Storia di un’antica tradizione attraverso l’Europa passando per Torino sino ai giorni nostri
È interessante fare un breve viaggio nella storia delle uova di Pasqua e capire l’origine di questa tradizione diventata parte integrante e imprescindibile del periodo pasquale nel nostro Paese e come per tutte le tradizioni si deve risalire a tempi remoti.
Va detto che l’uovo per la perfezione della sua forma, per i suoi elementi simbolici, per i suoi significati emozionali, quasi un piccolo scrigno di sacralità, venne considerato già ai tempi degli antichi persiani così come nella civiltà ellenica e come nell’Egitto faraonico quale simbolo di vita, di rinascita e di fertilità e lo si donava come gesto augurale per l’arrivo della primavera e per auspicare ricchi raccolti. Nell’ambito del cristianesimo venne assunto per simboleggiare la resurrezione di Gesù Cristo e quindi fu associato alla Pasqua quale introduzione al grande mistero della vita eterna che è in sé dono perfetto. Nel mondo germanico medievale era usanza regalare uova sode avvolte in foglie e fiori che le tingeva di mille delicate sfumature ed iniziò così la consuetudine di offrire uova decorate ed abbellite da fantasiose colorazioni. Già gli antichi romani seppellivano un uovo sodo tinto di rosso nei campi quale augurio di fertilità alla terra. Ma quando compare l’uovo di cioccolato è lecito chiedersi e chi pensò di inserire al suo interno la famosa sorpresa. Come per ogni invenzione in molti si contendono il primato ma è d’obbligo risalire addirittura a Luigi XIV, il famoso Re Sole, che ci riporta inevitabilmente a Versailles, alla sua settecentesca grandeur tanto da fargli dire ” lo Stato sono io !” Fu lui a commissionare al suo cuoco pasticcere David Chaillou uova di cioccolato da regalare alla sua corte nel periodo pasquale mentre la sorpresa al loro interno fu invenzione del famoso Peter Carl Fabergè che, alla corte dello Zar Alessandro III, siamo negli ultimi decenni dell’Ottocento, costruì un grande uovo di cioccolato con sorpresa e se ne può ben immaginare la sontuosità, certamente un gioiello preziosissimo, che lo Zar regalò alla Zarina Marija Fedorovna ed iniziò così questa piacevole tradizione. Il ben noto Fabergè fu il grande gioielliere ed orafo di origine francese ma nato a San Pietroburgo, della corte russa che divenne famoso per le sue stupende uova d’oro e pietre preziose da collezione, prodotti di alta gioielleria con fatture a tema e tutte differenti fra di loro che le case reali, dive, attori ed appassionati di oggetti preziosi iniziarono a collezionare. E non poteva certo mancare Torino a contendersi il primato delle uova di Pasqua. Nel 1725 una certa vedova Giambone, con bottega nella settecentesca Contrada Nuova che divenne in seguito via Roma, iniziò a riempire i gusci vuoti delle uova di gallina con cioccolato fuso, idea la sua che incontrò subito il favore dei torinesi. Ma è negli anni Venti del mitico Novecento che si affermò la produzione torinese di uova pasquali con sorpresa.
Grazie ad un brevetto di Casa Sartorio, si poté modellare il cioccolato mediante la creazione di una macchina con stampi a cerniera di gusci vuoti che attraverso un processo di raffreddamento e di uniformità di distribuzione della pasta riuscì a dar vita all’uovo di Pasqua nella sua ben nota forma attuale ed iniziarne quindi la produzione torinese con le prime sorprese al loro interno che erano inizialmente animaletti di zucchero colorato o piccoli dolci. L’uovo pasquale ebbe immediatamente grande fortuna ed un numeroso seguito di golosi estimatori mentre Torino si arricchiva nel tempo di maestri artigiani cioccolatieri grazie ai quali oggi il Piemonte gode di una lunga ed importante tradizione dell’arte dolciaria. L’abilità nella decorazione delle uova pasquali deve molto ad un grande artigiano siciliano di nascita ma torinese di adozione, Guido Bellissima, che iniziò l’arte della glassatura e della decorazione a mano delle uova, un pioniere nato nei primi decenni del Novecento, un talentuoso artista che fu il caposcuola per molti suoi allievi. Memorabili le sue grandi uova con scene di monumenti, palazzi storici, ambientazioni e quadretti di vita cittadina, vedute e paesaggi piemontesi e quanto la sua fantasia e la sua maestria gli suggerivano, il tutto in dolcissima miniatura. Si può ben immaginare quanto fosse difficile metter mano a smontare tanta arte per farne deliziosi bocconi ma tant’è, anche l’uovo di Pasqua ha la sua vita e deve essere consumato in allegra compagnia. Torino ed il Piemonte vantano oggi un numero cospicuo di Maestri cioccolatieri che continuano a stupire ed ingolosire con le loro stupende creazioni pasquali.
Va quindi sottolineato che l’uovo, prezioso simbolo millenario di vita e di rinascita, perfetto in ogni sua parte ha accompagnato da sempre l’essere umano ed anche questa tradizione popolare pasquale lo ha preso a prestito riflettendone la sua natura perfetta, quasi onirica, certamente antica come il mondo, in questo caso nella sua accezione di regalo che ne racchiude a sua volta un altro così come è nella sua primordiale natura: essere dono. Patrizia Foresto
Nelle immagini: due foto delle uova di Pasqua del Caffè Torino, le creazioni del mastro del Gusto Franco Ugetti di Bardonecchia e le uova del museo Faberge’
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