Nel pomeriggio di oggi, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Alessandria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il locale Tribunale a carico di Andrea Casarin , un quarantasettenne originario di Alessandria ma residente in provincia di Pavia, poiché ritenuto responsabile dell’omicidio di Altagracia Corcino Gil, una domenicana allora trentenne, commesso il 27.giugno 2006 in un appartamento di Alessandria, ove la stessa esercitava attività di prostituzione.
Il cadavere della vittima era stato rinvenuto il 29. giugno 2006 nella camera da letto sul letto, nudo, supino; con il collo avvolto da nastro adesivo e da un telo intriso di sangue, con due ferite da taglio inferte alla base del collo , procurate con l’uso di un coltello – rinvenuto sulla scena del delitto – e che avevano interessato la vena giugulare ; con la mano destra avvolta da nastro adesivo; con le caviglie legate con del nastro adesivo.
Peraltro, gli accertamenti autoptici non avevano riscontrato altre lesioni sul corpo, né segni di difesa, attribuendo la causa della morte all’azione combinata di asfissia e ferite da punta e taglio.
Avviate nell’immediatezza, le indagini – condotte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di questo Comando anche con il supporto di attività tecnica – non avevano prodotto alcun riscontro utile all’identificazione dell’autore del reato, ancorché gli accurati rilievi eseguiti avessero consentito di repertare alcune tracce biologiche (DNA) e dattiloscopiche (impronte digitali) che, in relazione alla sede di rinvenimento, erano state da subito attribuite all’ignoto autore medesimo.
Le indagini, comunque mai interrotte e mirate al monitoraggio di soggetti che via via emergevano come legati all’ambiente della prostituzione, su input del Nucleo Investigativo hanno recentemente consentito al R.I.S. di attivare un match tra la banca dati A.F.I.S. ignoti e la banca dati delle persone sottoposte a rilievi segnaletici, evidenziando come le impronte rivenute nel 2006 appartenessero a Casarin, sottoposto a rilievi segnaletici in occasione di un suo arresto per droga avvenuto presso l’aeroporto di Malpensa il 10 dicembre .2013 per reati inerenti alle sostanze stupefacenti. Nell’occasione, era stato sorpreso mentre era in attesa di un corriere proveniente da Santo Domingo con 6 kg di cocaina.
La conseguente riapertura del fascicolo processuale e l’avvio di un’articolata indagine condotta dal dipendente Nucleo Investigativo e supportata da attività tecniche e da numerosi servizi di ocp ha consentito di repertare un mozzicone di sigaretta abbandonato dall’indagato e contenente materiale genetico del medesimo che, in sede di successiva indagine tecnica del R.I.S. CC di Parma, è risultato compatibile con quello estrapolato dalle tracce biologiche repertate sulla scena del crimine.
Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, proseguono per individuare tutti i contorni dell’efferato delitto.
Nel guidare un autocarro mentre si trovava in stato di ebbrezza, ha urtato due auto in sosta in corso Regina Margherita, a Torino.
Il camionista di Mantova si è visto ritirare la patente dalla polizia municipale. Da una analisi del tachigrafo sono state rilevate 34 violazioni relative ai tempi di guida, di riposo e di pausa. Sono anche stati registrati sei allarmi emessi dalla strumentazione di bordo per guida senza carta nel tachigrafo e un eccesso di velocità.
Immobili nel pinerolese, in Sicilia ed una decina di conti correnti, il tutto per oltre 500.000 euro.
A tanto ammonta il sequestro effettuato nelle scorse ore dalla Guardia di Finanza di Torino nei confronti di un imprenditore del pinerolese, da anni nel settore della vigilanza e delle investigazioni.
È il risultato delle indagini dei Finanzieri della Compagnia di Pinerolo che hanno appurato come l’uomo, un cinquantenne di Bricherasio (TO), nonostante la sua società avesse effettivamente lavorato conseguendo ricavi, abbia per alcuni anni sistematicamente evaso centinaia di migliaia di euro. L’imprenditore, inoltre, come hanno ricostruito i Finanzieri, stava anche procedendo a trasferire immobili e altri asset ad un’altra società, il tutto al fine di rendere inefficaci eventuali sequestri.
