CRONACA- Pagina 90

Gli ‘Stati generali della natalità’ fanno tappa a Torino

Torino e il Piemonte sono sotto la media nazionale dei livelli di fecondità, pari a 1,20, anche se con la crescita dell’occupazione femminile si regista anche un lieve aumento della natalità, che a Torino si attesta a 1,17 figli per donna a Torino a fronte di un’occupazione femminile al 63%. Sono alcuni dei dati emersi durante la tappa torinese degli Stati Generali della Natalità, il più importante evento annuale italiano dedicato alla demografia che si è svolto  a Palazzo Madama.  Il tour, promosso dalla Fondazione per la Natalità per sensibilizzare istituzioni, aziende e società civile sul tema della natalità e dell’inverno demografico, cruciale per il futuro del Paese, nel 2024 ha riguardato 50 appuntamenti in giro per l’Italia, per un totale di circa 24mila km percorsi.

“La natalità – ha spiegato Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità e ideatore degli Stati generali – s’inserisce in un discorso ampio legato a un dialogo e a una solidarietà intergenerazionale. Se non ci sono giovani crollerà tutto e saremo un Paese senza più speranza. Quindi il tema centrale è questo: non un approccio moralista, fare figli, ma un approccio concreto per creare le premesse affinché i nostri figli abbiamo risposte per realizzare i loro sogni lavorativi e familiari senza essere costretti a emigrare”.

Alla mattinata, patrocinata dalla Città di Torino e realizzata con il contributo della Fondazione Roma, hanno preso parte la vicesindaca Torino con delega alle Politiche per le famiglie Michela Favaro, il rettore dell’Università Bocconi di Milano Francesco Billari, il vicedirettore di Avvenire Marco Ferrando, la presidente del Gruppo Giovani Industriali Torino Barbara Graffino, il CEO della Reynaldi Srl Marco Piccolo, la demografa dell’Università di Torino Chiara Pronzato, il comico Gianpiero Perone, il presidente della Fondazione Roma Franco Parasassi e il presidente del Forum Famiglie Piemonte Roberto Gontero. Intervenuti in video anche il Sindaco Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

Dell’impegno per famiglia e giovani ha parlato la vicesindaca Michela Favaro: “La Città di Torino è stata la prima grande città metropolitana ad aderire al network dei ‘Comuni amici della famiglia’ e in questi anni abbiamo predisposto un piano per le famiglie, che si svilupperà nel prossimo biennio, proprio per rendere la nostra città sempre più attrattiva per coloro che vogliono vita ad un progetto di famiglia e per i nuclei familiari con bambine e bambini. Vogliamo mappare e far conoscere tutti i servizi che già esistono sul territorio, anche attraverso una app dedicata, ma anche raccogliere i bisogni e avviare un piano di azioni positive a tutto campo su educazione, spazi ricreativi, cultura, sport, agevolazioni, per dare vita ad un ambiente sempre più ‘family friendly’”.

E se, come rileva una recente indagine Istat del 2024 dalle intenzioni espresse dai ragazzi tra gli 11 e i 19 anni una ripresa demografica non sembrerebbe però impossibile, tant’è che tra i giovanissimi desidera avere figli il 69,4%, di questi soltanto l’8,8% è per il figlio unico, mentre il 18,2% pensa a tre o più figli, è anche vero che le nuove generazioni multiculturali e digitali esprimono preoccupazioni: un ragazzo su tre dichiara di aver paura del futuro e il 34% vorrebbe vivere all’estero da grande.

TORINO CLICK

Un ergastolo per l’omicidio dell’imprenditore edile

Condanna all’ergastolo dalla Corte d’Assise del tribunale di Ivrea per Davide Osella Ghena, di 33 anni, per l’uccisione dell’imprenditore albanese Fatmir Ara. Il suo corpo venne ritrovato nelle campagne di San Carlo Canavese nel settembre 2022, era residente a Mathi, nel Canavese. È stato  ucciso a colpi di fucile per  una questione economica. Assolti la sorella dell’imputato e un amico.

Legalità, dalla Regione 1 milione e 374mila euro

In sensibile aumento i fondi destinati dal Bilancio di previsione al capitolo legalità, antimafia, antiusura: “Nel complesso – ha detto l’assessore Maurizio Marrone – si tratta di 614mila euro in più”. Le risorse, come risulta dalle tabelle presentate oggi in prima Commissione presieduta da Roberto Ravello, passano infatti da 860mila a 1.374mila euro.

