DI PIER FRANCO QUAGLIENI
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Secondo il calendario giuliano questi sono i giorni decisivi della Rivoluzione d’ Ottobre , che accadde secondo il calendario russo in novembre e di cui si ricorda il centenario quest’anno e stanno già incominciando le commemorazioni ed, a volte, anche le celebrazioni di un evento che certo ha modificato radicalmente la storia del ‘900. Ricordo che ogni anno il Pci torinese , per tanti anni, celebrò quella data con una grande manifestazione al teatro Alfieri.A Mosca le celebrazioni erano molto solenni con parate militari nello spirito più puro del militarismo sovietico che oggi sopravvive solo nel regime nord coreano. Non credo che il Pd attuale celebrerà il centenario e mi stupirei se accadesse. Sicuramente la sinistra cosiddetta radicale e gli ex PD coglieranno l’occasione per ribadire il loro ideologismo che appare particolarmente stantio in un quadro storico nel quale quella Rivoluzione perse “la spinta propulsiva”, come disse Enrico Berlinguer, già molti anni prima del crollo del Muro di Berlino. Ma oggi quella Rivoluzione che segnò anche la fine dei Romanoff con un bagno di sangue davvero selvaggio,va vista con il distacco dei cent’anni e ne va confutata in primis proprio la spinta propulsiva liberatrice che indusse in errore anche Gobetti il quale parlo ‘ di una rivoluzione liberale riferendosi alla Rivoluzione d’Ottobre . Sicuramente c’è un tratto che lega la Rivoluzione leninista russa con il giacobinismo della Rivoluzione francese che finì di far naufragare gli ideali della liberté e della fraternitè a colpi di ghigliottina e di terrore,in nome di una egalité che si rivelò già nel 1700 un ‘utopia, se vogliamo ,generosa,ma impossibile da realizzare in una regime liberale. Le parole critiche di Tocqueville sulla Rivoluzione si potrebbero adattare alla Rivoluzione russa.
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François Furet ha scritto pagine conclusive sul nesso stretto che lega il terrore robesperriano a quello leninista.Un terrore non meno feroce in Trotzkij e portato alle estreme conseguenze da Stalin che prosegui l’opera di Lenin e non fu invece,come venne affermato erroneamente,colui che fece naufragare la Rivoluzione nel totalitarismo soffocatore di ogni dignità umana e di ogni libertà .Tutta la Rivoluzione, nel suo insieme infatti , fu un che di mostruoso che non trova giustificazione neppure nel regime tirannico zarista che stava ,sia pure molto lentamente, evolvendosi. Il fatto delle sconfitte dell’esercito russo nella Grande Guerra – una sorta di immenso suicidio collettivo europeo -fu l’elemento che consentì ai bolscevichi, guidati da Lenin, la Rivoluzione che travolse anche la Chiesa ortodossa con l’instaurazione di un regime negatore di ogni libertà religiosa: all’”oppio dei popoli “ religioso venne sostituito un oppio politico che impedì ogni libertà e ogni dissenso nell’impero sovietico. L’ateismo di Stato travolse ogni idea di laicità dello Stato propria del liberalismo. L’idea di Lenin e di Stalin non fu solo quella di una rivoluzione sociale,ma di “una purificazione” della Russia in maniera ancora più radicale di quella tentata in Francia dai giacobini. Solo apparentemente in Russia si creò un regime ispirato ai valori della giustizia sociale perché le élites rivoluzionarie si sostituirono al popolo che non sarebbe stato comunque pronto a vivere l’esperienza dei Soviet.La Russia era un paese agricolo arretrato e quell’esperienza sovietica era applicabile solo attraverso l’uso della forza e non certo con l’esercizio della democrazia ,incompatibile con il partito unico.Con l’abolizione della proprietà privata venne anche requisita ogni forma di libertà e la tragedia dei gulag non fu un momento eccezionale di quel regime,ma il naturale sbocco di scelte già annunciate con le cannonate dell’”Aurora” a San Pietroburgo .Non si tratto’ di una cattiva lettura del marxismo ,ma di una applicazione burocratica dei suoi principi.Non ci furono degenerazioni con Stalin se non molto parziali perché tutto era già insito nel marxismo leninista.
