Il sindaco su Askatasuna: “Percorso di dialogo ma condanna di ogni violenza”

Pubblichiamo integralmente l’intervento pubblicato sui social dal sindaco di Torino Lo Russo sul caso Askatasuna 

La nostra amministrazione, sul patto di collaborazione di corso Regina 47, si è fatta interprete di una linea di dialogo con la società e con i movimenti sociali che è da sempre nelle corde di una città come la nostra, profondamente democratica e antifascista.

La Città, con una delibera coraggiosa e lungimirante, ha voluto dare una prospettiva a uno spazio così importante non solo per il quartiere di Vanchiglia.
Penso fosse dovere di questa amministrazione provare a risolvere una questione rimasta ferma per ventinove anni, che nessuno prima aveva saputo o voluto affrontare. Far finta di niente, dal nostro punto di vista, avrebbe significato rinunciare alla responsabilità di governo e alla cura di un bene comune della città.

Mentre i procedimenti giudiziari faranno sempre e comunque il loro corso, la tutela di un bene comune risponde ad altre logiche: politiche e amministrative. Ci siamo assunti consapevolmente la responsabilità di tentare un percorso che sapevamo non sarebbe stato facile, nel quale crediamo ancora oggi, perché fondato sul dialogo, sulla partecipazione e sulla responsabilità collettiva, nel solco dei valori della Costituzione della Repubblica, che riconosce e promuove l’autonomia delle comunità e la funzione sociale dei beni.

Sento il dovere di essere chiaro nel condannare con fermezza ogni episodio di violenza e di aggressione avvenuto durante o a margine dei cortei di questi mesi, e in modo particolare gli attacchi alle sedi di giornali e organi di informazione, presìdi fondamentali di democrazia e libertà. Nulla può giustificare la violenza, né sul piano politico né su quello civile.
Le responsabilità penali sono e restano sempre personali e in capo ai singoli individui: questo è un principio cardine della democrazia liberale e dello Stato di diritto, che rifiuta ogni forma di responsabilità collettiva e ogni generalizzazione.

Noi crediamo nella coesione, nella cura del bene comune e nella partecipazione, e non accettiamo strumentalizzazioni che alimentano tensioni e paure, allontanando le persone invece di unirle.

La vera sfida delle città oggi è saper gestire una convivenza civile, unire e non dividere, mediare e non radicalizzare.

Da Sindaco di una città Medaglia d’Oro della Resistenza e fortemente impegnata nella tutela dei diritti, voglio ribadire che Torino dissente profondamente dalle scelte e dall’impostazione culturale di questo Governo. Proprio per questo, l’amministrazione che rappresento non intende modificare le proprie priorità né cambiare approccio: continueremo a lavorare per promuovere il confronto e la solidarietà, affrontando sempre la critica e il dissenso con maturità democratica, nel rispetto dei diritti costituzionali, della legalità e della dignità di tutte e di tutti.

Lo faremo anche guardando al futuro di corso Regina 47, con l’obiettivo di mantenere nella città uno spazio a piena vocazione sociale e pubblica: un luogo di inclusione, di servizi di prossimità, di attività culturali e formative, aperto al quartiere, alle famiglie, ai giovani e a chi oggi fatica a trovare risposte.

Stefano Lo Russo

Massimo Cacciari alla fraternità della Madia

Domenica 14 dicembre, la fraternità della Madia ha accolto molte persone venute ad ascoltare Massimo Cacciari. Fr. Enzo Bianchi ha presentato Cacciari, non solo come filosofo, ma soprattutto come voce morale capace di interpretare in profondità il tempo presente. “Il suo intervento – ha ricordato Bianchi – si colloca nel cammino spirituale che ci conduce al Natale, ma affronta un tema che riguarda tutti, credenti e non, poiché tocca le radici stesse della cultura europea e della sua idea di umanità”.
Massimo Cacciari ha invitato a riflettere sul significato del Concilio di Nicea, considerandolo un evento decisivo non solo per la teologia cristiana ma per l’intera civiltà europea. A Nicea, infatti, sono state definite le sorti dell’essenza del cristianesimo, con la domanda fondamentale rivolta da Gesù ai suoi discepoli: «Chi credete che io sia?». Ed è proprio dal tentativo di rispondere a questa domanda,
che si è aperta una frattura decisiva.
La controversia che condusse al Concilio nacque dal tentativo di definire il rapporto tra il Figlio e il Padre e trovò la sua espressione più radicale nella posizione di Ario, presbitero alessandrino, secondo il quale Gesù, pur essendo divino, non sarebbe Dio in senso pieno, ma una creatura generata dal Padre, a sua immagine e somiglianza, senza essere consustanziale a lui.
Secondo Cacciari, questa impostazione difende l’unità assoluta di Dio, ma indebolisce il cuore dell’annuncio cristiano. Se il Figlio non è pienamente Dio, il cristianesimo perde la sua specificità: non avrebbe più senso chiamarsi “cristiani”, poiché la figura di Cristo si ridurrebbe ad un semplice strumento o intermediario del Padre.
La decisione di Nicea, sostenuta in particolare da Atanasio il Grande, affermava invece l’omousia: Padre e Figlio sono della stessa sostanza, pur restando distinti come persone. Questa affermazione introdusse una concezione radicalmente nuova dell’unità. Non si tratta di un’unità astratta o monarchica, ma di un’unità che è relazione: Dio non è solitudine, ma comunione. Proprio questa impostazione rende necessaria la riflessione sullo Spirito, inteso come espressione della relazione viva tra Padre e Figlio.
Secondo Cacciari, solo se il Figlio è pienamente Dio si può parlare di una salvezza autentica e di una reale divinizzazione dell’umano. Al tempo stesso, egli richiama un altro elemento essenziale del dogma: l’unità di Dio non è mai completamente dicibile, ma resta sempre oltre ciò che il linguaggio umano può esprimere. Dimenticare questo limite significherebbe ridurre la teologia ad un esercizio puramente razionale e smarrire il mistero che attraversa l’annuncio cristiano.
La soluzione di Nicea, conclude Massimo Cacciari, non offre una risposta semplice né rassicurante, perché afferma un paradosso che impedisce di ridurre Dio a uno schema logico chiuso. Dio è una relazione viva e, per questo, egli non si impone come potere assoluto: lascia spazio alla libertà, e quindi anche alla possibilità del rifiuto.
In tal senso, Nicea ha inaugurato un’epoca in cui l’essere umano è chiamato a una relazione libera con Dio. Questa libertà può spingersi fino all’allontanamento e al tradimento, come nella parabola del figlio prodigo, ma non elimina mai la possibilità di un ritorno. L’attualità del Concilio di Nicea risiede proprio in questa visione della fede, come relazione libera e responsabile, che interpella l’umano di fronte al mistero di Dio senza costringerlo. Attendere il Signore nel nostro tempo.

IRENE CANE

Nel futuro del Museo del Cinema di Torino anche una mostra interattiva su Orson Welles

Al Museo Nazionale del Cinema di Torino approderà nel 2026, dal 31 marzo al 5 ottobre, la mostra su Orson Welles, grande attore, regista e produttore del cinema del Novecento. La mostra sarà integrata dai materiali provenienti dal Fondo Orson Welles del Museo, rispetto a quella in corso alla Cinématheque Française, e vanterà una significativa componente interattiva e didattica, con un focus sui rapporti con il cinema italiano. Questa mostra sarà integrata anche con un fondo spagnolo di proprietà del Museo del Cinema, e sarà in programma al Cinema Massimo una rassegna dei suoi film d’attore, spaziando tra i suoi film e le sue esperienze artistiche da illusionista. Ad annunciarlo sono stati il presidente Enzo Ghigo e il direttore Carlo Chatrian, che hanno illustrato le iniziative previste per l’anno 2026, soprattutto l’avvio del progetto esecutivo del giardino e l’apertura, da febbraio, del Museum Store. Entro sei mesi dovrebbe essere pronto il progetto, se ne capiranno i costi, circa 8 milioni previsti, e i lavori potrebbero partire nel 2027. Per far fronte ai costi della struttura, dall’1 gennaio i prezzi del biglietto del Museo aumenterà di 2 euro, salendo a 18 euro. Questo anno si chiuderà con 750 mila visitatori, in calo rispetto all’anno record 2024, quando le presenze erano state stimolate dalla mostra su Tim Burton, e anche dalla prolungata chiusura estiva per manutenzione dell’ascensore della Mole. Il primo progetto che ha avuto il via libera dalla Sovrintendenza riguarda il giardino accanto alla Mole, dove una struttura coperta ospiterà le biglietterie. Il progetto è dell’architetto Gianfranco Gritella, che si era già occupato della ristrutturazione a fine anni Novanta e che conosce bene quegli spazi. Dal giardino ci saranno due accessi separati: uno per il sotterraneo, con una superficie di 400 mq, che sarà adibita a spazio espositivo dedicato alla realtà immersiva, l’altro al Museo. Al piano Zero, dove oggi sorgono biglietteria e caffetteria, ci sarà un’area per mostre temporanee e installazioni multimediali. Da febbraio il bookshop verrà trasformato e rinnovato, diventando un Museum Store con tanto di merchandising. Sarà allestita anche una sala conferenze con una acustica migliore di quella attuale, e aumenterà la capienza complessiva del Museo, che sarà di 600 visitatori, più 300 per i nuovi spazi. È in programma, nella tarda primavera, una mostra con Eni sulla storia dei distributori di benzina attraverso il cinema, nata da un’idea di Sergio Toffetti, ed è presente una retrospettiva su Mario Martone dal 9 gennaio prossimo.

