CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 105

Inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Accademia Albertina di Belle Arti

Martedì 6 febbraio

 

Inaugurerà martedì 6 febbraio, alle ore 17.30, presso la Sala d’Onore dell’Accademia di Belle Arti, l’Anno Accademico dell’Accademia Albertina di Belle Arti, in occasione del quale vi sarà il conferimento del diploma HC in Tecniche Performative a Marina Abramovic, e quello del titolo di Accademico d’Onore a Mita Medici. Sarà presente, in rappresentanza del Ministro dell’Università e della Ricerca Professoressa Anna Maria Bernini, Alessandra Gallone, Consigliere del Ministro per l’AFAM.

Interverranno il Presidente dell’Accademia Albertina di Belle Arti Paola Gribaudo e il Direttore Salvo Bitonti.

L’artista Marina Abramovic parteciperà con un intervento da remoto.

 

Mara Martellotta

Paola Minaccioni in “Stupida Show!”

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Martedì 6 febbraio, ore 21

 

 

 

“Stupida Show!” è un monologo di stand up comedy interpretato da Paola Minaccioni, una delle artiste più amate del teatro, del cinema e della televisione italiana, e scritto da Gabriele Di Luca, anche regista insieme a Massimiliano Setti. Uno spettacolo firmato da Carrozzeria Orfeo per cuori coraggiosi in cui Paola Minaccioni accompagna gli spettatori nell’inconfessabile e nell’indicibile, nei nostri piccoli inferni personali per dare voce a tutta quella follia e a quelle frustrazioni che ci abitano, ma non si ha mai avuto il coraggio di confessare a nessuno. Il tutto raccontato attraverso lo sguardo di una donna in grado di trasformare le sue ferite personali e i fallimenti in una comicità travolgente, dove il destinatario del suo dialettico atto terroristico sarà il suo primo avversario naturale: l’amore.

In “Stupida Show!” Paola Minaccioni non incarna il ruolo della tenera eroina, vittima di un mondo crudele, non è la donna da compatire, ma da temere. Si pone come l’antieroe per eccellenza svelando i vizi, i lati oscuri e la follia di chi nella vita sa bene cosa significa inciampare, di chi è stufa di sopportare la retorica qualunquista della contemporaneità e ha voglia di dircene quattro.

 

Martedì 6 febbraio, ore 21

Stupida Show!

Monologo di stand up comedy di Gabriele Di Luca

Con Paola Minaccioni

Regia di Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti

Musiche di Massimiliano Setti

Uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo

Una produzione di Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni, Argot Produzioni e Carrozzeria Orfeo

In coproduzione con La Corte Ospitale, Accademia Perduta – Romagna Teatri, Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival

Biglietti: intero 18 euro, ridotto 16 euro

Capodanno cinese, Istituto Confucio: ai Giardini della Reggia di Venaria, alla Galleria Umberto I

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Anche la Mole si accende per celebrare l’anno del Drago

 

Il 9 febbraio inizia l’anno del Drago, il più prestigioso e ambito tra i segni dello zodiaco cinese. L’arrivo del Dragone bacia i nati nel suo segno con doti di grande carisma e con un destino illustre e fortunato, tant’è che corre voce che sia un anno durante il quale aumenta il numero dei nati.

Verrà celebrato dall’Istituto Confucio dell’Università di Torino con una serie di appuntamenti in luoghi diversi della Città.

Già a partire dal 6 febbraio, a chi vorrà assicurarsi per tempo uno scampolo di fortuna, sarà sufficiente recarsi nei Giardini della Reggia di Venaria, dove, in collaborazione con La Venaria Reale e i suoi architetti paesaggisti, sarà presentata una grande installazione a forma di fu, il carattere cinese che rappresenta la felicità e che è un talismano benaugurante sempre presente a Capodanno. Chissà, fotografarsi accanto al fu a partire dal 6 e nelle due settimane successive al Capodanno potrà favorire la buona sorte dei visitatori. Con questo omaggio a una cultura antica e ricca di suggestioni, si vuole anche attrarre i concittadini cinesi a visitare uno dei luoghi più belli e più ricchi di storia del Piemonte.

