Dalla Terra alla Luna. L’arte in viaggio verso l’astro d’argento

A Palazzo Madama, opere d’arte e mirabilia lunari celebrano i cinquant’anni dallo sbarco del primo uomo sulla Luna. Fino all’11 novembre

Dopo Copenhagen, Parigi e New York, anche Torino ricorda con una mostra d’arte (ma non solo) allestita negli spazi della Corte Medievale di Palazzo Madama – finora unica del genere in Italia e preparata con vivace intrigante intelligenza – quel 21 luglio del 1969, quando, cinquant’anni fa, gli astronauti americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin per la prima volta calpestarono il suolo dell’“astro d’argento”, il suggestivo corpo celeste su cui, più d’ogni altro, l’uomo s’è sbizzarrito a sognare e a fantasticare fin dalla notte dei tempi e che, più d’ogni altro, ha da sempre ispirato le opere più o meno fantasiose e visionarie di poeti, scrittori, artisti e uomini di cultura in genere: dal greco Luciano di Samosata che nel 180 d. C. racconta nella sua “Storia vera” di un viaggio verso la Luna (laddove misteriosi Seleniti venivano trasportati da avvoltoi), fino a Dante o a Ludovico Ariosto (nell’“Orlando Furioso”) così come, più in là nel tempo, e solo per fare qualche nome, a Giacomo Leopardi via via fino a Italo Calvino (nelle “Cosmicomiche”) e a Jules Verne, con il suo celeberrimo “Dalla Terra alla Luna”, datato 1865 e preso a prestito, nel titolo, dalla rassegna oggi ospitata a Palazzo Madama. Rassegna che soprattutto si focalizza sul ruolo importante giocato dal “tema lunare” sul versante dell’arte, dall’Ottocento al 1969, quando ormai entrato nell’“era cosmica” – scriveva Oriana Fallaci – l’uomo pare atteso da altri spazi e nuove avventure; ma rassegna che al visitatore riserva anche curiose mirabilia lunari raccolte in una speciale Wunderkammer che intriga e affascina non poco.

A curare il percorso artistico, in collaborazione fra Palazzo Madama e GAM (con opere che provengono da importanti musei, istituzioni e collezioni private italiane ed europee) sono Luca Beatrice e Marco Bazzini, che in mostra hanno assemblato oltre 60 pezzi, fra dipinti, sculture, fotografie, disegni e oggetti di design. Tutte facenti capo, per soggetto e ispirazione, al mistero lunare. Almeno fino al ’69. Ecco allora, a partire dall’Ottocento, il chiaro di luna e i notturni di pittori romantici, come i piemontesi Giovanni Battista De Gubernatis o Giuseppe Pietro Bagetti con un corposo piacevolissimo “Plenilunio sul mare” o il vedutista Augusto Carutti di Cantogno. A seguire, le avanguardie storiche del Novecento: le atmosfere fiabesche e surreali di quel “Dans mon pays” realizzato nel 1943 da Marc Chagall, accanto alla rigorosa metafisica di Felice Casorati, alla calligrafia minuziosa di Paul Klee e al singolare surrealismo di Max Ernst e Alexander Calder. Il gioco si fa “più duro” nel secondo Novecento. Lo spazio (anche quello della tela) diventa, in quegli anni, campo di continua sperimentazione, ossessione e imperiosa attrazione per l’“oltre”.

E’ il tempo del “Concetto spaziale” di Lucio Fontana, delle “Superfici lunari” in gommapiuma di Giulio Turcato, mentre Robert Rauschenberg, invitato ad assistere al lancio dell’“Apollo 11”, realizza 36 serigrafie dedicate all’evento (tre sono allineate in mostra) e Mario Schifano riporta in chiave Pop la visione televisiva dell’allunaggio con il suo “Paesaggi TV”. L’allestimento, “che non segue un percorso cronologico” precisano i curatori, prosegue con un altro ampio giro di opere: da segnalare, in particolare, quelle di Yves Klein e le pagine simboliste di Karl Wilhelm Diefenbach, fino al concettuale olandese Van Hoeydonck, la cui opera “Fallen Astronaut” fu letteralmente portata sulla Luna e lì lasciata (e lì dovrebbe ancora esserci) dalla missione “Apollo 12”. Presenti in mostra, anche alcuni immagini della Nasa e oggetti di design degli Anni ’60, fra cui i mitici “Moon Boot” argentati, trasformati da scarpone lunare (quello della famosa impronta del piede sinistro regalata alla Luna da Armstrong) a ricercatissimi “dopo-sci”, tutt’oggi più che mai in voga sulle piste innevate delle nostre montagne. E infine, una piccola “Stanza delle meraviglie”, contenente libri, ma anche giochi, piatti, cartoline, stampe popolari, spartiti musicali, fumetti e quant’altro, provenienti dalla collezione – fra le più importanti del genere a livello internazionale – di Piero Gondolo della Riva.

Un’autentica affascinante Wunderkammer, dove troviamo, fra l’altro, la prima edizione del 1865 di “De la Terre à la Lune”di Jules Verne, autografata da 18 astronauti (di cui due partecipanti alle missioni Apollo), messa a confronto con l’operetta “Le Voyage dans la Lune”(1875), per la quale Jacques Offenback rischiò addirittura una denuncia per plagio da parte di Verne. E, passando da Ariosto a Goldoni e a Wells, altra squisita chicca sono gli opuscoli (una ventina) e le 12 stampe ispirate alle fake news del giornalista del “New York Sun” Richard Adams Locke, che nel 1835 pubblicò una serie di articoli fasulli in cui sosteneva che l’astronomo Herschel avesse avvistato dal Capo di Buona Speranza mostruosi abitanti della Luna, pelosi e alati. Ridicole mistificazioni che tuttavia fecero il giro del mondo. E ancora mancavano i Social!

Gianni Milani

“Dalla Terra alla Luna. L’arte in viaggio verso l’astro d’argento”

Palazzo Madama – Corte Medievale, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Fino all’11 novembre

Orari: dal lun. alla dom. 10/18, chiuso il martedì

Nelle foto

– Marc Chagall: “Dans mon pays”, guazzo e tempera su carta, 1943
– Max Ernst: “Le Romantisme”, olio su tavola, 1960
– Lucio Fontana: “Concetto spaziale”, lamiera di alluminio forata e  graffiata, 1965
– Robert Rauschenberg: “RR69-280B, GEM I Arena II State II”, litografia su carta, 1969
– Mario Schifano: “Paesaggio TV. Astronauti”, smalto e aniline su tela emulsionata e perspex, 1970
– “Dalla Terra alla Luna. Compagnia Carlo Lombardo”, manifesto della versione italiana dell’operetta di Offenbach, fine ‘800, Collezione Gondolo della Riva

 

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