“Il rischio è la cessazione industriale”, è stato detto. “Il comparto dell’automotive in Italia è arrivato a un drammatico livello di criticità, assistiamo al disimpegno di Stellantis e alle difficoltà della Germania: tutto sembra concorrere alla sua scomparsa. È un settore strategico per il Paese, che ancora oggi rappresenta l’undici per cento del Pil nazionale e che nel solo Piemonte conta circa 56 mila occupati, a cui vanno aggiunti anche i lavoratori dell’intera filiera”.
I rappresentanti sindacali – sono intervenuti Valter Vergnano e Edmondo Lazzi (Fiom Cgil), Gianfranco Verdini e Luigi Paone (Uilm Uil), Rocco Cutrì (Fim Cisl), Tania Basso (Fismic Confsal), Silvia Marchetti (Uglm Ugl), Fabrizio Amante e Marco Massucco (Quadri e capi Fiat), Paolo Parodi (Filctem Cgil), Gabriella Pessione (Felmca Cisl), Alessandro Casellato (Uiltec), Francesco Citraro (Failc Confail Fismic) – hanno spiegato come la situazione italiana s’inserisca in un contesto continentale complicato e come non ci siano garanzie sulle produzioni future, complici le sempre più frequenti delocalizzazioni.
“E anche laddove ci sono annunci, l’avvio delle nuove produzioni è continuamente spostato in avanti, come sull’elettrico. Chiediamo un confronto urgente con il Governo e Stellantis” hanno sollecitato i rappresentanti sindacali.
A preoccupare è soprattutto la situazione dell’ex Fiat, con la produzione nel 2024 in forte calo: l’utilizzo degli ammortizzatori sociali sta crescendo e prosegue la strategia di riduzione del numero di dipendenti attraverso lo strumento degli incentivi all’esodo.
I sindacati chiedono a Stellantis un piano industriale con un pacchetto straordinario di investimenti. Quest’anno, nonostante i 950 milioni di investimenti pubblici nei bonus, c’è il rischio di andare sotto le 300 mila vetture prodotte, malgrado sconti e bonus c’è un calo del venti per cento delle vendite.
Per i sindacati non è pensabile che la transizione energetica si faccia a scapito dei lavoratori, “le transizioni vanno accompagnate da investimenti in innovazione, digitalizzazione, formazione e tutele sociali”.
“La cassa integrazione dimostra ancora una volta la crisi di un settore su cui abbiamo sentito tante chiacchiere, la realtà è che i lavoratori perdono il salario e perdono i posti di lavoro” hanno ribadito.
Dalle sigle sindacali è poi stata manifestata perplessità, soprattutto in riferimento ai dazi, sul recente annuncio di voler attrarre un produttore di auto dalla Cina.
Per delucidazioni sono intervenuti nell’ordine: Monica Canalis (Pd), Alice Ravinale (Avs), Sarah Disabato (M5s), Roberto Ravello (Fdi), Gianna Pentenero (Pd), Alberto Avetta (Pd), Annalisa Beccaria (Fi), Emanuela Verzella (Pd) e Alberto Unia (M5s).