Ora, a fronte dell’ingente evasione accertata, i Finanzieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torino, hanno effettuato perquisizioni presso le abitazioni dell’indagato e eseguito i sequestri finalizzati alla successiva confisca, anche al fine di restituire alla collettività quanto indebitamente sottratto dall’imprenditore.
Come detto, i Finanzieri hanno cautelato alcuni immobili riconducibili alla società coinvolta nell’indagine, siti nel pinerolese e a Palermo nonché undici conti correnti per un valore complessivo di oltre 500.000 euro, il tutto a tutela e garanzia del credito erariale.
La tutela delle risorse dello Stato e degli Enti Locali nonché il contrasto alle frodi alla pubblica amministrazione, sono compiti prioritari per la Guardia di Finanza che ricorda come l’evasione fiscale danneggia tutti i cittadini e fa aumentare i costi dei servizi pubblici.
La polizia sospende licenza di un bar
Nei giorni scorsi è stato notificato il decreto, emesso dal Questore di Torino su segnalazione del personale del Commissariato Dora Vanchiglia, di sospensione della licenza per la somministrazione di alimenti e bevande al bar sito in corso Vercelli n.30.
Il provvedimento, emanato ai sensi dell’art.100 del TULPS, comporta l’immediata chiusura al pubblico del locale per 60 giorni, in ragione della reiterata turbativa all’ordine ed alla sicurezza pubblica arrecata dall’esercizio in questione, divenuto una vera e propria “base logistica” per la consumazione di reati in materia di stupefacenti, attività illecita connotata da un elevato grado di allarme sociale.
Lo scorso 24 Luglio, personale della locale Squadra Mobile era intervenuto all’interno del bar, traendo in arresto il titolare della licenza, un cittadino albanese di 30 anni e sua madre, di 55 anni, per reati inerenti agli stupefacenti. Nel locale, infatti, erano stati rinvenuti 8 involucri di cocaina, nascosti all’interno di scatole di biscotti, la somma di 4000€ in contanti ed un bilancino elettronico di precisione. Altro stupefacente, 50 grammi circa di cocaina, materiale vario utile al confezionamento delle dosi ed un’agendina riportante nomi e cifre abbinate è stato rinvenuto durante la perquisizione dell’attigua abitazione nella disponibilità di madre e figlio. Il locale era stato tra l’altro colpito da analogo provvedimento di sospensione della licenza nel dicembre 2018 in ragione dell’accertata attività di spaccio esercitata al suo interno.
Considerato che il bar, inserito in un ambito territoriale sensibile, contribuisce all’incremento dei fenomeni delinquenziali nella zona e costituisce un pericolo costante ed imminente per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, il Questore ne ha disposto la sospensione della licenza per 60 giorni.
Soldi e cocaina nei pacchetti delle sigarette
Italiano arrestato dalla Polizia di Stato
Gli agenti della Squadra Volante, transitando in via Cibrario, controllano un cittadino italiano di 40 anni. Alla vista dei poliziotti, l’uomo, visibilmente agitato, inserisce di scatto la mano nella tasca dei pantaloni, cercando di occultare due pacchetti di sigarette. Insospettiti dall’atteggiamento del quarantenne, gli operatori ne verificano il contenuto. All’interno del primo pacchetto, gli agenti scoprono quasi 2700 euro in contanti mentre nella seconda confezione di sigarette sono celate diverse dosi di cocaina per un totale di circa 6 grammi. Il pusher cerca da subito di giustificare l’ingente somma di denaro in suo possesso raccontando di aver appena ricevuto il compenso per un lavoro effettuato.
L’uomo, con svariati precedenti di Polizia, è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.
