La grande passione per la politica come strumento capace di affrontare e risolvere i problemi della società ha contraddistinto l’esistenza di Guido Bodrato, ricordato oggi in Sala Rossa, a poco più di sei mesi dalla scomparsa, nel corso di un convegno incentrato sulla sua storia politica e culturale organizzato dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin, dall’associazione dei consiglieri Emeriti della Città di Torino e dall’associazione ex parlamentari della Repubblica, con il patrocinio della Città di Torino e il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte.
“Ho avuto modo di conoscere Guido Bodrato nella parte finale della sua lunga attività politica – ha detto il Sindaco Stefano Lo Russo – che ci ha consegnato numerosi insegnamenti sempre attuali. Come l’essere consapevoli che le città sono attraversate dal cambiamento e che il cambiamento genera inevitabilmente conflitto, pensiamo ad esempio alle ondate migratorie. Oggi gli immigrati arrivano dall’Africa, negli anni ’60 arrivavano da Chieri. E la politica è proprio l’arte della gestione del conflitto, non significa cavalcare il conflitto né speculare sulle sue ragioni, ma comporlo. Questo penso possa essere il miglior insegnamento che ci lascia e anche una bussola per quando il dibattito politico assume toni esasperati”
Con il Sindaco sono stati in tanti – le massime istituzioni cittadine, storici, amici e politici che hanno condiviso con lui, nella nostra città e nel Paese, l’impegno per le sorti della democrazia italiana, anche in momenti molto difficili – a partecipare a un appuntamento che ha voluto unire nel suo ricordo una riflessione sulla politica italiana del secondo dopoguerra, di cui Guido Bodrato è stato protagonista dai banchi del consiglio comunale della nostra Città e poi da dirigente nazionale della Dc e del Partito popolare, come parlamentare, come uomo di governo e, infine, come interprete fedele della sfida per un’Europa unita, durante il suo mandato di parlamentare a Strasburgo e di capo delegazione del Partito popolare europeo.
“La politica è una passione che non invecchia mai“, aveva risposto un paio di anni fa a chi si stupiva di lui, allora ottantottenne, ancora così attivo su Twitter e che nell’anniversario della Festa della Repubblica, il 2 giugno dello scorso anno, solo pochi giorni prima della morte, lo aveva spinto a pubblicare un articolo dove sottolineava come con il declino delle ideologie rischiassero di tramontare le idee su cui sono fondate le diverse forze politiche, ed anche i valori sanciti dalla Costituzione repubblicana.
“In questo contesto – scriveva – la tendenza a ridurre la democrazia alla ricerca di un “capo” cui affidare tutto il potere, ha infine riguardato il ruolo del Parlamento e la sua centralità; così la democrazia decidente è diventata il terreno su cui è cresciuta l’antipolitica. Su questo terreno affondano anche le radici di movimenti populisti che finiranno per minacciare la stessa democrazia rappresentativa, alimentando una pericolosa deriva autoritaria”.
Nato a Monteu Roero, in provincia di Cuneo, il 27 marzo 1933, più volte ministro e anche direttore del ‘Popolo’ dal 1955 al 1959, per Bodrato – al quale gli avversari hanno sempre riconosciuto un interesse genuino, tutto politico, a conoscere punti di vista diversi, a comprenderli, a entrare in relazione – “l’anima della democrazia è il dialogo, il rispetto dell’avversario, il pluralismo“. Un costruttore di ponti e soluzioni concrete che spiegava che “la democrazia richiede uno spirito di servizio che faccia prevalere il bene comune sull’interesse personale e di parte” e un difensore delle istituzioni democratiche, di cui oggi si sente la mancanza.
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