CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 574

Dall’assedio del 1706 alla luna. Se ne parla al museo Pietro Micca

Due interessanti  proposte al museo in via Guicciardini 7/A:

  • Giovedì 24 ottobre ore 18 “Da Pietro Micca alla luna”, dalle gallerie sotterranee difensive di Torino alle gallerie di sopravvivenza sulla luna, un’avveniristica ma realistica prospettiva sempre più concreta  illustrata da Gabriele Beccaria (Responsabile inserti Tuttoscienze e Tuttosalute de La Stampa.) e Antonio Lo Campo (giornalista scientifico de La Stampa), a 50 anni dal primo allunaggio. Dal caratteristico sottosuolo del museo Pietro Micca ne parleranno con gli autori: Franco Cravarezza, Gabriele Beccaria e Antonio Lo Campo;
  • Martedì 29 ottobre ore 17,30 “ Dopo l’assedio del 1706 tra storia e ucronia. Percorsi reali e percorsi possibili dall’Italia sabauda all’Europa”, conversazione con lo storico Gustavo Mola di Nomaglio a conclusione del ciclo di approfondimenti che il museo ha organizzato da marzo a fine ottobre attraverso 4 mostre tematiche sugli aspetti più significativi dell’assedio di Torino del 1706.

Nell’occasione il Direttore del Museo ringrazierà i protagonisti e evidenzierà le linee programmatiche del prossimo aggiornamento espositivo del museo, attraverso donazioni, prestiti e recuperi.

Una Tosca sfarzosa ed opulenta in scena al teatro Regio

Per la regia di Mario Pontiggia, con interpreti Anna Pirozzi e Marcelo Alvarez

 

La sfarzosita’ rappresenta la nota dominante nell’allestimento della Tosca di Puccini, andata in scena al teatro Regio di Torino il 15 ottobre scorso nella prima ed in programma fino al 29 ottobre prossimo. Nelle prime quattro recite il maestro Daniel Oren è stato sostituito dal direttore morbegnese, il giovane Lorenzo Passerini, sul quale sospendiamo il giudizio, in attesa di circostanze a lui più favorevoli. Qualsiasi defaillance nell’ opera è ampiamente compensata dalla bravura dei protagonisti interpretati da Marcelo Alvarez ed Anna Pirozzi

La regia è firmata da Mario Pontiggia, le scene ed i costumi da Francesco Zito, interpreti Pirozzi e Alvarez nei panni, rispettivamente, dei protagonisti Flora Tosca e Mario Cavaradossi.

Opera tra le più amate del repertorio pucciniano, Tosca presenta il male non come fatalità nera dell’amore e come suo intrinseco destino, come accadeva nella Manon Lescaut, ma capace di incarnarsi come una vera e propria forma demoniaca. Il cattivo, Scarpia, si contrappone all’eroina, come il male al bene, laddove l’amore, per Puccini, simboleggia anche l’espressione di valori morali.

L’allestimento è risultato sontuoso, di impianto piuttosto tradizionale e molto opulento. Vi dominano i simboli della Roma papale, la cupola di Sant’Andrea della Valle nell’atto primo, gli arredi ridondanti di palazzo Farnese, sede del barone Scarpia, fino all’epilogo di Castel Sant’Angelo, dove si consuma il dramma della protagonista.

Tosca viene considerata il melodramma per antonomasia, rappresentata per la prima volta al Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900, ed ispirata alla trama del dramma omonimo di Victorien Sardou. Il libretto fu scritto da Luigi Illica e Giuseppe Giacosa e, nonostante l’esito assolutamente positivo della prima e di tutte le successive rappresentazioni, l’opera fu accusata da parte della critica di essere espressione di un verismo sfrenato, tale da cedere a tratti nel grand-guignol, genere teatrale che conduce alle estreme conseguenze la formula verista-naturalista della “tranche de vie”, come dimostrano alcune violente scene del secondo atto. Sconfina, infatti, nel truce la scena della fucilazione di Cavaradossi ed ancor di più quella di Scarpia per mano di Tosca, che ha il suo prolungamento nelle inutili implorazioni di soccorso della vittima e nel cerimoniale che vede la protagonista pulirsi le mani, sistemarsi i capelli, togliere il salvacondotto dalle dita dell’uccisore, accendere una candela e deporre sul suo petto un crocifisso. Durante questa scena l’Andante sostenuto dell’Orchestra, dai tratti lugubri ed ossessivi, rende pienamente eloquente il carattere qui silenzioso di Tosca, personaggio dominato, come Cavaradossi e Scarpia, dalla sensualità. Questa nota emerge in una delle arie più celebri, l’Andante lento ” Recondita armonia”, ed in quello lento ed appassionato   “E lucevan le stelle” di Cavaradossi, nel Largo sostenuto di “Tre sbirri… Una carrozza”, nell’Andante lento di Scarpia “Ella verrà. ..per amor del suo Mario”, ed in quello lento ed appassionato “Vissi d’arte” di Tosca. A questo proposito Puccini diede minuziose raccomandazioni di piano e pianissimo all’orchestra, indicazioni di cui costello’ la partitura. La scena finale rappresenta, invece, il tributo che Puccini paga al verismo, con un effetto teatrale, comunque, dosato e sicuramente di efficacia innegabile. Marcelo Alvarez è qui interprete nel ruolo di Mario Cavaradossi, uno di quelli a lui più congeniali. Ambrogio Maestri veste i panni di Scarpia. Il coro di voci bianche del teatro Regio e del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino è preparato dal maestro Claudio Fenoglio.

 

Mara Martellotta

Apart 2019, l’arte come viaggio

Alla Promotrice di Belle Arti, l’arte vista come viaggio tra i continenti e dialogo tra antico e contemporaneo

 

La settimana torinese dedicata alle arti viene introdotta da una rassegna di prestigio, “Apart Fair”, giunta quest’anno alla sua terza edizione ed ospitata, dal 23 al 27 ottobre prossimi, alla Promotrice di Belle Arti, in via Balsamo Crivelli 1, a fianco del castello del Valentino.

Le opere di trentasei espositori, provenienti da tutta Italia e dall’estero, creeranno un trait d’union tra antico e contemporaneo, come già dimostra l’allestimento nell’ingresso alla mostra alla Promotrice, dove la contemporaneità dialoga perfettamente con l’opera esposta sullo sfondo e dipinta dal pittore piemontese, Giacomo Grosso, originario di Cambiano. La sua tela, dal titolo “Armonie interrotte”, ritorna dopo cento anni nella sua sede espositiva originaria, la Promotrice di Belle Arti, appunto. L’opera ritrae Clotilde Gallo, moglie di un personaggio dell’epoca ricco e piuttosto noto, e fu presentata in occasione dell’Esposizione nazionale delle Belle Arti nell’ottobre del 1919, raccogliendo da subito notevoli consensi e raggiungendo la cifra di 22 mila lire, alla quale fu acquistata da un collezionista rimasto anonimo.

Il critico Angelo Mistrangelo illustrerà l’opera al pubblico nella sala della Promotrice, sabato 26 ottobre alle 11.30, nell’ambito di un fitto calendario di appuntamenti, che affiancheranno la rassegna di antiquariato. Tra le conferenze promosse la presentazione, giovedì 24 ottobre prossimo, alle 18, del volume “I direttori dei musei civici di Torino. 1863-1930”, edito con il contributo dell’Associazione Piemontese Antiquari, presieduta da Marco Lombardo. Parteciperà alla conferenza anche Virginia Bertone, conservatore capo della Galleria d’Arte Moderna, Gam di Torino. A seguire la presentazione del volume “Telemaco Signorini, catalogo ragionato delle opere dipinte”, con la partecipazione del suo autore, lo storico dell’arte Tiziano Panconi, grande conoscitore dell’arte ottocentesca.

Una novità della rassegna di Art Fair di quest’anno è rappresentata dal coinvolgimento degli studenti del terzo anno del corso Triennale in Fotografia dello Ied di Torino. Ventiquattr di loro, guidati dal fotografo e docente Antonio La Grotta, documenteranno l’evento della fiera antiquaria, scegliendo liberamente, tra le varie tematiche proposte, un focus a partire dal quale sviluppare un racconto personale. Lo studente vincitore sarà selezionato domenica 27 ottobre, ultimo giorno di apertura della Fiera Apart, che però avrà una sua ideale prosecuzione in un’altra rassegna di pregio ,che si aprirà sempre alla Promotrice di Belle Arti la prossima settimana,  giovedì 31 ottobre. Sarà una mostra dedicata alle arti tessili, che da ormai quindici anni si tiene nel Comune di Sartirana Lomellina, nella Pila, un suggestivo ed antico magazzino settecentesco del riso. Quest’anno la rassegna, approdata a Torino, ospiterà importanti espositori, circa una trentina, di tappeti, arazzi,  tra cui alcuni francesi risalenti al periodo napoleonico, oltre che un prezioso tappeto proveniente dalla collezione Cerruti del castello di Rivoli, risalente al Seicento. Saranno anche presenti frammenti preziosi di tappeti, essendo curatore della mostra uno dei maggiori esperti mondiali di questa materia, Alberto Boralevi. Di rilievo anche la collaborazione tra questa rassegna del tessile e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’esposizione di tappeti di arte contemporanea.

 

Mara Martellotta

Gaidano, virtuoso “frescante”. Retrospettiva a Palazzo Lascaris

“Il mutevole volto di un artista”
Pittore e  ritrattista. Al grande artista poirinese è dedicats un’inedita e coinvolgente mostra
Fino al 29 novembre


Allievo ai corsi di pittura e disegno di Andrea Gastaldi, alla Regia Accademia Albertina di Belle Arti di Torino Paolo Gaidano arriva dalla sua Poirino (dov’era nato nel 1861) a soli 14 anni, nel 1875. Di modestissime origini famigliari (il padre Matteo muratore, la madre Maria tessitrice, un fratello e una sorella), a pagargli gli studi accademici è l’industriale poirinese Giovanni Melano, che generosamente si prende a cuore il suo futuro nel campo dell’arte su invito del pittore Emanuele Appendini di Borgo Salsasio di Carmagnola, che in quel periodo proprio a Poirino era stato chiamato ad affrescare la Chiesa della Confraternita di Santa Croce e che ogni santo giorno si trovava fra i piedi il piccolo Paolo intento a fargli il verso con carta e matita e colori. Bravo però. Fin d’allora. Di qui l’esortazione al Mellano. E i due ci videro giusto. Furono loro a cambiare e a innescare la giusta marcia alla vita di quel pittore in erba che, nel giro di pochi anni, sarebbe diventato una delle firme più interessanti dell’Ottocento artistico piemontese. E non solo. Basti pensare che nel 1879, quando improvvisamente viene a mancare l’Appendini che stava in allora affrescando il Duomo di Carignano, l’incarico viene affidato proprio a lui, a soli 18 anni, non ancora diplomato ma con il pieno sostegno del maestro Gastaldi. L’opera lo impegnò per sei anni, con esiti talmente positivi da fargli guadagnare l’appellativo di “signore degli affreschi”.

Di questo primo importante lavoro (cui seguirono altre prestigiose committenze di arte sacra a Torino, ma anche presso i Musei Vaticani a Roma e la cattedrale cattolica di New York per cui eseguì una “Via Crucis” finita poi per un malinteso nella chiesetta di Fubine Monferrato) troviamo parte del bozzetto preparatorio “Compito in classe” – con tanto di approvazione da parte del professor Gastaldi – esposto nella mostra a lui dedicata, fino al 29 novembre prossimo, nella “Galleria Spagnuolo” di Palazzo Lascaris a Torino. Promossa dal Consiglio Regionale del Piemonte in collaborazione con il “Circolo fotografico poirinese” ed il Comune di Poirino, la rassegna – curata da Francesco Pavesio – assembla, fra dipinti disegni e bozzetti per affreschi, 40 opere appartenenti a collezioni private e, finora, mai esposte al pubblico. Opere che ben configurano il “mutevole volto” dell’artista, diventato lui stesso, dopo gli importanti esordi, insegnante di “Figura” all’Accademia Albertina (fra i suoi allievi, Italo Mus e Matteo Olivero), nonché riferimento importante per i vertici del clero, per Casa Savoia di cui divenne accuratissimo ritrattista (celebre il ritratto a Vittorio Emanuele III, non presente in mostra) così come per l’aristocrazia e le più importanti manifestazioni e istituzioni artistiche del tempo. Pittore conteso per la sua indubbia bravura. Meno per il suo carattere. Chiuso, schivo, un po’ burbero, poco incline a curarsi del successo, Gaidano non amava frequentare i salotti buoni e l’alta borghesia; preferiva trascorrere le serate nelle piole a far baldoria con gli amici della “Società seriamente allegra della Polenta”, da lui stesso fondata.

Di qui forse anche la scarsa attenzione a lui dedicata dall’intellighenzia del tempo e di quella a venire. Le sue opere fanno parte, ancora oggi, di numerose collezioni private e non di importanti (come meriterebbero) musei, tanto che i torinesi lo conoscono forse più per la via a lui dedicata dal Comune di Torino a Mirafiori Nord che non per le sue opere. Eppure si resta incantati davanti a quell’“Autoritratto” del 1880 che apre la mostra, al tratto parziale e luminoso del giovane viso che emerge dai toni prevalentemente scuri propri della sua ritrattistica; di austera perfezione anche il ritratto dell’amico e collega “Giacomo Grosso” e un gioiellino di poetica delicatezza “La sorpresa” del ’93, come quel “Madre e figlia” che raffigura donne della “bassa” Poirino, gente umile, volti e cuore del suo popolo, tanto cari e vicini al Gaidano. Il tratto si fa più veloce, libero, audace e bizzarro, generoso di materia, nell’olio raffigurante la “Chiesa di San Lorenzo”, accanto all’“Angolo dei miracoli” con i due grandi ovali allegorici “Il Genio dell’amore” e “La notte”, ritrovati per puro caso e facenti parte di una serie di 11 tele commissionategli niente meno che dall’ “Imperial Shakespeare House” di Londra per rendere omaggio alla gloriosa figura del “Dante” inglese. Siamo nel 1900 (sedici anni dopo, Gaidano morirà improvvisamente nella sua casa torinese); sempre nel 1900, l’artista esegue anche i pannelli per il “Padiglione italiano delle Industrie e delle Arti Decorative” all’Esposizione Universale di Parigi. Un “grande” dell’arte di casa nostra. Cui forse sarebbe il caso (e la mostra a Palazzo Lascaris ce lo rammenta) di dedicare un po’ più di attenzione.

Gianni Milani


“Paolo Gaidano. Il mutevole volto di un artista”
Palazzo Lascaris – Galleria Spagnuolo, via Alfieri 15, Torino; tel. 011/5757378-340 o www.cr.piemonte.it /Prenotazioni e visite guidate: biblioteca.civica@comune.poirino.to.it
Fino al 29 novembre
Orari: dal lun. al ven. 9/17 – Ingresso gratuito

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Nelle foto

– “Autoritratto”, olio su tela, 1880
– “La sorpresa”, olio su tavola, 1893
– “Madre e Figlia”, olio su tela
– “Torino, Chiesa di San Lorenzo”, olio su tavola
– “Il genio dell’amore”, olio su tela, 1900

Il fregio palagiano torna a Racconigi

R restaurato e allestito grazie a Fondazione CRT
L’imponente struttura in gesso è stata collocata a sospensione in una “macchina espositiva” di circa 40 metriTorna a “splendere” al Castello di Racconigi il monumentale fregio in gesso di Pelagio Palagi, raffigurante “Il trionfo del console Lucio Paolo Emilio sul re Perseo”, restaurato e allestito grazie alla Fondazione CRT – principale sostenitore privato della residenza sabauda – con la collaborazione dell’Associazione Amici del Real Castello di Racconigi.Il fregio palagiano – capolavoro della scultura italiana di epoca neoclassica – è stato collocato a sospensione sulla parete del corridoio in una lunga “macchina espositiva” della lunghezza di circa 40 metri, costituita da più teche.

“L’allestimento del fregio, e prima ancora il suo recupero, sono solo l’ultimo tassello di un lungo percorso che ha visto la Fondazione CRT impegnata per la conservazione e la valorizzazione del Castello di Racconigi – ha affermato il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. In oltre 15 anni abbiamo investito più di 6,5 milioni di euro per restituire alla comunità la bellezza e l’identità dell’antica residenza sabauda. Anche nell’ultimo periodo di ben note difficoltà, che hanno avuto un impatto sulla crescita e sull’immagine del Castello, ci sono stati soggetti privati, come Fondazione CRT e Fondazione CRC, che hanno continuato a credere e investire nella residenza sabauda per favorirne il rilancio che merita”.

Il fregio, composto di 34 lastre e ideato da Pelagio Palagi sui modelli di Antonio Canova, è stato realizzato intorno al 1840 dallo scultore genovese Giuseppe Gaggini, impegnato nei lavori di ridecorazione delle Residenze Sabaude. L’opera rappresenta un corteo di 150 figure umane, cavalli, buoi e carri che trasportano il ricco bottino di guerra: il tema allude al buon governo del sovrano, alla sua cultura e alle sue possibili vittorie militari.

Le teche dell’allestimento, su progetto di Officina delle Idee, sono state realizzate nei laboratori veneziani di OTTART: un’azienda specializzata nella costruzione di contenitori museali espositivi che, in particolare, ha lavorato per i Musei Vaticani e ha realizzato lo scrigno hi-tech dell’Autoritratto di Leonardo. Le teche sono costituite da lamiera metallica in acciaio pretrattata in modo da prevenire fenomeni di corrosione: al loro interno sono stati introdotti dei panetti di Propadyn, un innovativo stabilizzatore del livello di umidità, “eco-friendly”, biodegradabile e sicuro per le persone, dal momento che è composto da ingredienti di grado alimentare.
La tenuta delle teche è realizzata mediante sigillanti applicati tra le lastre di vetro e, tra queste ultime e il metallo, mediante guarnizioni di tipo magnetico o siliconico che formano un anello di tenuta.

Il recupero e l’allestimento del fregio sono stati resi possibili anche con il contributo di Fondazione CRC.

Il nuovo allestimento sarà presentato sabato 19 ottobre, alle ore 11.00, nel Salone d’Ercole del Castello di Racconigi.

In mostra a Verona la moderna classicità di Colonna

Dal 24 al 26 ottobre a Palazzo Camozzini di Verona, organizzata da A.L.E.R.A.M.O. Onlus. Presidente Maria Rita Mottola, Curatrice Giuliana Romano Bussola, allestimento di Gian Carlo Boglietti, si svolgerà la  mostra “Giorno Notte: oltre la luce” di Gianni Colonna.

Torinese, allievo di Felice Casorati con cui ha condiviso l’inclinazione all’arte figurativa ne è rimasto sempre fedele convinto che senza di essa si impoverirebbe la conoscenza del mondo e la formazione dell’uomo.

Egli è uno dei pochi artisti che, nel panorama contemporaneo, concretizza l’idea nella figurazione senza cedere a lusinghe dell’annullamento iconico.

Si tratta di un moderna classicità non sottoposta a mode del momento, una vocazione alla bellezza di immagini persistenti nel tempo, un ritorno all’ordine che recupera simboli, miti e alchimie dei contrari giorno notte, verità mistero, enigma certezza.

Si riappropria di una sedimentata memoria iconografica di amate risonanze rinnovata sovrapponendo i propri dipinti, attraverso costruzioni mentali, a capolavori di grandi del passato facendoli riaffiorare con sublimata purezza.

Fare arte è per lui non solo giungere a riuscita estetica ma anche recuperare valori esistenziali etici e religiosi.

Soprattutto, sono parole sue “Dipingo sul passato affinché non venga dimenticato, contemporaneamente creando una modernità con spirito libero e sincero.”

Giuliana Romano Bussola

 

Palazzo Camozzini – Verona

Dal 24 al 26 ottobre

Dalle ore 18 alle 23.

Al via la nuova stagione di Assemblea Teatro

Ai nastri di partenza la nuova stagione di “Insolito” di Assemblea Teatro. Con lo slogan “La musica intorno”, inizia così la nuova avventura con 18 appuntamenti in programma.

