L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Yasmina Reza “Serge” -Adelphi- euro 19,00

Tra gli ingredienti principali di questo romanzo, della scrittrice e drammaturga francese, ci sono: una famiglia ebrea, i legami forti ma anche le nevrosi, il senso della morte, la tragedia immane di portata storica e le piccolezze dell’animo umano.
Yasmina Reza, nata a Parigi nel 1959 da un ingegnere iraniano e una violinista ungherese di origine ebraica, racconta una sorta di resa dei conti della famiglia Popper, ebrei viennesi della classe media. In particolare di tre fratelli che devono affrontare un lutto.
Il romanzo inizia con la morte della loro madre, classica matriarca, stroncata da un cancro (alla quale non dispiaceva Putin) e che lascia perplessi i figli di fronte alla sua volontà di essere cremata…. «Da quando è morta tutto è andato a rotoli».
Sono tre fratelli borghesi, due maschi e una femmina. Il primogenito Serge è quello che non si capisce bene cosa faccia nella vita, uomo dalle attività nebulose, seduttore seriale.
Nana è stata la cocca della madre, ma ha fatto una scelta invisa alla famiglia, sposando un uomo di classe sociale inferiore, di origine operaia.
A raccontare la storia è il figlio di mezzo, Jean, che proietta una sguardo acuto sulle dinamiche familiari.

La scrittrice ambienta la parte centrale del libro nientemeno che ad Auschwitz, dove i tre si recano per rendere omaggio ai loro familiari sterminati. E qui si compie la magia di Yasmina Reza che, sullo sfondo di un’ambientazione drammatica come quella del campo di concentramento -con il suo carico di sofferenza, orrore e morte- mette in scena gli anfratti degli animi e dei pensieri dei protagonisti.
Visitando il lager, tra camere a gas e forni crematori, emergono i pensieri più nascosti dei tre fratelli: fragilità, meschinerie, difetti, egoismi, incomprensioni e molto altro ancora.
Sono le pagine più affascinanti in cui balza agli occhi del lettore il contrasto tra qualcosa di sacro e le minutaglie dell’anima umana.

 

Diane Johnson “Lorna Mott torna a casa” -Atlantide- euro 18,50
Diane Johnson non è certo una scrittrice qualunque.
E’ nata nel 1934 in Illinois, ha 87 anni, una ventina di libri pubblicati (racconti e romanzi, tra i quali la trilogia parigina “Le divorce”, “Le mariage” e “L’affaire” in cui racconta le disavventure sentimentali di americani espatriati in Francia), è stata finalista al Pulitzer e due volte al National Book Award, coautrice della sceneggiatura del film “Shining” con Stanley Kubrick.
Eppure in Italia è stato dato alle stampe solo “Itinerari stupefacenti” nel 1993.
“Lorna Mott torna a casa” è la sua ultima fatica letteraria (13 anni dopo il precedente “Lulù in Marrakech”), e un plauso va alla casa editrice indipendente “Atlantide” che l’ha tradotta e pubblicata nel nostro paese.
L’inizio è folgorante e simbolico. Si apre con il crollo delle tombe di un cimitero francese, causato da un violento nubifragio che ha strappato corpi e scheletri dal loro riposo eterno, mischiando i resti dei cadaveri ed esponendoli alla vista dei parenti inorriditi.
E’ con questa straziante visione che la protagonista Lorna – americana 60enne, minuta e sempre con i nervi allo scoperto- abbandona il paese provenzale di Pont-les-Puits, dove ha vissuto per 20 anni con il secondo marito francese Armand –Loup- Dumas.

Si intuisce subito che le frane sono due. Quella che ha dato il giro alle bare; e c’è da notare che solo le lapidi più antiche hanno resistito al disastro, come dire che l’aristocrazia in un certo senso ha avuto la meglio sulla morte.
In parallelo avviene il crollo del matrimonio di Lorna che si è stufata dei tradimenti del marito, ex curatore museale e tombeur de femmes conclamato. Così ha deciso di riprendere la sua professione di storica dell’arte e torna, almeno per un po’ e per chiarirsi le idee, a San Francisco, in America.
E’ lì che vivono i 3 figli avuti dal primo matrimonio; ormai sono adulti, ma con le vite parecchio incasinate.

L’America che accoglie Lorna non è la stessa che aveva lasciato 20 anni prima. I prezzi delle case sono alle stelle e lei deve cavarsela con pochi soldi e una nuova vita da ricostruire –pensa di tornare a fare conferenze in giro per il paese- e la strada è tutta in salita.
Il suo primo marito, Ran, è un dermatologo che ha sposato in seconde nozze Amy, donna dal tocco di re Mida e svariati milioni guadagnati nella Silicon Valley. Hanno messo al mondo una figlia, ora 15enne, che creerà non pochi grattacapi.

Poi ci sono i 3 figli di Lorna e Ran, dei quali il padre si è occupato poco- nulla.
Curt è il più grande, reduce da un lungo coma in seguito a un incidente in bici. Una volta riaperti gli occhi ha pensato bene di andarsene in Tailandia, lasciando nei guai la moglie e i loro gemelli, alle prese con debiti, mutui e nessuna entrata.
Poi c’è Peggy, una divorziata che si è lasciata andare un po’ alla deriva, e per pagare gli studi della figlia vende su Internet oggetti di artigianato.
Infine il più piccolo è Hans, hippie che si ritrova a vivere in un quartiere squallido con la moglie che aspetta un figlio.

Questo è quello che Lorna dovrà affrontare; lo farà tra alti e bassi, incontri, speranze e delusioni, e tanto altro che la Johnson distilla in pagine memorabili.

 

Sally Rooney “Dove sei, mondo bello” -Einaudi- euro 20,00

E’ un’umanità parecchio incerta e in bilico -sospesa sul sottile e pericoloso filo dei bilanci e del tempo che corre veloce- quella narrata dalla scrittrice irlandese Sally Rooney.
Alice ha 29 anni, è una scrittrice di un certo successo, reduce da un brutto esaurimento nervoso ed ha affittato un’antica canonica a 3 ore da Dublino. Lì incontra Felix, un magazziniere conosciuto su Tinder, e il loro primo meeting sembra un buco nell’acqua.
D’altro canto c’è Eileen (amica di Alice) che lavora come redattrice sottopagata in una rivista letteraria a Dublino. Lei cerca conforto nell’amico di infanzia Simon, che di mestiere fa il consulente politico ed ama frequentare donne giovani.
Tra le due donne si avvia un continuo e fitto scambio di email grondanti le loro riflessioni sulla vita, l’amore, l’amicizia, la carriera …..e molto altro.

All’inizio sono 4 individui alla ricerca di se stessi e in crisi di identità; poi si formano le coppie, una si muove in un minuscolo paesino irlandese sulla costa atlantica, l’altra tra le strade di Dublino.
Le loro storie procedono in parallelo, e vengono a galla quesiti di notevole portata che riguardano i massimi sistemi della vita.
Attanagliati da domande del tipo: chi sono diventati, cosa hanno costruito, dove stanno andando, quanto sono soddisfatti del loro presente, come pensano di programmare il futuro, i legami che hanno costruito che valore hanno, e così via….

I 4 procedono per tentativi. Passi piccoli e titubanti, ma anche qualche falcata; tra sesso, sentimenti, confini dell’amicizia, domande esistenziali varie e assortite con le quali cercano di mettere a fuoco le loro vite, soprattutto in rapporto agli altri.
Sebbene siano ancora giovani, hanno la sensazione che la gioventù sia ormai passata, arroccata intorno ai 20 anni che furono; ed ecco il senso del tempo che sfuma velocemente con le sue sfide, la percezione che il meglio sia ormai alle spalle. Nostalgia della giovinezza, incertezza del futuro: quanto ancora resta, cosa è andato irrimediabilmente perso ……

Nelle confidenze tra le due donne balza agli occhi quanto le loro esistenze presentino caratteristiche opposte. Alice ha una pagina su Wikipedia; in rete è conosciuta, popolare ed oggetto di commenti e discussioni. E’ sovraesposta mediaticamente e la cosa non le piace, anche perché quella che emerge è una realtà apparente e fasulla.
Eileen invece ha il problema opposto; su di lei online c’è solo il profilo Linkedin, oppure il necrologio di qualche omonima. E la cosa la rattrista perché le sembra di vivere un’esistenza sfumata e anonima, quasi un non esistere. Tutti dettagli su cui meditare….

 

Giorgio Montefoschi “Dell’anima non mi importa” -La nave di Teseo- euro 19,00
I protagonisti, Enrico e Carla Rubbiani, sono una coppia ormai collaudata, con tanto di figlia 20enne, ed appartengono alla buona borghesia romana. Il loro è un tran tran diviso tra le vacanze a Fregene e Circeo, frequentazioni di amici, cene, pranzi ……
Si potrebbe anche definire la sonnolenta banalità del quotidiano, sulla quale due adulti hanno impostato la loro vita nell’altolocato quartiere Parioli, dove vivono in una villa immersa nella tranquillità appartata ed elegante scandita da ritmi precisi.
Carla è una quarantenne che si divide tra casa, partite di tennis e soliti riti borghesi.
Enrico è un affermato avvocato penalista e il loro matrimonio sembra di quelli riusciti. Consolidato tra dialoghi brevi sull’andamento della giornata, cose buone e semplici, libri, cinema, ottima musica, gli studi della figlia, pochi e selezionati amici, dove trascorrere le vacanze.
Ma dietro questa rassicurante cortina, che sembra poggiare su granitiche certezze, si annidano la noia e il desiderio di un cambiamento che si chiama tradimento.
Enrico perde la testa per un’esuberante collega, Simona, che si divide tra Milano e la capitale; a lui sembra una travolgente ventata di nuovo e vita emozionante. La passione però fa danni e lui finisce per lasciare il tetto coniugale e sistemarsi in un minuscolo appartamento a Trastevere.
Non anticipo altro, se non che in questo romanzo si parla di ricerca di appagamento, incomprensioni, pericolosi abbagli, disillusioni e bilanci. Sullo sfondo c’è sempre, come negli altri romanzi di Montefoschi, una Roma vissuta nei minimi anfratti e dettagli, tanto vivida da sembrare familiare anche a chi la conosce poco.

 

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