Lo sport ha tante facce. Una di queste è la solidarietà. Ed è questa ad aver spinto il circolo remieri degli “Amici del Fiume” ad organizzare, insieme ad associazioni del volontariato sociale e con il coordinamento della Città di Torino, un viaggio che ha portato 13 giovani atleti canoisti dalle zone di guerra dell’Ucraina a Torino. Promotore del progetto il canoista ucraino Jurij Čeban, oro olimpico a Londra 2010, che si è fin da subito attivato con la federazione internazionale di canoa per trovare una sistemazione sicura per i giovani sportivi del suo paese.
Un viaggio che – come ha spiegato l’assessore alla Protezione civile della Città di Torino, questo pomeriggio, nel corso di un incontro organizzato al Salone del Libro, nello spazio Casa della Pace – ha reso concreto un lavoro di squadra che ha coinvolto Città e tante realtà del territorio e che ha permesso di creare una rete di solidarietà allo scopo di rispondere alla grande emergenza umanitaria provocata dalla guerra in Ucraina.
E il fiume cosa c’entra e cosa rappresenta in questa storia? Nel corso della storia i fiumi sono stati strade di relazione, spostamento e scambio di beni e di cultura tra i popoli. In questo caso il corso d’acqua è diventato un corridoio di solidarietà, e proprio sul Po questi giovani che sono stati costretti dalla guerra a lasciare il proprio Paese – oggi presenti in sala insieme alla loro allenatrice – hanno recuperato un pizzico di quella normalità che hanno lasciato nella loro terra e avranno la possibilità di continuare a crescere, aspettando la pace per poter tornare presto a casa.
L’incontro è stato arricchito dalle testimonianze delle diverse realtà coinvolte in questa rete di accoglienza e solidarietà, attivata con grande rapidità fin dalla prima missione partita da Torino verso la cittadina polacca di Przemysl, al confine con l’Ucraina, il 29 marzo scorso. Dalla Protezione Civile comunale, che si è prodigata nelle attività di prima accoglienza dei profughi arrivati a Torino con il supporto della Croce Rossa; dal Sermig e dal Banco Farmaceutico, che hanno coordinato la raccolta di farmaci e di aiuti umanitari che sono stati portati al confine polacco; dalla cooperativa Pausa Caffè, motore dell’iniziativa grazie al progetto “Mir Now” insieme alla Fondazione Padeia, che sta fornendo assistenza ai bambini con “bisogni speciali” arrivati a Torino con le loro mamme; dalle organizzazioni che hanno offerto alloggio e ospitalità ai profughi, la Diaconia Valdese e la comunità salesiana di Valdocco, dove hanno trovato alloggio i giovani atleti.
Tutte le informazioni sulla rete di solidarietà attivata dalla Città di Torino per l’Ucraina sono disponibili sul sito www.comune.torino.it/emergenzaucraina/.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE