L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Carla Madeira “Preludio” -Fazi Editore- euro 18,50

Il secondo romanzo della scrittrice brasiliana (nata a Belo Horizonte nel 1964) riprende i temi a lei più cari e mette a fuoco: gli abissi dell’animo umano, i sentimenti che possono diventare tenebra, la violenza fisica, psicologica e sessuale. Al centro della trama, il più ancestrale dei miti, che sconvolge una complicata famiglia disfunzionale.

Il preludio del titolo è l’annuncio della tragedia che seguirà. Vedina è una giovane madre tormentata e sta per compiere qualcosa di inaudito.

Ferma la macchina, costringe il figlio di 5 anni, Augusto, a scendere; poi, sgomma e riparte, abbandonandolo sul marciapiede. Fa poca strada e subito si pente dell’orribile gesto; torna indietro, ma del piccolo non c’è più traccia.

L’azione impulsiva è la disperata vendetta verso il marito Abel per tutta la sofferenza e la violenza che le infligge; per l’amore che le nega e che riversa, invece, esclusivamente sul piccolo Augusto.

Ma per capire meglio occorre partire dalle origini dell’inquietante Abel e dai suoi genitori.

Sono Antunes e Custódia. Lui ha una ferramenta, è alcolizzato (con un esempio familiare di alcolista fuori dagli schemi) e vuole una donna da amare.

Lei sogna di allontanarsi dalla famiglia bigotta che le va stretta, ma ne ha comunque assorbito i dictat.

E’ una fervente cattolica disgustata dal sesso. Mal sopporta questa pratica e la vive come un sacrificio obbligato, giusto-solo ai fini della procreazione.

Non esattamente un connubio perfetto!

Tanto più che appena Custódia partorisce due gemelli, estromette Antunes dal talamo nuziale, impone camere separate e bandisce per sempre i rapporti intimi, instaurando una dittatura “non negoziabile” di assoluta astinenza.

La vendetta di Antunes colpisce duro laddove fa più male, ovvero la religiosità della moglie.

All’anagrafe decide di registrare i pargoli con i nomi dei figli di Adamo ed Eva; nientemeno che Caino e Abele, protagonisti del primo fratricidio il cui sangue ha segnato la storia dell’umanità.

E’ così che si scatena una tempesta di odio e rancore destinata a logorare le vite di tutta la famiglia. Custodia non perdonerà mai più il marito e vivrà logorata dall’ossessione di tenere sempre uniti i gemelli. Li chiama Abel e Abelzinho, e cerca di elidere ogni differenza tra loro, per scongiurare il possibile ripetersi della tragedia.

Ma con l’ingresso nelle aule scolastiche si spezza la simbiosi con cui Custodia aveva cercato di proteggere i gemelli dai loro nomi maledetti, che ora vengono svelati.

Ed è così che inevitabilmente emergono lampanti le loro colossali differenze. Anzi, è più che evidente che Caim e Abel, seppure somaticamente identici, sono caratterialmente agli antipodi.

Caim primeggia in tutto: dallo studio allo sport, è popolare tra gli amici e ambita preda delle ragazze. Insomma, un vincente nato.

Di tutt’altra pasta è plasmato Abel: introverso, imperscrutabile, apatico, indifferente alla sequela di insuccessi scolastici e al vuoto di amicizie in cui si adagia. Per tutti è solo il fratello difettoso di Caim.

C’è una sola persona che gli accende l’anima, la compagna di scuola Veneza, per la quale gli divampa dentro -silenziosa e sconvolgente- una passione morbosa.

Peccato che la giovane, invece, si innamori perdutamente di Caim, al quale si legherà per la vita.

Abel vive il matrimonio del gemello, con la donna dei suoi sogni erotici, come un tormento perpetuo che gli segna l’esistenza.

Quando poi lui ripiega, sposando la migliore amica di Veneza, Vedina, su di lei sfoga tutta la sua violenza, insieme alla rabbia e al profondo malessere di vivere.

Fino a sviluppi inaspettati da non svelare anticipatamente.

 

 

Marina Pierri “Gotico Salentino” -Einaudi- euro 17,50

E’ il primo romanzo di Marina Pierri -giornalista, saggista, esperta di narratologia, direttrice artistica del Festival delle Serie Tv di Milano- che in queste circa 200 pagine intreccia più tematiche.

Un palazzo infestato, atmosfere gotiche e fantasmi, il Salento, un mistero, la cura e l’amore per i genitori anziani, il patriarcato, il femminismo, indagini coadiuvate da aiutanti molto particolati.

Protagonista è Filomena, vive in quel di Milano; ex giornalista in via di trasformazione in scrittrice.

Cambio di programma doloroso quando il padre muore, lei si ritrova in bolletta e con un’eredità che pesa come un macigno: la Dimora Quarta.

E’ un enorme villa, nella Palude del Salento, che appartiene alla famiglia da generazioni.

