Debutto europeo al Regio per la Tosca di Daniele Abbado

tosca regio teatroUn cast di livello internazionale per l’opera coprodotta dal Teatro comunale di Bologna

È un esempio di lirica di alto livello musicale la Tosca in scena dal 9 al 21 febbraio prossimo al teatro Regio, presentata in un nuovo allestimento in prima europea, coprodotta insieme al teatro Comunale di Bologna, e originariamente creata per lo Hyogo Performing Arts Center di Nishinomiya, per la regia di Daniele Abbado. Orchestra e Coro del Teatro Regio e del Conservatorio Giuseppe Verdi, sotto la direzione di Renato Palumbo, con Claudio Fenoglio maestro del Coro.

Il melodramma di ambientazione storica e dalle forti tinte drammatiche, rappresentato per la prima volta il 14 gennaio del 1900 al teatro Costanzi di Roma, vanta un cast di solisti di fama internazionale: Maria José Siri nel ruolo della protagonista, Roberto Aronica in quello di Mario Cavaradossi e Carlos Arvarez nei panni del malvagio barone Scarpia.

Il regista ha immerso le vicende dell’opera in un’atmosfera metafisica, senza rinunciare, però, ai simboli propri del libretto di Illica e Giacosa, tratto dal dramma omonimo di Victorien Sardou,  dalla chiesa romana di Sant’Andrea a Palazzo Farnese, fino alla celebre statua di Castel Sant’Angelo. Tosca, come tutto il teatro il teatro di Puccini, è concepita come un “dramma musicale”, un genere operistico nel quale non è il testo a adattarsi a un sistema di pezzi, quali arie, duetti o concertati preordinati secondo uno schema determinato da convenzioni, ma è la musica, invece, a adeguarsi al decorso del libretto.

In Tosca Puccini, ultimo grande esponente della tradizione italiana, fa prevalere, invece, la condotta discorsiva e dialogica, che spazia dal declamato all’arioso, sulla base di un discorso sinfonico basato sull’elaborazione di un nucleo ristretto di temi trattati, in modo piuttosto simile alla tecnica wagneriana del Leitmotiv.

Con Tosca il compositore nativo di Lucca affronta una drammaturgia lontana da quella presente in Manon Lescaut e nella Boheme, opere dallo sviluppo frammentario, dove l’approfondimento psicologico prevale sull’intreccio. Tosca, invece, si avvicina a una drammaturgia analoga a quella della tradizione incarnata da Verdi e proseguita poi dagli autori veristi,  grazie al confronto dei personaggi, nell’ambito di un’azione serrata e lineare, in cui sono esaltate le passioni elementari e esasperata la tensione emotiva, su uno sfondo storico capace di suggerire letture in chiave etico-politica. Nel libretto viene portato in primo piano il personaggio di Scarpia, che diventa l’eroe negativo per eccellenza, affidato al registro del baritono. Nel suo sadismo, efferato e al tempo stesso devoto, sensuale e aristocraticamente distaccato, sono stati riconosciuti dai critici un carattere dell’arte “fin de siecle” e la rappresentazione dell’emozione erotica nella sua dimensione patologica.

 
(Foto: il Torinese)

Mara Martellotta

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