In occasione del 181esimo compleanno di Cesare Lombroso, (nella foto) si è tenuto a Torino, dal 4 al 6 Novembre, il Festival della Criminologia. Nella città più misteriosa d’Italia, professionisti italiani ed internazionali hanno cercato di spiegare al grande pubblico cosa si nasconde dietro al “male”, in che modo esso si manifesta e quali sono le tecniche d’investigazione attualmente esistenti. Partendo dal presupposto che la criminologia è una scienza che abbraccia vari aspetti, si è tentato di fornire la più esaustiva inquadratura al concetto di crimine: il modo in cui è possibile prevederlo, analizzarlo, controllarlo. Una discussione culturale, ampia e stimolante, durata tre giorni, in cui esperti, appartenenti ad ambiti diversi, si sono interrogati, confrontati e supportati. Tutto ciò utilizzando un linguaggio chiaro e privo di tecnicismi, alla portata di tutti. Personalmente, da “addetta al settore”, ho trovato davvero interessante e ben delineata l’idea di creare una lente d’ingrandimento su quegli aspetti legati al crimine tanto osannati dai media, che spesso, presi dalla foga dello scoop momentaneo, tendono a veicolare false informazioni. Vivere in periferia può condurre con più probabilità alla messa in atto di condotte criminali? Com’è possibile tutelare i beni culturali ed artistici della nostra Nazione? Quanto la criminalità organizzata si è infiltrata sul territorio piemontese? In che modo la psicologia può essere impiegata nell’investigazione dei crimini violenti e non? Questi ed altri quesiti hanno trovato risposta attraverso gli interventi di insegnanti, esperti dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, criminologi, psicologi, medici, giornalisti, avvocati, giuristi, filosofi, artisti. Un bravissimo Picozzi, attraverso una chiacchierata intervallata dalla proiezione di spezzoni di film, ha spiegato cosa si intende per profiler, fornendo dettagli della sua vita personale e professione che hanno certamente arricchito il dibattito.
La bravura del team organizzativo e delle figure professionali che hanno dato voce a quest’evento, trovo che si sia vista, particolarmente, nella capacità di trattazione di temi estremamente specifici e tecnici, con una semplicità e leggerezza esemplare. Ad esempio è stato spiegato al pubblico il modo in cui attualmente dal DNA è possibile risalire, con precisione e accuratezza abbastanza elevate, addirittura alle caratteristiche del volto del criminale; quindi oltre a sapere il sesso si può arrivare a scoprire il colore degli occhi, dei capelli, ecc. Si è parlato di progresso, sviluppo.
Di come, attualmente, esistono strumenti che permettono di combattere, con un’altissima percentuale di vittoria, il cybercrime; delle nuove macchine della verità e dei nuovi algoritmi che rappresentano la vera sfida del futuro perché attraverso il loro utilizzo sarebbe possibile prevedere il crimine. Minority report non è più fantascienza. Questi momenti di discussione si sono alternati con una rassegna cinematografica a cura dell’associazione Museo nazionale del Cinema e una mostra fotografica, estremamente suggestiva, intitolata “Torino nera: crimini e criminali d’altri tempi” in collaborazione con La Stampa e l’Archivio di Stato di Torino. Eventi culturali che arricchiscono ancora di più il popolo sabaudo, sempre incline ad assorbire nuove conoscenze. Anche le location che facevano da sfondo sono state scelte con cura. Ad esempio, nella Cornice di Palazzo Ceriana Mayneri, a contrapporsi allo stile ottocentesco delle sale immense e adorne, ci si è interrogati,tra le varie cose, su come curare il male, donando un alone di mistero ed inquietudine ad un argomento che già di per sé ne era ricco. Sul sito del festival, http://www.festivaldellacriminologia.it , è possibile guardare l’intero programma e sono già presenti dei video di approfondimento, anche per coloro che non sono stati presenti alle giornate del Festival. Una pecca organizzativa credo sia stata la mancanza di una pubblicità adeguata, il ché ha condotto ad un’affluenza ridotta di persone ai vari eventi. Il pubblico era costituito principalmente da studenti universitari e da persone che lavorano in settori affini agli argomenti esposti. Probabilmente con una maggior promozione di queste giornate sarebbe stato possibile ampliare ad un pubblico più vasto, permettendo all’intera popolazione torinese di far parte di questa grande e ingegnosa idea.
Teresa De Magistris
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