Musica e teatro si fondono, si contaminano, dialogando tra di loro. Debutto il 24 ottobre con Rudi Trudi in “L’America che amiamo”. Un viaggio profondo tra musica e teatro. Si guarda l’America attraverso le parole e le note di Dylan, Prince, Springsteen, Kerouac, Patty Smith. Anche l’Italia viene raccontata, nelle altre serate di “Insolito”, con De André, Mia Martini, Modugno. Il direttore artistico Renzo Sicco, con questo cartellone, si propone di descrivere passato, presente e futuro dei due linguaggi, teatrale e musicale, tipici e espressivi dell’essere umano. “Insolito” chiude il 26 marzo con Francesca Puglisi in “Ccà nisciuno è fisso – L’era della precarietà”. Gli spettacoli si svolgeranno al Teatro Agnelli alle 21, per informazioni 011-3042808, mail assteat@tin.it.

 

Pier Luigi Fuggetta

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

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Elisabeth Day “Il party”   -Neri Pozza- euro 18,00

Questo bellissimo romanzo della scrittrice irlandese racconta la storia di un’amicizia al maschile in cui è totalmente assente la reciprocità bilanciata. Tutto ha inizio sui banchi del Burtonbury, ex collegio maschile per figli di diplomatici, dove si conoscono Ben Fitzmaurice e Martin Gilmour. Il primo è il viziato e privilegiato rampollo di una blasonata famiglia: bello, ricco, affascinante, ricercato da tutti. Il secondo invece è il figlio di una povera vedova che si arrabatta per sopravvivere: ha vinto una borsa di studio, è sensibile e leale oltre misura. Essere amico di Ben e introdotto nella sua famiglia snob, per Martin ha un valore aggiunto, perché significa avere almeno dei brandelli di quello che ha sempre desiderato ma il destino gli ha negato alla nascita. La loro è un’ amicizia a due corsie. Martin stravede per Ben al limite dell’inconfessabile confine tra amicizia e amore: ne è succube, sogna un rapporto esclusivo e soffre moltissimo quando l’altro lo snobba o rivolge le sue attenzioni ad altri compagni. Poi accade un fatto gravissimo, ci scappa il morto e Martin si assume la colpa di quello che invece ha fatto Ben. Tra loro, d’ora in poi, un segreto che la famiglia Fitzmaurice remunera generosamente, consentendo a Martin un’esistenza senza l’incombere dei problemi economici. Ma cosa accadrà negli anni a seguire? Ben sposa la bellissima e fasulla Serena, fanno 4 figli e imbastiscono una vita vuota, piena di apparenza e zero sostanza. La resa dei conti è al sontuoso party per i 40 anni di Ben, nell’edificio del XVII secolo acquistato e restaurato insieme alla moglie. Tra gli invitati, la creme della creme di personaggi famosi, ricchi, di successo, compreso l’ambito arrivo del Primo Ministro…E, quasi di straforo, anche Martin (diventato un critico d’arte) e sua moglie Lucy; donna pratica che sa benissimo di essere seconda nel cuore del marito, dopo Ben. Ma che fine farà l’ossessione lunga una vita di Martin?

 

