Quando s’andava in tram da Intra a Omegna

tram-intra-3Per più di tre decenni, dal 1910 al 1946, era possibile raggiungere il lago d’Orta dal lago Maggiore viaggiando comodamente in tram. Questo grazie alla tramvia Intra-Omegna, linea a scartamento normale  che copriva il tragitto di venti chilometri con nove fermate ed era gestita dalla Savte, la “Società Anonima Verbano per la Trazione Elettrica”. Il materiale rotabile era stato ricavato dalle motrici usate per la ferrovia sopraelevata costruita per l’Esposizione del 1906 di Milano, che collegava – a sette metri d’altezza e per poco più di un chilometro e mezzo – le due aree principali: il Parco Sempione e la Piazza d’Armi (l’attuale zona Fiera). Infatti, terminata l’Esposizione che – in omaggio al traforo del Sempione, inaugurato l’anno prima – era stata dedicata ai trasporti, gran parte di quel  materiale venne acquisito dalla Savte che aveva in programma l’ambizioso progetto della tranvia tra i due principali centri del Cusio e del Verbano.

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Impresa di tutto rispetto che, divisa in vari tronchi , si concretizzò  nel giro di alcuni anni. Il progetto iniziale prevedeva un collegamento tra la stazione ferroviaria di Fondotoce e la città svizzera di Locarno. Vari enti, tra cui la Banca Popolare di Intra, s’impegnarono dal punto di vista finanziario ma il progetto venne ripensato, realizzandolo solo parzialmente e con grande ritardo, tra Pallanza a Fondotoce. La tranvia fece il suo primo viaggio su questo tragitto il 16 Ottobre 1910. Ma si trattava , come scrissero i giornali dell’epoca, dell’attuazione “di una minima parte del grandioso programma che la Spett. Società Anonima Verbano ha tracciato e si ripromette di esaurire non oltre l’autunno prossimo“. In realtà, il secondo tratto fino ad Omegna fu aperto nel gennaio del 1913 e , successivamente, furono posati i binari per il proseguimento da Pallanza all’imbarcadero di Intra. tram-intra-4L’ipotizzato prolungamento fino a  Cannobio, a ridosso del confine con l’elvetico Canton Ticino, non fu però mai realizzato. La giornata della tranvia era articolata con 22 coppie di corse tra i due capolinea e alcune limitate al segmento Gravellona – Omegna. Nel ’39 la Savte si rese conto della necessità di operare un restauro delle infrastrutture e dei tram, ma lo scoppio del secondo conflitto mondiale rese impossibile la fornitura dei materiali per la necessaria manutenzione. Terminata la guerra i problemi legati al funzionamento della tranvia si palesarono in tram-intratutta evidenza e la Savte immaginò di abbandonarla per privilegiare il trasporto su strada. Fu ipotizzata la trasformazione in filobus, ma la linea venne definitivamente chiusa nei primi anni’50, sostituendola “in via provvisoria” con il trasporto automobilistico. E, come tutte le cose provvisorie, la scelta della “gomma” diventò definitiva e segnò il tramonto della tranvia. Le uniche rotaie su cui sferragliarono ancora dei convogli fino ai primi anni ‘80, seguendo il vecchio tracciato per un breve tratto, collegarono la ferriera  omegnese della Pietra, ex Cobianchi, alla stazione ferroviaria di Crusinallo.

Marco Travaglini

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