Pelagio Palagi a Torino. Fino al 9 febbraio

In Galleria Sabauda, omaggio al grande architetto che firmò il restyling delle più importanti residenze reali di Casa Savoia

Fino al 9 febbraio 2020

A Torino, il bolognese Pelagio Palagi, formatosi – sotto la guida del conte mecenate Carlo Filippo Aldrovandi – all’Accademia Clementina di Bologna, arriva all’età di 57 anni. Era il 1832. E di esperienza, assolutamente poliedrica, Palagi ne aveva già maturata parecchia. Dal 1806 al 1815 aveva infatti lavorato a Roma, collaborando anche con Antonio Canova nell’ambito dell’ Accademia Italiana, gomito a gomito con gli artisti allora più rappresentativi del neoclassicismo italiano. Parentesi formativa importante, cui seguirono gli anni trascorsi a Milano, dove Pelagio apre una scuola privata (in diretta concorrenza con l’Accademia di Brera) e dove si dedica soprattutto alla ritrattistica e alla pittura di figura, producendo opere per la grande committenza privata in cui la lezione classicista viene spesso solleticata dalle cifre storico-romantiche assimilate attraverso l’incontro con Francesco Hayez, il massimo interprete della svolta romantica dell’arte lombarda. Alla fine degli anni Venti, ottiene l’incarico di eseguire gli interventi architettonici, d’ornato e di progettazione scultorea del Palazzo Arese Lucini e della Villa Cusani Tittoni Traversi di Desio.

Fu probabilmente in quegli anni che la sua fama di eclettico artista, architetto, pittore, scultore, disegnatore e decoratore d’interni (ma Palagi nutrì, fin dagli anni romani, anche profondi interessi archeologici e collezionistici) giunse fino alla Corte dei Savoia e alle orecchie di un re come Carlo Alberto – per il quale la cultura rappresentò sempre una parte più che importante nell’ambito dei suoi interessi personali e della sua non poco faticosa avventura politica – che nel 1832 lo volle a Torino (dove visse fino al 1860), in qualità di “Pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi”. Per il Palagi, iniziano allora gli anni del massimo fervore artistico (ottiene anche la cattedra di Ornato all’Accademia Albertina di Belle Arti) e del successo conclamato, dedicandosi, fra gli altri, ai progetti di ripristino del Castello di Racconigi e di Pollenzo, ma soprattutto all’ammodernamento del Palazzo Reale di Torino, luogo per eccellenza in cui l’arte del Palagi ha raggiunto la sua massima espressione, testimoniata per l’appunto dai 31 fogli, selezionati fra le centinaia custodite dalla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna e cuore della mostra ospitata fino al 9 febbraio dell’anno prossimo nello “Spazio Scoperte” della Galleria Sabauda torinese, messi in dialogo, dove possibile, con le opere concretamente realizzate, cui gli stessi disegni si riferiscono.

Progetti (mirabili anche sotto l’aspetto prettamente grafico e coloristico) che ben raccontano la struttura monumentale, in conformità alle grandi ambizioni del sovrano e al cerimoniale di corte, che il grande architetto volle conferire alla principale residenza dei Savoia. Il suo fu un attento e geniale lavoro di restyling, supportato dalla stretta collaborazione con un team di “professionisti” di prim’ordine: di pittori (Francesco Gonin e Carlo Bellosio), scultori e stuccatori (Giuseppe Gaggini, Francesco Somaini e Diego Marielloni), ebanisti (Gabriele Capello detto il Moncalvo) e bronzisti (ditta Colla e Odetti, Manfredini e Viscardi). L’esposizione (curata da Giorgio Careddu, Franco Gualano e Lorenza Santa dei Musei Reali, con la collaborazione di Marinella Pigozzi dell’Ateneo bolognese) assembla, accanto ai disegni progettuali relativi al Salone delle Guardie Svizzere e alle principali Sale di Rappresentanza, anche alcune opere effettivamente realizzate e tuttora conservate a Palazzo Reale: dal dipinto raffigurante “San Michele Arcangelo”(olio su tela del 1844) del milanese Carlo Bellosio esposto per la prima volta a Torino, al taboretto “stile Impero” scolpito in legno dorato (uno dei dodici progettati per la Sala del Consiglio e delle Udienze) fino al candelabro figurato in bronzo dorato opera di Manfredini e Viscardi. Ampio rilievo è dato alla progettazione della grande Sala da Ballo, certamente fra le sale neoclassiche più belle d’Europa per la ricchezza dei materiali utilizzati e per la qualità artistica delle opere incluse.

A seguire, i preziosi disegni realizzati per le Sale allestite al Secondo Piano di Palazzo Reale per le nozze di Vittorio Emanuele II celebrate nel 1842 e quelli per la Cancellata in bronzo di Piazzetta Reale e per i Giardini interni. Infine al Piano Nobile è possibile seguire un vero e proprio itinerario pelagiano, con rimandi ai disegni in mostra e visite guidate anche ad ambienti del Secondo Piano normalmente chiusi al pubblico, come i suggestivi Salotto Blu e Salotto Rosso, completamente riallestiti dal Palagi.

Gianni Milani

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“Pelagio Palagi a Torino. Memoria e invenzione nel Palazzo Reale”

Galleria Sabauda – Palazzo Reale, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/19560449 o www.museireali.beniculturali.it

Fino al 9 febbraio 2020

Orari: dal mart. alla dom. 8,30/19, lun. 10/19

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Nelle foto

– Palazzo Reale di Torino Sala da Ballo
– Pelagio Palagi: disegni in esposizione
– Candelabro in bronzo dorato (ditta Manfredini e Viscardi)
– Carlo Bellosio: “San Michele Arcangelo abbatte Lucifero”, olio su tela, 1844

 

 

 

 

 

 

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