Lorenza Pieri  “Il giardino dei mostri”   -edizioni e/o – euro 18,00

Sullo sfondo della Maremma toscana tra fine anni 1980 e albori dei 90, è raccontata la vicenda umana e artistica della franco-americana Niki de Saint Phalle, che nel cuore di quella campagna ha creato il suo famoso Giardino dei Tarocchi. Ma non c’è solo lei nel romanzo. La sua presenza è racchiusa nel perimetro di due famiglie diversissime che finiranno per mescolarsi in un giro di sesso e affari. Da un lato i Biagini, allevatori di cavalli, e dall’altro gli altolocati romani Sanfilippi. In mezzo a loro si incastona l’arrivo della geniale Niki. Ha il pesante bagaglio della degenza nelle cliniche psichiatriche dove ha ripetutamente cercato di lenire il dolore scatenato da un orribile trauma. Bisogna risalire all’estate del 1941, nel New England, nella sontuosa villa della coppia formata dall’attrice Jeanne Jacqueline Harper e dall’aristocratico e religiosissimo banchiere André Marie Fal de Saint Phalle. La futura artista, Catherine Marie-Agnès (Niki è il suo nome d’arte), è la seconda dei loro 5 figli: all’epoca ha solo 11 anni, e la sua vita sta per precipitare in un pozzo senza fondo. Il padre la porta nel capanno degli attrezzi, la violenta e distrugge per sempre la sua innocenza e fiducia negli esseri umani. L’uomo che avrebbe dovuto proteggerla, si è trasformato in mostro. Da allora la vita di Niki è una costante discesa agli inferi: sprofonda sotto il peso dell’incesto, il senso di vergogna, incubi ricorrenti, gesti ribelli, ossessioni e tracolli psichici, istinti suicidi e studi incostanti. Si sposa a soli 19 anni e avverte in pieno la sua incapacità di essere una brava madre. E’ bellissima e campeggia sulla copertina di “Vogue”; ma soprattutto ambisce a costruire le sculture più grandi mai realizzate da una donna, opere che sono anche creature deformi contro le quali infierisce sparandogli. “Il Giardino dei Tarocchi” nei pressi di Capalbio sarà il suo capolavoro: un luogo magico abitato da 22 statue giganti, fatte di vetri e ceramiche, ispirate alle figure degli arcani maggiori.

 

Helen Fields   “Resti perfetti” -Newton Compton-     euro 9,90

Ecco come leggere un bellissimo thriller spendendo poco, come solo la Newton Compton sa fare. E’ il libro di esordio dell’inglese Helen Fields che, dopo essersi specializzata in diritto penale e di famiglia e aver lavorato per anni in tribunale, ha deciso di voltare pagina e con il marito ha fondato una casa di produzione cinematografica. Oggi vive a Los Angeles, fa anche la sceneggiatrice e in “Resti perfetti” traspare tutta la sua bravura nel raccontare con piglio quasi da film. Ha creato il personaggio complesso dell’ex agente dell’Interpol Luc Callanach: uomo bellissimo ed ex modello, ma anche difficile e dal carattere spinoso. Più che un poliziotto sembra un adone e questo un po’ lo penalizza sul piano professionale. Sta faticosamente cercando di rimettere in carreggiata la sua carriera travolta da un’infamante accusa (che scoprirete leggendo). Siamo nelle splendide Highlands scozzesi e Luc, diventato ispettore nella città del padre, si trova subito catapultato in un’indagine complessa. In giro c’è un folle che rapisce donne single, di successo e tostissime, molto intelligenti e abili nel loro lavoro. Poi depista le indagini perché architetta un piano diabolico per farle credere morte. In realtà le tiene per sé, imprigionandole e torturandole. Apparentemente è un uomo tranquillo e insignificante, che stenta però a vedere riconosciuti quelli che ritiene i suoi meriti. In realtà il suo piano è geniale e intriso di sadismo allo stato puro.

Callanach non lavora solo sul fronte di questa indagine, ma aiuta anche la collega (empatica, gentile e bravissima) Ava Turner, che sta lavorando al caso di neonati abbandonati alla nascita e destinati alla morte. Due indagini che vi terranno incollati alle pagine fino all’epilogo.

Gli incontri di Aspettando il Salone

Proseguono gli incontri di Aspettando il Salone, ricco calendario di appuntamenti con il meglio della letteratura internazionale, pensato come percorso ideale fino al più grande evento editoriale italiano, il Salone Internazionale del Libro di Torino, dal 14 al 18 maggio 2020

Bret Easton Ellis, un vero scrittore di culto, porta al Circolo dei lettori (via Bogino, 9) lunedì 21 ottobre alle 21, la sua prima opera di non fiction. È Bianco, in uscita per Einaudi: indagine senza sconti nel rimosso dello spirito del tempo. Ellis dialogherà con Marco Rossari.

