Il pacco tirato da Renzi a industriali e lavoratori è legato a questioni diplomatico-sindacali: c’è troppo caos in questo periodo di crisi, crisi non solo economica ma di rapporti tra Confindustria, Fiat (che non aderisce più all’associazione degli industriali) e mondo sindacale. Meglio starsene alla larga
I delegati sindacali Fiom della Maserati e di Mirafiori avevano chiesto al premier un incontro per oggi, a margine dell’assemblea degli industriali torinesi, per illustrargli personalmente il loro punto di vista e le loro preoccupazioni sulla situazione occupazionale. Una proposta che avrebbe obbligato il capo del Governo a incontrare anche le altre rappresentanze sindacali. Ma il problema non si pone, visto che Matteo Renzi non ci sarà in quanto, fa sapere palazzo Chigi, “impegnato sul tema delle nomine europee”.
Il pacco tirato da Renzi a industriali e lavoratori è legato a questioni diplomatico-sindacali: c’è troppo caos in questo periodo di crisi, crisi non solo economica ma di rapporti tra Confindustria, Fiat (che non aderisce più all’associazione degli industriali) e mondo sindacale. Meglio starsene alla larga. Quindi niente visita alla Maserati che – occasione storica – grazie alla generosità di Sergio Marchionne assurgerà, per la prima volta nella storia italiana, a palcoscenico per l’Assemblea degli industriali. In compenso, aveva dichiarato tempo fa Renzi in risposta alle lusinghe rivoltegli dall’ad di Fiat-Nca-Chrysler sull’operato del Governo: “mi piacerebbe visitare gli stabilimenti Fiat in America”.
Così alla Maserati di corso Allamano, trasformatasi per un giorno in centro congressi, lo stato maggiore degli imprenditori subalpini guidati Licia Mattioli, con la presenza del presidente nazionale Giorgio Squinzi terrà il proprio plenum. Parterre politico capitanato da Piero Fassino e Sergio Chiamparino . In prima fila anche Sergio Marchionne e John Elkann. L’augurio è che dall’assemblea emergano proposte per fare fronte allo stato di crisi in cui versa l’economia regionale.
ECONOMIA, LO SCENARIO PIEMONTESE
Le recenti indagini dell’ Unione Industriale, di Bankitalia e dell’Agenzia delle entrate delineano un quadro di luci e ombre sull’economia regionale. Intanto, l’occupazione. E’ vero che ci sono timidi segnali di ripresa ma risalire la china dallo scorso anno, quando a Torino quasi un giovane su due era disoccupato, non sarà semplice. Il tasso di disoccupazione complessivo nel 2013 ha raggiunto l’11,4%, avvicinandosi ai livelli del Mezzogiorno italiano e superando tutte le città metropolitane del Centro e del Nord.
Di recente, anche il Rapporto Giorgio Rota ha messo in luce i punti critici della città di chi sta meglio e quella di chi sta peggio, dove Mirafiori è decisamente peggiorata, rispetto a tre decenni fa; i quartieri del centro, invece, registrano per le persone benestanti un miglioramento in termini di ricchezza. Insomma, il concetto è: poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi. Il quadro di alti (pochi) e bassi dipinto dallo studio mette in evidenza anche dati incoraggianti, come la crescita dell’export: quasi il 9%, o gli investimenti per la ricerca che, sul nostro territorio, sono i migliori a livello nazionale. E ancora, il processo di diversificazione economica che vede calare il peso della tradizionale grande industria dell’auto per puntare su nuove prospettive come il turismo, i servizi e la cultura.
Quello che proprio non va è il mercato immobiliare, che risente ancora di una forte stagnazione. Per quanto riguarda poi il comparto auto, mentre Maserati nei primi mesi 2014 raggiungerà le vendite effettuate complessivamente durante tutto lo scorso anno, Fiat va a gonfie vele in Europa e America ma arranca in Italia.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE