Nell’ambito del Festival dedicato a Richard Strauss, è in scena al teatro Regio dal 15 febbraio scorso la Salome’ del celebre compositore tedesco. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio Gianandrea Noseda, al suo terzo appuntamento operistico della stagione lirica in corso, dopo i successi ottenuti con la direzione del Tristano e Isotta di Wagner e della Turandot di Puccini. Salome’ viene rappresentata in forma semiscenica, curata da Laurie Feldman, che nesegue fedelmente il libretto, evidenziando gli aspetti fondamentali della grande drammaturgia presente nel capolavoro di Strauss.I personaggi interagiscono tra di loro all’interno di uno spazio scenico connotato da alcune sedie e racchiuso da fondali neri. Il cast è di assoluto livello. Nel ruolo di Salome’ il soprano Erika Sunnegardh, Erode è interpretato dal tenore Robert Brubaker ed il soprano Doris Soffel veste i panni di Erodiade. Il personaggio di Jochanaan è affidato alla voce del baritono Tommi Hakala. Il capolavoro di Salome’ lega il suo nome a quello del teatro Regio di Torino in quanto proprio qui ebbe luogo la prima italiana dell’opera, nel lontano 1906, diretta dallo stesso Strauss. “Salome’ – dichiara il maestro Noseda – è un’opera che dà i brividi. A più di un secolo dalla prima non ha perso nulla del suo fascino seducente e morboso. Per il pubblico d’oggi non presenta più quella mostruosità emotiva che percepivano i primi spettatori agli inizi del Novecento, noi sappiamo già cosa aspettarci, ma l’effetto è dirompente; invade con quell’erotismo selvaggio, con quella sensualità, con quel suo disagio esistenziale.
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È un’opera meravigliosa, molto difficile da rendere, che richiede una grande scaltrezza tecnica, per non parlare delle difficoltà dei cantanti, una vera e propria vetta da scalare. Se non ci fosse stata Salome’ la storia dell’opera sarebbe cambiata, non ci sarebbero stati il Wozzeck e la Lulu’ di Berg, il Trittico e la Turandot di Puccini. Salome’ è il primo capolavoro operistico con il quale si è avuto il coraggio di osare moltissimo”. La novità che distingue la partitura della Salome’ consiste nel fatto che Strauss vi traspone l’estetica dei suoi poemi sinfonici, vale a dire il principio dell’analisi e della descrizione sonore fino ai limiti estremi. Salome’ è, infatti, un poema sinfonico con l’aggiunta di parti vocali. Strauss rimase folgorato dalla rappresentazione a teatro della Salome’ di Oscar Wilde nel 1903 e decise lui stesso di sfrondarne la versione tedesca, eliminando le parti ridondanti. Il linguaggio nell’opera è forse l’aspetto che, più degli altri, sembra giustificare la citata e peraltro discutibile affermazione di Thomas Mann: “Avanguardia e sicurezza si traducono in un’armonia dissociata e dissonante quant’altre mai”. Negli Stati Uniti l’opera, che ottenne un vasto successo di pubblico in Europa, fu negli anni Venti vietata per oscenità. L’atto unico da cui Strauss trasse la sua opera, la Salome’ di Wilde, è un testo simbolistico. Il Battista rappresenta la nuova etica, Erode e la sua corte la corruzione del passato e la sedicenne Salome’, che rispecchia il sedicenne Alfredo Douglas di cui Wilde era innamorato, lo strumento di comunicazione tra i due mondi.
Mara Martellotta
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