Sequestrati 86 panetti e 14 piante
Aveva anche adattato un cucina giocattolo per bambini foderandola con materiale termo riflettente, lampade e neon per conservare la sostanza. L’uomo, un cittadino italiano di 51 anni, era sottoposto al regime degli arresti domiciliari proprio per reati inerenti agli stupefacenti; nonostante avesse nascosto molto bene i panetti di marijuana e le piantine alla vista dei poliziotti che regolarmente si recavano presso il suo domicilio per il controllo dell’osservanza della misura, mercoledì scorso è stato tradito dal forte odore. Così, i poliziotti del Comm.to Centro hanno perquisito l’alloggio, trasformato in un vero e proprio laboratorio per la produzione, la lavorazione ed il confezionamento di sostanza stupefacente. I panetti di marijuana, 86, per un peso complessivo di 623 grammi, erano nascosti per lo più all’interno del mobiletto/giocattolo appositamente modificato per la nuova destinazione d’uso.
2 serre in legno costruite artigianalmente, dotate di sistema di areazione forzata sia in entrata che in uscita custodivano, invece, 14 vasi di marijuana. Sono stati, inoltre, ritrovati nell’appartamento anche moltissimi barattoli in vetro e materiale utile al confezionamento dei panetti e delle dosi (bilancini di precisione e bustine in cellophane.)
L’uomo è stato portato in carcere, le piantine e i panetti sottoposti a sequestro.
Manutenzione stradale, lavori nei quartieri
La Giunta Comunale ha approvato un progetto per ulteriori opere di manutenzione e riqualificazione di strade cittadine per un totale di quasi 552mila euro, a seguito del riutilizzo dei ribassi di gara.
Il lavori consistono nell’ampliamento di alcuni interventi già previsti e riguarderanno in particolare: corso Vittorio Emanuele II, da corso Cairoli a Porta Nuova, a tratti in ambo le direzioni, e corso San Maurizio, nel territorio della Circoscrizione 1; corso Ferrucci, da piazza Bernini a via Boggio, a tratti in ambo le direzioni, nel territorio della Circoscrizione 3; corso Francia, da piazza Rivoli a corso Marche, nel territorio della Circoscrizione 4; corso Casale, tra piazza Pasini e piazzale Marco Aurelio e il controviale nord corso Regina Margherita, tra via Fontanesi e corso Belgio nel territorio della Circoscrizione 7.
Dalla Serbia a Torino: salvati con un doppio trapianto combinato fegato – rene due bambini al Regina Margherita sono rientrati a Belgrado
Sono rientrati nella loro casa a Belgrado, dopo la riapertura delle frontiere dopo la chiusura forzata dalla grave emergenza Covid-19 e giusto in tempo prima della nuova chiusura, due bambini serbi di 13 e 7 anni arrivati a Torino all’ospedale Infantile Regina Margherita nel 2019 per essere curati attraverso un trapianto combinato di fegato e di rene per una grave malattia congenita che coinvolge entrambi gli organi, portando alla dialisi ed alla cirrosi epatica sin dai primi anni di vita.
Il trapianto combinato di rene e fegato è un intervento molto complesso nei bambini e non disponibile in Serbia, ma il team multidisciplinare dei trapianti pediatrici della Città della Salute di Torino ha prontamente dato la disponibilità in accordo con il Centro Nazionale Trapianti per offrire una possibilità di vita migliore ai due bimbi. L’intervento è stato effettuato dal professor Renato Romagnoli (Direttore Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette di Torino), Simona Gerocarni Nappo (neo Direttore Urologia pediatrica Regina Margherita), Aldo Verri (responsabile Chirurgia vascolare ospedaliera Molinette) e dagli anestesisti del dottor Roberto Balagna.
La dottoressa Licia Peruzzi del Centro Trapianti renali (diretto dal dottor Bruno Gianoglio) del Dipartimento Regina Margherita della Città della Salute di Torino segue un progetto di collaborazione con la Nefrologia pediatrica di Belgrado.
I due bambini sono stati accolti grazie ad una fitta rete di supporto e di mediazione culturale, coordinata dalla Onlus Collettivo Azione Pace, che segue il progetto sin dalla sua nascita. Durante la permanenza a Torino in attesa del trapianto i bimbi sono stati dializzati presso l’ospedale Infantile Regina Margherita e, grazie alla catena di solidarietà che circonda il progetto, sono stati inseriti nella scuola Vittorino da Feltre e nella vita torinese, grazie al supporto anche di casa Giglio, Casa Oz, Associazione Infanzia Nefropatica e Find the Cure.
Il trapianto combinato rene – fegato è stato seguito da un team coordinato dal Centro Regionale Trapianti (diretto dal professor Antonio Amoroso), formato da nefrologi, gastroenterologi (diretti dal dottor Pierluigi Calvo) ed urologi (diretti dalla dottoressa Simona Gerocarni Nappo) del Regina Margherita, chirurghi del trapianto di fegato e del trapianto renale dell’ospedale Molinette (diretti dal dottor Aldo Verri), anestesisti delle Molinette (diretti da Roberto Balagna).
I bambini erano quindi pronti a rientrare a Belgrado, ma la chiusura delle frontiere per l’emergenza Covid-19, li ha trattenuti ancora a Torino per due mesi, durante i quali tutte le forze in campo hanno continuato a seguirli e non farli sentire isolati. Appena è stato possibile i due bimbi e le loro mamme sono riusciti a ritornare nelle loro case di Belgrado a mangiare le “caramelle di Serbia”, delle quali sentivano la mancanza, grazie anche all’aiuto del Consolato Generale della Repubblica di Serbia in Italia, che supporta i bimbi e le loro famiglie in questo lungo viaggio lontano da casa per avere una vita finalmente migliore.
Il team dei trapianti continuerà a seguire i due bambini a distanza e con visite reciproche a Belgrado ed a Torino: da questa collaborazione è nato il Centro trapianti di rene pediatrico a Belgrado e le attività di formazione proseguono affinchè possa ulteriormente migliorare la medicina dei trapianti.
Covid – 19: facciamo il punto con l’epidemiologo
Con Paolo Gulisano, medico epidemiologo dai molteplici interessi e passioni che spaziano dalla Storia della Medicina, alla pallacanestro, alla scrittura, all’Irlanda, facciamo un punto sull’evoluzione del Coronavirus-19, successivo al precedente colloquio al centro di un precedente articolo.
In questa conversazione, anche frutto della sua esperienza pluritrentennale nel settore sono emersi ulteriori spunti interessanti e chiarimenti su molti luoghi comuni che, spesso, compaiono in rete, sui sociali, e sugli organi di informazione.
Possiamo dire, quanto meno in Italia che il quadro è migliorato rispetto ai mesi scorsi ?
Ci sono dei casi, certamente, non lo si può negare, è sotto gli occhi di tutti, ma occorre guardare non tanto alla diffusione quanto alla gravità. Del resto ogni anno ci sono milioni di casi di altre malattie, come il morbillo, tanto per fare un esempio.
Il dato indiscutibile è che si è verificata una costante diminuzione del numero dei ricoverati e di quelli in terapia intensiva.
La malattia si è ridimensionata ?
L’auspicio è che il Covid-19 diventi come i suoi cugini a bassa intensità e a bassissimo impatto. I covid sono stati scoperti nel 1960 e provocano raffreddori, bronchiti o affezioni respiratorie. Questo è ciò che emerge dal quadro epidemiologico.
Si è estinto o è in via di estinzione ?
Estinto no certamente ma è in trasformazione, come detto da Giulio Tarro, si sta adattando per diventare un virus a scarsa incidenza.
Però in molte parti del mondo è in accelerazione …
Ha un andamento ciclico, arriva in un Paese, ha una sua fase di ascesa, raggiunge un picco poi cala. E’ anche vero, però, che in Africa è arrivato e non ha causato affatto quei numeri che ha determinato, invece, in Europa. Quando poi si dice il numero dei casi e dei morti non dimentichiamo che questo va rapportato al numero degli abitanti.
All’inizio è stata ventilata un’Apocalisse, perché ?
Anche qui si parlava di scenari apocalittici, come pure in giro per il mondo, guardiamo ad esempio l’Amazzonia.. C’è un motivo per cui ha creato tante vittime in Europa e negli Stati Uniti e non dipende dal sistema sanitario. I Paesi che hanno avuto sino a questo momento incidenze alte, quali Italia, Inghilterra, Spagna, Francia, hanno una popolazione anziana cospicua e questo ha creato maggiori danni. In Italia poi vediamo che c’è anche il dato che ha creato maggiori problemi in regioni ad alta densità di popolazione come la Lombardia e minori in altre come l’Umbria dove la densità di popolazione è più bassa.
Gli asintomatici sono pericolosi ?
L’Oms nelle scorse settimane ha evidenziato che non ha una contagiosità quanto c’è una carica virale bassa. Adesso si stanno scoprendo perché si stanno facendo i test. Certamente se fosse possibile fare una mappatura di tutta la popolazione che è entrata a contatto con il virus il numero sarebbe molto, molto alto.
Parliamo dei contagi di ritorno all’origine di diversi focolai sul territorio italiano ?
E’ un controsenso: c’è stata una restrizione a livello nazionale delle libertà di circolazione, di lavoro e ancora adesso sono lanciati messaggi per atterrire la popolazione autoctona, mentre è ripresa la circolazione da Paesi a rischio e non si capisce perché non debbano essere effettuate delle quarantene. Non vorrei si fosse come a febbraio. Se oggi si va in Irlanda e Gran Bretagna si devono fare 14 giorni di quarantena a tutela della salute pubblica. E poi se si far la quarantena , controllato e verificato in strutture con sorveglianza sanitaria è doveroso. Non farlo sarebbe incorente.
E’ possibile determinare un tempo per la fine dell’epidemia ?
Teoricamente si potrebbe abolire ogni tipo di uso della mascherina al raggiungimento della mortalità zero
E’ d’accordo con le affermazioni del suo collega Alberto Zangrillo e di altri medici ?
Il professor Zangrillo, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive del San Raffaele ha affrontato il problema sul campo e ne vede l’evoluzione di giorno in giorno. In ogni caso questa malattia si è imparato ad affrontarla, la gente sa che il pericolo c’è, che si deve affrontare.
Come ha vissuto questa esperienza da medico in prima linea, data la sua professionalità specifica ?
Da subito mi sono reso conto che eravamo entrati in una fase particolare, del resto da anni di parlava della possibilità di una possibile grande epidemia. Nel 2005 c’era stata la minaccia dell’aviaria, nel 2006 la Sars. Gli epidemiologi da anni parlavano di possibili scenari epidemici, di virus nuovi, mutati. La sensazione è che forse si sarebbe potuto fare di più, che non fosse un evento inappellabile. Ma non siamo indifesi, dobbiamo preparare ed applicare protocolli terapeutici e comportamentali, vivere il momento della pandemia e dare del proprio meglio.
Questo evento è stata anche l’occasione per un bagno di umiltà della medicina che non è l’oggetto dei desideri ma la risposta ad un bisogno di salute.
Lei è sempre stato critico sulla gestione catastrofica di alcuni media ?
Lo confermo, del resto prendiamo un dato, quello dei decessi. E’ drammatico, certamente, supera quota 35mila, ogni vita persa è un nome e un volto, una storia. Ma ci si dimentica che nel 1968 ci fu un’epidemia influenzale che provocò un milione di morti nel mondo e 40mila in Italia. Eppure in quel frangente la vita andò avanti e se ne parlò poco o niente.
Qualcuno paragona Covid-19 alla ‘Spagnola’. E’ corretto ?
Assolutamente no, la spagnola era totalmente diversa, non si può fare questo paragone, ci sono modalità differenti, c’era la guerra e colpì soprattutto i giovani, i militari. E’ totalmente imparagonabile con il Covid odierno.
Massimo Iaretti