Il 9 febbraio, alle 18:30, presso la Galleria Umberto I, l’arte dei “madonnari” verrà messa al servizio di questo potente nume e l’artista di strada Francesco Vallone ne realizzerà un grande ritratto con le tecniche tipiche dei madonnari. Accanto a lui, chi vorrà avere il proprio nome scritto in cinese potrà avvalersi della perizia delle maestre calligrafe dell’Istituto Confucio, in un ambiente festoso, decorato per l’occasione, dove sarà anche possibile, se si vorrà, chiudere la serata ordinando un “aperitivo del Drago” (provare per credere!).

L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Associazione della Galleria Umberto I di Torino ed entrambe le attività godono del Patrocinio del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino.

Non dimentichiamo che la sera del 10 febbraio, alle ore 21, com’è oramai quasi tradizione, anche sull’inconfondibile volta della Mole Antonelliana si accenderà un fu di buon auspicio, realizzato su un progetto grafico a cura dell’Istituto. La proiezione luminosa, che si ripeterà anche l’11 febbraio dalle ore 21 all’1, è stata promossa dal Comune di Torino con il Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano, in collaborazione con l’Associazione Nuova Generazione Italo-cinese.

L’Istituto collabora anche con molte delle scuole nelle quali si insegna cinese e con le “Classi Confucio” della Regione e dell’Istituto Grazia Deledda di Genova, offrendo assistenza, sostegno e materiali per celebrare la ricorrenza.

A Torino e Asti porterà nelle scuole film e materiali decorativi, raccontando ai ragazzi il significato della festa e organizzando con loro attività laboratoriali diverse.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Simonetta Agnello Hornby “Era un bravo ragazzo” -Mondadori- euro 19,00

In questo romanzo la scrittrice siciliana torna alla sua terra natia e narra come due bravi ragazzi possono finire intrappolati nelle spire di Cosa Nostra. Santino e Giovanni sono ancora bambini, nella Sicilia degli anni Sessanta, quando insieme si arrampicano su una pianta di carrubo e sognano il futuro.

Due bravissimi “masculi” succubi delle madri ambiziose e forti, Cettina e Assunta, che li dirigono alla conquista delle mogli (sono loro a sceglierle per i figli) e del mondo. Due donne che la sorte ha pesantemente trafitto -una con il marito suicida, l’altra invece alcolizzato- fermamente decise a riversare sui figli la loro sete di rivalsa e realizzazione. Tutto sullo sfondo di una Sicilia tra anni Cinquanta e Novanta, sospesa tra terremoti e abusi edilizi, dove la frenesia di fare fortuna finisce spesso impigliata nella diretta affiliazione a Cosa nostra o comunque nella sua orbita.

Santino viene indirizzato al liceo scientifico e nei cantieri dove scopre la sua grande passione; matura un’esperienza nel settore e diventa abile faccendiere.

Giovanni va al liceo e all’università per costruirsi una carriera da avvocato. Il primo diventa il palazzinaro che cementifica il territorio di Agrigento; il secondo il legale delle cosche e di Santino.

Ed ecco come due bravi ragazzi scivolano su una strada sbagliata e irta di rischi. Tutto implode quando un inutile ponte -costruito da Santino senza le opportune misure di sicurezza- crolla e uccide 4 persone. E’ allora che i protettori si eclissano e la fortuna gira le spalle. Si rischia di pagare con la vita, come lo spregiudicato costruttore Peppe Giaele che finisce sepolto a viso in giù in una colata di cemento.

La storia prosegue e non vi anticipo il finale, solo una precisazione: quando il padre della Agnello Hornby morì, subito “certe persone” offrirono il loro «aiuto» alla madre della scrittrice che….ovviamente…disse no.

