RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Salomé Esper “La seconda venuta di Hilda Bustamante” – SUR- euro 17,50
E’ strepitoso l’esordio della 41enne argentina Salomé Esper che in questo breve romanzo: afferra il mastodontico tema della morte, lo affronta con tocco magico, lo alleggerisce dal dolore e finisce per esorcizzarlo con ironia e tenerezza. Lancia il messaggio che ogni attimo sia prezioso e che, nell’imperscrutabile ciclo di vita e morte, anche gli oggetti trattengano l’energia di chi non c’è più.
L’inizio è di quelli da brivido. Un anno dopo la sua morte, la 79enne Hilda Bustamante si risveglia: al buio, con la bocca invasa dal metallico sapore di terriccio e vermi, rinchiusa in una bara, sotto palate di terra. L’unica cosa che sa è che deve uscire; a fatica tira fuori prima un pugno, poi un braccio e, con disperate manovre, riesce a riemergere dal sepolcro.
Mentre lascia il camposanto e si avvia verso il suo paese, si verificano una serie di fenomeni tipo poltergeist, di quelli paranormali e inspiegabili: strade invase da cavallette, campane impazzite e vetri che esplodono. Insomma, una mattina qualunque Hilda risorge e il panico dilaga in città.
Lei si presenta alla porta di casa, dove ancora la stanno piangendo inconsolabili il marito Alvaro, la nipotina adottiva Amelia (che però la chiamava mamma) e il gruppo delle Devote del Sacro Cuore (Carmen, Clara e Susan, ovvero le amiche della chiesa).
Che reazioni si possono avere di fronte a una donna anziana che torna dal regno dei morti?
Turbamenti profondissimi e contrastanti saranno quelli che travolgeranno i vari personaggi.
Il marito Alvaro non si allontanerà più neanche di un millimetro dall’adorata moglie, nel timore di perderla nuovamente. Mentre la piccola Amelia, condividendo la stessa paura, si rifiuterà di dormire. Poi gli atteggiamenti diversi delle amiche… che scoprirete leggendo.
Tra i vari quesiti di fondo: sarebbe meglio sbandierare ai quattro venti il miracoloso ritorno di Hilda, oppure mantenere il segreto?
E ci sarà anche chi vorrà vedere nella sua resurrezione quella di Gesù.
Vi anticipo solo che l’ironia è sparsa in ogni pagina e il terrore della morte viene un po’ allontanato. Preparatevi anche ad un finale decisamente a sorpresa, poi portatevi nel cuore questo bellissimo romanzo, in attesa del prossimo della Esper che ha subito rivelato una creatività incantevole
Stefania Colombo “Jeanne Hébuterne. La luce di Modigliani” -Morellini- euro 20,00
Nel parigino Cimetière du Père-Lachaise, Amedeo Modigliani e Jeanne Hèbuterne sono sepolti insieme e sostare davanti al loro sepolcro è un’emozione intensa. Pensi che sia l’epilogo -almeno un briciolo consolatorio- che consegna all’eternità una delle storie d’amore più travolgenti della storia umana e dell’arte.
La 46enne autrice (regista e attrice) Stefania Colombo prova a immedesimarsi nella disperazione di Jeanne che, alla morte di Modì, decide di seguirlo (con la creatura che porta in grembo), perché senza di lui la vita sarebbe impossibile.
La storia di Jeanne Hèbuterne è legata a quella dello scultore-pittore -dotato di immenso talento- Amedeo Modigliani, nato a Livorno nel 1884; ebreo sefardita, minato dalla tubercolosi.
A inizi Novecento lo troviamo a Parigi, culla delle avanguardie artistiche. Città, all’epoca, calamita di pittori, scultori, scrittori e artisti che vivono in mansarde gelate, attanagliati dai morsi della fame; ma nei caffè e negli atelier lungo la Senna scatenano creatività, idee e grandi ambizioni.
Jeanne nasce nel 1898, a Meaux, in una famiglia benestante della borghesia cattolica francese, parecchio conservatrice. La giovane rivela presto predisposizioni artistiche; riesce a superare l’opposizione dei genitori e si iscrive ai corsi di Belle Arti di Parigi.
In quelle aule, nell’inverno 1916, Jeanne incontra Amedeo; la sua vita entra in un dirompente amore…e nel mito.
Lei ha 18 anni, è timida e riservata.
Lui è un uomo che piace molto alle donne e ricambia, tossisce e sputa sangue, beve a dismisura e non disdegna le droghe. Ha un bagaglio di sofferenza e povertà; soprattutto, è tormentato e disilluso.
In un secondo, tra i due la passione è travolgente, condividono pensieri, emozioni, arte….
Jeanne -eterea, esile, capelli rosso fiammante, pelle eburnea- diventa la musa per eccellenza di Modì. Lei ammira e comprende perfettamente l’incanto e il senso delle tele del suo uomo. Figure allungate, volti malinconici, occhi vuoti ma pieni di significato, che paiono contenere e incarnare tutto il dolore e la bellezza del mondo. L’arte di lui… è nell’anima di lei.
La giovane non si volta più indietro. Gli Hébuterne la ripudiano e la buona società pure. La coppia fa vita bohémien in un minuscolo appartamento-atelier pieno di spifferi e miseria, ma è il loro nido… dove si amano e dipingono.
