Il Metodo Montessori: la rivoluzione raccontata in TV

Torino e la Scuola

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Le riforme e la scuola: strade parallele
Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata in TV
Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri
Studenti torinesi: Primo Levi al D’Azeglio
Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
UniTo: quando interrogavano Calvino
Anche gli artisti studiano: l’equipollenza Albertina

***

4 “Il Metodo Montessori: la rivoluzione raccontata in TV”

Voi ve li ricordate i vostri insegnanti?  Ogni scuola ha il suo professore “preferito” e quello “che fa paura”, così come c’è quello “nuovo”, l’ultimo arrivato, che si controbilancia con il docente “storico”, che pare sia lì da quando hanno edificato le mura.  Quante persone abbiamo incrociato nei corridoi, quanti docenti di ruolo, ad oggi esseri mitologici, e quanti precari, che appena iniziavano a imparare la disposizione delle aule dovevano ricominciare a sperare di essere richiamati l’anno successivo, in chissà quale altra struttura. Quel che è certo è che ognuno dei docenti che avete incontrato si differenziava dagli altri, non solo per carattere o indole, ma perché, a livello più o meno inconscio, adottava una differente metodologia educativa. C’erano sicuramente i personaggi più autoritari, quelli che seguivano pedestremente il libro di testo, quelli che vi lasciavano più liberi nella gestione del tempo e del lavoro, probabilmente avrete incontrato professori che passeggiavano tra i banchi intanto che spiegavano, o altri che non si allontanavano mai dalla cattedra, quasi a voler sottolineare che c’è un confine ben preciso tra chi “docet” e chi deve imparare. Se siete stati fortunati avrete conosciuto anche docenti che osavano spostare i banchi o che addirittura chiamavano attorno alla cattedra gli studenti, tentando di portare un senso di democrazia e parità all’interno dell’aula. Qual è il giusto approccio? E chi lo sa. Di certo più metodologie si conoscono, più se ne possono utilizzare, e più si è in grado di relazionarsi con la classe, tenuto in debito conto gli studi pedagogici. Personalmente penso sia corretto alternare diversi metodi educativi, e proporre il “cooperative learning” o il “debate”, passando per la “peer education” e il “tutoring”, senza dimenticare, tuttavia, l’importanza e l’essenzialità della lezione frontale.

La storia della scuola si intreccia con il quadro delle metodologie didattico-educative, che a loro volta si incatenano alle vicende di alcuni personaggi specifici, i quali, grazie ad un particolare coraggio o ad una straordinaria lungimiranza e intelligenza, si sono distinti dai più, e hanno mostrato a tutti che c’è un’altra via, un altro modo di fare le cose.
Le avventure di tali pionieri non sono mai semplici, al contrario, queste personalità innovatrici hanno dovuto nella maggior parte dei casi combattere strenuamente per far affermare le proprie teorie.  Una di queste figure coraggiose si chiama Maria Montessori. Il nome completo è Maria Tecla Artemisia Montessori, che nasce a Chiavarella (AN), il 31 agosto del 1870. È educatrice, pedagogista, medico, neuropsichiatra infantile, filosofa e scienziata, nonché una delle prime donne a laurearsi presso la Facoltà di Medicina. Il suo nome passa alla storia grazie al suo metodo educativo, ovvero il “metodo Montessori” il cui intento è dare al bambino la libertà di manifestare la propria spontaneità.

L’educatrice sostiene che la salute, fisica e mentale, sia il risultato della “liberazione dell’anima”. Secondo la sua visione il processo educativo è in realtà un percorso di liberazione che il bambino deve intraprendere quasi in completa autonomia; il ruolo dell’adulto, in questo contesto, è quello di un accompagnatore che deve intervenire solo laddove risulti necessario un aiuto per proseguire in un tale progetto di conquista. Nel metodo Montessori l’insegnante ha il ruolo di agevolare le attività dei bambini ed è molto di più di una persona che tiene una lezione su determinati argomenti che vorrebbe insegnare.  Centrale per tutta la filosofia montessoriana è l’ambiente. Il luogo dell’apprendimento deve essere “a misura di bambino”, oltre che familiare, inoltre è necessario che vengano posti a disposizione degli alunni oggetti pedagogici appositamente studiati per favorirne lo sviluppo intellettuale. Gli scolari, da soli, saranno in grado di imparare dal proprio comportamento e di autocorreggersi. È opportuno che l’ambiente sia altresì ordinato, poiché l’abitudine all’ordine aiuta i piccoli a comprendere quanto sia importante riporre i giochi e gli oggetti dopo l’utilizzo. Il bambino apprende meglio in un ambiente stimolante e ricco di oggetti interessanti che attirino la sua attenzione. Egli dovrebbe poter disporre di diversi tipi di materiali anche di differenti dimensioni, nonché di strumenti per disegnare e colorare, in modo tale che il piccolo possa stimolare la propria creatività. Sono dunque consigliate attività incentrate sull’utilizzo delle mani, in questo modo il bambino, divertendosi, impara a concentrarsi e a coordinarsi. È importante inoltre che gli argomenti e i concetti da apprendere siano inseriti nel giusto contesto. In questo modo i bambini li comprenderanno e li ricorderanno meglio. Esempi concreti sono più facili da capire rispetto a concetti astratti. Tale indicazione sottolinea come i bambini imparino meglio “facendo” qualcosa piuttosto che rimanendo semplicemente ad ascoltare.