 

Gail Parent “Sheila Levine è morta e vive a New York” -Baldini+Castoldi- euro 20,00

La storia è di quelle che partono subito intriganti. Sheila Levin, 30enne, newyorkese, single suo malgrado, tira le somme di un bilancio di vita che volge in depressione. Non vede l’ora di farla finita, sta per suicidarsi e pianifica nei minimi dettagli la sua dipartita e persino il rito funebre col quale le sue spoglie mortali dovrebbero dare l’addio a questo mondo.

Va subito detto che l’autrice Gail Parent è una sceneggiatrice, produttrice e scrittrice americana che ha messo in campo questa eroina in un suo libro pubblicato in America nel 1972, tradotto in italiano solo ora. Il ritmo è scoppiettante, ironico, divertente, adatto a trasformarsi in un film. L’argomento è di quelli difficili, ma la bravura della Parent sta nel trattarlo in modo lieve.

Tornando alla protagonista, viene stritolata dalla delusione per come è andata la sua vita fino ai 30 anni, scopriamo le sue tante sfaccettature e gli episodi che più l’hanno segnata. Primo fra tutti il senso di colpa e di inadeguatezza al pensiero di come ha deluso le aspettative dei genitori e del mondo che la circonda.

Da lei si aspettavano bellezza, matrimonio, famiglia, lavoro di successo e tutto quello che ne sarebbe conseguito. A spingerla in tal senso è stata soprattutto la madre, che avrà un ruolo decisivo anche in vista del finale. I ripensamenti di Sheila valgono l’intero romanzo, oscillanti tra autoironia, discorsi esistenziali e dettagli tragicomici.

E sotto il ritmo scoppiettante un po’ alla Bridget Jones si cela, neanche tanto velatamente, la messa in discussione dei tanti luoghi comuni che condizionano le donne disperatamente alla ricerca di un futuro …che tanto pianificabile non lo è mai.

 

Alison Weir “Elisabetta di York” -Neri Pozza- euro 23,00

Alison Weir è la scrittrice inglese 72enne che tutto sa delle corti inglesi nei secoli, e ha pubblicato saggi e romanzi al riguardo, scritti sempre in un modo accattivante che non appesantisce mai il tema storico nel quale è documentatissima.

Dopo la serie di romanzi dedicati alle sei mogli di re Enrico VIII, questa volta racconta la vita di Elisabetta di York, nata nel 1466 e morta nel 1503. E’ la madre di Enrico VIII, “Harry”, secondo figlio maschio nato nel 1491dal suo matrimonio con Enrico VII Tudor.

Elisabetta viene al mondo quando da un decennio infuria la “Guerra delle due rose” che vede contrapposti i Lancaster e gli York.

Il primo casato è sul trono, mentre il secondo vanta la discendenza diretta dai Plantageneti e rivendica la sovranità. Elisabetta è l’ultima rosa bianca, regina quasi dimenticata che vive in uno dei periodi più difficili della storia inglese.

Primogenita di re Edoardo IV ed Elisabetta Wydeville, se non fosse stata una femmina sarebbe stata la prima sovrana a regnare nel Quattrocento, legittima erede della corona. Sorella di Edoardo V, nipote di re Riccardo III, moglie di Enrico VII, di fatto è l’antenata di tutti i sovrani che sono saliti sul trono inglese dal 1509, dei monarchi scozzesi dal 1513 e di ogni sovrano britannico dal 1603.

Quando ha appena 4 anni il padre viene deposto. Lei, le sorelle, la madre e la nonna si rifugiano in un santuario. Il romanzo scorre poi ripercorrendo 2 fasi della vita di Elisabetta di York.

La prima mette a fuoco i primi 15 anni di vita della giovane e dei suoi famigliari. Nel 1483 alla morte del padre, gli succede il figlio 13enne Edoardo V; ma vista la sua giovanissima età è lo zio Riccardo di Gloucester a diventare reggente.