Anche Jeanne disegna centinaia di nudi femminili, immagini di Amedeo, acquerelli, autoritratti e crea gioielli. Nel 1918 è incinta; Modì non è di grande aiuto, lei a stento dà alla luce la piccola Jeanne della quale non riesce ad occuparsi e viene messa a balia.
La loro situazione peggiora tra miseria e salute precaria di entrambi; per lei è sempre più difficile tenere insieme tutti i pezzi. Lui la dipinge e le dice «Sei il mio sogno. Jeanne, e io sono il tuo incubo».
Nel 1919 un’altra gravidanza, ma il fisico di Jeanne è consumato, mentre la tubercolosi di Amedeo è in fase terminale. Tanto che, ricoverato d’urgenza in ospedale, muore il 24 gennaio 1920.
Ed è la fine di tutto.
Quando il gelido padre -che non l’ha perdonata e non le rivolge la parola- l’accompagna a vederlo, lei riflette sui famosi occhi dipinti da Modì; non vuoti, piuttosto, liberi e riempiti dai ricordi di chi guarda.
Ma ora nell’ospedale de la Charité, davanti alle pupille svuotate di vita del suo Amedeo, Jeanne capisce che quelle di un morto non si possono riempire di ricordi, perché non resta nulla.
La volontà di vivere l’ha abbandonata, lei è come stordita da tanto strazio e le manca l’aria. La loro meravigliosa storia d’amore è durata 3 anni.
Quella notte, il 25 gennaio, nella stanza da ragazza, a casa del padre, l’amato fratello cerca di consolarla…inutilmente.
Mentre lui si appisola, Jeanne, all’ottavo mese di gravidanza, sale sul davanzale del quinto piano, prende fiato e si lancia incontro al suo Amedeo….
Holly Gramazio “I mariti” -Einaudi- euro 20,00
L’idea di fondo è originale e pure divertente, poi forse manca un freno all’eccesso di sliding doors; sorta di continua apertura-chiusura di porta-portale che ogni volta sforna e inghiotte mariti, via uno, sotto un altro.
Tutto ha inizio a Londra. Una sera, Lauren, single 30enne, rientra dall’addio al celibato di un’amica; apre la porta di casa e…sorpresa!
C’è uno sconosciuto, perfettamente a suo agio in pigiama, che l’aspetta per andare a dormire… la cosa più normale del mondo. Peccato lei non l’abbia mai visto prima.
L’uomo dice di essere Michael, suo marito; le svariate foto della coppia disseminate nell’appartamento e la dimestichezza con cui si muove all’interno sembrano confermarlo.
Saggiamente, lei ci dorme sopra e al risveglio mattutino sarebbe anche disposta a vivere con quell’avvenente e gentile esemplare maschile.
Ma, immaginate il suo sconcerto quando Michael sale in soffitta per una lampadina…e…al suo posto scende un uomo completamente diverso.
E non è che l’inizio.
In pieno plot surreale e visionario, scatta un indiavolato meccanismo; scandito da un continuo inarrestabile saliscendi da capogiro di mariti (tutti diversissimi uno dall’altro).
Punto di svolta è la scala della soffitta.
Lauren, alcuni se li terrebbe pure volentieri ma, per un imperscrutabile disegno, a volte non riesce ad impedirgli di salire in soffitta… ed ecco che a calarsi è poi uno nuovo. Altri, invece, li detesta fin da subito e non ci mette un secondo a rispedirli sopra con un pretesto, curiosissima del prossimo arrivo.
Ogni marito comporta anche un cambiamento di vita, non sempre in meglio. Insomma un reset continuo da perdere l’equilibrio.
E’ l’esordio letterario di chi per mestiere inventa videogiochi, e nel romanzo è più che evidente il suo background di game designer.
Ugo Barbàra “Malastrada” -Rizzoli- euro 20,00
E’ il secondo capitolo della saga dei “Malarazza” ad opera dello scrittore, giornalista e sceneggiatore siciliano Ugo Barbàra, che ha pubblicato il primo volume nel 2023.
Questo libro centrale (di una trilogia, il cui terzo capitolo è in corso d’opera) copre l’arco temporale dal 1880 al 1920 e riprende la storia di una famiglia -realmente esistita- di imprenditori siciliani, emigrata da Castellamare del Golfo verso l’America.
La prima generazione dei Montalto, a fine Ottocento, aveva esteso il suo impero commerciale dagli Stati Uniti all’Europa.
Ora, a inizi Novecento il testimone passa agli eredi che devono mandare avanti il business e dividersi incarichi, responsabilità, ricchezze e guadagni.
Rosaria Battaglia affida ai figli Leonardo e Paolo la guida della banca di cui lei è stata la prima donna presidente, e si appresta a lasciare New York, insieme alla figlia minore, Benedetta.
Le due sono dirette a Castellamare del Golfo -dove tutto ha avuto inizio- e dove Benedetta dovrà -in futuro- gestire il ramo siciliano degli affari di famiglia.
Ma non tutti hanno la tempra giusta per ruoli decisionali di alto livello e responsabilità; Leonardo e Paolo sono molto diversi, ed in questo romanzo corale si innescano svariati rapporti controversi e conflittuali.
Mentre sullo sfondo divampa o serpeggia la storia con la S maiuscola (inclusa l’emigrazione in America di frange della mafia siciliana), le vite dei personaggi si aggrovigliano tra: lotte di potere, avidità, ambizioni personali, intrallazzi vari, amori, tradimenti, legami di sangue travagliati ed infiniti altri ostacoli.
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