In particolare, Marrone ha rilevato come l’incremento maggiore insista sul capitolo dei contributi ai Comuni per il recupero dei beni confiscati alle mafie. “Servono sempre lavori di manutenzione o di cambio d’attività degli immobili – ha ricordato – e per questo passiamo da 371mila a 833mila euro”.

Quanto agli altri capitoli, quello dei contributi per l’istituzione della Giornata della memoria e dell’impegno a ricordo delle vittime di mafia, passa da 17mila a oltre 34mila euro. Per la giornata delle Forze dell’ordine da circa 8mila a 12mila; per il contrasto all’usura da 370mila a 390mila.

Domenico Rossi (Pd), dichiarandosi favorevole all’aumento dei fondi, ha chiesto se sia “possibile diminuire la quota di compartecipazione per i piccoli Comuni, che spesso non riescono a garantire il 50% della spesa”. L’assessore ha risposto che “nella proposta di deliberazione ci sarà l’indicazione di contributo fino al 90 per cento per i comuni sotto i 5mila abitanti, con un massimale di 100mila euro”. Rispondendo poi alla domanda di destinare i fondi direttamente agli enti del terzo settore interessati, sempre rivolta da Rossi, ha detto che “esiste un timore di carattere finanziario sul tema dell’assegnazione diretta dei fondi, perché la disciplina nazionale vede un protagonismo degli enti locali, che è anche a tutela degli enti stessi del terzo settore”.

Pasquale Coluccio (M5s) è poi intervenuto affermando che “questa partita dei beni confiscati la vedo come un processo molto bizzarro, che alla fine avvilisce un’attività di confisca che tutti sappiamo cosa vuol dire, che prezzo ha in termini di sacrifici, non solo economici ma anche umani. È un sistema che inevitabilmente andrebbe preso in mano e rivisto. La partita andrebbe rivista a livello centrale, i beni dovrebbero essere bonificati e poi consegnati alla società”.

Gianna Pentenero (Pd) ha quindi dichiarato: “Mi pare di ricordare che Libera, in audizione, ci abbia fatto presente che una delle cause per le quali i Comuni non partecipano ai bandi di recupero dei beni è la complessità delle procedure. Si potrebbe ipotizzare una sorta di assistenza tecnica da parte della Regione”. Marrone ha risposto che, oltre l’assistenza sempre disponibile di tutto lo staff dell’antimafia e antiusura della Regione, esiste un protocollo tra Regione, Intesa-Sanpaolo, Libera e altri, che ha ad oggetto l’assistenza tecnica in questi casi.

La seduta della Commissione Bilancio è quindi proseguita con l’esame degli emendamenti al Bilancio di previsione 2025/27 che continuerà con le convocazioni della prossima settimana.

Ufficio Stampa CRP – Nella foto una villa confiscata alla mafia

Eventi, cultura, eccellenze territoriali: Piemonte a tutto turismo in mostra alla Bit di Milano

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I grandi eventi nazionali e internazionali, le ville e i giardini tra i laghi Maggiore e d’Orta e le valli dell’Ossola, i cammini spirituali, le peculiarità di Alessandrino e Biellese, la narrazione innovativa dei paesaggi del vino sono solo alcune delle numerose proposte che il Piemonte presenta quest’anno alla BIT, la Borsa Internazionale del Turismo in programma a Rho Fiera da domenica 9 a martedì 11 febbraio.

A proporre agli operatori del settore l’ampia e diversificata offerta del territorio con l’obiettivo di incrementare ancora di più i visitatori nazionali e internazionali sono Regione Piemonte, Visit Piemonte, le Agenzie turistiche locali e il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude.

“L’outdoor, la cultura, gli eventi, le eccellenze territoriali e il nostro patrimonio enogastronomico compongono un mix di grande rilevanza per il posizionamento del Piemonte a livello mondiale – evidenzia Marina Chiarelli, assessore regionale al Turismo, Cultura e Sport – I dati dimostrano che quello tra grandi eventi e turismo è un connubio vincente sul quale continuare ad investire. Per noi è comunque importante lavorare anche sull’accoglienza inclusiva e sostenibile, alla quale dedichiamo numerosi progetti e iniziative”.

Nello stand il pubblico potrà farsi catturare dalle bellezze del territorio tramite un ledwall immersivo, mentre le e attività di accoglienza e informazione turistica saranno supportate da una delegazione di soci dell’associazione HOSPES – Centro per gli studi turistico-alberghieri dell’Istituto “Erminio Maggia” di Stresa.

Come testimoniano i dati dell’Osservatorio Turistico della Regione per il Piemonte è un momento particolarmente importante: le prime indicazioni di bilancio provvisorio per il 2024 parlano di un anno in crescita con oltre +2% di movimenti rispetto al 2023; i flussi turistici provenienti dall’estero confermano il processo di internazionalizzazione come meta turistica con un aumento degli arrivi e delle presenze e un incremento di circa un punto percentuale; a Torino l’andamento positivo è ancora più evidente con una crescita di oltre il 6% dei movimenti turistici a conferma del posizionamento del ‘brand’ del capoluogo piemontese.

Mal’aria: contro l’inquinamento affrontare emissioni agricoltura e allevamenti

 
 
I comitati Legambiente di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte si appellano a Regioni e Arpa: ridurre e monitorare le emissioni da stalle, campi agricoli e risaie.
Un focus speciale su due gas “includere le emissioni ammoniaca e metano nei piani regionali di risanamento dell’aria”
Intanto in campagna stanno per cominciare gli spandimenti di liquami zootecnici: rischio di picchi di inquinamento per febbraio
 
Dopo un inizio d’anno piovoso e con pochi picchi di smog, siamo entrati nel periodo critico degli spandimenti dei liquami agricoli: dopo il blocco dei mesi di dicembre e gennaio, infatti, gli allevatori si trovano a dover spandere sui campi vicini i contenuti dei serbatoi stracolmi di liquami. E’ anche per questo che, da diversi anni, il mese di febbraio è quello con i più alti picchi di inquinamento, soprattutto per quanto riguarda il particolato sottile. Una gran parte di esso infatti deriva dai composti dall’ammoniaca, gas che esala soprattutto dai liquami zootecnici.
Ciò avviene in una valle del Po che resta una sacca di un inquinamento atmosferico che non lascia tregua. Anche se nel tempo le norme europee hanno elevato gli standard di qualità per le emissioni da industria, trasporto e riscaldamento domestico, consentendo una riduzione dei livelli atmosferici degli inquinanti primari, ovvero quelli immessi direttamente da tubi di scarico e camini, la soluzione del problema è ancora lontana e di certo le regioni Padane non saranno in grado di adeguarsi agli obblighi della nuova direttiva europea sulle concentrazioni di inquinanti, a meno di affrontare anche il nodo delle emissioni che derivano dalle attività agricole e, soprattutto, zootecniche, che vedono concentrarsi nelle quattro regioni settentrionali l’85% dei suini e il 65% di tutti i bovini allevati in Italia, per non parlare di ovaiole e polli da carne, anch’essi concentrati soprattutto tra Lombardia e Nord-Est.
L’intensità esasperata con cui la pratica dell’allevamento viene condotta in Pianura Padana è la prima causa delle emissioni di ammoniaca e metano, due sostanze che, combinandosi con i gas da traffico, sono precursori l’una della formazione di particolato secondario, responsabile dello smog invernale e l’altro della produzione atmosferica di ozono, da cui dipende la formazione di smog fotochimico nella stagione estiva. I dati sono contenuti in un policy brief, sviluppato da Legambiente nell’ambito di ‘Methane Matters’, la coalizione europea impegnata per il rispetto degli accordi globali, siglati anche dal nostro Paese, per la riduzione delle emissioni di metano (scaricare qui). Il documento illustra il peso rilevante dei due gas nell’aggravare il quadro delle emissioni che affligge le quattro regioni del Nord e le soluzioni possibili, che devono includere misure di mitigazione dell’impatto degli allevamenti, come l’interramento dei liquami per limitare le esalazioni di ammoniaca, e il ricorso alla digestione anaerobica, in impianti ad alte prestazioni, per trasformare il problema delle emissioni di metano da scarti organici in risorsa energetica rinnovabile. Ma la buona gestione dei liquami richiede anche una strategia sovra-regionale per ridurre il numero di animali allevati in modo intensivo, puntando ad una densità accettabile in rapporto al territorio. Nessuno pensa di mettere in discussione la storica specializzazione zootecnica della Pianura Padana, che è all’origine delle eccellenze alimentari che il nostro Paese esporta in tutto il mondo, ma oggi il carico di bestiame è eccessivo, molto superiore alla capacità di produrre i foraggi necessari, perchè la terra coltivata non è sufficiente per nutrire così tanti animali nè per ricevere le molte decine di milioni di tonnellate di liquami zootecnici prodotti in queste regioni: così l’agricoltura è diventata il primo settore economico per quantità di inquinanti gassosi rilasciati in atmosfera.
“Non si può affrontare il risanamento dell’aria in Pianura Padana senza fare i conti con tutti i settori responsabili di emissioni: per questo abbiamo scritto al Ministro dell’Ambiente e agli assessori all’ambiente delle regioni firmatarie dell’Accordo Aria, affinchè includano il metano e l’ammoniaca tra gli inquinanti gassosi oggetto di monitoraggio e di misure di riduzione delle emissioni: stando agli inventari regionali, questi due gas pesano quasi quanto la metà di tutte le emissioni inquinanti, eppure non ne esiste una rete di monitoraggio atmosferico nè sono stati fissati obiettivi di riduzione coerenti con gli impegni europei di lotta all’inquinamento atmosferico: chiediamo che i piani regionali di risanamento dell’aria si facciano carico anche di questa fonte emissiva, sostenendo azioni di mitigazione ma anche programmi e strategie per la sostenibilità del  settore zootecnico” dichiara Alice De Marco, Presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