Il principio più importante attorno a cui ruota tutto il pensiero montessoriano è la libera scelta. I bambini imparano e assorbono più informazioni quando vengono lasciati liberi di compiere le proprie azioni. Ovviamente ciò non significa “libertà di fare ciò che si vuole senza alcuna regola”, al contrario, in questo modo lo scolaro impara a responsabilizzarsi e a capire qual è la scelta giusta da compiere.  Il metodo Montessori incoraggia i bambini a sviluppare indipendenza e autodisciplina; con il tempo e con la possibilità di agire in autonomia, gli studenti iniziano a riconoscere quali siano le proprie passioni e inclinazioni. È bene ricordare come alla Montessori non stiano a cuore i metodi di insegnamento basati su premi e punizioni, in quanto la studiosa ritiene che la vera ricompensa per il bambino sia rappresentata dall’apprendimento stesso e dalla sua capacità di aver imparato qualcosa di nuovo grazie alla propria curiosità e alle proprie capacità.
Altra peculiarità della sua metodologia riguarda l’apprendimento in gruppi misti, costituiti da bambini di diverse età; la Montessori sostiene infatti che tale difformità possa essere uno stimolo aggiunto per l’apprendimento. Ad esempio i bambini più piccoli potrebbero essere incuriositi da ciò che fanno i più grandi e potrebbero chiedere loro delle spiegazioni; così i grandi saranno felici di insegnare ai piccoli ciò che sanno fare e che hanno già imparato.

Tutto questo Maria Montessori lo propone a fine Ottocento, opponendosi ad un sistema scolastico più che mai rigido e classista. Possiamo dunque giocare a fare meno i “dottoroni” quando inseriamo appositamente nei nostri discorsi quei termini anglofoni che tanto vanno di moda oggi, il lavoro di gruppo non è una novità e il dibattito è un metodo educativo utilizzato già dagli antichi.  La letteratura che riguarda Maria Montessori e i suoi studi è decisamente vasta, molto si è detto a riguardo delle sue scoperte e delle innovazioni che ha apportato al sistema scolastico.
Nel 2007 Canale 5 le dedica una miniserie televisiva di due puntate, intitolata “Maria Montessori -Una vita per i bambini”. A interpretare la protagonista è stata scelta Paola Cortellesi, camaleontica attrice nota sia per i suoi numerosi spettacoli teatrali sia per le numerose parodie, abile interprete di ruoli comici e drammatici, ma mai scontati o banali.
Proprio per ricollegarci al discorso iniziale delle varie metodologie didattiche, mi sento di poter affermare che ogni tanto ci possiamo concedere anche l’utilizzo di strumenti “meno scolastici” come la televisione o le fiction per imparare divertendoci. È ovvio che in questo caso si tratta di un riadattamento romanzato della vita di Maria Montessori, e non di un vero e proprio documentario biografico; infatti la miniserie presenta tutte le caratteristiche che un programma televisivo in onda in prima serata deve contenere: la biografia della pedagogista diventa narrazione piacevole e scorrevole e le difficoltà private della protagonista si intrecciano con i suoi successi professionali: insomma la nostra eroina è la classica grande donna capace di affrontare le proprie fragilità e sconfiggere l’ingiusto sistema supportato dalla tradizione.

Una bella storia raccontata con la leggerezza della fiction televisiva. Ma è dalle cose semplici che si impara di più. E forse la drammatizzazione non è poi così lontana dalla realtà.
La Montessori è stata una donna coraggiosa, una pioniera e un’innovatrice, i posteri hanno ben giudicato le sue metodologie e le sue azioni.
Certo è che il mestiere dell’insegnante non è facile, anche se a mio parere è tra i più belli che esistano. Ogni tanto anch’io penso: chissà se sto facendo bene, se il mio approccio con i discenti è adeguato, se sto commettendo degli errori. Dovrei chiedere ai miei studenti, che da sempre sono i giudici più severi.

Alessia Cagnotto

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

L’e-commerce nel Torinese cresce del 300 per cento

Articolo Successivo

Conseguenze psichiatriche da Covid-19: un dramma nel dramma

Recenti:

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA   Jean-Baptiste Andrea “Vegliare su di lei” -La nave

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta