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Quando e perché sei tornato?
Da otto anni. Ho dovuto assolvere ai miei doveri di figlio.
Come ti ritrovi a Torino?
Maluccio, direi… Non mi ci ritrovo in questa continua approssimazione.
Difficile trovare la sintesi dei 31 anni.
Ci provi?
Sì, provo. Ho trovato tutto quello che cercavo. Amicizie, amori e realizzazione nel lavoro.
Ti informo che l’unico difetto reale della situazione tedesca è il clima. La laurea in Giurisprudenza mi stava stretta. Inizio traducendo per un’ assicurazione ma poi mi specializzo in traduzioni cinematografiche. Lavoro anche per la Spd, i socialdemocratici.
Una realtà lavorativa dinamica?
Sì, in relazione con il sindacato, diversamente dall’Italia. Non una palla al piede.
Il rapporto con lo Stato?
Ti racconto due episodi. Primo. Avevo quattro cani e ne ho perso uno. Agitatissimo ho chiesto aiuto chiamando la polizia . Arrivati, invece di aiutarmi mi hanno fatto un sacco di domande. Mi sono spazientito e gli ho sottolineato che il quartiere era pieno di spacciatori . Tempo una settimana e non c’erano più. Secondo. Ho perso molto lavoro da traduttore dall’Italia. Motivo il cambio tra Marco e Lira, aumentava troppo i costi, dimezzando la mia dichiarazione dei redditi. Mi hanno chiamato e si sono fidati delle mie spiegazioni.
Cioè facendo il proprio dovere lo Stato fa il suo dovere ?
Proprio cosi. Ho conosciuto italiani che facendo i furbi hanno dovuto chiudere l’attività.
Ora ti stai impegnando per i 150 anni dalla nascita di Leone Sinigaglia (compositore torinese vittima dell’olocausto – ndr). Perché?
In Germania il suo nome mi “perseguitava”. Tutti mi chiedevano se ero parente.E’ molto conosciuto.
Vero. In verità io mi sento più figlio d ebrei.
Diversità?
Appartengo a una comunità ma non vi aderisco appieno. Leone è vittima dell’olocausto. Noi ebrei siamo anche vittime di noi stessi.
Spiegati. Aggiungiamo all’atavica persecuzione un senso di oblio e di rimozione che ci limita molto. Capisco… o perlomeno cerco di capire.
Non è facile.
Ti sei appassionato?
Si molto. Il concerto del 17 ottobre al conservatorio è una tappa. Sicuramente non un punto d’approdo.
Aggiungo che Giorgio è un ottimo organizzatore. Che, culturalmente parlando, non guasta mai
Patrizio Tosetto
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