“Non c’è due senza te”: tutto il cast era all’anteprima nazionale presentata proprio a Torino in collaborazione con Film Commission
Abbiamo incontrato il regista cinematografico Massimo Cappelli, in uscita nelle sale con la commedia “Non c’è due senza te” . Belen Rodriguez, e tutto il cast erano presenti all’anteprima nazionale presentata proprio a Torino in collaborazione con Film Commission.
Com’è stato lavorare con un cast affollato di nomi tra i più noti, almeno per la commedia , in Italia?
È’ stato molto divertente e decisamente stimolante avere a disposizione attori così duttili e capaci e l’esperienza è’ stata proprio nel trovare soluzioni nuove rispetto alla battuta scritta in origine perché ascoltata con il timbro di voce e dall’interpretazione dell’attore ha dato vita ad inaspettate soluzioni che in corso d’opera hanno apportato un arricchimento alla narrazione delle vicende. È’ stato un piacere vedere un’evoluzione di ciò che si era ideato grazie al grande talento di tutti i protagonisti.
C’è un messaggio in particolare che vuol far arrivare attraverso il racconto di questa storia? E cosa risponde a chi ha scritto che la sceneggiatura del film è’ una farsa recitata costantemente sopra le righe?
Non ci sono messaggi ,ho voluto semplicemente trattare un tema attuale e porlo all’attenzione di un pubblico molto vasto,richiamando un aspetto sul quale poter ragionare.
Per quanto riguarda lo stereotipo è assurdo pensare che ci sia un modo unico di essere gay, ci sono persone con indole differenti, ognuno ha il suo modo di esprimersi e di atteggiarsi, che si tratti di una persona gay o meno. Esistono modi di manifestare e rappresentare l’essere gay molto differenti, ne è’ un esempio la comparazione tra il film Il Vizietto e le rappresentazioni di Ettore Scola: modi diversi di raccontare. Al grande pubblico poi, è stata riproposta una coppia già collaudata, quella formata da Fabio Troiano e Dino Abbrescia in Cado dalle Nubi ricordata sempre con affetto. Il racconto di questa storia ha strappato tante risate e suscitato anche pathos, gli spettatori sono compenetrati nella vicenda di Alfonso e la sua sofferenza per la perdita della persona amata e’ stata compresa e condivisa.
Lei è reduce da un’esperienza lavorativa tra Torino e le Langhe. Pensa che la città sabauda per i suoi scorci e la sua architettura possa essere promossa a set cinematografico?
Assolutamente, non sono certo il primo a scoprirlo e girare un film in questa splendida città, grazie anche al lavoro di Film Commission è’ stata molto utilizzata come set. La magia è’ del cinema, ma la città rimane Torino. Il mio unico rimpianto è’ quello di aver proposto pochi paesaggi del territorio delle Langhe, una terra bellissima , affascinante, in cui tornerò sicuramente a lavorare.
Clelia Ventimiglia
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