CRONACA- Pagina 1274

Poliziotti uccisi, Siulpe Sap: “Rabbia e dolore. Più sicurezza per le forze dell’ordine”

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

COMUNICATO STAMPA SIULP E SAP

ASSASSINATI A SANGUE FREDDO DUE POLIZIOTTI DI TRIESTE. LA RABBIA DEL SIULP E DEL SAP DI TORINO E DI TUTTI I POLIZIOTTI. 

 

ASCOLTATECI!!!!!!!!!!

 

AFFETTO, CORDOGLIO, SOLIDARIETA’, RABBIA, AMAREZZA, SENSO DI ABBANDONO un crogiuolo di  sentimenti si confondono tra i poliziotti affranti dal dolore per la morte dei due colleghi. Resta  il denominatore comune della volontà che le cose cambino perché non è più pensabile continuare in questo modo.

 

La Voglia di essere ascoltati seriamente è tanta.

La Voglia di far sentire pubblicamente e visibilmente la nostra rabbia, il nostro dolore, il nostro affetto alle famiglie dei colleghi assassinati è grande.

La Voglia di protestare e sensibilizzare il Governo del Paese sulla sicurezza dei poliziotti e sul rispetto per gli uomini e le donne in divisa è indispensabile.

La Voglia di difendere l’onore e la memoria dei poliziotti è fondamentale.

 

Dichiarazione dei Segretari Generali Provinciali SIULP e SAP.

La rabbia e il dolore prevalgono in questo drammatico momento. Due colleghi Pierluigi Rotta e Matteo Demengo uccisi per mano di un criminale che doveva essere assicurato alla giustizia.

Non sono i primi poliziotti che sacrificano la loro vita per lo Stato, le Istituzioni, i cittadini. Il loro sangue viene versato in nome di una giustizia e di un sistema legale che non tiene conto della loro sicurezza, men che meno si preoccupa del rispetto e dell’onore di chi rappresenta lo Stato.

Un sistema che consente nell’indifferenza pressoché totale  che i tutori dell’ordine vengano derisi, sbeffeggiati, insultati, aggrediti, feriti e uccisi, salvo, poi, proclamare onori e glorie per i caduti.

Un sistema che ritiene che i morti delle forze dell’ordine possano essere paragonati ad un incidente sul lavoro quand’anche le leggi a protezione dei lavoratori di polizia sono assolutamente insufficienti.

Un sistema distorto e fuorviante a cui,  a volte, si aggiungono i luoghi comuni che insinuano nelle coscienze delle persone il pregiudizio verso i  poliziotti quali soggetti spietati, insensibili ed incapaci.

Adesso comincerà il balletto delle possibili ragioni che hanno acconsentito al criminale di sottrarre la pistola al poliziotto e sparare contro altri. Adesso molti si concentreranno di sottolineare le puntuali dinamiche dell’ omicidio e pochi diranno che l’assassino non dovrebbe avere nessuna attenuante e men che meno leggi premiali. Adesso la questione si sposterà sull’infermità mentale dell’assassino dichiarando che quanto accaduto era inevitabile.

Pochi diranno che l’equipaggiamento dei poliziotti non è sempre adeguato e che i giubbotti “antiproiettile sotto camicia” che costano 600€, chi può, li compra con i propri soldi, così come il resto dell’equipaggiamento che l’Amministrazione non fornisce.

Pochi diranno che  le regole d’ingaggio relativo al trattamento dei sospettati di reato è troppo blando, troppo comprensivo verso il delinquente e poco o niente verso la sicurezza dell’operatore di polizia.

Pochi diranno che i poliziotti servono lo Stato con l’incubo di essere tacciati di usare le “maniere forti” anche se il malvivente e violento e colto in flagranza di reato.

Il sistema legale vuole che i tutori dell’ordine esercitino la loro grande professionalità facendo rispettare le leggi, arrestare i cattivi, difendere le vittime ma sempre con la spada di “Damocle” delle denunce ritorsive, dell’atto dovuto, dei risarcimenti discutibili che pendono quotidianamente sulla loro testa.

E come se non bastasse, continuano Bravo e Perna, ciò che è triste, squallido, vergognoso ed inquietante e che già in queste ore qualcuno cominci ad esprimere il proprio compiacimento sul web sulla morte dei due poveri colleghi.

