Sant’Agostino, un africano patrono culturale d’Europa

Viviamo tempi confusi, con disagi economici, guerre in atto, problemi per il futuro … ansie per il presente e un’inedita multiculturalità alle porte.

La sempre meno accettata immigrazione dalla sponda sud del mediterraneo (soprattutto perché mal gestita) è fonte di allarme sociale sempre più evidente (sembra accertato che la cosiddetta Brexit, proprio per questo movimento di popoli abbia avuto successo). L’Europa è quindi di fronte a cambiamenti estremi, mai visti prima …

.. oppure non è così vero?

Duemila anni fa il continente era un autentico colabrodo di genti che da dove ogni dove arrivavano, rimanevano o ripartivano. Gli individui senza nome (ai quali praticamente tutti noi apparteniamo), che dall’alba della storia calpestano il pianeta, sono innumerevoli.

Per inquadrare il tempo del reale, sarà quindi utile appoggiarci ad alcune figure già note secoli/millenni fa, dei quali un paio di nomi sono sulla punta delle dita di tutti.

I primi due – originari da luoghi lontani e storicamente ben individuati – potrebbero essere San Paolo di Tarso (oggi in Turchia) e San Pietro, originalmente pescatore giudeo, detto Simone.

Il primo, più che immigrato nella Roma dei Cesari, ci arrivò come prigioniero: un ebreo denunciato dai soliti ebrei di Palestina che non ammettevano alcuna novità nella loro esegesi religiosa.

Il secondo arrivò invece nell’Urbe quasi “di passaggio” e in tarda età, non per fame o sete ma più che tutto per diventare il primo Papa della storia. Come noto ai più, la città Eterna non si dimostrò molto socievole nei loro confronti. Dopo aver fatto la loro conoscenza, ancora meno socievolmente li giustiziò, pur se separatamente, nel 64 d.C.

Troppo tempo, decisamente troppo tempo è passato da allora e forse un altro continente può venirci in aiuto.

Passiamo perciò dall’Asia all’Africa, la nazione ora Algeria, ma al tempo chiamata Numidia.

Il teologo Agostino, meglio conosciuto come Sant’Agostino potrebbe essere il primo immigrato di rilievo nel nostro continente, quindi un protagonista da accogliere al centro di questa nostra riflessione. La sua figura rappresenta una delle più alte – se non la più nobile – della patristica occidentale (II/VIII secolo). La Patristica è la corrente di pensiero che ‘sistematizza’ le conoscenze dei primi studiosi (sia ad oriente che ad occidente), grazie a un’osmosi fra la tradizione ebraica, la filosofia greca e naturalmente l’ormai trionfante esperienza cristiana. In quei lontani secoli si forma perciò il corpus religioso, morale e anche legislativo, di cosa diventerà la prima Chiesa cattolica.

Agostino nasce a Tagaste nel 354 d.C. da una famiglia agiata, conduce una gioventù spensierata (se non scapestrata) fino attorno ai 30 anni.

Il ragazzo, nonostante le contraddizioni di anni passati nello studio come retore in una grande capitale come Cartagine – metropoli per molti versi ancora pagana, liberale e libertina – presto dimostra un’attitudine verso le filosofia e la riflessione religiosa, approfondite per una prepotente ricerca dell’Assoluto, pur se passando fasi di contraddittorie esperienze, come il periodo del Manicheismo, dottrina zoroastriana che identificava solamente due principi spirituali assoluti, il Bene e il Male (paritetici e in eterno contrasto fra loro). Anche oggi, dare del Manicheo a qualcuno significa evidenziarne la mancanza di mezze tinte nella vita, come vedere/comprendere solo il bianco e il nero della realtà.

Ma andiamo avanti…

Teologia a parte, il ragazzo di Agaste (ora Souk Ahras, 440 chilometri da Algeri) è accreditabile fra i primi africani arrivati nel nostro Paese dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Giunto a Roma con l’amatissima madre Monica (nata cristiana), conduce ulteriori studi che gli danno una certa visibilità culturale e religiosa.

Ancora avvolto dalla filosofia manichea, continua a frequentarla nella Città Eterna. Pur se brevemente apre e conduce una sua scuola di retorica, per poi arrivare a Milano come docente di Retorica presso le scuole Palatine, noto cenacolo e alta scuola per intellettuali.

Lì entra in contatto con il vescovo Ambrogio, ascolta i suoi sermoni, è affascinato dalle sue capacità dialettiche. Lentamente ma inesorabilmente l’alto prelato lo traghetta verso il cristianesimo e infine lo battezzerà nel 387.

Profondo studioso dei testi sacri e legato ad una fascinazione per il neo-platonismo la sua vita lombarda sarà illuminata da testi illuminati, profondi studi, conferenze, contatti con i Grandi dell’epoca (tra l’altro, il giovane africano è tormentato dal problema del male: se Dio esiste ed è onnipotente, perché non riesce ad annientarlo? Problema che ha sempre scollo i polsi ai più grandi pensatori ma che lui affronterà con tesi di altissimo acume che rimarranno imperituri nella storia della Chiesa e dello stesso Occidente).

Dopo alcuni anni in Lombardia, Agostino è rimandato in Numidia, lì nominato sacerdote, diventando poi Vescovo a Ippona

Il Nostro fu autore molto prolifico, notevole per la varietà dei soggetti, come scritti autobiografici, filosofici, apologetici, dogmatici, polemici, morali, esegetici, raccolte di lettere, sermoni e opere in poesia.

Per permetterci di valutare l’opera di ‘Agostino l’africano’ possiamo citare le sue Confessioni (Confessiones) e La città di Dio (De civitate Dei).

Le prime rappresentano in 13 libri la storia della sua maturazione religiosa. Il nocciolo nelle Confessioni è nel concetto che l’uomo, senza l’illuminazione di Dio, è incapace di orientarsi da solo. Grazie ad una dovuta obbedienza, questo riuscirà a trovare l’orientamento nella sua vita.

La città di Dio – in appena 22 libri (!!!) – è la difesa dalle accuse dei pagani verso un Cristianesimo, secondo loro unico responsabile per la caduta di Roma. Nel suo lavoro viene analizzata la storia dividendola in DUE CITTA’: la città terrena, guidata dall’amore per noi stessi e quella spirituale, guidata dall’amore per Dio.

Questa colossale opera, probabilmente distribuita nei monasteri di tutta Europa, non difende solo il Cristianesimo ma porge una dotta riflessione sulla storia, la natura umana e il destino dell’umanità.

Quindi … chi siamo noi e da dove veniamo?

Certamente siamo un coacervo di geni e cellule che si trasmettono di generazione in generazione. Questa cascata neuronale fa sì che ci si possa approssimativamente inquadrare come figli di una continente o di un altro, ma le culture si sottraggono a questa trappola biologica. Il libero pensiero spazia senza limiti, la lucida intelligenza è in grado di inquadrare problemi, risolverli, trovare altre vie.

Non stupiamoci perciò che una delle menti più limpide del cristianesimo medievale EUROPEO sia stato originario della terra dalla quale ora arrivano i ben noti barconi carichi di disgrazie, sofferenze e sogni.

Magari i genitori di un nuovo Einstein sono approdati in Europa solo pochi mesi fa….

Ferruccio Capra Quarelli

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