Mara Martellotta

Askatasuna, Torino il giorno dopo

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Torino vive una giornata di forte tensione all’indomani dello sgombero del centro sociale Askatasuna, avvenuto ieri nello stabile di corso Regina Margherita che per quasi trent’anni è stato uno dei luoghi simbolo dei movimenti cittadini. L’intervento delle forze dell’ordine è scattato nelle prime ore del mattino con un’operazione coordinata che ha portato alle perquisizioni all’interno dell’edificio e, successivamente, alla sua liberazione e al sequestro dello stabile. L’azione si inserisce in un’indagine più ampia legata a episodi di scontri e disordini verificatisi negli ultimi mesi durante alcune manifestazioni, episodi che secondo gli inquirenti avrebbero avuto collegamenti con l’area di riferimento del centro sociale.

La notizia dello sgombero ha provocato una reazione immediata. Già nel corso della giornata di ieri, e poi in serata, si sono svolti presidi e proteste nei pressi dell’edificio, con slogan e striscioni contro il governo e contro le istituzioni locali. In alcuni momenti la tensione è salita e si sono registrati contatti tra manifestanti e forze dell’ordine, che sono intervenute per contenere la situazione ed evitare un peggioramento dell’ordine pubblico. Il clima resta comunque teso, mentre in città continua il dibattito sulle modalità e sulle conseguenze dell’intervento.

Sul piano politico, lo sgombero ha diviso nettamente. Dal governo e dai partiti di centrodestra è arrivato un sostegno deciso all’operazione, considerata un atto necessario per ristabilire legalità e sicurezza e per porre fine a una situazione ritenuta non più tollerabile. Di segno opposto le reazioni provenienti dalla sinistra politica, dai movimenti e da parte del mondo sindacale, che parlano di una scelta repressiva e di un atto politico mirato a colpire uno spazio di aggregazione e di conflitto sociale, in un contesto di crescente rigidità nella gestione delle proteste.

Il Comune di Torino, con il sindaco Stefano Lo Russo, ha spiegato che la decisione è legata al venir meno delle condizioni previste da precedenti accordi con Askatasuna, richiamando le valutazioni espresse dalla Prefettura e dagli organi di sicurezza. Nel frattempo, per domani è prevista una manifestazione di sostegno al centro sociale, annunciata dai movimenti cittadini come risposta allo sgombero e come momento di mobilitazione contro quella che viene definita una stretta repressiva. Il “day after” restituisce così l’immagine di una città divisa, in cui lo sgombero di Askatasuna rischia di aprire una fase di conflitto più ampia, con possibili ripercussioni non solo a livello locale ma anche nel dibattito nazionale sul rapporto tra istituzioni, sicurezza e dissenso.

Odontoiatra cancellato dall’Albo curava ancora pazienti: studio sequestrato

Continuava ad esercitare la professione di odontoiatra nonostante fosse stato radiato dall’Ordine: per questo uno studio dentistico è stato posto sotto sequestro.

È accaduto a Torino, dove un’indagine avviata già nel 2022 aveva individuato un medico chirurgo-odontoiatra cancellato dall’Ordine professionale tre anni fa. Nel corso di un’ispezione, i carabinieri del NAS di Torino hanno sorpreso l’uomo mentre stava effettuando prestazioni sanitarie su alcuni pazienti. Il professionista era quindi pienamente a conoscenza della cancellazione dall’Ordine, avvenuta nell’agosto scorso.