 Il SIULP ed il SAP chiedono ai rappresentanti dei cittadini di varare al più presto una legge che punisca chi oltraggi la memoria dei caduti in servizio delle forze dell’ordine. Sarebbe un minimo di riconoscimento e di sensibilità verso le vittime del dovere in alcuni casi uccisi due volte da soggetti senza scrupoli e umanità.

La sicurezza e la giustizia che garantiscono la libertà di uno Stato democratico, trionfano laddove chi ha il dovere di garantirle viene a sua volta garantito dalle leggi che devono tutelare innanzi tutto i tutori dell’ordine.

 

 

Inseguimento all’alba, arrestato un uomo

Alcuni giorni fa, mentre transitavano in via Pietro Cossa, all’incrocio con Piazza Cirene, gli agenti della Squadra Volante hanno visto una Fiat Panda bianca attraversare l’incrocio ad alta velocità nonostante la luce rossa del semaforo. Ne è nato un inseguimento, nel corso del qualel’auto in fuga ha proseguito la sua folle corsa a velocità sostenuta, spesso impegnando vie contromano e attraversando più volte incroci con luce semaforica rossa. In corso Regina Margherita, la Fiat Panda ha raggiunto la velocità di circa 170 km/h., nonostante il primo traffico del mattino, essendo da poco trascorse le 5. L’inseguimento, che ha interessato numerose vie del quartiere, è durato più di 15 minuti nel corso del quale il conducente dell’auto ha proseguito con manovre spericolate e pericolose.

Dopo che l’auto ha svoltato in corso Tassoni, gli agenti hanno momentaneamente perso di vista il veicolo prima di ritrovarla parcheggiata in via Levanna angolo via Locana.Due donne che erano in strada nei pressi,  hanno riferito agli agenti che l’uomo in fuga aveva tentato con loro un approccio, ma al loro rifiuto di era allontanato in direzione di via Cibrario.

Gli agenti della Squadra Volante hanno poi rintracciato l’uomo in piazza Moncenisio. Quando questi è stato fermato è caduto più volte in contraddizione alle domande dei poliziotti. Con sé, inoltre, aveva le chiavi della Panda bianca.

Gli agenti hanno anche appurato che, il conducente dell’auto, un italiano di 35 anni, con precedenti di polizia era alla guida dell’auto con la patente revocata. Il trentacinquenne è stato arrestato per resistenza a P.U. e denunciato per il rifiuto di sottoporsi ad accertamenti così come previsto dal Codice della Strada.      

L’incubo dei negozianti arrestato: sfondava le vetrine con un mattone

I carabinieri della Compagnia di Chieri hanno arrestato un romeno 32enne, residente a Moncalieri, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché ritenuto responsabile di furto aggravato. Un mattone di cemento utilizzato come ariete per sfondare le vetrine dei negozi, questo è stato il modus operandi che è stato adottato da un ladro seriale per saccheggiare 12 negozi nella Città Metropolitana di Torino ed in Provincia di Cuneo. I carabinieri sono riusciti ad identificare l’uomo grazie all’analisi delle telecamere di sicurezza e di altre telecamere installate nei comuni interessati. La visione delle immagini ha permesso sia di immortalare il ladro che un frammento della targa dell’auto hanno permesso di identificare l’uomo e la comparazione del modus operandi utilizzato in tutti i negozi assaltati con la tecnica del mattone, ha permesso di attribuire al romeno la responsabilità di 12 colpi (5 farmacie, 4 negozi di telefonia, 3 gelaterie). L’uomo è sospetto di avere commesso altri furti

Massimo Iaretti

 

La polizia entra in casa per aiutarlo ma scopre la droga

Lo stupefacente era nascosto in un armadio della camera da letto

Il ventunenne è entrato a malincuore nel suo appartamento accompagnato dai poliziotti della Squadra Volante, che volevano sincerarsi che non mancasse niente dall’alloggiodopo che ignoti, nella notte, si erano introdotti all’interno ed avevano rotto alcune porte. Il giovane era andato a dormire dalla nonna, quindi non si era accorto di nulla, ma al mattino dei vicini di casa avevano notato la porta d’ingresso forzata ed avevano chiamato la polizia. Una volta all’interno, il ragazzo ha tentato, inutilmente, di rassicurare gli agenti in modo tale che uscissero il ppresto possibile, ma l’odore di marijuana nella stanza che condivide con un altro coinquilino era davvero forte. Così i poliziotti hanno perquisito l’armadio, rinvenendo più di 400 grammi di marijuana. Il ventunenne è stato arrestato perdetenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

22

Piazza San Carlo, ritirate parti civili

Terminate le trattative per il risarcimento di diverse decine di persone rimaste ferite, a Torino in piazza San Carlo il 3 giugno 2017 durante la proiezione della finalissima di Champions League. Ora le parti civili interessate si ritirano dal processo. A Palazzo di Giustizia sono state formalizzate le revoche di costituzione a parte civile. Tra gli imputati del procedimento anche  la sindaca, Chiara Appendino, e l’ex questore Angelo Sanna, per le carenze nell’organizzazione e nella gestione dell’evento. Le trattative con i feriti riguardano la Città di Torino e l’agenzia Turismo Torino per il tramite delle assicurazioni Unipol e Reale Mutua.

