Come uscire dalla crisi? Ecco la ricetta di La Ganga

LA GANGA“Il rilancio di Torino passa attraverso la proposta di un brand rinnovato a livello regionale e l’offerta culturale agli stranieri, anche studenti”

 

Per il consigliere comunale di Torino Giusi La Ganga, politico di lungo corso e protagonista di rango nazionale nel Psi dell’era Craxi, bisogna offrire strumenti nuovi per le famiglie per affrontare l’uscita dalla crisi economica. Ne abbiamo parlato nel corso di un colloquio con lui.

 

” Sì può partire dallo stato dell’economia – afferma il consigliere comunale Giusi La Ganga, membro della Direzione regionale del Pd – per compiere un’analisi della condizione in cui oggi versa la città di Torino.  Si notano certamente degli incoraggianti segnali di ripresa . Come avvenuto nel periodo della grande crisi, avvenuto anche oggi non si può escludere  che la ripresa possa restituire i posti di lavoro che erano stati persi. Sono, tuttavia, convinto che le vittime della crisi non riescano probabilmente a rientrare più  pieno regime nel sistema sociale.  Un certo mondo lavorativo appartenente al passato recente farà un’enorme fatica a ricollocarsi e, per questa ragione, ritengo siano molto importanti alcune ipotesi di tutela di questi soggetti usciti temporaneamente dal mondo del lavoro, come il reddito di cittadinanza e i prepensionamenti”.

 

“Persiste comunque – spiega La Ganga – un problema preliminare di carattere psicologico collettivo. Molte persone aspettano la ripresapalazzo civico economica, illudendosi che tutto possa tornare come prima. Invece proprio soggetti chesoggetti, per esempio, lavoravano come quadri o dirigenti rischiano di essere tagliati fuori dalla ripresa. Per questo motivo sono convinto che sopravviverà un pericoloso malessere sociale. Torino, per esempio, è stata una delle città che ha maggiormente conosciuto la crisi della manifattura. La Fiat non esiste quasi più sul territorio metropolitano e non si può certo considerare un successo per Torino vantare oggi la presenza di soli 5 mila operai sul territorio metropolitano. Le strutture del mondo del lavoro torinese hanno, perciò,  subito un contraccolpo devastante”.

 

ponte mole vittorio“È del tutto evidente – prosegue il consigliere comunale – che Torino non possa fondare, comunque, la sua economia esclusivamente su due settori, peraltro strategici, quali la cultura e il turismo. Infatti la struttura manifatturiera continua a far parte del DNA della città,  che si conferma inoltre come città di alta formazione.  Non è certo una coincidenza casuale che a Torino ci siano oltre 100 mila studenti. Quindi rendere Torino frequentabile da studenti provenienti da altri Paesi rappresenta un business, tanto più che la nostra città si presta molto a svolgere questo ruolo, essendo attrattiva e meno costosa di altre, come  Milano. Per ottenere tutto questo risulta,  però, indispensabile un cambiamento di mentalità,  che porti a offrire il brand Torino in un contesto sinergico con il patrimonio della cultura materiale dell’intero Piemonte”.

 

castello piazza“Non bisogna comunque dimenticare – precisa La Ganga –  i problemi finanziari della città,  che sono di una duplice natura,  da una parte rappresentati dall’indebitamento avvenuto nel primo decennio del Duemila, da parte della giunta Chiamparino, in conseguenza degli investimenti olimpici, e dall’altra dai tagli lineari operati dal governo, che non premia assolutamente le città che, come Torino, pur avendo maturato dei debiti, hanno poi operato negli anni successivi delle scelte positive. La nostra città dovrebbe condurre una politica maggiormente contrastiva nei confronti delle scelte governative.  Infatti il governo centrale opera piccoli risparmi a livello di spese di funzionamento,  ma non per quanto concerne quelle di tipo strutturale, che sono le più considerevoli.

 

“Torino come i principali grandi Comuni italiani – conclude La  Ganga – è ora anche chiamata a fronteggiare il problema dei profughi. Il nostro Paese si trova tra l’incudine e il martello. Dobbiamo essere realisti nel capire che questo esodo umano può soltanto essere limitato, ma non impedito, e che le legislazioni sviluppate in materia sono state tutte un buco nell’acqua.  Risulta molto più intelligente essere consapevoli della situazione e del fatto che sia possibile gestirla soltanto con una politica di respiro europeo. È, quindi, auspicabile che vengano organizzati dei luoghi di smistamento già sul territorio libico, in modo da essere in grado di filtrare l’esodo umano,  bloccando prima della loro partenza i soggetti pericolosi appartenenti alI’Isis. Tutto ciò richiede, comunque, un atteggiamento nuovo, fatto di concretezza e non di demagogia”.

 

Mara Martellotta

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