Colombo e Fo tra giganti storici e guitti da palcoscenico

IL COMMENTO 

di Pier Franco Quaglieni

La festa torinese per Dario Fo meritava di essere ignorata: un’apologia acritica condita in salsa grillina, anche se Grillo ha dato forfait . La vera Torino non c’entra nulla con Fo che semmai simpatizzò con le frange estreme della contestazione e del terrorismo a cui predispose un “Soccorso rosso” insieme a Franca Rame che invece venne eletta senatrice a Torino nella lista di Di Pietro. La Messa cantata celebrata al “Carignano” dal figlio Jacopo e da Carlin Petrini e’ uno sperpero di soldi pubblici, se si considera il taglio di 80 milioni ai bilanci comunali. E’ prezzo pagato al grillino Fo che, dopo esser stato fascista repubblichino e comunista sovversivo, diventò seguace di Grillo. Ovviamente della sua militanza repubblichina ne’ Jacopo ne’ Carlin hanno parlato perché ,malgrado una sentenza dica il contrario, Dario Fo sarebbe stato un infiltrato antifascista tra i militi della Rsi, come sostenne falsamente il diretto interessato. Ovviamente il fatto che gli venne, senza meriti sufficienti e adeguati , conferito il Premio Nobel ha posto la sordina sul vero Fo che magari fu anche un guitto divertente, ma non ebbe mai la statura minima per poter aspirare al Nobel. A un anno dalla sua morte, Torino non aveva comunque motivo e giustificazione per celebrarlo , mentre ignora grandi torinesi vivi come Piero Angela e Guido Ceronetti che hanno compiuto 90 anni. Fo , Jacopo e Carlin meritavano il silenzio stampa, mentre gli articoli si sono sprecati.

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Ma il processo a cui ha partecipato Jacopo Fo che ha comminato la damnatio memoriae – cioè l’ergastolo della storia – a Cristoforo Colombo ,obbliga a scriverne. Dario Fo nel 1963 scrisse una commedia dal titolo “Isabella, tre caravelle e un cacciaballe” in cui Colombo venne accusato di crimini infami : assassinio, schiavismo, sfruttamento, rapine ecc. Fo padre era un giullare e poteva essere preso non sul serio il figlio invece pretende di sostenere l’accusa in un processo a Colombo con argomentazioni storiche. Avevano già iniziato gli americani, nell’opera di demolizione, accanendosi contro il monumento dello scopritore del loro Continente. Adesso si aggiunge Fo che dimostra di non capire che quando si tenta di fare storia non la si deve leggere con gli occhi di oggi. La storia di fine 1400 va contestualizzata nella sua epoca che certo non fu un’età mitica dell’oro ,ma un periodo storico di ferro ,di sangue e di fuoco, come , in verità , quasi tutte le epoche storiche ,in primis, il ‘900 rivoluzionario comunista così amato dai due Fo e da Petrini. Jacopo Fo ha paragonato Colombo a Totò Riina. Un parallelo demenziale che abbisogna di confutazioni. Insieme a Lutero, Colombo e’ il padre dell’età moderna; egli è andato oltre le Colonne d’Ercole ed ha cambiato la storia del mondo. Ha fatto una rivoluzione decisiva come Galileo. E’ sicuramente comprensibile che Jacopo Fo non riesca a districarsi in un labirinto fatto di giganti e non di guitti. E scriva di Colombo definendolo “cane rognoso”. Una versione che piace ai grillini, soprattutto ai colti Di Maio e Di Battista, che hanno lasciato gli studi, con la scusa di applicarsi alla politica .

quaglieni@gmail.com

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