Una Tosca sfarzosa ed opulenta in scena al teatro Regio

Per la regia di Mario Pontiggia, con interpreti Anna Pirozzi e Marcelo Alvarez

 

La sfarzosita’ rappresenta la nota dominante nell’allestimento della Tosca di Puccini, andata in scena al teatro Regio di Torino il 15 ottobre scorso nella prima ed in programma fino al 29 ottobre prossimo. Nelle prime quattro recite il maestro Daniel Oren è stato sostituito dal direttore morbegnese, il giovane Lorenzo Passerini, sul quale sospendiamo il giudizio, in attesa di circostanze a lui più favorevoli. Qualsiasi defaillance nell’ opera è ampiamente compensata dalla bravura dei protagonisti interpretati da Marcelo Alvarez ed Anna Pirozzi

La regia è firmata da Mario Pontiggia, le scene ed i costumi da Francesco Zito, interpreti Pirozzi e Alvarez nei panni, rispettivamente, dei protagonisti Flora Tosca e Mario Cavaradossi.

Opera tra le più amate del repertorio pucciniano, Tosca presenta il male non come fatalità nera dell’amore e come suo intrinseco destino, come accadeva nella Manon Lescaut, ma capace di incarnarsi come una vera e propria forma demoniaca. Il cattivo, Scarpia, si contrappone all’eroina, come il male al bene, laddove l’amore, per Puccini, simboleggia anche l’espressione di valori morali.

L’allestimento è risultato sontuoso, di impianto piuttosto tradizionale e molto opulento. Vi dominano i simboli della Roma papale, la cupola di Sant’Andrea della Valle nell’atto primo, gli arredi ridondanti di palazzo Farnese, sede del barone Scarpia, fino all’epilogo di Castel Sant’Angelo, dove si consuma il dramma della protagonista.

Tosca viene considerata il melodramma per antonomasia, rappresentata per la prima volta al Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900, ed ispirata alla trama del dramma omonimo di Victorien Sardou. Il libretto fu scritto da Luigi Illica e Giuseppe Giacosa e, nonostante l’esito assolutamente positivo della prima e di tutte le successive rappresentazioni, l’opera fu accusata da parte della critica di essere espressione di un verismo sfrenato, tale da cedere a tratti nel grand-guignol, genere teatrale che conduce alle estreme conseguenze la formula verista-naturalista della “tranche de vie”, come dimostrano alcune violente scene del secondo atto. Sconfina, infatti, nel truce la scena della fucilazione di Cavaradossi ed ancor di più quella di Scarpia per mano di Tosca, che ha il suo prolungamento nelle inutili implorazioni di soccorso della vittima e nel cerimoniale che vede la protagonista pulirsi le mani, sistemarsi i capelli, togliere il salvacondotto dalle dita dell’uccisore, accendere una candela e deporre sul suo petto un crocifisso. Durante questa scena l’Andante sostenuto dell’Orchestra, dai tratti lugubri ed ossessivi, rende pienamente eloquente il carattere qui silenzioso di Tosca, personaggio dominato, come Cavaradossi e Scarpia, dalla sensualità. Questa nota emerge in una delle arie più celebri, l’Andante lento ” Recondita armonia”, ed in quello lento ed appassionato   “E lucevan le stelle” di Cavaradossi, nel Largo sostenuto di “Tre sbirri… Una carrozza”, nell’Andante lento di Scarpia “Ella verrà. ..per amor del suo Mario”, ed in quello lento ed appassionato “Vissi d’arte” di Tosca. A questo proposito Puccini diede minuziose raccomandazioni di piano e pianissimo all’orchestra, indicazioni di cui costello’ la partitura. La scena finale rappresenta, invece, il tributo che Puccini paga al verismo, con un effetto teatrale, comunque, dosato e sicuramente di efficacia innegabile. Marcelo Alvarez è qui interprete nel ruolo di Mario Cavaradossi, uno di quelli a lui più congeniali. Ambrogio Maestri veste i panni di Scarpia. Il coro di voci bianche del teatro Regio e del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino è preparato dal maestro Claudio Fenoglio.

 

Mara Martellotta

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