Viano e quella sua idea di laicità

Di Pier Franco Quaglieni
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Carlo Augusto Viano meritava molto più delle poche righe che gli ha dedicato “ La Stampa” nel momento della sua scomparsa
Insieme al “fratello gemello “ Pietro Rossi rappresentava il meglio dell’Università’ torinese dopo il pensionamento di Nicola Abbagnano (di cui fu allievo non pedissequo) e dopo la morte immatura di Pietro Chiodi,il genio filosofico che non poté esprimere il meglio di se’. Vattimo ,solo apparentemente, con il suo” pensiero debole” e successivamente con il suo vetero marxismo , ha rappresentato un elemento sicuramente importante che si è però rivelato una meteora passeggera . Più importante di lui fu sicuramente il suo maestro Luigi Pareyson.
Solo Maurizio Ferraris rappresenta oggi il maestro insuperato ,di fama davvero internazionale, che da ‘ prestigio all’Univesita’ di Torino in Italia e all’estero,oscurando totalmente la figura di Vattimo. Tra chi scrive e Viano c’ è stata una lunga collaborazione e una lunga amicizia che subì un ‘improvvisa e definitiva interruzione. Viano aveva colto ,da Vico in poi, la fine di ogni originalità della filosofia italiana, ormai a rimorchio delle filosofie straniere . Lo ricordo in una splendida lezione nei primi Anni Ottanta al Centro “Pannunzio” dove nacque il nostro rapporto.
Pur allievo di Abbagnano, aveva visto i limiti dell’ Esistenzialismo positivo del grande Divulgatore della storia della filosofia che ebbe in Giovanni Fornero il suo prosecutore . Egli era molto interessato ai temi della laicità ,ma quando finì per confondere il più arcigno laicismo con la laicità le nostre strade si allontanarono irreparabilmente . Viano era ateo e contrario ad ogni fede religiosa che vedeva come il frutto di superstizioni che la ragione doveva rifiutare con assoluta fermezza . Su di lui finivano di pesare pregiudizi antireligiosi molto forti che gli impedivano di cogliere appieno il tema della laicità così come Bobbio ( di cui pure fu allievo ) lo aveva impostato.
Io stesso ho teorizzato per tanti anni la laicità liberale intesa come rispetto di tutte le idee e di tutte le fedi e ho considerato laico il credente Manzoni e il credente Jemolo.Anche Marco Pannella considerava laici i credenti e i non credenti. Viano tendeva ad irridere queste posizioni che considerava di fatto filoclericali,forse dimenticando il magistero del Croce del “Perché non possiamo non dirci cristiani “. Con lui intavolai tante discussioni che non si rivelarono proficue .La sua adesione al gruppuscolo giacobino di “Libertà e giustizia “ ,tanto caro al quotidiano “Repubblica “,ruppe il nostro rapporto . Eppure egli non è solo un maestro dell’ Università di Torino,ma anche una delle figure più importanti della filosofia italiana della seconda metà del secolo scorso.
Certo un minore,ma un minore non privo di originalità che merita attenzione almeno come Giulio Gioriello e come Gennaro Sasso. A Torino la figura più interessante,a mio parere, resta quella dell’eretico Costanzo Preve che inutilmente cercai di mettere in contatto con lui. Preve era un professore di liceo che non ebbe mai la cattedra universitaria che gli sarebbe spettata per i suoi libri . Il suo pensiero resta il più originale e presto o tardi gli verrà riconosciuto questo merito. Comunque anche Viano ha contribuito agli studi filosofici e quelli relativi alla bioetica.
La sua morte a novant’anni mi rattrista profondamente perché la sua fervida intelligenza e la sua indipendenza di giudizio restano degli esempi importanti. Fu uno studioso  che non si lasciò invischiare nelle spire del marxismo come buona parte della filosofia italiana della seconda parte del ‘900. Il comune amico Nicola Matteucci mi parlava molto bene di lui e della sua opera,pur essendo  Matteucci un liberale duro e puro che non però non si lasciava condizionare nei suoi giudizi da valutazioni politiche contingenti.
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