Michele Pellegrino. Persone

Rocciosi ritratti e gente d’Alta Langa negli scatti esposti allo “Spazio Don Chisciotte” di Torino
 
A coprirgli il capo, un fazzoletto sbrigativamente annodato ai quattro angoli; sotto, un volto segnato dalla corsa del tempo, che parla la lingua di fatiche impietose, pesante eredità di antiche miserie. Una sigaretta, o ciò che di essa resta, fra le labbra, trattenuta da dita magre e nodose. Gli occhi bassi. Fermi in pensieri senza corpo. “Valle Pesio 1969”: è un miracolo di forte impatto emozionale e straordinaria poesia, l’immagine-guida (il contadino, l’uomo senz’età) della mostra dedicata dalla Fondazione Bottari Lattes (in collaborazione con la Fondazione CRC) nelle sale del suo torinese “Spazio Don Chisciotte”, a Michele Pellegrino, fotografo cuneese originario di Chiusa Pesio, dove nasce nel 1934 e da dove ha inizio, nel ’67 – dopo una vita fatta di mille mestieri, il primo a soli nove anni come pastore e servitore di cascina – la sua avventura artistica da libero e assoluto autodidatta nel campo della fotografia. “Quando iniziai a fotografare – annota, con una buona e rara dose di umiltà, lo stesso Pellegrino in uno dei tanti libri pubblicati – capii subito che l’apparecchio fotografico sarebbe stato per me uno strumento di apprendimento… D’altra parte si sa che gli innamoramenti tardivi stravolgono spesso la realtà ed io, in quel momento non sfuggivo alla regola…Mi rendevo conto che era relativamente facile sedurre lo spettatore con delle belle immagini sentimentali, mentre era molto più difficile realizzare nel tempo un progetto per raccontare una storia”. Difficile certo, ma non impossibile per un montanaro dalla testa dura qual era e qual è Michele Pellegrino, che proprio della sua montagna, di quel mondo d’Alta Langa che meglio conosceva e che più amava, fa il soggetto chiave, il motore di partenza, del suo nuovo mestiere di fotografo. Erano gli anni Settanta, gli anni dell’ “esodo” che vedevano spopolarsi le borgate e le vallate del Cuneese e la gente, i giovani soprattutto, migrare verso la pianura, attratti dalle ammalianti sirene della città e della fabbrica. E proprio quel mondo, quelle terre abbandonate, in cui il tempo sembrava di colpo essersi fermato per cristallizzarsi così com’era in inviolabili desolanti eternità, diventa il suo “profondo Nord”. Quello che ritroviamo negli oltre trenta scatti in bianco e nero in mostra allo “Spazio Don Chisciotte”, in quelle “Persone” (come recita il titolo della rassegna) per le quali sempre – lo scriveva un altro grande cantore di Langa – “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”. Ecco allora i ritratti dei mezzadri di pianura e quelli dei montanari delle alture, immagini di quasi tutte le Vallate del Cuneese, poveri interni di case rimaste miseramente immutate negli anni, la grande nevicata a Chiusa Pesio, il lavoro e gli attimi di riposo, i giorni di festa e delle cerimonie, così come momenti di intensa riflessione religiosa con i frati e le suore di clausura e la toccante figura della “Passionista” intenta a baciare i piedi al Cristo crocefisso. In parete troviamo dunque il vissuto della quotidianità, in tempi e luoghi ben definiti, mai tuttavia “provinciali” e basta. Poiché quei luoghi e quelle immagini rimandano sempre a un percorso interiore dell’anima e sempre riflettono – come scriveva Enzo Biffi Gentili, in occasione di una recente mostra di Pellegrino a Cuneo, organizzata dalla Fondazione CRC, cui il fotografo nell’ambito del progetto Donare ha devoluto l’intero Archivio – “la sua visione concettuale e complessiva del mondo”. In alcuni casi, in un mix ideale di realtà e fantasia. E in un’ottica di visionario simbolismo, cui possono ascriversi alcune curiose inaspettate immagini di sensuali nudi femminili chiamati ad accompagnarsi con spensierata ironia alla prorompente sensualità del mondo naturale. Inserita nel programma di “Fo.To – Fotografi a Torino”, la grande kermesse fotografica promossa dal MEF – Museo Ettore Fico in corso fino al prossimo 16 giugno (www.fotografi-a-torino.it), la mostra di Michele Pellegrino allo “Spazio Don Chisciotte” è accompagnata da “Storie”, una speciale monografia sull’intera opera dell’artista edita da “Skira” e arricchita da testi critici di Enzo Biffi Gentili e Walter Guadagnini.

Gianni Milani

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“Michele Pellegrino. Persone”
Spazio Don Chisciotte – Fondazione Bottari Lattes, via della Rocca 37/b, Torino; tel. 011/19771751 o www.fondazionebottarilattes.it
Fino al 15 giugno
Orari: dal mart. al sab. 10,30/12,30 – 15/19  
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Nelle foto:

– “Valle Pesio”, 1969
– “Chiusa di Pesio”, 1969
– “Valle Grande, Vernante”, 1973
– “Monastero di Ovada – Passionista”, 1973
– “Lurisia Terme”, primi anni ’70
– “Corsaglia”, 1970
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