Filomena lascia Milano alla volta della Puglia, con il progetto di trasformare l’avita magione in un Bed and Breakfast di alta gamma a pochi chilometri dal Mar Ionio.

Pensa in grande: ristrutturare la casa, renderla più funzionale, dotarla di almeno 10 camere da letto.

Ma c’è un problema e non è di quelli da poco. La dimora ha un aspetto parecchio inquietante; è infestata da un fantasma che Filomena stessa aveva visto quando aveva 6 anni e viveva tra quelle mura.

Era la “Malumbra” lo spettro rabbioso di un’oscura monaca; e l’averla incontrata aveva segnato la protagonista.

Anche perché da allora gli abitanti della zona la chiamavano “la striacaite li muerti”, ovvero “la bambina che vede i morti”.

Da allora: i suoi coetanei la evitavano, era emarginata, sempre sola, mentre gli adulti le chiedevano di comunicare con i loro cari trapassati.

Inoltre c’è un mistero che ha avvelenato la famiglia per anni ed ora Filomena cerca di risolverlo con l’aiuto di 2 pseudo detective davvero speciali che arrivano direttamente dalla letteratura gotica…..

 

 

Oliver Pötzsch “Il becchino e la ragazza” -SEM- euro 22,00

Per chi ancora non conoscesse questo autore, Pötzsch è un affermato scrittore tedesco che ha raggiunto il successo con la saga “La figlia del boia”.

Pötzsch stesso discende da una celebre famiglia di boia di Schongau in Baviera e la saga è ispirata alla storia dei suoi antenati.

Ora veniamo al romanzo.

Fine del XIX sec. Vienna -città intrisa di pregiudizi e criminalità- lì vive e lavora Augustin Rothmayer: becchino e studioso, che si ritrova ad aiutare l’ispettore Leo von Herzfeldt e la fotografa del crimine, Julia Wolf, impegnati in indagini complesse.

Il cardiopalma è assicurato fin dall’inizio, con pagine inquietanti, specialmente per chi soffre di tafofobia.

E’ la paura di essere sepolti vivi, non esattamente un’esperienza desiderabile; come potrebbe confermare il Professor Strössner.

L’egittologo viennese di fama mondiale che finisce quasi sepolto vivo in fondo a un pozzo in cui ha appena fatto una scoperta eccezionale; una camera funeraria di cui non si sapeva nulla, contenente un unico sarcofago.

Il libro è un thriller storico che corre su due strade.

Una ha tratti gotici, tendenze al trascendente e vi compaiono: mummie, elisir di lunga vita, esperimenti scientifici, studi sulla vita oltre la morte, cimiteri, tentativi di trafugamenti e vilipendio di cadaveri, impalatori seriali, valzer neri, e via così…

L’altra via, invece, segue le tecniche investigative dell’epoca: le novità per rilevare le impronte digitali, l’uso della macchina fotografica sulla scena del crimine.

Tra i personaggi di spicco: l’ispettore von Herzfeldt, è un ebreo non sempre ben visto dai colleghi.

Il becchino Rothmayer: è anche uno studioso e una figura oscura. Esperto nella preparazione dei cadaveri, delle fasi della decomposizione, delle cause di morte, dotato di un fiuto eccezionale in grado di fiutare ogni minima sfumatura del disfacimento del corpo.

Affascinante poi la figura di Julia Wolf: tostissima fotografa, madre single che cresce faticosamente la sua bambina, e contemporaneamente lavora sulle scene di crimini efferati.

E’ lei che, con nervi d’acciaio, anche di fronte agli scempi più raccapriccianti delle vittime di omicidi, immortala le immagini degli orrori e ogni minimo dettaglio, fornendo così un nuovo fondamentale supporto alle indagini.

Siate pronti a colpi di scena, via uno, sotto un altro….

 

 

Sandra Lawrence “Giardini perduti” -L’ippocampo- euro 19,90

Bellissimo volume, illustrato magicamente dalla talentuosa Lucille Clerc, che ci trasporta direttamente in meravigliosi giardini ormai perduti, ma dei quali è doveroso conservare almeno la memoria.

La Lawrence, con il supporto delle immagini della Clerc, ci guida alla scoperta di 40 paradisi terrestri disseminati a varie latitudini del pianeta. Un po’ il giro del mondo in 80 alberi, in cui viene ricostruita la loro storia; l’epopea d’oro e più gloriosa, seguita dalla decadenza e dal degrado.

Da un capo all’altro del mondo, le immagini e i testi ci riportano agli antichi splendori di giardini magici, autentiche oasi di pace e bellezza, curate, visitate e ammirate.

Poi il desolante abbandono, l’oblio e il degrado che comportano sempre danni incalcolabili e spreco di incommensurabili tesori di bellezza.

Quelli che nei secoli erano stati veri e propri eden e parchi di delizie, sono poi diventati tristemente giungle incolte, disseminate di: archi, grotte, fontane, serre e colonne che conservano parvenze di ricordi antichi ma, ormai, fatiscenti.

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