Domenica di elezioni in undici centri della provincia per la nuova assemblea metropolitana. A votare, però, non saranno i cittadini. Si tratta, in questo caso, di elezioni di secondo grado, in cui gli eletti saranno anche elettori
Siamo arrivati al dunque, è il momento del voto dei sindaci della ex Provincia di Torino per la Città metropolitana. E Piero Fassino, che sarà il super sindaco della nuova realtà amministrativa chiede fin da subito più risorse: “Visto che la legge affida alle città metropolitane poteri superiori a quelli che avevano le Province uscenti è chiaro che le risorse che dovranno essere assicurate alle città metropolitane devono essere adeguate alle funzioni attribuite. Non è sufficiente, per essere più chiaro, che ci siano trasferite le risorse che avevano le Province fin qui perché le funzioni delle città metropolitane sono maggiori”.
Il primo cittadino di Torino e presidente dell’Anci Piero Fassino lo ha dichiarato a Firenze, al Coordinamento delle città metropolitane dell’associazione dei comuni italiani. Ha aggiunto: “Occorre superare il patto di stabilità, un vincolo opprimente, per consentire alle città metropolitane di favorire gli investimenti. Non mettiamo in discussione il principio dell’equilibrio della spesa corrente ma vogliamo avere nuovi spazi per gli investiment.
Secondo il sindaco “Il problema non è i risparmi o non risparmi, ma avere le risorse per dare ai cittadini i servizi che sono essenziali, chiediamo che nella legge di stabilità si consideri che le città metropolitane sono state istituite perché siano un motore di sviluppo, di guida e di traino dello sviluppo, della coesione sociale, degli investimenti, della creazione di lavoro”. Ma veniamo al voto per la “Grande Torino”. Sono tre le liste per eleggere il nuovo Consiglio allargato metropolitano. Un listone di 18 candidati si riferisce all’area Pd, Ncd e Forza Italia. Lista autonoma per la Lega Nord che si presenta con la ‘Lista civica alternativa’, con 11 candidati, altrettanti per il Movimento 5 stelle.
C’è anche chi non ci sta e si dichiara contrario a quella che viene già definita come “la città delle città”. A lamentarsi sono molti sindaci e amministratori dei piccoli comuni dell’ormai ex Provincia. Soprattutto quelli del Pinerolese e dell’Eporediese, aree che per anni hanno chiesto di diventare province autonome. Giustino Bello e Angelo Tartaglia, sindaco e vice sindaco di Cantalupa, guidano la rivolta contro la nuova realtà che, dicono, non darà alcun vantaggio ai centri minori ma solo alla metropoli. E a seguirli – pare – sono già in molti. Anche Favria, Busano, Tvagnasco, Lombardore e Pertusio, tanto per citarne alcuni, aderiscono alla protesta.
Sono 11 i centri della provincia in cui si tengono le elezioni per la nuova assemblea metropolitana. A votare, però, non saranno i cittadini. Si tratta, in questo caso, di elezioni di secondo grado, in cui gli eletti saranno anche elettori. Il diritto di voto spetta a tutti gli amministratori – sindaci e consiglieri comunali del territorio, in tutto 3820 per 315 Comuni – e sarà espresso per eleggere i 18 nuovi consiglieri metropolitani. Si vota a Torino (a Palazzo Cisterna) ma anche nei palazzi municipali di Chieri, Chivasso, Collegno, Ivrea, Moncalieri, Pinerolo, Rivarolo, Settimo Torinese e Susa.
Il sindaco di Torino ricoprirà anche il ruolo di primo cittadino metropolitano. Fassino, insomma, con i suoi colleghi delle altre grandi città (Roma, Milano,Genova, Firenze, Napoli, Venezia, Bologna, Bari e Reggio Calabria) diventerà un supersindaco. I suoi poteri ingloberanno quelli che prima appartenevano alle provincia. Tanto per fare qualche esempio, definirà le basi dei piani regolatori, dei piani di sviluppo e territoriale, curerà la programmazione dell’intero hinterland del capoluogo. E sono in molti a chiedersi: entrerà in conflitto con le competenze del governatore Sergio Chiamparino?
(Foto: il Torinese)
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