“Io la ricordo” è la nona silloge poetica di Graziella Minotti Beretta. Si dice spesso che la poesia è lo specchio della vita e quella di Graziella Minotti parla un linguaggio semplice e diretto, descrive emozioni e sentimenti importanti. Anche in questa raccolta non smentisce se stessa e con le parole spinge chi legge a soffermarsi un attimo a pensare, a non lasciarsi trascinare dall’affanno a cui ci obbliga la vita di ogni giorno. I versi della Minotti, di solito ironici, delicati e, al tempo stesso, profondi, si velano, in quest’ultima opera di malinconia, quasi di tristezza, come se una preoccupazione, un senso di precarietà la spingessero a rivelarsi, attraverso allusioni sottili, ma persistenti. Queste poesie non raccontano solo il bello, l’amore felice, i giorni gioiosi. A volte narrano sentimenti più oscuri, velati, avvolti in quella bruma che ovatta le giornate d’inverno. Anche per questo sono importanti, forse anche più delle altre. Cardarelli sosteneva che la poesia poteva essere definita come espressione della fiducia di parlare a sé stessi. E in fondo, in tutte le poesie della raccolta, Graziella parla proprio a se stessa, rammenta i suoi ricordi, le gioie e le amarezze, svela i suoi intimi pensieri, gli affetti e le paure e lo fa pubblicamente, esponendosi con coraggio. Ritroviamo gli abbandoni forzati di “Addio miei monti”, il ricordo delle “madri” (quella biologica e quella adottiva), della famiglia e degli amici, l’amore prorompente per la natura in tutte le sue espressioni, stagioni e colori e, infine, il dolore. Come racconta Roberto Vecchioni in una delle sue più belle canzoni anche Graziella ha “conosciuto il dolore”, quello che cerca di disarmagli la vita, che passa accanto “come un’ombra sottile sfiorente”. Armata dei suoi versi lo affronta e lo sfida in tutte le poesie, una dopo l’altra. Per questo le dobbiamo una doppia gratitudine: per i sentimenti che esprime e per l’amicizia che generosamente ci accorda. Roberto Benigni scrive che “la poesia ci aiuta a compiere un’esperienza irripetibile di libertà, è finzione e ritmo, ma ci aiuta a intraprendere un grande viaggio alla ricerca di uno sguardo. Quello sguardo che solo le donne posseggono e che ci introduce nel punto più segreto del mondo”. Sono convinto che chi conosce Graziella Minotti Beretta non faticherà a immaginare in lei lo stesso sguardo con il quale accompagna la forza delle sue parole.
Marco Travaglini