La seconda invece è dedicata al periodo che segue la morte di Edoardo IV e l’ascesa al trono del fratello, storicamente chiamato “L’Usurpatore” re Riccardo III. Mira al trono ed è disposto a macchiarsi di qualsiasi infamia pur di salirvi; incluso eliminare i suoi nipoti.

Elisabetta viene travolta dalla storia. Promessa sposa al Delfino di Francia, a 17 anni quando sta per salire all’altare, una nuova alleanza politica provoca la morte del padre e fa sfumare il matrimonio. Figlia, sorella, nipote e madre di re, avrà una vita travagliata e avventurosa al centro di un feroce scontro storico.

Lei dimostrò coraggio, intelligenza, resilienza e grande abilità nel gestire situazioni pericolose e complicate; una tempra fuori dal comune che verrà ereditata dalla nipote Elisabetta I, ovvero una delle più grande regine della storia…non solo inglese.

 

Giorgina Siviero “Una passione smodata” – Allemandi- euro 28,00

Giorgina Siviero è la signora della moda torinese che quotidianamente ci diletta con i video su Instagram in cui dispensa pillole di esperienza e saggezza per valorizzare ogni tipologia di donna. Ha un innato buon gusto, competenza, sicurezza e un’idea precisa di come vestire al meglio le clienti di qualsiasi età, al di là delle mode del momento. Punta sulla qualità e la fattura dei capi, è paladina di uno stile intramontabile, non tende ad assecondare le donne che si vestono da lei, piuttosto in poche mosse ne corregge gli errori e le migliora. Sottolinea i loro punti di forza, occulta i difetti. Soprattutto non si fa problemi a dire quello che pensa.

La sua storia è di quelle uniche e preziose, sempre improntata alla ricerca del bello e a contatto con i più grandi stilisti.

Dopo aver lavorato in uno studio di architettura (strada tracciata più dalla sua famiglia che da lei) e un intermezzo a Parigi, è tornata nella sua città natale pensando alla direzione da prendere. Risponde a un annuncio in cui si cerca la responsabile di un negozio, e tutto ha inizio.

Scopre la passione per la moda e dal 1965 si affaccia al mondo dell’abbigliamento, sviluppando passo dopo passo una sua visione precisa. Nel 1973 apre nel salotto buono di Torino, il suo primo negozio “San Carlo”… da allora non si è più fermata.

Questo libro è la sua testimonianza, scritta durante il Covid, in cui raccoglie l’esperienza accumulata e rivela incontri, aneddoti, scommesse vinte e perse, retroscena della moda, emozioni e le fasi salienti della sua lunga vita. Tutto ammantato di grande ironia.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Massimo Ranieri e Paolo Benvegnù

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Cafè Des Arts suonano i 4 Strings Family. Recital di Massimo Ranieri per 2 sere consecutive al teatro Alfieri.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibisce il quartetto del sassofonista Andrea Abbadia. Al Blah Blah suona il trombettista Ramon Moro. Al Jazz Club blues con Fast Frank mentre al Capolinea 8 si esibisce RednakS. Al Lambic sono di scena gli Umami.

Giovedì. Al teatro Colosseo doppia data per lo show “Human Nature” dedicato a Michael Jackson. Paolo Benvegnu è di scena all’Hiroshima Mon Amour. Al Jazz Club suona il quartetto della vocalist Mirella Gallo. Al Blah Blah sono di scena Swanz, Onyricon e Fabio Bosco.  Al Dash suonano i BlueSuitcase. Al Capolinea 8 è di scena Marco Nieloud. Al Magazzino sul Po si esibisce il cantautore Massimo Silverio.

Venerdì. All’Hiroshima si esibisce il Trio Marciano di Vito Miccolis e Mao. Al Teatro Alfieri “Queen At Opera” per tre giorni consecutivi. Allo Spazio 211 suona il duo Cyberpunkers. Al Magazzino di Gilgamesh blues con l’armonicista Nico Wayne Toussaint. All’Imbarchino suonano i Manticora e Unviable. Al Blah Blah si esibiscono Le Carogne.

Sabato. All’audiodrome di Moncalieri è di scena Nina Kraviz. Al Folk Club suona il quintetto As Madalenas. Al Bunker si esibisce Pearson Sound. Al Magazzino sul Po è di scena Marcobello. Al Blah Blah suonano i Dobermann.

Pier Luigi Fuggetta

Torna in scena a Torino “Loretta Strong”, allestimento che ha segnato la storia dei Marcido

 

 

Dal 7 al 9 febbraio prossimi la stagione 2023/2024 del Teatro Marcidofilm prosegue con un appuntamento di eccezione. Torna in scena a Torino Loretta Strong di Copi, uno degli allestimenti che hanno segnato la storia dei Marcido e che più si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica.

L’astronave rotante di Daniela dal Cin (nomination Premio Ubu 2011 per la migliore scenografia) sarà così rimessa in funzione per la Loretta magistrale di Paolo Oricco. Si tratta di un monologo allucinato per una grandiosa e teatralissima eroina dall’eccesso indagatore e dall’estremismo palpitante della coscienza.

La costruzione di un repertorio e il suo mantenimento nel tempo è sempre stato un impegno fondamentale per la compagnia, nella convinzione che un teatro ( e i Marcido hanno teso alla costruzione di un Teatro) quando davvero è tale da far cantare nelle sue fibre il suo tempo, perde i connotati della contingenza, esce dalle mode e dai modi e diventa in qualche misura classico.

Interpreti di Loretta Strong

Paolo Oricco

Alieni

Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia della Porta, Alessio Arbustini.

Tecniche Sabina Abate

Astronave di Daniela Dal Cin

Regia di Marco Isidori

 

MARA MARTELLOTTA

“La Sirenetta” al teatro Concordia

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Domenica 4 febbraio, ore 16

La Sirenetta

La versione teatrale di Fantateatro, che ricrea l’ambiente marino con trucchi scenografici tridimensionali

Domenica 4 febbraio, ore 16

La sirenetta

Favole a merenda

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

La Sirenetta, nuotando in superficie, vede sulla riva un principe di cui s’innamora perdutamente, ed è disposta a lasciare i fondali del mare pur di vivere con lui. Disperata e osteggiata dal re suo padre, che diffida del genere umano, Ariel fa di tutto per ottenere le gambe, con le quali potrà camminare e vivere con gli umani.  Come ogni adolescente ribelle, la Sirenetta non si cura delle parole del padre e chiede aiuto alla strega del mare, la quale le dona le gambe in cambio della voce. Inizierà una nuova vita per la Sirenetta, non priva di difficoltà, ma a lieto fine.
Dalla favola di Andersen, la versione teatrale di Fantateatro ricrea l’ambiente marino attraverso trucchi scenografici tridimensionali.

 

Antonio Galano. Un pittore da riscoprire

Lodevole retrospettiva, al “Collegio San Giuseppe” di Torino, dedicata all’artista di origini pugliesi “sospeso tra Sud e Nord”

Fino all’8 febbraio

La “Torino dell’arte” non è mai stata troppo generosa e attenta, come invece avrebbe dovuto essere, nei confronti dell’attività pittorica di Antonio Galano, artista pugliese originario di Foggia (1911 – 1970), trasferitosi sotto la Mole alla fine degli anni Quaranta, “con un vivace bagaglio di immagini e colori della sua terra”. A rimediare alle dimenticanze di una città che fra gli anni ’50 e ‘60 smaniava appresso tendenze di avanguardie e post-avanguardie sopraggiunte in forza da Paesi d’oltralpe e d’oltreoceano, è indubbiamente lodevole l’iniziativa del “Collegio San Giuseppe” di via San Francesco da Paola, a Torino (sempre più prestigioso spazio espositivo, oltreché riferimento didattico di alto livello per la Città) che a Galano ha inteso dedicare, fino giovedì 8 febbraio, un’interessante retrospettiva (la prima, dopo oltre cinquant’anni dalla sua scomparsa), promossa dalle figlie Enza e Teresa, con la curatela di Giulia Caffaro. Significativo il titolo della rassegna, “Un pittore sospeso tra Sud e Nord”, che presenta 23 dipinti della “Collezione privata Galano”, articolati nelle tre sezioni “Scorci del Sud”“Ritratti” e “Scorci del Nord”. In tutti è ben chiaro il valore di un pittore onesto, assolutamente credibile, votato alle regole di un “figurativo” appreso alla “Scuola di Belle Arti” (fondata a Napoli dal maestro – suo compaesano – Nicola Parisi) capace però di piacevolmente scivolare in irrequiete pagine d’impronta post-impressionista in quell’uso rapido e bizzarro del segno indefinito e di colori lasciati volentieri liberi di esprimere piacevoli e poetiche sensazioni legate ai soggetti affrontati. Quando Galano approda a Torino (in “valigia” le assolate visioni delle “piane” e dei “paesaggi” e della “gente” di Puglia, dono artistico a quel Nord che presto imparerà ad amare nelle sue “piazze” e nei suoi “portici” e nei suoi “mercati”, come nelle sue “colline”, nei suoi verdi “scorci boschivi” e nelle sue magiche “montagne”), troverà un, forse inaspettato, incontenibile fermento culturale, un milieu artistico legato alle figure di Felice Casorati, pittore, e di Luigi Carluccio, critico e gallerista a “La Bussola” insieme alla galleria “Notizie” di Luciano Pistoi, cui si deve la riscoperta del “Secondo Futurismo torinese” e dell’ “Informale” europeo e americano fino allo sbarco sotto la Mole – pigmalioni il gallerista Sperone e il critico Celant – del Gruppo dell’ “Arte Povera”  celebrata dai vari PistolettoMerzGilardiPaoliniPenone e altri. Tutto questo urlato “vociare” lo destabilizza non poco. Cerca di carpirne le “filosofie” e le “motivazioni”, ma con onestà non se la sente di svicolare dai suoi “principi” e capisce con tristezza che, “per i pittori ‘tradizionalisti’ come lui, è rimasto poco spazio nel ‘magma artistico’ della grande ripresa italiana”. Si prende, quindi, una piccola “pausa di riflessione”, ritirandosi a vita privata , “per poi tornare – sottolinea Giulia Caffaro – sulla scena artistica piemontese qualche anno più tardi, con una tecnica pittorica più raffinata, post-impressionista, lirica e narrativa. Nel suo studio paesaggi naturali e abitati hanno il pregio di una realtà viva, piacevole, senza enfasi né retorica. Si tratta di brevi e semplici racconti suggeriti dalla natura e dagli angoli dei centri urbani, macchie colme di colore e di calore, miscelate senza contorni netti”. Assolutamente piacevole quell’“Ombra e luci di Porta Palazzo”, olio su tela del ’68, dove il soggetto appare frammentato in mille rivoli di colore, fra antiche mura, palazzi, piccole quotidiane realtà osservate dall’alto dal cinquecentesco cupolone della “Chiesa di Santa Croce” posta a ridosso della “Galleria Umberto I”; colori che ancora mantengono il calore del Sud (“Dopo la messa”, 1959), pur appropriandosi di più umbratili tonalità proprie della terra d’adozione, come in “Melodia del bosco” (1967) o nel fontanesiano “Al calar del sole” del 1965. E poi i “Ritratti”, figure “che paiono scolpite nel tempo e nella fatica” o che esplodono nell’eccentricità del “Giovanotto” (1960), fino a sbizzarrirsi in un frenetico gioco espressionista nello “Sciuscià” (sempre del ’60). Al termine del percorso espositivo, a salutarci è un ritratto a lui dedicato nel ’61 da Salvatore Scognamiglio, fra gli amici del “Gruppo Nazionale degli Artisti Autonomi” (“G.N.A.A.”), costituito a Foggia e dal ’68 diventato realtà torinese: memoria di un uomo e di un pittore che ha fatto dell’onestà morale e artistica, “in un’epoca – per dirla con un signor critico, quale fu Vittorio Bottino – piena di bari e di traditori dell’arte”, il suo primo obiettivo di vita.