Martedì 22 ottobre si prosegue, poi, con il grande autore israeliano Eshkol Nevo, che sarà a Torino per presentare L’ultima intervista in uscita per Neri Pozza, racconto autobiografico di uno scrittore sull’orlo dell’abisso, pronto a lasciarsi andare alle più intime confidenze. L’incontro sarà alle ore 18 al Circolo dei lettori con Alessandro Martini e Maurizio Francesconi.

E ancora. Paragonata a Shirley Jackson, David Lynch e alla serie Black Mirror, Samanta Schweblin in Kentuki (Edizioni SUR) esplora il lato più inquietante della modernità. Per lei, doppio incontro, mercoledì 23 ottobre, sia in una scuola cittadina in mattinata, sia alle ore 18 per il pubblico, alla Biblioteca civica Natalia Ginzburg (via Lombroso, 16) con Fabio Geda.

Un trono tra le nuvole

 Mostra-viaggio nel Tibet del XIV Dalai Lama

Quando: 27 settembre 2019 – 19 gennaio 2020

Dove: Mostre Marotta, Strada Carpice 22, Moncalieri (TO)

Orari: Mar-Sab 9-13/15-19. Dom: 15-19. Lun: Chiuso.

Telefono per info e visite guidate: 0116467427

Sitowww.untronotralenuvole.it

Ingresso: Gratuito

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Per chi ama la cultura orientale, è affascinato dalla figura del Dalai Lama e sogna di fare un viaggio alla scoperta del Tibet è un’occasione da non perdere.

Dal 27 settembre 2019 al 19 gennaio 2020, presso la galleria “Mostre Marotta”, si terrà la mostra dal titolo: “Un trono tra le nuvole: la storia moderna del Tibet attraverso gli occhi del XIV Dalai Lama”.

Dopo il successo della prima parte di questa mostra, che trattava il periodo del Tibet dal 1876 al 1933,  si presenta ora la seconda parte della storia moderna de Tibet. Questa nuova mostra, curata sempre da Giovanni Carlo Rocca, tratta quindi la storia moderna del Tibet dal 1933 al 1959, ovvero il primo periodo sotto la guida dell’attuale Dalai Lama fino al suo esilio. Il viaggio si svolgerà attraverso l’esposizione e la presentazione di libri, giornali e riviste d’epoca, fotografie, manufatti, mobili ed arte originale tibetana: 30 anni di cammino attraverso l’arte e gli avvenimenti del Tibet.

La location scelta è Mostre Marotta, galleria d’arte specializzata in tappeti, mobili e sculture orientali. Il progetto dell’esposizione è nato dalla collaborazione tra l’associazione Purple Middle Way e la galleria Mostre Marotta. La mostra conterrà materiale librario, cartaceo e fotografico d’epoca della Purple Middle Way, oggetti antichi e mobili di cultura tibetana provenienti dalla collezioni privata Marotta, un ampio patrimonio librario e fotografico, inediti documenti sul Tibet… il tutto per raccontare la meravigliosa storia moderna del Tibet attraverso gli occhi del XIV Dalai Lama. Durante l’esposizione sarà presentato un video-documentario sulla vita del XIV Dalai Lama. La mostra sarà un’occasione per approfondire numerosi temi, quali:

• la vita del XIV Dalai Lama

• la cultura, la storia e l’arte tibetana

• le spedizioni antropologiche e scientifiche internazionali in Tibet

• le spedizioni italiane in Tibet

• usi e costumi del popolo tibetano

• l’informazione e la sensibilizzazione in merito alle difficoltà nel preservare una cultura di un popolo occupato e in parte esule.

Una mostra che è un vero e proprio gioiello, nel cuore di Moncalieri. L’ingresso è libero. In vendita il libro della mostra, il cui ricavato sarà destinato alla realizzazione di un orfanotrofio in Nepal. L’esposizione è rivolta a tutti coloro che nutrono curiosità verso qualunque forma d’arte e sono desiderosi di conoscere nuove culture, in particolare:

• coloro i quali vogliono migliorare la loro conoscenza sul tema del Tibet e del popolo tibetano;

• gli appassionati di fotografia, storia e letteratura;

• membri di associazioni di volontariato;

• chi è particolarmente sensibile al tema della solidarietà;

• le scuole (per la parte didattica, ma non solo);

• la comunità tibetana internazionale.