 

(foto: il Torinese)

Arrestati i pendolari dei furti. Avevano rubato anche un cagnolino

Arrestati dalla Polizia di Stato di Novara 3 pendolari dei furti in appartamento,
fermati sull’autostrada A4 dopo un inseguimento. Avevano rubato
monili d’oro, gioielli con pietre preziose e denaro per un valore complessivo di circa
70.000 euro, viaggiavano con targa clonata e nell’ultimo raid avevano rubato
anche un cagnolino che avevano rinchiuso per l’intero viaggio nel bagagliaio
dell’auto. I tre malviventi, fermati nel torinese, tutti pluripregiudicati e recidivi, sono stati
arrestati e sono stati associati alla casa circondariale di Ivrea. I furti avvenivano
in provincia di Bergamo e Monza. I proprietari della piccola ”Briciola”, invece, hanno potuto riabbracciare il
proprio cucciolo il giorno stesso.
***
Il comunicato della questura

Importante operazione di polizia giudiziaria portata a termine nei giorni scorsi dalla Polizia di Stato di Novara, che ha avuto il suo epilogo con l’arresto di tre individui resisi a vario titolo responsabili dei reati di falsificazione di targhe, truffa e furto in danno di persone anziane, nonché di ricettazione di monili d’oro, gioielli con pietre preziose e denaro sottratti a questi ultimi, per un valore complessivo di circa 70.000 euro.

In particolare, nel corso di un servizio di vigilanza sulla tratta autostradale Torino Milano, effettuato da pattuglie della Polizia Stradale in abiti civili, veniva notata un’autovettura Ford Fiesta di colore chiaro che procedeva a velocità particolarmente sostenuta, le cui targhe facevano sospettare una possibile alterazione, essendo quella anteriore diversa da quella posteriore per due lettere invertite.

Dopo le verifiche di rito al terminale presso gli archivi della Motorizzazione Civile, si appurava infatti che le due targhe in questione corrispondevano ad altrettanti veicoli di altro modello e colore, per cui, dopo avere intercettato la vettura sospetta, gli Agenti della Polizia Stradale la seguivano sino alla barriera autostradale di Rondissone (TO) ove, con l’ausilio di ulteriore personale della Sottosezione Autostradale di Settimo Torinese, nonostante il tentativo di darsi alla fuga, riuscivano a trarre in arresto i tre malviventi che in quel momento si trovavano a bordo (tutti italiani, residenti nel canavese, classi 1979, 1969, 1985, pluripregiudicati e recidivi).

Le indagini venivano coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ivrea dott.ssa Chiara Molinari e, nel corso della successiva perquisizione, si rinvenivano all’interno dell’autovettura numerosi oggetti preziosi e denaro, che si accertava successivamente essere provento di numerose truffe perpetrate nei confronti di persone anziane, raggirate nello specifico anche mediante l’esibizione di falsi tesserini di riconoscimento appartenenti all’Arma dei Carabinieri, ovvero qualificandosi come impiegati del Comune che dovevano svolgere sopralluoghi in abitazione. Inoltre, i malviventi utilizzavano diverse targhe clonate già predisposte con caratteri alfanumerici diversi, applicate con supporto adesivo di volta in volta al veicolo utilizzato, al fine di non renderlo identificabile anche in occasione di transito presso i caselli autostradali senza corrispondere il pedaggio, ovvero in caso in infrazioni al codice della strada rilevate da remoto tramite le apposite apparecchiature (autovelox, tutor, ecc.).

Per tutti è stata disposta la custodia cautelare in carcere ad Ivrea.

Infine, con particolare stupore, gli agenti rinvenivano nel bagagliaio del veicolo anche una cagnolina, che li guardava con aria stupita e spaventata… Tramite il microchip di riconoscimento, a seguito dell’intervento di personale veterinario veniva quindi subito identificata anche la piccola “Briciola” che, rubata nell’ultimo raid, già nel pomeriggio, poteva essere riconsegnata ai legittimi proprietari, che non si trovavano in casa al momento del furto ed erano quindi ignari della sottrazione della loro cagnolina.

