Il ritratto della città secondo tre sindaci, i bambini dei nidi e i centri sociali

chiampafassinoOltre ai sogni di grandezza e a quelli da bimbi, gli amministratori di Torino dovrebbero dedicare un po’ più di attenzione ai problemi del degrado dei quartieri e della misera quotidianità urbana

 

Due visioni da punti di osservazione diversi della città. La prima, quella dei bimbi dei nidi e delle scuole dell’infanzia torinesi  che all’Accademia Albertina e nella scuola materna Bay in via Principe Tommaso, nel quartiere San Salvario,  hanno esposto le loro opere nella mostra “Ti disegno mi disegni. Gli occhi delle bambine e dei bambini guardano la città”. La seconda, con sguardi più disincantati, quella dei sindaci che negli ultimi quattro lustri hanno governato Torino: il Valentino Castellani nato politicamente in Alleanza per Torino nel 1997, il sindaco olimpico e attuale governatore Sergio Chiamparino e il Lungo, Piero Fassino.

 

Così come i bambini dell’Albertina, per un giorno,  hanno indossato i panni di ricercatori, artisti, progettisti, liberando idee, desideri e fantasie che hanno ispirato le loro creazioni, anche i tre più attempati primi cittadini hanno avuto modo di illustrare come la città è cambiata – grazie o a causa loro – nell’ultimo ventennio. Il terzetto municipale, nel corso di un convegno sui venti anni del piano regolatore tenutosi alla caserma De Sonnaz ”Tra piano e trasformazione, Torino al futuro” hanno ripercorso i grandi cambiamenti urbanistici. Tra questi i sei milioni di metri quadri di aree produttive dismesse, il recupero del trincerone ferroviario, la pedonalizzazione di 320 mila metri quadrati di vie e piazze.

 

Castellani ha voluto ricordare l’importanza, all’inizio degli Anni Novanta (in collaborazione con la Giunta regionale dell’azzurro Enzo Ghigo) di scegliere la cultura come ragione di rilancio della città ex industriale. Chiamparino ha invece “difeso” i debiti rinfacciatigli dalle opposizioni, dicendo che sono stati funzionali a creare un patrimonio di opere ed eventi ormai riconosciuto da tutti. Fassino ha infine illustrato la trasformazione urbana della città che, secondo una ricerca Swg, è apprezzata dal 64% dei cittadini. Un dato di fatto che il capoluogo piemontese sia cambiato: nell’Intervista di Alberto Vanelli a Vittorio Sgarbi sul “Torinese”, il critico d’arte ha addirittura affermato che Torino è “la città più bella d’Italia”.

 

Bisogna però fare in modo che l’effetto – maquillage della Torino turistica e culturale non vada a discapito dei quartieri periferici. All’esterno del convegno dei sindaci,  la protesta dei centri sociali, che hanno una terza visione della città. L’accusa: il centro di Torino è diventato una vetrina ai danni delle periferie. Non siamo mai stati teneri con anarchici e antagonisti. Però,  se pensiamo a realtà indecenti come il suk di via Monteverdi, forse i manifestanti (per quanto essi possano, nel caso specifico, essere ideologicamente favorevoli al cosiddetto mercato del libero scambio, indipendentemente da ciò, la realtà è comunque lo scempio che vediamo in Barriera di Milano) non hanno tutti i torti. Così come se si pensa alle decine di famiglie sfrattate che occupano edifici pubblici. Oltre ai sogni di grandezza e a quelli da bambini, gli amministratori di Torino dovrebbero dedicare un po’ più di attenzione ai problemi del degrado dei quartieri e della misera quotidianità urbana.
 

Ghinotto

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