Al termine dell’ispezione, lo studio dentistico è stato posto sotto sequestro preventivo su disposizione dell’autorità giudiziaria.

VI.G

Pian Benot ad Usseglio, bus navetta

Nelle vacanze natalizie raggiungere le piste da sci di Pian Benot ad Usseglio sarà più facile e comodo per chi non guida o ha poca dimestichezza con le strade innevate. Nell’ambito del PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibilesabato 27 e lunedì 29 dicembre sarà disponibile in via sperimentale un bus-navetta con 52 posti a sedere finanziato dalla Città metropolitana di Torino, che collegherà la stazione di Torino Porta Susa con Pian Benotcon fermate intermedie a Lanzo e ad Usseglio capoluogo. Le corse partiranno alle 8 da Porta Susa (lato corso Bolzano), effettueranno una fermata intermedia a Lanzo alle 8,40 circa e una ad Usseglio alle 9,40 circa. La corsa di ritorno partirà alle 16 da Pian Benot, sempre con fermate intermedie ad Usseglio e a Lanzo.

Il bus navetta sarà gratuito sino all’esaurimento dei 52 posti disponibili, con prenotazione obbligatoria al numero telefonico 3453455363, tutti i giorni tra le 17,30 e le 19.

Con il bus navetta per il Pian Benot Usseglio la Città metropolitana di Torino intende favorire gli spostamenti degli sciatori e dei turisti, limitando per quanto possibile il traffico dei mezzi privati. – sottolinea il Consigliere metropolitano delegato ai trasportiPasquale Mazza – È un esperimento che negli anni scorsi ha avuto successo con la navetta locale Usseglio-Pian Benot. Nelle ultime quattro stagioni estive, inoltre, la Corriera della Toma con partenza da Porta Susa ha portato i turisti ad Usseglio nelle domeniche dedicate alla Mostra Nazionale della Toma di Lanzo e dei formaggi d’alpeggio. È un contributo alla riflessione sulle forme di mobilità sostenibile che nei prossimi anni dovranno diffondersi sempre di più, anche nei territori montani”.

 

Il Rettore del Politecnico Stefano Corgnati nella Giunta della CRUI

Stefano Corgnati, Rettore del Politecnico di Torino, è stato eletto oggi nella Giunta della CRUI -Conferenza dei Rettori delle Università Italiane con il maggiore numero di preferenze. Già Delegato della Presidente CRUI per il Trasferimento Tecnologico, Terza missione, Musei e Sport, il Rettore del Politecnico di Torino entra nell’organo esecutivo della Conferenza insieme ad altri quattro Rettori eletti oggi: Giuseppe Peter Vanoli, Rettore dell’Università del Molise; Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università di Bergamo; Liborio Stuppia, Rettore dell’Università di Chieti e Pescara;  Giovanni Cuda, Rettore dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

“Ringrazio tutte le Rettrici e i Rettori che mi hanno votato oggi, accordandomi la loro fiducia in un fondamentale momento per il percorso di sviluppo della CRUI – commenta il Rettore Stefano Corgnati – da oggi, oltre che per le deleghe già assegnatemi, si inizia a lavorare con entusiasmo e impegno con la Giunta e con la Presidente Laura Ramaciotti per rafforzare sempre di più il ruolo della CRUI come interlocutore istituzionale, per valorizzarla come spazio comune di confronto e come amplificatore di opportunità per il sistema universitario italiano. Ringrazio infine i Rettori che si sono presentati all’elezione con pieno spirito di servizio per il bene comune della CRUI, e i miei complimenti ai colleghi oggi eletti”.

La Giunta CRUI è composta dall’attuale presidente Laura Ramaciotti, Rettrice dell’Università di Ferrara, e da altri 12 componenti eletti dall’Assemblea. L’organismo ha il compito di formulare proposte, individuare tematiche ed effettuare analisi sul sistema universitario nazionale, da sottoporre all’Assemblea della CRUI. Inoltre, la Giunta delibera sulle materie relative a procedure, accordi e convenzioni utili a realizzare il coordinamento delle autonomie universitarie, la promozione e l’adozione di modelli migliorativi per le università, e la valorizzazione di attività nei vari campi di gestione degli atenei.

