Si intitola “Io parto per La Merica” e riporta alcuni testi dei canti degli emigranti di inizio secolo che dal Piemonte partivano per l’America e la Francia. Il n.64 dei tascabili di Palazzo Lascaris ci riporta alle atmosfere cupe dei bastimenti che sbarcavano a Ellis Island migliaia di emigranti in cerca di fortuna. Tra la fine dell’800 e gli anni ’20 del Novecento più di un milione e mezzo di piemontesi andarono a vivere negli Stati Uniti, in Sudamerica, in Francia e in Svizzera. Emigravano soprattutto dalle campagne e portarono con se non solo la speranza di una vita migliore, ma anche le barbatelle per impiantare le vigne in terra straniera e i suoni dei canti della loro terra: un modo per non perdere il legame affettivo e per sentire il suono della propria lingua. Oggi sono sei milioni i Piemontesi sparsi per il mondo e in molti casi, soprattutto le vecchie generazioni, utilizzano ancora il loro dialetto d’origine piuttosto che l’italiano per parlare con i connazionali emigrati con loro. La musica, le canzoni, i balli popolari sono stati per molti decenni il segno di un importante legame con la terra d’origine. Un patrimonio di parole – spesso tramandate soltanto a voce – che racconta il dolore del distacco, le tragedie del viaggio e dei naufragi, le difficoltà di integrazione in terra straniera, ma anche i successi di chi ha fatto fortuna e torna soddisfatto al paese da cui era partito. I testi della pubblicazione sono stati raccolti e commentati da Valter Giuliano, vicepresidente della Rete Italiana di Cultura Popolare.Il tascabile “Io parto per La Merica. Canti dell’emigrazione piemontese” è in distribuzione gratuita presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico di via Arsenale 14/G a Torino.
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