Dopo l’Amleto prosegue la riscrittura dei classici da parte di uno degli artisti italiani più irriverenti
L’eterno mito di Don Giovanni rivive fino al 22 marzo prossimo sul palcoscenico del teatro Carignano, nella pièce dal titolo Don Giovanni. Vivere è un abuso, mai un diritto, una riscrittura di Filippo Timi, che ne è anche l’interprete, con già all’attivo la rielaborazione del mito amletico. Il testo classico diventa irriverente e con una forte carica di humour nero, che lo rendono adatto a un pubblico adulto. Nella pièce aleggia un presagio di morte, tanto che il Don Giovanni di Timi sa di dover morire, conosce la sua fine e deve semplicemente rincorrerla.
I costumi sono di Fabio Zambernardi e le luci, di forte spettacolarità, sono disegnate da Gigi Saccomandi. La produzione è del Teatro Franco Parenti. Su una scena scintillante come un palcoscenico glam-rock, illuminata da un candido pavimento di piastrelle a led, giace un uomo addormentato su un letto a forma di croce, ubriaco e sfatto per i bagordi della notte passata. Fa fatica ad alzarsi, anche se il fedele servo gli intima di scappare, per evitare la collera dei mariti appena cornificati. Ma lui, bizzoso e fatalista, oppone resistenza e afferma: “Non posso scappare senza la musica giusta!”.
Non è Molière, né Mozart; è il Don Giovanni secondo Filippo Timi. Dopo l’Amleto, il più irriverente fra gli artisti del teatro italiano stravolge questa volta il mito del grande seduttore con il suo humour nero e il suo gusto beffardo per l’eccesso, la stravaganza e il kitsch. Don Giovanni è il prototipo di un’umanità volubile, che ha fame di potere, ama la mistificazione e l’autoinganno, proprio perché sa che è condannata a estinguersi e che non potrà esimersi dal suo appuntamento con la morte. «Don Giovanni conosce la sua fine, è solo questione di rincorsa. – scrive Timi – Egli sa che la vita è una farsa che si trasforma in tragedia. Vivo è solo ciò che muore, e solo amando si rischia davvero di toccare le vette gelide dell’estrema solitudine. Solo tradendo si raggiunge l’amore assoluto. Un desiderio morto non è più un desiderio. […] Non l’ha scelto lui di nascere Mito, gli è capitato, e lui non si sottrae dall’essere se stesso».
Mara Martellotta
Teatro Carignano
19 marzo ore 19.30
20-21 marzo ore 20.45
22 marzo ore 15.30
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