornadell’Unione Musicale: Salvatore Accardo sarà al Conservatorio di Torino domenica 19 febbraio, per la serie pomeridiana domenicale, con i musicisti del suo Quartetto – Laura Gorna, Francesco Fiore e Cecilia Radic – ai quali si aggiungono per l’occasione Simonide Braconi (prima viola dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano) e Amedeo Cicchese (primo violoncello dell’Orchestra del teatro Regio di Torino) con i quali collabora regolarmente.Termina con questo appuntamento il ciclo di due concerti dedicati alla musica da camera di Čajkovskij, parte della produzione dell’autore russo che merita un particolare interesse perché, seppur superata per notorietà da balletti, opere e sinfonie, offre una sintesi originale e perfetta di eleganza formale e intensità espressiva. Concisi, nobili e impeccabili dal punto di vista formale, i Quartetti per archi – composti da Čajkovskij nei primi anni Settanta dell’Ottocento (fra le prime tre e la Quarta sinfonia, fra Il lago dei cigni e Onegin) – rappresentano il fulcro della produzione cameristica del compositore russo e aprono uno spaccato sul suo approccio, scisso tra la profonda venerazione del Classicismo viennese e l’intento di “attualizzare” un genere ormai poco frequentato come il quartetto per archi. Ne consegue da una parte il rispetto delle forme tradizionali e dall’altra lo sforzo di ricondurre il quartetto nell’ambito della corrente nazionalistica russa, con l’adozione di materiale tematico di derivazione folklorica. A questo si aggiunge l’abilità di un autentico maestro del colore come Čajkovskij, che riesce a conferire un’incredibile ricchezza di sfumature anche ai soli archi, animati di pathos e teatralità. Il Sestetto op. 70 “Souvenir de Florence” è così chiamato perché voleva essere un omaggio affettuoso alla città toscana dove Čajkovskij trascorse un riposante soggiorno nell’inverno del 1890, nel corso della stesura de La Dama di picche. Non mancano nel Sestetto alcune tracce del lirismo cantabile delle opere italiane, verso cui l’autore nutriva sincera ammirazione, ma nel complesso la musica di questo lavoro rispecchia uno stile inequivocabilmente russo, specialmente nei suoi accenti vivaci e popolareschi. 

***

Poltrone numerate, euro 30. In vendita presso la biglietteria dell’Unione Musicale e online su www.unionemusicale.it, ingressi, euro 20 – ingressi giovani fino a 21 anni, euro 10in vendita il giorno del concerto presso il Conservatorio dalle ore 16

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI:

tel. 011 566 98 11 – info@unionemusicale.itmartedì e mercoledì 12.30-17 – giovedì e venerdì 10.30-14.30

www.unionemusicale.it

Chiara Gamberale alla ricerca del senso della vita

gamberale2Chi siamo, cosa vogliamo, qual è il senso della vita? Le risposte le trovate in “Qualcosa” (Longanesi), l’ultimo libro di Chiara Gamberale che l’ha presentato al Circolo dei lettori di Torino, città a cui è legata da un feeling speciale. Poco meno di 200 pagine al confine sottilissimo tra romanzo e fiaba, toni lievi e surreali, parole accompagnate dalle illustrazioni di Tuono Pettinato (al secolo Andrea Paggiaro, vignettista-narratore tra i migliori sulla piazza) e concetti tostissimi. La scrittrice, conduttrice radiofonica e televisiva (finalista al Premio Campiello nel 2008 e autrice di best seller come “Avrò cura di te”, scritto a quattro mani con Gramellini) riflette su vita, amore, amicizia e dolore, partendo dallo spazio vuoto che alberga in ognuno di noi e che ci affanniamo a riempire in tutti i modi (im)possibili. Al centro della storia   la “Principessa qualcosa di troppo”, esagerata in tutto quello che fa e sente, senza limiti e ingorda di vita. Ma alla morte della madre, scopre di avere un buco al posto del cuore. Tenta allora di riempirlo cercando sollievo tra i ragazzini “Abbastanza”, ovvero quelli normali (e mediocri) e nell’ingannevole condivisione di Smorfialibro. Qui la parodia dei social è lampante, solo che la comunicazione è affidata a lenzuoli con la propria immagine appesi alla finestra. Poi s’innamora di 5 fidanzati che incarnano altrettanti archetipi maschili; ma, chi per un verso, chi per un altro, nessuno di loro riesce a salvarla. Strategica invece sarà l’amicizia con “Cavalier Niente” che in un lieto fine filosoficamente immenso le farà capire che “è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura” e dobbiamo imparare ad accettarci senza cercare soluzione negli altri.