Mara Martellotta

Il Centro Pannunzio ha ricordato Giorgio Forattini

Nella giornata di mercoledì 17 dicembre, presso la sede del Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35H, a Torino, si è svolto l’incontro commemorativo dedicato al grande Giorgio Forattini, giornalista, noto vignettista e maestro della satira politica scomparso lo scorso 4 novembre. Forattini è stato ricordato dal prof. Pier Franco Quaglieni, presidente del Centro Pannunzio, da Cristiano Bussola, consigliere dell’Ordine dei Giornalisti e direttore del quotidiano “Il Torinese”, e dallo scrittore Salvatore Vullo.
La commemorazione si è aperta con un ricordo da parte del prof. Quaglieni, di Edoardo Massimo Fiammotto, esponente liberale storico di Torino, giornalista e dirigente del Centro Pannunzio, che considerava la sua “casa”, un luogo sicuro, e distintosi per un impegno civile forte, onesto e passionale.

“Giorgio Forattini fu tante cose – ha raccontato Cristiano Bussola – operaio, rappresentante di commercio, grafico di Paese Sera e un grande giornalista, noto a tutti gli italiani per quelle vignette che ‘valgono più di mille parole’. Guardare le vignette satiriche di Forattini era come leggere un intero articolo, forse in modo ancora più profondo e critico. Ricordo una sua storica vignetta risalente agli omicidi di mafia del 1992, quando rappresentò la Sicilia nella forma di un coccodrillo che piange: quelle lacrime furono più eloquenti di qualsiasi altra parola detta o scritta. Questa sua attività lo portò, ovviamente, a esser considerato una sorta di fustigatore della politica, anche se intrattenne rapporti di stima reciproca con alcuni suoi rappresentanti, tra i quali Craxi e Cossiga. In fondo sapevano tutti che essere presi di mira da Forattini rappresentava un traguardo, il raggiungimento di una narcisistica notorietà”.

“Nel 2000 consegnammo il Premio Pannunzio a Giorgio Forattini – ha ricordato Pier Franco Quaglieni – e oggi è doveroso ricordare un nostro grande amico da decine d’anni, il vignettista più famoso e apprezzato anche tra i lettori meno acculturati, perché una sua vignetta aveva l’effetto di un editoriale.Ho conosciuto bene Forattini, un uomo retto, che mostrava disprezzo verso tutti i partiti, libero e liberale, che non accettava di prendere ordini da nessuno. La sua satira era totale e prendeva di mira la destra quanto la sinistra ( e quest’ultima fece ben poco per celare la sua antipatia per Forattini, dato che si pensava che la satira fosse una proprietà della sinistra). Sono molto affezionato a una sua vignetta riguardante Eugenio Scalfari, rappresentato in forma di falce e martello, piegato a chiedere l’elemosina, e Mario Pannunzio, dall’altra parte della strada, che gli lancia una monetina. Nessuno ha saputo raccontare l’Italia, con i suoi vizi e le sue virtù, meglio di Giorgio Forattini”.

“Quella di Giorgio Forattini fu un’avventura umana e culturale – ha spiegato Salvatore Vullo – dopo aver concluso gli studi al liceo classico, ebbe la necessità di trovare un lavoro. Si sposò presto, inventò Stradivarius, il primo personaggio satirico da lui creato nel 1971 in occasione di un concorso indetto da Paese Sera, e che segnò l’inizio della sua ascesa nel mondo del giornalismo e della satira. Le sue 15 mila vignette furono raccolte in diversi libri che vendettero un totale di tre milioni di copie”.

Al termine della serata il professor Quaglieni ha inaugurato la foto d’onore di Edoardo Massimo Fiammotto, attivissimo e instancabile socio e membro del direttivo del Centro Pannunzio scomparso prematuramente.

Edoardo Massimo Fiammotto

Nota: Forattini fu tra le firme storiche che nel 1976 fondarono il quotidiano La Repubblica insieme a Scalfari. Il rapporto tra i due si interruppe bruscamente nel 1999, a seguito di una controversa vignetta sul caso Mitrokhin, che ritraeva Massimo D’Alema, allora Presidente del Consiglio, intento a cancellare nomi da una lista. Scalfari e la direzione del giornale presero le distanze, portando Forattini alle dimissioni dopo un periodo di forti tensioni e accuse reciproche.

Mara Martellotta

I Dream Gospel Choir from Harlem l’antivigilia di Natale al teatro Colosseo

Direttamente dal cuore pulsante della musica gospel mondiale, arrivano al Teatro Colosseo, martedì 23 dicembre prossimo, alle ore 20.30, i Dream Gospel Choir from Harlem, una delle formazioni più acclamate della scena gospel americana. Considerato dalla critica il coro più interessante dell’attuale panorama di Harlem, il gruppo riunisce le nuove voci della scena contemporanea, cantanti provenienti dai cori storici del quartiere e alcuni dei migliori musicisti delle Chiese Nere di New York: un ensemble straordinario capace di fondere tradizione, spiritualità e potenza vocale in un’unica esperienza trascinante.

La sezione dei tenori si è esibita per Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI, per due Presidenti degli Stati Uniti, Jimmy Carter e Barack Obama, e per la Famiglia Reale. La sezione femminile, altrettanto prestigiosa, vanta collaborazioni con artisti del calibro di André Rieu, Ben Harper, Pharrell Williams ed è stata ospite al Festival di Sanremo 2022.

Dopo il successo dello scorso anno, il coro torna al Teatro Colosseo per un nuovo viaggio musicale dedicato alla diffusione dei messaggi universali di amore, pace e armonia che da sempre caratterizzano il gospel. Una missione artistica e spirituale che il Dream Gospel Choir porta avanti unendo pubblico di culture, lingue e generazioni diverse attraverso la forza di una musica capace di toccare l’anima.

Proprio nella sera dell’antivigilia di Natale, sarà una serata speciale, sospesa tra tradizione natalizia e grande spettacolo. In scaletta troveranno spazio i grandi classici del repertorio gospel americano, “Amazing Grace”, “When the Saints Go Marching In”, “Oh Happy Day” insieme ai più celebri canti di Natale reinterpretati con arrangiamenti potenti e contemporanei, creando un ponte tra radici afroamericane, soul, blues e nuovo sound urbano. Il concerto sarà una rapsodia di voci, ritmo ed emozione, un crescendo capace di trasformare la sala in un’unica, grande comunità in festa.

I concerti del Dream Gospel Choir sono riconosciuti come esperienze musicali e spirituali uniche: un incontro tra sacro e profano, storia e attualità, coralità e virtuosismi che restituiscono tutta la vitalità del gospel come linguaggio universale di speranza.

Tutti gli aggiornamenti su www.teatrocolosseo.it e sui profili social del Teatro.

Mara Martellotta

Askatasuna, diritti a senso unico. Giachino: “Ecco chi ci fece sloggiare da corso Regina”

 

Predicano il rispetto del (loro) diritto di espressione e poi scacciano chi la pensa diversamente. A raccontare questa storia  è Mino Giachino, oggi commissario torinese dell’Udc, già sottosegretario alle Infrastrutture dal 2008 al 2011 nel governo Berlusconi e artefice della famosa manifestazione Sì Tav che portò decine di migliaia di persone in piazza Castello il 10 novembre del 2018. Il successo fu tale che, dicono le cronache, quel giorno il Cavaliere chiamò Giachino: “Confesso che ti ho invidiato”.

Ma veniamo ad oggi, allo sgombero di Askatasuna. Giachino sobbalza davanti alla tv nel vedere un giovane che parla, a nome del centro sociale, di “atteggiamento muscolare da parte delle forze dell’ordine” e “criminalizzazione del dissenso”.

“Ora so che si chiama Stefano – spiega l’ex sottosegretario – il ragazzo che la mattina di sabato 29 marzo 2025 era uscito dal palazzo occupato in corso Regina Margherita a dire a noi del gruppo Sì Tav – Sì Lavoro che eravamo lì davanti a dare volantini a favore dell’alta velocità, che era meglio sloggiare. Aveva anche un simpatico cane al guinzaglio. Tanto che gli agenti della Digos presenti ci consigliarono di lasciar perdere e ce ne andammo per evitare tensioni”.

Insomma, tutto bene per i militanti del centro sociale, finché non si sostiene un’idea diversa dalla loro e soprattutto se la si sostiene davanti all’edificio che ritenevano, almeno fino ad oggi, fosse casa loro.

“Da allora oltre alla lotta No Tav – conclude Giachino – mi pare si siano mobilitati non molto pacificamente a favore della Palestina, ad esempio assaltando La Stampa. Ora mi auguro che il Sindaco Lo Russo prenda davvero atto della situazione. Ho fatto bene a scrivere due settimane fa al Prefetto che la situazione era ormai intollerabile”.

(Nelle foto: Giachino e i Sì Tav davanti ad Askatasuna lo scorso marzo; la folla Sì Tav il 10 novembre 2018 a Torino)