Riflessioni, spunti e rielaborazioni dal diario della psicologa

LIBRI /  Nel libro della psicologa e  psicoterapeuta Rita Caggegi “Ma perché mi succede?”, edito da Paola Caramella Editrice

In tempi di Covid è sicuramente aumentata la richiesta di aiuto da parte delle persone nei confronti degli psicoterapeuti, medici o psicologi, dato il difficile periodo attraversato dal marzo dello scorso anno e attualmente non ancora completamente superato.
La psicologa e psicoterapeuta Rita Caggegi è autrice di un saggio piuttosto stimolante, dal titolo “Ma perché mi succede?” Paola Caramella Editrice ), rivolto a addetti ai lavori e non, capace di unire linguistica e psicologia. Il titolo risulta strettamente legato alla domanda che viene fortemente posta all’autrice durante il suo lavoro terapeutico, che risponde al quesito “Dottoressa, perché mi succede questo?”.
Come ha ben osservato il professor Alessandro Meluzzi nella prefazione al volume “nel libro emerge il fatto che i cinquanta minuti di terapia compongono un microcosmo relazionale tra analista e paziente, in cui emergono due dinamiche, il transfert e controtransfert.
“Lo spazio-tempo terapeutico coinvolge due persone – spiega il professor Alessandro Meluzzi – ma l’ermeneutica terapeutica compie un viaggio nuovo di fronte ad ogni nuovo paziente, che si denuda per ritrovare la sua identità, che non viene demolita durante il colloquio, ma, al contrario, armonizzata”.
L’autrice del saggio svela, attraverso i racconti di molteplici esperienze, storie vere e percorsi emotivi, anche ai non addetti ai lavori il modo in cui comportarsi, nel momento in cui insorge un disagio e il modo di procedere quando si ottiene la consapevolezza di avvertirlo. Fondamentale risulta scoprire la causa del disagio; l’aumento dei disturbi psicologici risulta collegato alla crisi dell’attuale sistema politico, economico e sociale, che costringe continuamente l’individuo a essere performante ma, al tempo stesso, ad avvertire un profondo senso di solitudine, di inadeguatezza e di non appartenenza.
“Nel mondo – precisa il professor Meluzzi – sono circa 300 milioni le persone che accusano i sintomi della depressione, un numero veramente elevato se si considera che gli individui con tumore sono circa 23 milioni.
Il disagio mentale non rappresenta una malattia da curare, ma un processo. Una persona su cinque è un paziente nella vita, capace di superare la sua condizione. Non si parla di guarigione, ma di qualità della vita; durante i periodi di forte stress i sintomi possono ricomparire. E se esiste un segreto, questo consiste nell’imparare a convivere con essi, mirando ad una qualità di vita migliore”.
Il libro scritto da Rita Caggegi propone dei dialoghi avvenuti nell’ambito delle sedute da lei tenute, che sono stati modificati grazie all’ausilio della fantasia letteraria e ricorrendo alle metafore; anche i nomi attribuiti ai singoli personaggi rispondono a pura fantasia, nell’intento di dimostrare che la psicoterapia non soltanto rappresenta la cura dei sintomi, ma anche la costruzione di nuove opportunità, di nuovi modi di vivere e rappresentarsi, attraverso la riscoperta di “quei campi di luce che erano lì, dentro di noi ma che qualcosa li aveva oscurati”.
Dal volume e dalle sue riflessioni raccolte emerge l’importanza di uno degli aspetti fondamentali del colloquio psicologico e della seduta psicoterapeutica, vale a dire l’alleanza terapeutica che si instaura in modo non conflittuale e che concerne la capacità da parte del paziente di collaborare con lo psicoterapeuta, portando all’individuazione di quali siano i suoi reali obiettivi terapeutici. La relazione terapeutica viene poi a fornire un’interpretazione delle dinamiche del paziente, aumentando il bagaglio di strumenti a sua disposizione per una migliore comprensione di se stesso e al fine di produrre un cambiamento profondo rispetto a quello ottenuto dalla semplice attività intellettiva.
Il libro di cui è autrice Rita Caggegi verrà presentato nell’ambito del Salone Internazionale del Libro di Torino, al Lingotto Fiere, il 14 ottobre prossimo, nella Sala Arancio.

Mara Martellotta

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