***

E’ un tornado di spontaneità, pensieri e parole Chiara Gamberale. E s’illumina parlando della scommessa vinta con un desiderio che ha radici nella sua adolescenza: gamberale libro«Sognavo di trasferire i miei temi in un mondo come quello del “Piccolo Principe” o del “Visconte dimezzato” di Calvino”, per renderli ancora più chiari. Perché in un libro del genere la scrittura ti chiama a non sbrodolare» ci dice: «universi immaginati in cui poter chiamare le cose col loro nome: come il “troppo” della protagonista o i pretendenti ”il conte sempre triste”, “il duca sempre indignato”…e via così. Qui c’è tanta verità sul vuoto interiore e sulla fuga da noi stessi, argomenti ricorrenti nei miei libri, ma che qui sono presi di petto».

Come definirebbe “Qualcosa”?

«Una fiaba esistenziale che può essere letta a diversi livelli d’età. Narra ».

Ma come si trasforma il buco che abbiamo in passaggio segreto riempito con persone e cose non sbagliate?

«E’ possibile se non facciamo finta che i nostri dolori non ci siano. Se non giochiamo di rimozione; ma nemmeno ci affezioniamo troppo alla sofferenza, dimenticando che ai bordi di quel dolore possiamo costruire la nostra identità».

Lei ha capito il senso della vita?

«No, ma continuo a interrogarmi. Credo che proprio questa ricerca sia la vera avventura

dell’esistenza: con giorni in cui non pensiamo ci sia un senso, altri in cui invece lo troviamo».

Perché secondo Cavalier Niente “meno fai più sei”?

«Il non fare è una delle espressioni chiave del romanzo: non è il contrario di fare, quanto piuttosto spostarsi in un’altra dimensione dove si ha modo di so-stare e da quel momento in poi le cose che facciamo possono aver a che fare con i nostri desideri, non con i bisogni».

Un elogio del niente e uno della noia.

«Il primo è importantissimo perché ognuno di noi, a contatto col niente, può approdare alla sua originalità e personalità. E se si sopporta il cuscinetto della noia, si passa dal ritmo frenetico dei pensieri a quello più dolce delle idee e della fantasia».

E’ importante saper stare da soli?

«Fondamentale. Proprio quando riusciamo a stare in silenzio, senza condizionamenti delle voci di genitori, amici ed altro, ecco che finalmente arriva la nostra voce. Ognuno può trovare il suo modo. Io come esercizio di meditazione, ogni giorno, per almeno 10 minuti, mi isolo da tutto e guardo il soffitto. Il libro può essere anche un manuale di psicologia per trovare il modo di ascoltarci».

gamberale1L’ amore: per lei cos’è e qual è la dichiarazione più bella?

«Essere affamati di amore spesso ha a che fare più col nostro desiderio di essere amati che non con una reale disponibilità ad amare l’altro. A quasi 40 anni non ho più la voracità d’amore dei 16, ma passo dal bisogno al più autentico desiderio. La dichiarazione più bella è quella di un uomo che ti dica “non vedo l’ora di annoiarmi con te…”».

C’è una tipologia degli archetipi maschili più insidiosi?

«Nel libro ce ne sono 5, ma di fatto sono pericolosi tutti gli uomini con cui è impossibile instaurare un rapporto paritario e anziché fare da compagne ci inducono a fare da madre, figlia, sorella…..».

Ci salva l ’amicizia?

«Si, senza dubbio, con me lo fa tutti i giorni».

Come gestire il bisogno di sentirsi parte di qualcosa oggi che siamo iperconnessi tra social, selfie e condivisioni varie?

«Bisogna essere se stessi. Va bene far parte di una coppia o di un gruppo, ma non dobbiamo chiedere all’esterno di toglierci la responsabilità di scoprire chi siamo. Internet e i social sono strumenti straordinari se li si usa senza esserne usati; ma sono anche un attentato alla concentrazione. Io ad un certo punto mi sono difesa: per esempio non ho Internet né email sul telefonino, non ho un profilo privato facebook, anche se partecipo a quello dei miei lettori, e nel momento in cui ho rischiato di passare troppo tempo con Internet mi sono tirata i capelli ed ho letto tutta la Recherce di Proust».

Scrive che la morte “non significa che qualcuno se ne va, ma che tu resti”: come superare questo dolore?

«Non ho istruzioni da dare, posso solo dire che, anche se sembra un ossimoro, guadagnare una perdita si può. In questo sono fortunata perché ho così tanta paura della morte delle persone che amo, che tendo, anche ansiosamente, a dire loro quanto siano importanti per me, senza lasciare nulla d’irrisolto. Così facendo i lutti che ho subito, dopo il grande dolore, si sono trasformati in qualcosa che mi tiene compagnia, perché è un dialogo che per me continua».

Quando occorre dove si rifugia?