Riboldi: “Non delegittimo, sono in prima fila con i medici”

L’assessore alla Sanità Federico Riboldi replica ai rappresentanti delle sigle sindacali dei medici dirigenti che, in un loro comunicato, lamentano la delegittimazione della figura medica e lo accusano di “arroganza”.

«Innanzitutto, quella che i sindacati dei medici scambiano per arroganza è una fortissima volontà di abbattere le liste d’attesa, che i cittadini chiedono a gran voce in ogni angolo della Regione ed è un grido di dolore che chi amministra non può ignorare. Grido di dolore che viene da quella parte di persone (compresa tra l’8 e il 12%) che hanno dovuto rinunciare alle cure, i soggetti più fragili della nostra società che non possiamo pensare di abbandonare a loro stessi» afferma Riboldi.

«Sul tema dell’intramoenia si cita una parte della legge (il DL 73/2024 convertito nella legge 104/2024) che ne consente l’operatività, ma si dimentica l’altra parte della normativa che dice chiaramente che in caso di liste d’attesa inaccettabili questa può essere sospesa. Quindi parlare di arroganza quando si applica la legge è fuorviante e fuori luogo. Tuttavia, come ho avuto modo di dichiarare in un’intervista recente, e ribadisco ora, si tratta dell’estrema ratio e di una soluzione che sarà attuata solo dopo che saranno state messe in campo tutte le altre misure che partono dall’esercizio volontario dei turni in orari festivi e serali, per i quali le Aziende sanitarie hanno già raccolto la disponibilità del personale» dichiara Riboldi.

«A riprova del fatto che non delegittimo la categoria dei medici, ricordo che ho affermato pubblicamente, in controtendenza rispetto a molti altri, che nel caso dell’inchiesta giudiziaria sulla gestione dell’intramoenia in Città della Salute si tratta di una minoranza davvero molto esigua di professionisti» conclude Riboldi.

Alle Molinette salvato un ragazzino con rara malformazione polmonare

Grazie a un intervento di chirurgia robotica toracica all’avanguardia

All’ospedale Molinette di Torino salvato un ragazzino di 13 anni, affetto da una rara malformazione polmonare, grazie a un intervento di chirurgia robotica toracica all’avanguardia.

Si tratta di una malformazione adenomatoide cistica polmonare (CCAM), una patologia congenita, di causa ad oggi ignota, cioè una malformazione benigna del polmone con alterazione dello sviluppo dei bronchioli terminali, che subiscono una trasformazione cistica fino a portare a una completa alterazione del parenchima polmonare.

Nei primi anni di vita il paziente ha subito ricorrenti ricoveri per polmoniti e bronchiti, considerata la maggiore suscettibilità dovuta alla malformazione di cui era affetto. Durante l’ultimo ricovero all’ospedale di Mondovì (in provincia di Cuneo) a seguito dell’ennesima polmonite invalidante, i genitori e il figlio hanno preso la coraggiosa decisione di optare per un intervento chirurgico risolutivo.

Trasferito prima nel reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino e poi nel reparto di Chirurgia toracica dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, il ragazzo è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico di lobectomia inferiore destra per via robotica.

L’equipe multidisciplinare era composta dal professor Enrico Ruffini (Direttore della Chirurgia toracica universitaria dell’ospedale Molinette di Torino) e dai dottori Paraskevas Lybéris, Francesco Guerrera e Angelo Zocco, coadiuvata dai chirurghi pediatrici dell’ospedale Regina Margherita dottori Fabrizio Gennari (Direttore di Chirurgia pediatrica del Regina Margherita) e Riccardo Guanà. Di fondamentale importanza è stata la presenza in sala operatoria del dottor Alessandro Buttiglieri dell’Anestesia e Rianimazione universitaria dell’ospedale Molinette (diretta dal professor Luca Brazzi).

Un intervento molto complicato della durata di circa 7 ore. Il polmone, causa la malformazione e le pregresse polmoniti, era tutto adeso alla parete del torace. La sua normale anatomia era completamente alterata, tale da rendere ciascun passaggio chirurgico estremamente preciso e scrupoloso.

Anche questa volta la tecnica robotica, in dotazione all’ospedale Molinette, ha permesso la fattibilità di un intervento cosi complicato e delicato: «È stato asportato solo il lobo malformato – spiega il dottor Lybèris – quindi senza arrecare danni al resto del polmone, in modo tale da non creare delle invalidità nel futuro e garantire un’ottima qualità di vita del ragazzo».

La prima parte del post operatorio si è svolta all’interno della Rianimazione ospedaliera dell’ospedale Molinette, mentre a seguire, dopo un’iniziale degenza nel reparto di Chirurgia toracica delle Molinette, il paziente è stato trasferito all’ospedale Regina Margherita, coordinato dal Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino (diretto dalla professoressa Franca Fagioli). E poco dopo dimesso a domicilio.

«Ancora una volta un caso che dimostra le eccellenze della Città della Salute di Torino. L’intervento è stato il risultato di un grande lavoro di squadra» dichiara la Direzione aziendale della Città della Salute di Torino.

«Fare rete e condividere competenze e professionalità deve essere al centro della sanità piemontese – sottolinea Federico Riboldi, Assessore alla Sanità della Regione Piemonte – la storia del ragazzo tredicenne conferma, ancora una volta, l’efficacia di questo approccioLa buona riuscita dell’intervento è anche la dimostrazione dell’eccellenza che l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino rappresenta per la nostra Regione e di come sia un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale».

Acque potabili contaminate, la protesta di Greenpeace

Sabato 8 febbraio alle 15 in piazzetta Lagrange Greenpeace e i comitati NO PFAS organizzano un sit-in per protestare contro l’imbarazzante immobilismo delle istituzioni piemontesi davanti la presenza dei PFAS nelle acque potabili della regione.
 
I PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati da Greenpeace Italia nell’ambito dell’indagine indipendente “Acque Senza Veleni”. L’organizzazione ambientalista, che tra settembre e ottobre 2024 ha raccolto campioni in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome, ha presentato nei giorni scorsi la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia. Le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale).

Nonostante l’Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo (in zone aree del Veneto e del Piemonte), a oggi i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. A partire dall’inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi. I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall’EFSA) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana. Per questo numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più bassi. 

«È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente», afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti».

Fabio Rotondo

Greenpeace – Gruppo Locale di Torino

Sarà meglio quando…. Gli incontri a Villa Lascaris a Pianezza

 

A Villa Lascaris, a Pianezza, martedì 11 febbraio prossimo, alle 21 verranno discussi nuovi modelli di cooperazione in un incontro dal titolo “Sarà meglio quando … non li aiuteremo più a casa loro”.

La lotta alla povertà estrema rappresenta una sfida globale, cosiccome lo è lo sviluppo sostenibile che tenga conto e rispetti le diverse persone, culture e allo stesso tempo l’ecosistema; in questo quadro la cooperazione internazionale gioca un ruolo chiave. Ma in concreto cosa significa? Quali sono i modelli che hanno, dal dopoguerra ad oggi, ispirato e informato l’azione della cooperazione verso il cosiddetto Terzo Mondo? E sono stati efficaci?

Il secondo appuntamento di ‘Sarà meglio quando’, ciclo di incontri che Villa Lascaris a Pianezza, casa di spiritualità e cultura dell’Arcidiocesi di Torino, organizza e propone, interrogando il presente per tentare di leggere il domani in collaborazione con l’Ufficio Pastorale per la Cultura e il Settimale La Voce e il Tempo, con il progetto editoriale OGzero, pone una domanda “Sarà meglio quando non li aiuteremo più a casa loro?

Protagonista dell’incontro sarà Federico Monica, giornalista, architetto, urbanista specializzato in cooperazione internazionale nell’Africa sub Sahariana, che racconterà i cambiamenti che stanno avvenendo in alcune zone dell’Africa tra problemi, soluzioni nuove e un diverso approccio delle organizzazioni che lavorano in loco.

Intervistato da don Gian Luca Carrega, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura e da Alberto Riccadonna, direttore de La Voce e il Tempo, Federico Monica toccherà diversi temi alla luce del fatto che, nonostante i buoni propositive gli impegni internazionali, gli obiettivi che il mondo si è dato sono lontani dall’essere raggiunti.

In Africa i conflitti continuano, la povertà estrema è ancora una realtà, cosicomme lo sfruttamento selvaggio delle risorse, fenomeni aggravati ulteriormente dalla desertificazione, effetto del cambiamento climatico. Tuttavia proprio l’Africa è il motore di questo cambiamento tangibile, grazie a saperi e competenze in grado di sfrontatezza un mondo I continuo cambiamento, costruendo in armonia con l’ambiente, utilizzando in modo capillare e per noi innovativo le risorse idriche e pensando a modelli di sviluppo diversi da quelli occidentali.

Grazie alla pluriennale esperienza di Federico Monica in Paesi Come Sierra Leone e Mozambico si cercherà di capire, se non sia arrivato il momento di ripensare il paradigma dell’Occidente che insegna, visto che il Terzo Mondo sarà il primo ad aiutare ad affrontare le sfide epocali di un mondo in trasformazione.

L’ingresso agli incontri è libero, previa prenotazione à eventi@villalascaris.it. Per sostenere le attività culturali di Villa Lascaris è gradito un contributo volontario.

Ultimo appuntamento con Sarà meglio quando non ci sarà più l’ONU martedì 25 febbraio alle ore 21con Edoardo Greppi, professore Emerito di diritto internazionale presso l’ateneo torinese.

Mara Martellotta

Cibo, filiere e mercati: il bando scade il 28 febbraio

Ha scadenza 28 febbraio il bando della Regione Piemonte che stanzia 3.250.000 euro a sostegno della cooperazione per i sistemi del cibo, delle filiere e dei mercati locali.

«Si tratta di una misura innovativa rivolta a soggetti fondamentali nella costruzione della filiera per la promozione delle nostre eccellenze agroalimentari, cui sto lavorando fin dall’inizio del mio mandato – chiarisce l’assessore all’Agricoltura e Cibo Paolo Bongioanni – Possono infatti partecipare associazioni temporanee di imprese o di scopo costituite da produttori agricoli e agroalimentari singoli o associati, intermediari di filiera tra produttore primario e consumatore, i Distretti del cibo, le Enoteche regionali, le Botteghe del vino regionali e le Cantine comunali, le Strade del vino e dei sapori riconosciute dalla Regione. Obiettivo del bando è premiare chi sa fare rete e unire le forze, come hanno dimostrato i due progetti piemontesi premiati fra gli 11 a livello nazionale dal bando del ministro Lollobrigida, e far compiere un ulteriore passo avanti nella costruzione della Filiera corta dell’agroalimentare piemontese».

Con questo bando la Regione sostiene l’attuazione di strategie e progetti di cooperazione volti a valorizzare le filiere produttive locali, rafforzare i mercati locali, favorire reti fra produttori e consumatori, forme associative e accordi con catene di distribuzione e ristorazione, incrementare processi di economia circolare e di riduzione degli sprechi, promuovere il consumo consapevole e la sicurezza alimentare e favorire la vendita diretta.
Nelle aree più disagiate l’intervento permette inoltre di favorire approcci innovativi, creare economie di scala, sviluppare l’economia circolare e inclusiva in nei settori produttivi, turistici, ambientali e socio-culturali, e migliorare così la qualità della vita a livello locale.

Ogni progetto deve avere un importo massimo di 90.000 euro, con la Regione che copre totalmente le spese ammesse ed i costi di cooperazione e delle attività promozionali.

«Lo sviluppo dei sistemi del cibo, delle filiere locali e mercati locali – sottolinea Bongioanni – contribuisce a creare un legame diretto tra produttori agricoli e consumatore finale, consentendo ai produttori di recuperare un equo valore aggiunto e al consumatore di trarre vantaggio da un rapporto qualità/prezzo più adeguato. Lo sviluppo di filiere e mercati locali comporta la creazione di un rapporto di fiducia tra agricoltura e cittadini, contribuendo al mantenimento della ricchezza all’interno del territorio e ad aumentare la sensibilità verso la qualità e stagionalità del prodotto».