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Nasce da un’idea-intuizione di oltre quarant’anni fa e dello stesso Michelangelo Pistoletto, la mostra dedicata al geniale artista biellese – fra i massimi esponenti dell’Arte Povera – e ospitata, fino al 26 gennaio del prossimo anno, negli spazi espositivi della Galleria “Giorgio Persano” e in quelli (facenti capo da alcuni anni alla stessa Galleria che ne dista un tiro di schioppo) dell’ex-Opificio “Pastiglie Leone”, in corso Regina Margherita 242 a Torino. Sempre quello il luogo, la Galleria di via Principessa Clotilde 45, e sempre lui il “complice” della bizzarra pensata, il gallerista – attento divulgatore sotto la Mole della meglio Pop Art internazionale – Giorgio Persano. Era la fine di settembre del ’76 – ricorda in una nota lo stesso Pistoletto – quando “invitato da Giorgio Persano a tenere una personale nella sua galleria, ho deciso di realizzare una mostra consistente in ‘100 mostre nel mese di ottobre’”. Come? “Pensandole e descrivendole tutte in quel mese, e numerandole da una a cento, per essere subito stampate in un libretto (giallo) di 9 x 9 x 1,5 cm. presentato in galleria come opera compiuta in se’, ma contemporaneamente estesa nel tempo a venire, cioè quando le mostre avrebbero potuto essere eseguite, sia da me stesso sia da altri”. Da allora sono trascorsi 42 anni. E un buon numero delle mostre illustrate in quel curioso “libretto giallo” sono state pur anche realizzate. Da Pistoletto, come da altri artisti che “ne hanno preso lo spunto come da un ricettario”. Una via l’altra. Dietro le piccole e grandi “novità” creative rotolate a precipizio nello scivolo degli anni. Fino alla centesima. Alla mostra numero 100. Che Pistoletto e Persano di buon accordo decidono, per le caratteristiche espresse -frutto di scelte concrete anche della vita professionale dei due – essere quella attuale, sviluppata in un duplice percorso: una grande installazione simbolico-concettuale posizionata sui settecento metri quadri della Galleria-madre di via Principessa Clotilde e un’esposizione di un buon numero di “quadri specchianti” (le celebri serigrafie su lastra d’acciaio inox lucidato a specchio) fondamento artistico e teorico della più nota produzione di Pistoletto, nel vicino ex-Opificio “Pastiglie Leone”. Fil rouge comune, il tema della “Comunicazione”. Centrale e palese nello scorrere e nel complesso intrecciarsi di quelle diciassette “stanze” aperte e interconnesse, ricavate attraverso l’ingegneristica architettura in legno grezzo posizionata in Galleria e rappresentanti il complesso organismo in cui s’ha da articolare, per l’artista, tutto il sistema che mette insieme arte e società. Evidente il richiamo alle porte della sua Cittadellarte, fondata nel ’98 a Biella nei locali dell’ex-manifattura Trombetta: un complesso di archeologia industriale tutelato dal Ministero dei Beni Culturali, diventato oggi un grande laboratorio creativo e fabbrica di idee, “un’istituzione – scrive Pistoletto – che pone l’arte in relazione diretta con i differenti settori che compongono la società”. Spazi aperti, che permettono salutari catartici travasi dall’architettura alla spiritualità, dal lavoro all’ecologia, fino a rendere comunicanti economia e scienza, arte e politica, matematica e filosofia non meno che agricoltura e design o moda e produzione: così all’infinito, mischiando partenze e traguardi per andare e tornare “in una fitta rete di interconnessioni e comunicazioni” in cui trova forma quel Terzo Paradiso teorizzato dall’artista come “il grande mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilità nella visione globale”. Quest’è, a comune giudizio, il “comunicare”. Apparentemente l’opposto o cosa assai diversa di quanto espresso nei diciotto “quadri specchianti” (tutti inediti meno uno ed ultimi eredi dei primi esemplari comprati in blocco nel ’63 dalla gallerista parigina Ileana Sonnabend) assemblati negli spazi dell’ex-Opificio “Pastiglie Leone”, luogo storico dell’industria torinese. Opere che raccontano di una comunicazione “altra”, di relazioni umane mediate o interrotte (?) dal “digitale” e dai “social”. Tempi e ritmi dell’oggi. Ed ecco il ragazzo, berretto in testa borsone a terra e pelle super tatuata, con gli occhi affondati nel cellulare, la “coppia a colazione” che non si sfiora manco di striscio e l’ufficio dove i tablet dettano i ritmi del confronto interpersonale. Siamo nel regno degli smartphone e dei selfie, in cui s’inneggia al potere assoluto e alle incognite del gigabyte. Tutto in scala reale. Sorprendente e abbacinante. Unica opera con qualche annetto in più, un “girotondo” del 2007. Allora s’usava ancora toccarsi e manifestare in coro. Poco oltre, però, l’immagine del bastone di un selfie a tre. E l’incantesimo decade. Ma questi lavori, tiene ben bene a sottolineare l’artista,“non hanno funzione né apologetica né critica, semplicemente documentano lo stato delle cose”. Così oggi é. Pensiamoci sù.
Gianni Milani
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“Michelangelo Pistoletto/Comunicazione. Le porte di Cittadellarte”
Galleria “Giorgio Persano”, via Principessa Clotilde 45, Torino; tel. 011/835527 o www.giorgiopersano.org
Orari: mart. – sab. 10/13 e 15,30/19
Ex-Opificio “Pastiglie Leone”, corso Regina Margherita 242, Torino
Orari: mart. – sab. 15,30/19
Fino al 26 gennaio 2019
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Photo: Nicola Morittu