«Su un’isola. Ne sento il bisogno come persona e come scrittrice. La mia vita oscilla tra la parte vitale mole giardini2e molto ricca della promozione, importantissima perché, come adesso, incontro i miei lettori che sono fondamentali. Mentre per scrivere mi ritiro, in genere su isole. Per “Qualcosa” sono stata 3 mesi in quella greca di Milos, affascinante ma certo non mondana».

Il suo legame con Torino?

«Qui ho vissuto per 2 anni, quando in Rai conducevo “Parola mia” con Luciano Rispoli. E’ una città di cui amo il clima, la bellezza, le chiese, la gente, il mix di fascino e cose che funzionano, la collina e le montagne che la circondano. A Torino ho fatto incontri importantissimi, come quello con Luciano Segre, grande uomo, protagonista del mondo politico ed economico italiano e con Casa Oz. L’associazione Onlus che da 10 anni aiuta i bambini colpiti da gravi malattie e le loro famiglie. A loro devolvo la mia parte di proventi del libro».

5 cose per cui vale la pena vivere?

«L’amore e svegliarsi la prima volta con una persona che sentiamo sarà importante per noi. Gli amici e la complicità. Il mondo vastissimo, con tutte le cose che ancora non ho né visto né letto: perché dopo la scrittura, la cosa che amo di più è viaggiare ed è bello vivere perché esistono Islanda ed Australia, per dire 2 luoghi che non ho ancora attraversato. Poi le montagne che m’incantano, calmano ed ispirano: sono una sciatrice e una gran camminatrice. E poi è bello vivere perché ogni giorno è una risposta diversa a questa domanda».

 

Laura Goria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Santuari à répit

santuari3Santuari à répit. Il rito del “ritorno alla vita” o “doppia mortenei luoghi santi delle Alpi”, di Fiorella Mattioli Carcano (Priuli & Verlucca editore) è un libro importante, frutto di una originale e impegnativa ricerca condotta dalla presidente dell’associazione storica “Cusius” sui “santuari del ritorno alla vita. Fiorella Mattioli Carcano, nata a Orta San Giulio (No), dove vive e opera, intellettuale colta e impegnata sugli studi relativi alla religione popolare, al culto mariano e ai Sacri Monti, con questo libro indaga e riflette su un rito, quello del “respiro” o della “piuma”,  che veniva praticato sulle Alpi quando un bambino moriva prima del battesimo. Al fine di salvare la sua anima dal limbo se ne portava il corpicino in una chiesa del “répit”, quasi sempre dei luoghi di culto mariani,  dove si pregava per ottenere una breve resurrezione che consentisse di battezzarlo. Un’usanza che si perde nella notte dei tempi, molto diffusa nel seicento, secolo complicato dove alla cultura barocca e alla nascita del pensiero scientifico moderno si sovrapposero l’epoca della peste, della crisi, delle guerre e della controriforma.

santuari4

Dai territori alpini della Francia alla Svizzera, dai confini del Tirolo alle alpi occidentali, questo rito si rendeva necessario per dare ai piccoli defunti “la salvezza dell’anima”, impedendo che il  decesso prima del battesimo li condannasse al limbo e alla sepoltura in terra sconsacrata. Nel suo “Santuari à répit” – che vanta la prefazione di Annibale Salsa, noto antropologo e già presidente nazionale del Club alpino italiano – Fiorella Mattioli Carcano riassume l’intera storia utilizzando le fonti santuari2storiografiche su questi santuari, descrivendo lo svolgimento del rito, i luoghi dove avveniva e l’atteggiamento tenuto dalla chiesa. Nel “rito della piuma” il piccolo defunto veniva steso su un altare dedicato alla Madonna alla presenza di un medico o di un’ostetrica che potesse attestarne il ritorno alla vita, seppure per un breve istante: da un sospiro (répit) che facesse vibrare una piuma posta fra le labbra o da un rossore delle guance.In quell’attimo fuggente, il “resuscitato”veniva battezzato dal prete per ri-morire immediatamente dopo. Alla presenza di un santuari 1notaio, veniva redatto l’atto pubblico utile alla sepoltura in terra consacrata. I santuari del ritorno alla vita sono piuttosto rari in Italia, ma le Alpi occidentali ne annoverano diversi, soprattutto nei territori colonizzati dalle popolazioni Walser, a ridosso del Monte Rosa tra la Valsesia e l’Ossola. Il bel saggio della storica Fiorella Mattioli Carcano , oltre a esplorare questo rito sotto tutti i punti di vista, offre un censimento dei santuari destinati  al “répit” sull’arco alpino piemontese, dalle alpi Marittime alla Val Susa, dalle valli aostane alle alpi Pennine e Lepontine, con un intero capitolo dedicato ai luoghi di culto della Diocesi di Novara, una delle più vaste d’Italia.

