Pittori / Poeti / Pittori

FINO AL 17 DICEMBRE 

“Ho continuato fino a diciotto, diciannove anni a non sapere se la mia vocazione fosse quella del pittore piuttosto che quella dello scrittore”: a confessarlo é Franco Fortini, pseudonimo di Franco Lattes (Firenze, 1917 – Milano, 1994), poeta “difficile e intenso”, critico letterario e saggista, ma anche (pochi lo sanno) pittore. E pittore vero, con tanto di corsi all’Accademia e laurea in Lettere, con tesi in Storia dell’Arte su Rosso Fiorentino. Una passione per la pittura e per il disegno ben testimoniata per altro dalle oltre 300 opere conservate nell’Archivio del “Centro Studi Fortini” dell’Ateneo di Siena. E proprio Fortini è uno dei nove grandi artisti del nostro Novecento (con il dubbio del “cosa farò da grande?”) protagonisti della raffinata mostra “Pittori / Poeti / Pittori”, curata da Marco Vallora, con l’organizzazione della “Fondazione Bottari Lattes”, e allestita nel Palazzo Banca d’Alba, fino a domenica 17 dicembre. “Il titolo della mostra – spiega Vallora richiama una circolarità, un volano che evoca un’incertezza feconda tra arte e poesia. E’ un fenomeno che in Italia ha avuto alcuni esiti assai curiosi: artisti che all’inizio del loro percorso sono indecisi sulla strada da prendere, se farsi pittori, poeti, musicisti o saggisti”. Fortini optò per la “parola”, senza mai ripudiare però la pittura e soprattutto il disegno e l’opera grafica: suo in mostra un rigoroso “Autoritratto”, linografia su carta del 1936-’37, palese dimostrazione di un’abilità tecnica (nell’uso marcato e attento del lavoro di sgorbia) che andava ben oltre il semplice diletto del fare. La rassegna s’avvia con il bellissimo “Beccaccino”, regalato da Filippo De Pisis a Eugenio Montale (entrambi classe 1896, conosciutisi nel 1919 post-bellico): dono che voleva ricambiare l’omaggio fatto dal poeta ligure di una copia delle sue “Occasioni” con tanto di dedica al pittore ferrarese, che Montale sapeva essere anche buon poeta. E in mostra (dove di De Pisis scrittore troviamo manoscritti di poesie, libri rari e tele che rappresentano il tema del libro, della penna-piuma e del sonetto) scopriamo la lettera in cui, fra orgoglio e ironia, Montale confida al De Pisis: “Lei non lo sa, ma sono anche io pittore, e forse più bravo di lei”. Parole audaci se raffrontate ai risultati pittorici “non brillanti” ma “pugnaci”: incisioni, tele, bozzetti a pastello. Insieme a carte, lettere, autografi e fotografie. Allievo a Bologna, come De Pisis, di Roberto Longhi, anche per Pier Paolo Pasolini (Bologna, 1922 – Ostia, 1975) la passione per l’arte e la pittura è per tutta la vita compagna fedele della sua attività di regista-scrittore-poeta-giornalista. In mostra ad Alba, troviamo disegni, scritti poetici e autoritratti. Particolarmente suggestivo il pirandelliano“Autoritratto con il fiore in bocca” realizzato a 25 anni, il volto verdastro ferito da violente pennellate bianche e nere, un fiore rosso in bocca e un disegno di ragazzo alle spalle; opera – s’è scritto – che parla già di “sconcertante anticipazione del tocco distorto di Francis Bacon”. Curiosa e abbastanza unica anche la caratteristica di Pasolini, messa in luce dalla rassegna (che propone anche spezzoni scelti e montati del suo cinema), di dipingere non solo con i colori tradizionali, ma con stramberie come fondi di caffè, olio e vino. E che dire di quello stravagante divertissement che pare essere il “Ritratto di De Pisis col pappagallo” realizzato da Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975) nel ’33? Quanto lontana è la lezione casoratiana e l’elementare monumentalità dei ritratti della gente di Lucania! Qui Levi bonariamente ironizza sull’eccentrica personalità di De Pisis, appassionato collezionista di strane “chincaglierie da Wunderkammer”, immortalandolo con giacca di un azzurro “polveroso” su cui trionfano chiassose medaglie, il fiore all’occhiello, la cravatta a pois e sul viso bello tondo il monocolo e l’orecchino, a far da pendant con gli anelli sopra il guanto di pelle. E, per finire, sulla spalla destra il “pappagallo Cocò”. Verso il “fantastico visionario” volano invece le opere di Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli, 1924– Palmanova, 2015), apprezzato pittore ma anche superbo letterato, soprattutto per l’attività critico-interpretativa degli ultimi testi di Pasolini, di cui fu amico d’infanzia e con cui collaborò a vari film. In un ambito di singolare eccentrica “visionarietà” si collocano anche i disegni, i dipinti e le bozze di romanzi di Mario Lattes (Torino, 1923 – Torino, 2001): campi di creatività diversi, ma tenuti vivi con grande maestria, così come fu per Alfonso Gatto (Salerno, 1909 – Orbetello, 1976), poeta, scrittore, critico d’arte e perfino gallerista, ma anche pittore di deliziosi acquerelli, oli, tempere e disegni. Suo il libro “Coda di paglia”, illustrato da Mino Maccari (Siena, 1898 – Roma, 1989), anche lui pittore e incisore, ma pure scrittore e giornalista. Fu perfino caporedattore a “La Stampa”, sotto la direzione di Curzio Malaparte. Pittura “ricca e furente”, la sua; “anarchico e geniale”, per Pasolini disegna anche un manifesto di “Accattone”.

Gianni Milani

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“Pittori /Poeti / Pittori” Palazzo Banca d’Alba, via Cavour 4, Alba (Cn), tel. 0173/789282

Fino al 17 dicembre. Orari: mart. – ven. 15,30/19; sab. e dom. 10,30/18,30

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Le immagini:

– Franco Fortini: “Autoritratto”, linografia su carta, 1936 – ’37

– Filippo De Pisis: Interno con libri e bottiglietta”, olio su cartone, 1931
– Pier Paolo Pasolini: ” Autoritratto con il fiore in bocca”, olio su faesite, 1947
– Carlo Levi: “De Pisis col pappagallo”, olio su tela, 1933
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