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Con la Rivoluzione venne travolta con solo la dinastia dei Romanoff,ma anche la grande Russia umanitaria di Tolstoj. Mia moglie, di origini russe, ha avuto il nonno e l’intera famiglia massacrata dai bolscevichi e i racconti di mio suocero sono una testimonianza che lui non volle mai scrivere,ma che invece resta un qualcosa di importante. In Italia ci fu chi già nel 1917 e soprattutto dopo la fine della Prima Guerra mondiale si lasciò infatuare dalla Rivoluzione russa che portò ad uno spirito sovversivo pseudo rivoluzionario che paradossalmente favorì il fascismo. Un Paese vittorioso fu preda dell’ingovernabilità e di una vera e propria guerra civile in cui il fascismo prevalse. Vanno rilette le pagine di Ernest Nolte che collegano la genesi dei fascismi europei con la nascita della Russia sovietica.Il ragionamento di Nolte e’ forse ,diciamo così ,troppo drasticamente teutonico,ma un fondo di verità c’è sicuramente nel vedere l’inizio delle tragedie europee nella Rivoluzione sovietica. > L’utopia collettivistica, imposta con la violenza, che si fa Stato con l’esplicito programma di liberare tutto il mondo del proletariato ,abbattendo gli Stati borghesi oppressivi,ha provocato danni immensi proprio ai valori e ai diritti umani più elementari che sono stati schiacciati in URSS e in tutti i paesi comunisti. Uno scrittore forse un po’ retorico ha detto che la falce rivoluzionaria ha mietuto più teste che spighe e il martello ha forgiato più spade che aratri.La realtà resta tuttavia quella,malgrado quel simbolo abbia entusiasmato milioni di uomini che lo hanno anche erroneamente identificato, sull’onda della propaganda, come emblema di pace. Con il regime instaurato in Russia cent’anni fa venne compromessa la libertà economica e la libertà politica,quest’ultima garantita almeno parzialmente nelle odiate democrazie occidentali potenzialmente votate al fascismo, secondo una vulgata marxista rimasta in voga per decenni.
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La storia, con la caduta del Muro nel novembre 1989, ha reso giustizia ed ha fatto risaltare le ragioni ed i torti, senza possibilità di errore, del regime sovietico. Aveva ragione Norberto Bobbio quando scriveva che la caduta del regime socialista in URSS lasciava inalterato ed irrisolto il problema della eguaglianza tra gli uomini e della giustizia sociale più in generale,anche se il socialismo democratico europeo aveva fatto dei grandi passi verso una società libera più giusta in termini sociali. Ad affermare i valori del’eguaglianza in effetti era stato il Vangelo e non Lenin ,anche se l’eguaglianza non può essere intesa come livellamento forzato negatore di ogni libertà individuale,ma va vista come tutela della dignità umana di tutti e come eguaglianza nei punti di partenza nel senso di offrire a tutti eguali potenzialità di sviluppo e di piena realizzazione della propria vita . Nicola Tranfaglia all’indomani dalla caduta del Muro scrisse che il socialismo, dopo l’esperienza sovietica, tornava ad essere un’ utopia: il massimo disconoscimento possibile per un socialismo che Marx definiva scientifico,opponendolo ai socialismi utopistici premarxisti. In effetti fu l’interpretazione leninista del marxismo a rendere la dottrina marxista capace di realizzare una rivoluzione in un paese dove Marx non avrebbe mai pensato che si potesse realizzare. Marx guardava ai paesi industrialmente avanzati, Lenin realizzò la rivoluzione in uno dei paesi più arretrati, così come Mao fece in Cina.Marx in fondo fu un filosofo e un economista, ma non un agitatore politico e tanto meno un rivoluzionario. Pensiero ed azione in lui restarono separati. In Lenin si fusero creando uno strumento politico -rivoluzionario destinato a segnare un secolo considerato “breve” proprio perché collegato con la nascita, lo sviluppo e la fine di quella Rivoluzione del 1917.
quaglieni@gmail.com
Rivoluzione d’ottobre: la (pseudo) uguaglianza uccise la libertà
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