Marco Travaglini

“Le vittorie imperfette”, uno spettacolo inedito dell’Accademia dei Folli

folli2Lo sport a teatro come metafora per raccontare la vita, il superamento dei propri limiti, delle proprie paure. Lo sport come pretesto per calarsi in un racconto di pura epica moderna e per entrare nel vivo della Storia da una porta secondaria. Dal 15 al 17 febbraio una delle pagine più famose della storia dello sport è protagonista – ognuna delle tre sere, alle 21.oo –  al Teatro Agnelli di Torino, in via Paolo Sarpi. “Insolito“, la stagione teatrale di Assemblea Teatro, ospita la compagnia Accademia dei Folli con uno spettacolo inedito “Le vittorie folli1imperfette”, tratto dall’omonimo romanzo di Emiliano Poddi. In scena ci sarannoGiovanna Rossi, Enrico Dusio, Gianluca Gambino con Carlo Roncaglia (che cura anche la regia) alla voce e piano. I costumi ed elementi scenici sono di Carola Fenocchio e disegno luci e fonica diAndrea Castellini.I protagonisti sono Saša Belov e Kevin Joyce. Due ragazzi all’inseguimento di un sogno: vincere la medaglia d’oro del basket alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Uno si è allenato all’ombra della statua colossale della Grande Madre Russia a Stalingrado, l’altro sui campetti di cemento tra i grattacieli di New York. Due squadre. Due mondi contrapposti. Due culture. Usa contro Urss. Una partita che sarà per sempre legata ai tre secondi più leggendari, folli3contraddittori e ingarbugliati della storia dello sport. Ma Monaco ’72 è anche la scena di una strage spaventosa: undici atleti israeliani cadono sotto l’attacco terroristico di Settembre Nero. Un lutto che deve essere riassorbito in fretta, proprio per fare spazio alla sfida fra le due superpotenze. Molti anni dopo, in un cimitero di San Pietroburgo, Kevin Joyce e Saša Belov sono di nuovo l’uno di fronte all’altro: Kevin con addosso il peso degli anni e di una sconfitta impossibile da accettare; Sasha giovane per sempre e per sempre innamorato di Sonja, la giovane donna che non è riuscita a salvarlo dal suo stesso trionfo. “Le vittorie imperfette” è uno spettacolo che alterna epica sportiva e racconto intimista, canzoni americane e ninne nanne russe, tragedia e spigliata commedia d’amore. Una  storia in cui il palleggio echeggia come il battito del cuore.

Marco Travaglini

Gli alpini del “Battaglione Intra” al fronte. Una storia da ricordare

intra alpiniLa storia degli Alpini in generale, di quelli appartenenti al Battaglione Intra in particolare, è ancor oggi viva nella memoria dei pochi protagonisti sopravvissuti alla seconda guerra, ma anche dei figli, nipoti e di tutti quelli che in qualche modo ne hanno ereditato vicende ed emozioni. Così se ne parla ancora spesso a Verbania, a Gozzano, a Novara o in altre zone del Piemonte ma anche del Varesotto. L’Assessorato alla Cultura della Città di Verbania e l’Associazione Nazionale Alpini – Sezione di Intra, hanno organizzato tre appuntamenti dedicati alle loro vicende, durante le due guerre mondiali. La rassegna si è conclusa venerdì 10 febbraio, a Villa Giulia, con Pier Antonio Ragozza ed Agostino Roncallo, autori del libro “In guerra con gli Alpini del Battaglione Intra”, che racconta la storia degli alpini durante il secondo conflitto mondiale.

intra alpini 2

I diari di guerra e numerose foto hanno consentito di ricostruire piccole e grandi storie, la vita di trincea, le assurdità della guerra. “Gli Alpini sono una parte importante per la costruzione della storia della nostra comunità, della nostra città” ha detto l’Assessore alla Cultura e  al Turismo Monica Abbiati, presentando gli autori del libro.

intra alpini4

Dal canto suo Ragozza ha spiegato che  “ c’è un collegamento diretto tra i due conflitti: alcuni dei nostri soldati del battaglione hanno partecipato alla Prima Guerra, poi alla Campagna Coloniale d’Etiopia, altri sono stati sul fronte francese nella Seconda Guerra, altri ancora hanno patito le intra alpini3vicissitudini più difficili in Grecia , Albania e Jugoslavia”. “Hanno patito la fame: mangiare? Era un’ossessione! Da entrambe le parti, bisogna ammetterlo, ci sono stati rappresaglie e crimini di guerra.” Ha spiegato infine Agostino Roncallo, concludendo la serata “in pratica gli Alpini sono stati poi abbandonati a sé stessi l’8 settembre 1943: dopo la Liberazione, parte di loro saranno liberi, altri diventeranno partigiani, altri ancora saranno costretti ad andare in Germania”.

Elio Motella