Come un campo di battaglia: in piazza più di 1500 feriti. Grave un bimbo di sette anni

Si è aggravata nella notte la conta dei feriti della drammatica serata nel centro di Torino. A causa della calca provocata dal panico tra le migliaia di persone assiepate per assistere alla finale di Cardiff, tra Juventus e real Madrid, il loro numero è arrivato a 1527, di cui tre gravi. Il dato ufficiale è della Prefettura. La procura ha avviato un’indagine per “procurato allarme”

 

Foto di Claudio Benedetto

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Tra i feriti purtroppo anche cinque codici rossi. Tra questi  il più grave è un bimbo di sette anni trasportato all’ospedale Regina Margherita. Probabilmente la caduta di una recinzione del parcheggio sotterraneo della piazza o lo scoppio di un petardo che ha fatto pensare ad un allarme bomba ha generato il terrore e la marea umana da cui è nato il dramma. Poi i cocci delle bottiglie rotte (la loro presenza era vietata ma circolavano venditori abusivi) hanno fatto il resto: le persone che hanno perso le scarpe fuggendo hanno riportato ferite anche profonde ai piedi e alle gambe.  Un miracolo che il bilancio non sia stato ben peggiore.  Fino a tarda notte le sirene delle ambulanze dei vari ospedali si sentivano ancora risuonare per le vie della città. Sciacalli che tentavano di rubare borse e cellulari abbandonati in piazza dalle persone fuggite sarebbero stati fermati dai carabinieri. Nella notte la sindaca Chiara Appendino, che in un tweet si è dichiarata scossa per quanto accaduto e vicina ai feriti, ha revocato il blocco del traffico della domenica ecologica, per consentire ai parenti di raggiungere i feriti negli ospedali.

 

TESTIMONIANZA / In piazza dalla delusione alla paura

di Claudio Benedetto

Era cominciata come una grande festa: tanta, tanta, tanta gente in Piazza San Carlo per quella che doveva essere la festa della Juve, il coronamento del sogno più grande, la fine della rincorsa alla Coppa Grande, quella dalle grandi orecchie, il Triplete che finalmente si coronava. E c’era davvero fiducia tra la gente, nella squadra, questa volta eravamo tutti convinti, e invece no… altra delusione, altra finale persa (questa volta diciamolo pure… meritatamente) e il sogno che svanisce all’ultimo, a Cardiff.

Ma purtroppo quello che è capitato stasera in Piazza San Carlo va oltre la delusione sportiva, stasera si è un po’ concretizzata la paura, abbiamo tutti toccato con mano la sgradevole sensazione di essere anche noi nel mirino, senza realmente esserlo però!

E’ stata, pare, la banale rottura di una balaustra di protezione dell’accesso ai parcheggi sotterranei della piazza a scatenare il delirio: la gente improvvisamente si è messa spingere con forza, a correre all’impazzata senza meta, tutti scappavano, le transenne di protezione venivano abbattute dalla violenza della folla impaurita, scene di panico, gente ferita a terra. Le prime notizie parlano di oltre 200 feriti, forse di più ancora, una cosa inaudita, un drammatico bollettino di guerra causato da una sorta di psicosi collettiva che oramai ci pervade, basta uno scherzo, una battuta, un evento improvviso e il panico si scatena in maniera incontrollabile.

Io ero in piazza, nelle prime file, proprio appoggiato alle transenne che limitavano l’accesso del pubblico, probabilmente uno dei posti più pericolosi dove stare in quel momento, sono stato travolto dalle transenne stesse e da una marea di gente che mi veniva addosso, in un primo momento mi sono chiaramente allarmato, d’istinto mi sono alzato e sono fuggito anch’io, confesso di avere anche telefonato a casa per dire che stavo bene, ma poi… ho passato il resto della serata a sentire testimonianze di gente che aveva visto di tutto: una bomba, un uomo con la pistola in mano, un altro con una bomba nello zainetto, una signora mi dice che un’auto era entrata in piazza da via Lagrange, che tra l’altro non mi risulta neanche confluisca in piazza San Carlo, un altro ancora ecc. ecc., che fantasia ragazzi!

Ecco, senza sminuire quanto accaduto anzi ribadendo ancora una volta la sua gravità, ho trovato sgradevole la sensazione che oramai si dia per assodato il fatto che siamo nel mirino, che prima o poi anche da noi qualcosa capiterà, ma perché non deve capitare, e chi siamo, i più fortunati?

Dispiace davvero che quella che doveva essere una festa sia stata rovinata non dalla delusione sportiva, che rimane ed è sicuramente grande, ma da un fatto esterno, improvviso, che, mi si passi il termine, ho trovato persino destabilizzante dal punto di vista prettamente sociale. E in più comunque con un bel prezzo da pagare, con dei feriti, tanti, da soccorrere, da curare e speriamo proprio nulla più!

L’unica cosa che mi permetto, infine, di osservare è che se magari non si fosse permessa la vendita di alcolici in piazza, oltretutto in pericolosissime bottiglie di vetro che sono poi risultate causa di tanti ferimenti, forse sarebbe stato meglio, forse un eccesso di prudenza, forse forse forse ma… evidentemente, anche in questo caso, business is business…

 

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