Torino processo sonnambule I Il Torinese

Occulto e Torino, il processo alle sonnambule

L’Ottocento è stato un secolo affascinante proprio per le sue enormi contraddizioni. Infatti lo sviluppo di un metodo scientifico rigoroso e il declino della fede religiosa hanno portato allo sviluppo del positivismo. Al contempo però a questa tendenza si è affiancata una visione spiritista, portata avanti dall’intento di indagare il mondo al di là della cornice del reale. Per questo da metà secolo sono nate delle istituzioni che hanno provato ad interessarsi scientificamente a fenomeni come il medianesimo o ad indagare la possibile esistenza di creature sovrannaturali. In Inghilterra sono infatti iniziate delle ricerche nelle campagne per confermare l’esistenza delle fate, di cui possono trovare ancora oggi delle interessanti “prove” fotografiche. In Italia invece c’è stato un caso giudiziario di estremo interesse per gli amanti del paranormale. Si è infatti svolto a Torino il processo alle sonnambule, evento che ha suggestionato l’intera città.

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Le teorie dell’ipnosi e della magnetizzazione

Per comprendere al meglio quest’avvenimento è però necessario fare un salto indietro di cinquant’anni, alla scoperta del fenomeno del mesmerismo. Il suo nome è dovuto al suo inventore, il medico tedesco Franz Anton Mesmer, che determinava l’equilibrio psicofisico di un paziente a seconda degli equilibri del suo “fluido” interno, mosso da una forza di tipo magnetico. Da qui deriva anche il nome di “magnetismo”. Il trattamento di ogni malattia quindi veniva operato tramite un’ipnosi, volta a riequilibrare queste forze. Questo processo nel corso del tempo venne poi spettacolarizzato, diventando praticamente un numero di prestigio nei teatri. Il magnetizzatore induceva le sue assistenti in uno stato di trance, rendendole di conseguenza in grado di guarire i problemi degli spettatori.

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1890, Torino: il processo alle sonnambule

In questo contesto si colloca l’episodio svoltosi all’ex teatro Scribe, all’epoca situato in via Giuseppe Verdi 16. Dopo uno spettacolo molte persone fra il pubblico ebbero degli effetti collaterali a causa del contatto con le guaritrici. Questo malessere provocò delle dicerie che volevano che l’uomo avesse dei poteri sovrannaturali, dovuti ad un piatto con il diavolo. L’isteria collettiva portò dunque ad un clamore mediatico tale da indurre la gente a denunciare l’accaduto alle autorità competenti.

L’illusionista Donato venne dunque portato al banco degli imputati con le sue complici verso la fine di febbraio nel 1890. Il processo fu al centro dell’opinione pubblica per lungo tempo, ma ebbe un esito inaspettato: pochissime persone vennero effettivamente dichiarate colpevoli. Nonostante i successivi ricorsi e le richieste di revisione, i magnetizzatori furono tranquillamente autorizzati a continuare la propria attività senza essere considerati dei truffatori. Il Tribunale emise infatti una sentenza dove non si esprimeva riguardo alla liceità della pratica. Il caso però passò alla storia proprio per le varie parti in causa: gli scettici, i curiosi e i ferventi sostenitori di questa usanza.

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Francesca Pozzo

 

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