Dal 6 ottobre 2016 al 9 gennaio 2017, il Museo ospita l’esposizione della vita artistica di Gus Van Sant
All’interno di un simbolo della città di Torino risiede la storia della rappresentazione, dalle sue prime forme nei giochi d’ombra alla finzione tramite cui qualcosa di diverso si può apportare al reale. Così, il Museo del Cinema ha sede nella Mole Antonelliana, di cui ogni spazio è partecipe della mostra, strutturata in verticale e il cui allestimento suggestivo fu progettato da François Confino, scenografo svizzero, nel 2000.
L’accedervi segna l’inizio di un viaggio attraverso l’evoluzione di un’idea, del bisogno di manipolare il tempo e di quell’avvicendarsi che determinerà il finale. E noi siamo amanti del gran finale. Marionette celate dietro il bianco telo, a dar voce il popolo, di storie di vita o forse mute: che si muovessero era un voler dire e assistere fu già magia. Quante volte l’uomo si sorprese a esser osservatore passivo di uno spettacolo vitale e non esserne il divino artefice? A disegnare quei moti astrali, senza poterne modificare la velocità e la direzione. E perché non divenirne creatore, nel piccolo di un pezzetto di carta e un po’ di inchiostro, a diluire il desiderio di mescolare quel che è di dentro e quel che è di fuori, un incontro-scontro tra reale e immaginario? d egli tuttavia ancora sta guardare, ma questa volta ebbe il controllo di ciò che vede.
Nelle cose c’è della profondità, spaziale ed emozionale, plasmata e plasmante ad opera della signora prospettiva, che a cambiar lo sguardo è la tacita impositrice. Da quelle pupille tutto è assorbito, da un minuscolo foro il mondo entra alla rovescia, nel processo della visione. Smontare la qualsiasi e ridurla alle sue semplici forme geometriche, per riassemblarla e darvi un nuovo scopo.
Tutto scorre per fotogrammi, diapositive disposte in successione, una dopo l’altra, come se fosse possibile giocare con lo spazio-tempo, ripercorrere la dinamicità a ritroso e nel suo avanzare, poterlo racchiudere in una scatola, per intrappolare un momento dell’eternità.Tutto quanto è sperimentabile al piano dedicato all’archeologia del cinema, organizzato in otto sale tematiche dotate di apparecchi funzionali alla conoscenza dei princìpi tecnici, grazie anche a modelli visivo-tattili. Ogni passaggio è illustrato da didascalie digitali, in modo da rendere la mostra accessibile a tutti.
E proprio come in un film, in una di quelle scene in cui qualcosa di straordinario e mozza fiato viene inquadrato da un timido scorcio prospettico e da cui viene poi ampliata la visuale, il colpo di scena è nel cuore del museo, al centro della Mole, dove è situata l’Aula del Tempio, padroneggiata dall’imponente Cabiria di D’Annunzio. Poltrone su cui si è invitati a stendersi, per ammirare sul soffitto alcune proiezioni, ma l’attenzione per cui è distolta da un ascensore in cristallo che attraversa in verticale lo spazio e sale fino al tempio panoramico a 85m di altezza.
Salendo, si accede alla Macchina del Cinema, dedicata alle fasi di realizzazione di un’opera cinematografica, con studi di produzione, costumi di scena – per gli appassionati, sono esposte le maschere originali dei personaggi di Star Wars -, bozzetti e montaggi di celebri sequenze…
Dal 6 ottobre 2016 al 9 gennaio 2017, il Museo ospita l’esposizione della vita artistica di Gus Van Sant, regista, sceneggiatore, fotografo, musicista e scrittore statunitense. Fu nominato due volte nel titolo di miglior regista all’Oscar, con Will Hunting – Genio ribelle, nel 1998, e Milk, nel 2009. Fin dagli anni ’80, realizza collage e fotografie i cui soggetti sono spesso attori con cui ha lavorato. E poi i suoi dipinti, gli acquerelli e i quadri che dal 2000 hanno preso espressione.
I materiali sono oltre 180, comprendenti stampe fotografiche originali, disegni preparatori, cortometraggi inediti, video musicali… Celebrati in una suggestiva spirale colma di dettagli e racconti, all’interno di quel simbolo della città di Torino.
Alessia Savoini
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE