Le undici isole del lago Maggiore

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Flaubert: “il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo”

 

Ma quante sono le isole del lago Maggiore? Una domanda all’apparenza banale, alla quale però nemmeno chi vive sulle sponde del “Verbano”, spesso, sa rispondere correttamente. Così, istintivamente, si pensa subito alle più famose, le Borromee. Ma, in realtà, le isole del lago Maggiore sono ben undici! Nel “conto” vanno messe, infatti, partendo dalle acque svizzere a nord, le due “dei Conigli o di St. Legér”, a Brissago, e le tre dell’arcipelago Malaga, più conosciute come i Castelli di Cannero (l’isola grande, lo scoglio delle Prigioni, e lo scoglietto del Melgonaro, poco fuori la torre verso Maccagno, su cui cresce solo una solitaria ma tenace pianta che ha affascinato poeti e incisori). C’è poi, il solitario e fascinoso isolino di San Giovanni, a Pallanza, dove il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, dal 1927 al 1952 , scelse di risiedere, godendone “la pace e d’ospitalità”, circondato solo da una stretta cerchia di amici. Più avanti, il  golfo Borromeo, incastona in un diadema ben quattro perle: Isola Madre, Isola Bella, Isola dei Pescatori, e lo scoglio della Malghera, l’isolotto  “degli innamorati”, collocato a metà strada tra quest’ultime due isole.

Fin qui, sommandole, fanno dieci. E l’undicesima? Dove sarai mai “l’undecima isola”?” A sud-est del lago, al centro del golfo di Angera, unica isola situata in territorio lombardo, nascosto dalle canne e dalle brume, c’è l’’Isolino Partegora (Isulin per gli angeresi). Su questo lembo di terra, secondo tradizione, si sono fermati i santi fratelli Giulio e Giuliano, originari dell’isola greca di Egina, oramai stanchi del loro girovagare per l’Italia a edificare chiese, volevano costruirvi una casa ed attendere la chiamata di Dio. Un mattino, Giulio, pervaso da spirito profetico, chiama Giuliano e gli dice: ” Un lupo ed una volpe qui faranno strazio di carni innocenti. Allontaniamoci!“. E così, abbandonarono Angera per portarsi sul lago d’Orta, dove Giulio diede il suo nome all’unica isola del più occidentale fra i grandi laghi prealpini. Ma l’isolino di Partegora è anche noto per un’importante scoperta scientifica risalente al 1776. Su quel lembo di terra, il 4 novembre di quell’anno, Alessandro Volta, ospite della famiglia Castiglioni, rovistando con un bastone nella palude che circonda la parte nord dell’isola, notò la fuoriuscita di bolle di gas dal fondo della melma: le raccolse in alcune bottiglie, e, nei giorni seguenti, durante alcuni esperimenti, riuscì a provocare la combustione del loro contenuto. Chiamò “aria infiammabile” quel gas, che in seguito venne classificato come “metano”.

Le undici isole condividono un’altra particolarità : sono un pò “ballerine” e “flottanti”. Almeno nelle riproduzioni pittoriche che hanno visto all’opera numerosi artisti. Non vi è mai stato uno di loro che abbia scelto di rappresentarle senza rinunciare a dare una propria interpretazione, un tocco personale, spostandole a piacimento, secondo le convenienze al fine  di ottenere i migliori effetti prospettici per stupire e deliziare il potenziale turista. Ma,di fronte ad un lago così, si può anche chiudere un occhio. Del resto basterebbe questa frase di Stendhal per  “farsene una ragione” : Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore”. E se proprio non vi basta, aggiungiamo l’altrettanto autorevole parere di Gustave Flaubert: “E’ il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille seduzioni sconosciute e ci si sente in uno stato di rara sensualità e raffinatezza”. Ogni parola in aggiunta, stonerebbe. Arrivederci, allora, sulle isole del lago Maggiore.

 

Marco Travaglini

 

 

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