Si segnala altresì che, a seguito di ulteriori accertamenti, si è risaliti immediatamente anche ai proprietari (residenti nelle province di Bergamo e Monza) di tutta la refurtiva recuperata, che è stata riconosciuta ed ai quali verrà, pertanto, riconsegnata nei prossimi giorni.

La GdF arresta affiliato alla cosca Bonavota

Poche ore fa sono scattate le manette nei confronti di Alessandro LONGO, quarantenne di origini calabresi residente a Carmagnola (TO), coinvolto nelle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Torino, coordinate dalla Procura della Repubblica torinese che, lo scorso 18 marzo, hanno portato all’arresto, nell’ambito dell’operazione denominata “CARMINIUS”, di 18 soggetti affiliati alla cosca BONAVOTA, responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, reati fiscali e truffa.

Le indagini avevano dimostrato l’appartenenza dello stesso LONGO al sodalizio criminale in stretta sinergia con i fratelli Salvatore e Francesco ARONA, ai vertici dell’organizzazione criminale, al fine di assicurare all’articolazione ‘ndranghetista il pieno controllo del settore edile, del commercio di autoveicoli e della gestione delle videoslot nel territorio di Carmagnola e paesi limitrofi.

Per tale ragione gli inquirenti, valutando la posizione dell’indagato, avevano deciso di emettere, il 29 luglio 2019, uno provvedimento di fermo. Quest’ultimo, tuttavia, evidentemente consapevole della sua posizione, si era abilmente dileguato facendo perdere le tracce.

I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo, dopo alcuni mesi di approfondite indagini, attività di appostamento sono riusciti ad individuare il ricercato presso la propria abitazione, dove era tornato furtivamente, credendo di poter rimanere qualche ora al sicuro.

Squadra di Soccorso Alpino Militare soccorre alpinista sul Monviso

Una squadra di Soccorso Alpino Militare del 3° reggimento Alpini di Pinerolo è intervenuta oggi in soccorso di un alpinista caduto durante la fase di discesa dal Monviso, a monte del bivacco Andreotti.

Gli Alpini della Taurinense, presenti da alcuni giorni sul “Re di pietra” proprio per una serie di esercitazioni delle Squadre di Soccorso Alpino Militare, stavano rientrando da un’ascensione dalla vetta del Monviso quando sono state allertate da una guida alpina che aveva assistito e prestato i primi soccorsi ad un alpinista caduto da un’altezza di circa quaranta metri.
Gli Alpini hanno quindi raggiunto e stabilizzato l’infortunato, miracolosamente sopravvissuto alla caduta ma con numerosi politraumi, provvedendo intanto con gli apparati radio in dotazione a chiamare l’elisoccorso e i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese. Il tempestivo intervento dell’elisoccorso ha consentito trasportare in sicurezza l’infortunato presso le strutture ospedaliere.
Le Squadre di Soccorso Alpino Militare delle Truppe Alpine, il cui obiettivo primario è quello di fornire assistenza alle truppe in addestramento e in operazione in montagna, sono composte da militari in possesso di specifiche qualifiche militari nei settori sciistico, alpinistico, meteo-nivologico e sanitario. Tali qualifiche, legate all’ambiente montano, rendono le Squadre di Soccorso Alpino Militare una capacità peculiare delle Truppe Alpine dell’Esercito, di pagante impiego in un ampio spettro di emergenze, come dimostrato in questo caso.

Ricatto sessuale: costringono ragazza a fare i compiti per non diffondere foto osè

Hanno 20 anni i due giovani  a processo in tribunale a Torino accusati di avere ricattato sessualmente una compagna di scuola minacciandola di diffondere una sua foto osé. I ragazzi l’avrebbero costretta a fare alcuni favori, come compiti e il pagamento di  pizze. Nel giugno del 2017 durante i corsi di recupero, uno dei due giovani ebbe un rapporto sessuale con la compagna nei bagni di un istituto di Torino e le scattò la foto. Una docente che era stata avvisata  da altri ragazzi ha sporto denuncia. La ragazza oggi ha 21 anni  ed aveva  avuto difficoltà nel rendimento scolastico. Era  anche stata bocciata prima dell’esame di maturità. La famiglia è parte civile nel processo.