Gianni Milani

“Antonio Galano. Un pittore sospeso tra Sud e Nord”

Collegio “San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino a giovedì 8 febbraio

Orari: lun. – ven. 10,30/12,30 – 16,30-18,30; sab. 10/12

Nelle foto:

–       “Ombre e luci a Porta Palazzo”, olio su tela, 1965

–       “Dopo la messa”, olio su tela, 1959

–       “Al calar del sole”, olio su tela, 1965

–       “Giovanotto”, olio su tela, 1960

Debutta martedì 6 febbraio al teatro Gobetti “Top Girls” di Caryl Churchill per la regia di Monica Nappo

 

Per la stagione del teatro Stabile di Torino

Martedì 6 febbraio prossimo, alle 19.30, debutterà al teatro Gobetti lo spettacolo “Top Girls” di Caryl Churchill, per la traduzione di Maggie Rose e la regia di Monica Nappo; interpreti Corinna Andruetti, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola de Crescenzo, Martina de Santis, Simona de Sarno, Monica Nappo, Sara Putignano. Le scene sono di Barbara Bessi, i costumi di Daniela Ciancio, le luci di Luca Bronzo.

Lo spettacolo verrà replicato fino all’11 febbraio 2024.

‘Top girls’ affronta in modo strutturale e teatrale molti temi diversi, tra cui l’ineluttabilità del confronto con il modello maschile nell’esercizio del potere e le sue contraddizioni. La pièce si concentra sul personaggio di Marlene, responsabile di un’agenzia di collocamento londinese, e racconta i compromessi che ha dovuto accettare per raggiungere una carriera costellata di successi. Si tratta di un racconto che l’autrice ottiene con una costruzione non lineare, dialoghi incalzanti e un visionario mix di fantasia e realtà.

“Quale sia la relazione della donna con il potere e quanto sia possibile avere una posizione di comando senza perdere il proprio femminile sono due domande cruciali di Top Girls – spiega la regista Monica Nappo – le stesse domande che possiamo farci noi avendo una donna a capo del governo, come l’ha avuta l’inghilterra 40 anni fa con la Thatcher, quando questo testo fu scritto.

Le domande restano le stesse e il testo è ancora attuale perché non sembriamo facilmente uscire da quei circuiti. Maternità o carriera? Indipendenza o famiglia? A che costo l’una prevale sull’altra?

In Top Girls non ci sono volutamente personaggi maschili. Gli uomini e i loro comportamenti sono raccontati da personaggi femminili o perché inviano le loro mogli a risolvere i problemi.

Ma lo sguardo della Churchill è troppo compassionevole, crudo, ironico e lucido per far prevalere un sesso su di un altro o per fornirci delle facili risposte.

La Churchill ha l’onestà di mostrare i rapporti per quello che sono, pubblici e privati, e di lasciare chi guarda a farsi delle domande che si pone anche lei.

Non ci sono buoni e cattivi, ma persone che, per emergere, devono snaturare. Si tratta di una società priva di equilibrio perché, se soffre una parte, accadrà anche alla controparte di soffrire. Alla fine non si salva nessuno, perché il prezzo della propria libertà o emancipazione avviene a scapito di qualcun altro, perché abbiamo associato la parola madre a quella di natura, ma non è detto che le due parole insieme abbiano un senso”.

 

Teatro Gobetti

Dal 6 all’11 febbraio 2024

Top Girls di Caryl Churchill

Tradizione di Maggie Rose

Regia di Monica Nappo

 

MARA MARTELLOTTA